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Redazione TirrenoNews

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Dottoressa carissima la presa di posizione del Ministro dell’Istruzione Lorenzo Fioramonti secondo cui “ LA SCUOLA DEVE ESSERE LAICA”, perciò il crocifisso dovrebbe essere tolto dalle aule scolastiche, mi spinge a scrivere questo articolo.

Un Ministro del nuovo governo italiano che ignora una sentenza definitiva della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo che sancì che il crocifisso poteva essere affisso nelle aule delle scuole pubbliche italiane è molto grave.

Nel dibattito riaperto dal Ministro sono intervenuti in parecchi.

Anche l’Arcivescovo di Monreale Mons. Pennisi ha detto la sua.

Per lui togliere il crocifisso servirebbe solo ad aiutare il leader della Lega Matteo Salvini.

Utilizzerebbe la vicenda per la sua battaglia contro il Governo.

Si è solamente preoccupato che la rimozione del crocifisso dalle nostre aule scolastiche avrebbe favorito l’avanzata politica ed elettorale della Lega.

Non ha difeso il simbolo della cristianità.

Evidentemente anche per lui come per tanti altri quella croce non vale niente, non dice più niente al mondo di oggi. Era ed è soltanto un ornamento.

E come ha detto alcuni anni fa un certo Adel Smith di religione islamica, nella trasmissione di Bruno Vespa “Porta a Porta” :- Cristo sulla croce è un cadavere in miniatura appeso ad un pezzo di legno-.

Sostituiamolo quindi, come dice il Ministro, con il mappamondo o una carta geografica.

Bella trovata.

Ma il mappamondo e le carte geografiche nelle nostre scuole ci sono sempre state.

Io dico che il crocifisso appeso al muro delle aule scolastiche non deve essere rimosso.

C’era quando io frequentavo le scuole elementari tra le immagini del Re Vittorio Emanuele e del Duce Benito Mussolini.

E c’era alle mie spalle quando poi sono diventato maestro.

Non mi ha dato nessun fastidio.

Anzi. Il crocifisso non si deve toccare, signor Ministro.

Con tanti problemi che ci sono oggi in Italia e nella nostra scuola in particolare, lei, signor Ministro, non ha nulla da fare?

Noi non rinunceremo mai alla nostra civiltà, alla nostra storia, alla nostra cultura, alla nostra identità, alle nostre tradizioni.

Non è assolutamente vero che il crocifisso appeso alle pareti delle aule scolastiche offende il credo religioso degli alunni provenienti da altri paesi e ne limita la libertà religiosa.

Le mamme e i papà provenienti dall’Africa e dall’Asia, regolarmente o irregolarmente, salvati in mare dalle ONG o dalle navi della nostra Guardia Costiera ,vogliono restare a vivere in Italia?

Vogliono mandare i propri figli a frequentare le nostre scuole pubbliche? Padronissimi. E’ cosa buona e giusta.

Devono, però, imparare prima di ogni cosa a rispettare le nostre leggi, le nostre tradizioni, la nostra cultura, la nostra civiltà e i simboli della nostra religione.

E ai sacerdoti e ai Vescovi che forse indegnamente portano sul clergyman la croce e stanno zitti, non reagiscono, non intervengono nel dibattito vorrei dire che quel Cristo è morto ed è resuscitato anche per loro.

E al signor Ministro anziché occuparsi del Crocifisso si occupi piuttosto di altre cose importanti ed urgenti che assillano la nostra amata Italia e la nostra scuola in particolare. Molte scuole chiudono perché i muri, le pareti, i solai crollano, classi ancora senza maestri o professori e lui si preoccupa di salvaguardare il Crocifisso nascondendolo in un tiretto della cattedra.

Siamo evidentemente alla presenza di un problema psichiatrico oltre che politico e religioso.

C’è il sospetto che il Ministro fosse un po’ alticcio e che a Palazzo Chigi giri troppa birra.

A Lei, dottoressa cara, quando insegnava nei Licei il Crocifisso che aveva dietro le spalle le ha dato fastidio?

Mi risponda sinceramente e questa volta lasci stare Salvini e il razzismo perché non è “ petrusinu ad ogni minestra”.

Utilizzare la vicenda per la battaglia di Salvini contro il Governo è una invenzione del Vescovo di Monreale che ha utilizzato i media per farsi un po’ di propaganda.

Francesco Gagliardi

 

Lamezia Terme Si voterà il prossimo 10 novembre.

Mercoledì, 02 Ottobre 2019 14:20 Pubblicato in Basso Tirreno

Dunque, è ormai tutto  deciso. Senza se; senza ma; senza rinvii ulteriori.

Confermato lo scioglimento del Consiglio comunale, che di fatto apre nuove piste di inquietudine, di  dibattiti, di animati comizi elettorali..

Il Consiglio di Stato rigetta il ricorso relativo allo scioglimento del Consiglio comunale di Lamezia Terme.

 

 

 

 

Attraverso 37 pagine,  è stato quindi reso noto il perché si è pervenuti a questa drastica situazione; in sintesi, l’influenza della ‘ndrangheta asfissiante,  soprattutto sulla gestione degli appalti  pubblici maldestramente manovrati, con il consequenziale scopo di favorire la mafia; tutto questo, esposto in rapida sintesi, come in ogni futura azione politico e amministrativa, che risulterà dall’esito delle prossime elezioni, dovrà recidere qualsiasi rapporto, qualsiasi compromesso con il potere mafioso, senza scendere a patti con esso per convenienza o connivenza o mero timore, se vorrà essere autenticamente rispettosa del principio democratico, che anima la Costituzione”.

Riprendendo altro spunto  esplicativo, i magistrati rilevano come“ l’insieme di questi elementi, la cui pregnanza e univocità appare difficilmente contestabile, dimostra l’esistenza di  una fittissima rete di intrecci, legami, cointeressenze tra i vertici politici del Comune, che essi appartengano alla maggioranza o alla minoranza, e una irrimediabile compromissione del governo locale con soggetti e logiche di stampo criminale mafioso, considerata persino  la cointestazione del reato di concorso esterno in associazione mafiosa ad alcuni degli amministratori locali”.

Cosa accadrà ora?

Ripercorrendo e sintetizzando quanto da noi evidenziato nei precedenti servizi specifici,  dopo che è stato dunque confermato lo scioglimento del Consiglio comunale, si farà ritorno al responso sovrano alle urne, dopo due pesanti anni di commissariamento.

Data del termine stabilito: 10 novembre prossimo; ma già la prossima tappa in agenda sarà il 12 di ottobre quando scadrà il termine utile per la presentazione delle liste e, quindi, il via libera – come già da oggi avvenuto –  alla convocazione dei comizi elettorali.

A questo punto entriamo nelle logiche … non logiche dei partiti o delle associazioni ìn lizza tra di loro, con tutto quell’apparato di candidati e di “apparentaggi” voluti e dovuti per sfamare la voglia di cambiare ( speriamo) per sempre il corso della politica.

Cosenza: 12enne costretta a masturbarsi in chat medita suicidio.

Mercoledì, 02 Ottobre 2019 14:02 Pubblicato in Cosenza

Una 12enne è stata adescata tramite un social network e poi indotta ad effettuare una videochat erotica: per questo un uomo di 33 anni, residente a Cosenza, è stato arrestato dalla Polizia postale con l’accusa di stalking, atti sessuali e violenza su minore.

L’uomo ha costretto la bambina a nuove e più esplicite videochiamate con la minaccia di rendere pubbliche le sue immagini nude.

 

 

A scoprire tutto e poi a denunciare è stata la madre della vittima.

L’arresto è stato disposto dal gip del Tribunale di Cosenza su richiesta della Procura.

Le indagini sono scattate dopo la denuncia della madre della bambina.

L’uomo, dopo avere carpito la fiducia della sua vittima, secondo quanto emerso dalle indagini, l’ha convinta ad avviare videochiamate erotiche costringendola a ripeterle con la minaccia di divulgare i video più compromettenti.

La dodicenne è sprofondata in un grave stato di ansia e ha iniziato a non mangiare arrivando al punto di pensare di togliersi la vita.

All’uomo, destinatario in passato di provvedimenti di altre Procure per lo stesso tipo di reati, è stato sequestrato materiale informatico. S’indaga dunque su possibili altre vittime

tgcom24.mediaset.it

COSENZA – Non mangiava più e meditava l’estremo gesto.

Una ragazzina di 12 anni è stata allontanata dalla trappola in cui era finita attraverso le chat di Instagram.

Ieri personale della sezione Polizia Postale e delle Comunicazioni di Cosenza ha arrestato e tradotto nel carcere di via Popilia un 33enne residente a Mendicino.

Si tratta di S.P., accusato di atti sessuali con minore, violenza sessuale aggravata e stalking. L’uomo indagato per aver adescato la dodicenne cosentina attraverso i social network, per poi indurla a posare in video dal contenuto erotico, è stato intercettato grazie alla denuncia sporta dalla famiglia della ragazzina a luglio.

Già noto alle forze dell’ordine per aver in passato costretto sotto minaccia minorenni di altre regioni d’Italia a masturbarsi in chat, la sua vicinanza geografica alla vittima risultava estremamente pericolosa e preoccupante.

Dopo un primo approccio su Instagram era riuscito a carpire la fiducia della 12enne che, verosimilmente ammaliata dai suoi modi accattivanti, è stata convinta a fare ciò che lui le chiedeva di fronte alla webcam. Da questo momento la vita della giovane era diventata un incubo. Il 33enne, dopo averla filmata, la minacciava di continuo di divulgare il video sul web se non si fosse prestata nuovamente a masturbarsi in chat. La piccola spaventata e angosciata è stata avvolta da uno stress tale che le impediva di mangiare, ossessionata dalle richieste dell’uomo e dall’idea del suicidio unica strada che in quel momento intravedeva per porre fine al turbinio di intimidazioni a cui era sottoposta. Confidandosi con la madre, ha quindi aperto un varco verso la sua libertà assicurando l’uomo alla giustizia.

L’attività investigativa ha portato gli agenti della Polizia Postale e delle Comunicazioni di Cosenza ad individuare l’indirizzo dell’uomo che aveva più profili Instagram di cui però nessuno corrispondeva alla sua vera identità. L’analisi tecnica delle tracce informatiche ha consentito di intercettarlo. I software hanno rivelato come fosse proprio il 33enne di Mendicino ad assillare la ragazzina e sottoporla a vessazioni ‘virtuali’ che hanno indotto il Gip Gallo a disporre la custodia cautelare in carcere. Diverso il materiale pedopornografico ritrovato nei dispositivi in uso all’indagato. Immagini, video e conversazioni che sono ora al vaglio degli inquirenti al fine di individuare se vi siano ulteriori vittime che possano essere cadute nella stessa trappola della dodicenne cosentina.

quicosenza.it

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