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Redazione TirrenoNews

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Venditori di fumo

Lunedì, 20 Aprile 2015 22:05 Pubblicato in Primo Piano

“La menzogna è un venticello/un’arietta  assai gentile/ che insensibile sottile/ leggermente dolcemente/ incomincia a sussurrar./ Piano piano terra terra / Sottovoce (si fa per dire) sibilando/ va scorrendo, va ronzando/ nelle orecchie della gente/ s’introduce destramente,/ e le teste ed i cervelli/ fa stordire e fa gonfiar”.

I giovani, privati dell’utopia di un futuro possibile, incapaci di pensare alle infinite manifestazioni del divenire, vivono soggiogati, in particolare le nuove generazioni, dalla sintomatologia dell’effimero.

Se lo spazio della comunicazione massmediatica è tutto occupato da “un’arma di distrazione di massa" come si fa a trovare spazi di discussione sulle cose importanti, come si esercita il senso critico sulle questioni fondamentali della vita di Amantea e degli amanteani?

Come si riesce a raggiungere un grado sufficiente di informazione?

Questo è il quesito. 

In questo clima farcito da inganni, furberie e malcontento, ieri all’imbrunire, a Piazza dell’Emigrante (orribile nome)  si consumava l’ennesima farsa corredata da videos, disegni e cotillon.

Una commedia dell’orrore.

Allo stesso tempo, sul Canale di Sicilia si assisteva ad un altro spettacolo: una tragedia che vedeva protagonisti, non dei buffoni e clowns, ma circa 900 fra donne bambini e uomini che pensavano di sfuggire alla morte sulla terraferma d’Africa per finire sul fondo del Mediterraneo.

Non esageriamo, direbbe il semplicione non comprendendo che quello che oggi viviamo è un mondo gestito da mediocri balordi  di tipo diverso, la coercizione non è effettuata con la forza, ma con l’inganno di fantomatici chiarimenti, comitati, direttivi, sedicenti tridimensionali progettisti, distrazioni, spettacolo, divertimento, argomenti leggeri, rissa anche, perché no, il dolore stesso spettacolarizzato in tv minimizza le sofferenze reali della gente, inibisce l'empatia.

L'importante è anche riempire di notizie, servizi, informazioni, impedendo che quelle davvero importanti possano imporsi all'attenzione generale.

In questo spettacolo dell’orrore, le nuove generazioni, “dovrebbero essere  costrette” a scuotersi dall’apatia del benessere costruito dai loro genitori ma ora messo in dubbio.

Se è vero che  possono contare su un livello di istruzione e di accesso agli strumenti tecnologici senza precedenti, è anche vero che i venditori di fumo e di menzogne non permetteranno di vedere oltre il loro naso.

E trovandosi a passeggiare su un “avveniristico lungomare” rischieranno verosimilmente di finire annegati nello stesso Mare che ha inghiottiti i disperati imbarcati sull’ennesima carretta della speranza.  

Dietro a simili atteggiamenti e comportamenti dei venditori di fumo e di promesse  di turno, al limite tra paternalismo, prevaricazione e difesa di interessi di casta, non troveremo di certo l’altruistico desiderio di “proteggere” i più deboli, utilizzato solo come specchietto per le allodole e ottimo per garantire interessi egoistici.

“Dalla bocca fuori uscendo/ lo schiamazzo va crescendo:/ prende forza a poco a poco,/ scorre già di loco in loco,/ sembra il tuono, la tempesta/ che nel sen della foresta,/ va fischiando, brontolando,/ e ti fa d’orror gelar.”.

Gigino A. Pellegrini & G el Tarik

Ex malo,bonum! Altrimenti ex malo “malissimum".

Lunedì, 20 Aprile 2015 21:45 Pubblicato in Basso Tirreno

Scrive Giuseppe Furano:

“Partendo dallo scioglimento anticipato del Consiglio Comunale di Cleto da ex Consigliere di minoranza del Gruppo “Cleto Futuro” sento il dovere di fare alcune riflessioni. Non per litigare sul passato remoto e recente ma per analizzare il passato, leggere il presente e guardare al futuro. Il gruppo “Cleto Futuro” ha dato ,sia con l’ultima lettera aperta ai cittadini in occasione delle dimissioni,sia durante tutti i quattro anni di Amministrazione con interrogazioni, manifesti e interventi in Consiglio Comunale, un severo giudizio sull’operato dell’Amministrazione Longo sia in termini di rispetto delle più elementari regole democratiche sia in merito alla gestione amministrativa. E’ giusto lasciare ai componenti della maggioranza il compito e il diritto-dovere di dare le loro versioni sui rapporti,sui contrasti interni e sui motivi amministrativi della rottura. Solo voglio ricordare a tutti i componenti la maggioranza che in una piccola comunità ci sono verità che, anche se condivise o semplicemente ritenute inevitabili si percepiscono,si intuiscono e si conoscono. Lo scioglimento anticipato di un Consiglio Comunale,che avviene,è bene ricordarlo,per lo sfaldarsi della maggioranza, rappresenta sempre una sconfitta, non solo della maggioranza. E’ una sconfitta non solo politica,ma anche e sopratutto socio-culturale di tutta una comunità,ancor più drammatica,a mio giudizio, quanto più la comunità è piccola. E questo,per chi ha voglia,sensibilità e cultura per ascoltare lo si coglie nelle semplici e brevi dichiarazioni di tanti cittadini che manifestano il loro malessere e la loro delusione con pensieri del tipo “ Cleto è finito male…”, “ Cleto non è governabile…“ a Cleto dovrebbero eliminare le elezioni e fare amministrare sempre il Commissario…” Io,anche a nome del gruppo che rappresento, voglio iniziare a dare un primo contributo a un confronto e dibattito che spero si avvii e si sviluppi e possa essere rinascita per Cleto sia dal punto di vista politico che socio-culturale. Dal 1950 al 1995 a Cleto si sono fronteggiate liste che vedevano,sostanzialmente, da una parte la DC e dall’altra PCI-PSI. Questi schieramenti contrapposti erano lo specchio della divisione culturale e politica caratteristica dell’Italia di quegli anni. Questa contrapposizione a livello comunale, a Cleto, ha resistito anche negli anni 70,80 e metà anni 90 quando a livello nazionale erano in atto governi DC-PSI. Con tutti i limiti, le contraddizioni e anche le superficialità di appartenenza questi schieramenti erano comunque connotati da alcuni chiari e semplici elementi culturaliideologici che dal livello nazionale scendevano fino alle più piccole realtà e rappresentavano elementi di unità e uniformità di agire. A Cleto dal 1950 e fino alla metà degli anni 90 sono state attive tre sez. di partito (DC,PCI,PSI) che hanno rappresentato un grande veicolo di democrazia e partecipazione oltre che formazione culturale e veicoli per una maturazione di consapevolezza di appartenenza a un campo idelogico-culturale e in ultima istanza luoghi esclusivi di discussione dove si formavano le liste per le elezioni comunali. Dal 1995 ad oggi la crisi,la scomparsa e la continua trasformazione dei maggiori partiti a livello nazionale ha avuto come effetto a Cleto anche la scomparsa delle sez. tradizionali. Dal 1995 a Cleto si confrontano liste civiche, tutte molto eterogenee con dentro un po’ tutti gli orientamenti politici-culturali anche agli antipodi,dove per la formazione delle stesse hanno contano sempre di più le parentele,le clientele,i rapporti amicali ecc.. Nelle ultime due elezioni amministrative del 2009 e del 2011 ci sono sempre state tre liste. Quelle che hanno avuto maggiori consensi sono state, “Stella del Sud” con capo lista Giuseppe Longo (ex DC confluito nel PD) e “cambiare Rotta” nel 2009 e “Cleto Futuro” nel 2011 con capo lista il sottoscritto(ex PCI). L’elettorato tradizionale ex DC (confluito a livello di tessere nel PD) ha sostenuto sostanzialmente la lista Longo. L’elettorato tradizionale ex PCI (non confluito a livello di tessere nel PD) ha sostenuto le liste Furano sia nel 2009 che nel 2011. Il risultato è stato che in 20 anni a Cleto 4 Amministrazioni Comunali sono state sciolte anticipatamente. E allora è necessario,si o no, che qui a Cleto tutti i soggetti singoli,gruppi, associazioni,che vogliono bene a questo paese, che hanno interesse a rappresentarlo, che ne hanno la voglia e le capacità,si pongano il problema di avviare una discussione e un confronto, prima per fare una analisi di questi fallimenti e dopo tentare di trovare una soluzione per non condannare questo paese ad un certo e inesorabilmente declino? Noi come “Cleto Futuro”, nella ultima nostra riunione, abbiamo indicato alcuni punti base da cui partire che io voglio ancora ampliare ed esplicitare per sottoporli a una seria discussione che sia da guida alla formazione delle liste. 1) Si dovrebbe avviare un dibattito tra soggetti e gruppi che prioritariamente accettino pochi, ma chiari (se poi qualcuno ne vuole indicare degli altri ben vengano!) punti fondamentali: -volere bene sinceramente a questo martoriato paese -considerare la politica un servizio, non un’occasione per avere tornaconti personali -essere assolutamente lontani dalla politica familistica-clientelare che è alla base della corruzione ed è il più grande male dell’Italia e anche di Cleto; -se si è maggioranza o opposizione ci deve essere il massimo di rispetto per le regole democratiche; -la partecipazione dei cittadini deve essere agevolata durante tutta la durata del mandato utilizzando tutti gli strumenti umani e tecnologici; -pur rispettando le aspirazioni e la dignità di tutti si dovrebbe evitare di avere amministratori con competenze non adeguate ai compiti richiesti; 2) Consapevole che ci troviamo a vivere in un’epoca in cui anche a livello nazionale sono saltate e sbiadite tutte le differenze ideologiche comportamentali, culturali e di operare politico tra destra e sinistra,chiedo e metto nell’ipotetico confronto qui a Cleto: potrebbe essere interessante e percorribile, per la formazione delle prossime liste puntare ad una aggregazione dove sia privilegiata l’omogeneità dal punto di vista politico-culturale dei componenti, piuttosto che le parentele e le valutazioni sulla vittoria? 3) un confronto che, partendo dalle componenti morfologiche,agro-alimentari e insediative,dalle esigenze di servizi,di riqualificazione,dai valori patrimoniali possa delineare un progetto di paese condiviso che sia capace di utilizzare in ogni momento con coerenza,e non in modo episodico e disorganico, tutti i finanziamenti esterni e le disponibilità interne. E su questo progetto di paese chiedere la condivisione e la fiducia ai cittadini e non perché parente,amico,cliente ecc. Se siamo capaci di fare far questo salto alla politica, qui in questo piccolo paese, non solo avremmo reso un gran servizio al nostro paese ma avremmo contribuito ad avviare dal basso quello che dovrebbe verificarsi in tutt’Italia. Se questo sarà possibile queste dimissioni avranno avuto un senso. Ex malo,bonum! Altrimenti ex malo “malissimum". Giuseppe Furano”

“Dovete distruggere i barconi prima che salpino"

Edward Luttwak , noto politologo americano, dice che l’Italia deve reagire. Non può rassegnarsi passivamente all’invasione dei disperati e fare affidamento sulle peraltro inefficaci organizzazioni internazionali. «È ora che il governo italiano si svegli e passi dalle parole ai fatti».

In che senso?

«Nel senso che per arginare questa spaventosa invasione non basta cambiare il nome all’operazione condotta dalla marina italiana. Non basta ribattezzare Mare Sicuro la vecchia Mare Nostrum».

E allora?

«Allora la prima cosa da fare è spedire i droni sulle coste libiche e distruggere i barconi che servono ai trafficanti di essere umani».

Ma è possibile?

«È necessario. Avete visto che quelli che voi chiamate scafisti non esitano a sparare sulla Guardia costiera italiana pur di recuperare le barche. Ne hanno bisogno perché con quelle barche faranno altri carichi e altri guadagni».

La Guardia costiera italiana sinora non ha reagito al fuoco, sostenendo che sarebbe pericoloso per i migranti.

«E ha fatto male. In fin di conti si tratta di giovani delinquenti forniti di armi leggere».

Poi c’è la componente umanitaria.

«Capisco. Avete il Papa in casa. E anche i buonisti incalliti soprattutto a sinistra. Ma con la carità cristiana e il buonismo non si risolve la situazione. Una situazione che è paradossale».

Cioè?

«Voglio dire che la Guardia costiera italiana e le navi della marina vanno a soccorrere i migranti quando sono ad appena 50 chilometri dalla costa libica. Sa cosa vuol dire?».

Cosa?

«Che per i trafficanti la Sicilia non è a 500 ma a 50 chilometri di distanza. Dunque possono spedire più barconi e più gente. E questa gente non è costituita da profughi che scappano da guerre in corso e dunque con diritto di essere soccorsi in base alle convenzioni internazionali. Si tratta invece quasi sempre di gente che scappa dalla fame. E sono milioni».

Che ne dice di un blocco navale davanti alle nostre coste? Malta lo pratica già. E a Malta non ci sono sbarchi.

«In Italia è impraticabile».

E perché mai? Questa è una prerogativa di ogni Stato sovrano che voglia proteggere le proprie coste.

«Già ma in Italia il condizionamento del Vaticano è troppo forte. Quella italiana è una sovranità dimezzata. E poi, come dicevo prima, un blocco navale rallenterebbe ma non impedirebbe la navigazione. Meglio, molto meglio distruggere i barconi quando sono ancora in Libia».

Nelle scorse settimane si è scoperta un’altra rotta, quella che parte da Mersin, città turca dell’Anatolia meridionale, e arriva in Puglia. Che ne dice?

«Dico che il presidente turco Erdogan sta facendo un gioco molto sporco. Mersin è diventata di fatto una base del radicalismo. Da quel porto partono navi e non barconi. E dunque portano guadagni molto maggiori rispetto alla Libia. Soldi che servono ad alimentare la guerra in Siria e in Iraq».

Perché questo doppio gioco da parte di Erdogan?

«A mio parere Erdogan vuole islamizzare l’Italia e Europa».

E dunque?

«Dunque il governo italiano deve fare a Erdogan un discorso molto serio. O impedisce il traffico di illegali dai porti turchi oppure l’Italia revocherà il diritto di atterraggio agli aerei della compagnia aerea Turkish Airlines».

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