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Redazione TirrenoNews

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La denuncia partita da una delle vittime. Al momento del fermo l’uomo ha negato tutto

Ha abusato per anni delle nipotine, prima in Ecuador, paese di origine, poi in Italia, dove si era trasferito con la famiglia.

 

 

 

 

In manette è finito un pensionato di 68 anni, sudamericano, arrestato dai carabinieri su richiesta del pubblico ministero Davide Ercolani.

Le vittime sono cinque: di tre l’anziano è il nonno paterno, delle altre è zio.

L’indagine nasce dal coraggio di una ragazza di 29 anni, violentata dall’orco da quando ne aveva appena sei.

Le cugine, due delle quali ancora minorenni, hanno confermato le violenze sessuali subite, puntando il dito contro il parente.

Gli inquirenti sono entrati in possesso di una registrazione audio fatta da una nipote in cui l’uomo avrebbe confessato.

La storia di molestie inizia nel 1995 e l’ultimo episodio risale al 2017.

Gli abusi sono andati avanti per oltre un decennio, continuando anche dopo il trasferimento del nucleo famigliare.

Due, di 15 e 16 anni, sono state violentate in Italia. Il nonno avrebbe comprato il loro silenzio con denaro e regali.

Per un periodo il presunto pedofilo e le bambine hanno vissuto sotto lo stesso tetto.

Nessun genitore sembrava essersi accorto di niente.

Anzi, spiegano i carabinieri del comando provinciale di Riccione, i genitori si fidavano del parente al punto di lasciargli in custodia le piccole quando andavano al lavoro.

La prima a ribellarsi è stata la nipote più grande: oggi è una donna di quasi trent’anni.

Ha trovato il coraggio di raccontare tutto ai carabinieri.

Le indagini sono durate meno di un mese e l’ordine di custodia cautelare è stato firmato dalla magistratura

in tempi record: appena due giorni sono passati dalla richiesta del pm Ercolani al provvedimento del gip.

Mercoledì mattina i militari hanno bussato alla porta del 68enne per portarlo al carcere riminese dei ’Casetti’: era solo in casa e non ha opposto resistenza.

Ora si che la Calabria avrà un futuro!

Martedì, 25 Dicembre 2018 19:16 Pubblicato in Calabria

Ecco le parole di Vincenzo Bertolone, presidente della conferenza epistolare calabrese!

“Carissimi fratelli e sorelle di Calabria, si avvicina col passo impetuoso del tempo un altro Natale.

 

 

 

L’attesa, comunque vissuta, sta per terminare di fronte alla grotta con il divino Bambino che viene a portare la luce dell’amore e della speranza.

Ma la Natività è divenuta evento frettoloso, abitudinario, in un mondo che ha perso la pazienza ed il gusto dell’attesa monetizzando ogni valore, anche trascendente, e non considera le cose che non hanno un prezzo e fanno perdere tempo.

E così il Natale è per tanti solo una data segnata con un cerchio rosso sul calendario, occasione di grandi tavolate, scambio di doni ed incontri, e poco o nulla più.

E tale è anche per una quotidianità che toglie fiato e respiro e spesso e volentieri ogni barlume di fiducia, come spesso accade proprio nelle nostre terre.

Non serve ripetere, a mo’ di litanie, le statistiche sulla disoccupazione, l’emigrazione, la fuga dei nostri giovani, la povertà in aumento.

Viviamo giorni avari di sole, che é nascosto nel buio della miseria umana e materiale, voluta dalla potenza di pochi per la disperazione di tanti.

Eppure, è proprio in questo contesto, all’apparenza arido, che la speranza fa capolino grazie ai suoi semi già messi a dimora.

È il Natale che arriva, come pioggia salvifica e benefica, fecondatrice di campi dove oggi prevale la zizzania, ma dove - non senza fatica - non tarderanno a crescere e diffondersi i fiori della rinascita.

Nel segno della Nativita’ noi rigettiamo un destino di catene e di indifferenza per la Calabria. Lo diciamo ai giovani sfiduciati, che debbono inchinarsi di fronte a certi adulti che chiedono loro o di uniformarsi alla mediocrità o di far le valigie ed andar via.

E lo diciamo pure ai loro genitori, affinché ricordino i sogni coltivati quando li dettero alla luce: chissà che non ritrovino la forza di combattere per sé e per gli altri.

Insomma, è un messaggio per tutti, memori di quanto l’apostolo Paolo ci ricorda, cioè che, pur se «non di tutti è la fede», tra tutti è pur sempre possibile tessere cammini di pace, di giustizia, di perdono, di ascolto reciproco.

Serve, una bussola, per orientarci, per riconoscere il prossimo, relegato negli angoli bui delle strade perché diverso da noi per la pelle di altro colore, perché vestito di stracci, o malato o anziano e comunque “scarto” d’una società che riconosce solo chi si omologa ai cliché del potere.

Dobbiamo imparare a riconoscere la povertà che affolla le nostre strade, e spesso anche le nostre vite per ritrovare il sano coraggio di accettarla e guardarla in faccia.

Rialzati, Calabria: è questo il grido d’affetto che rivolgo ai calabresi, indistintamente e senza menzioni particolari: chi svolge o ricopre incarichi di particolare responsabilità, saprà guardarsi dentro per trovare un supplemento di impegno che gli è richiesto per il ruolo che svolge?

Nostra bella e nobile Calabria, riprendi a camminare con le tue gambe, senza indugi: basta guardare a Cristo Gesù fattosi uomo per dare vita ad una nuova creazione e ad una nuova umanità. Non è una fiaba o un’invenzione, la Natività: è un canto alla vita e non solo una memoria del passato, per quanto liturgica e sacramentale; non è un insieme di dottrine, di dogmi, un oggetto di studio; non è, insomma, un personaggio della storia, ma il Figlio di Dio, una persona vivente ed esistente, anche se invisibile agli occhi del corpo.

Se ciò avviene, Cristo nasce in noi; è avvenuto un salto di qualità nel nostro rapporto con Lui .

Provaci, Calabria: non cedere onore e dignità, ma riprenditi il futuro.

E non temere il tempo che verrà, carico di sfide ancor più difficili: negli occhi dei tuoi figli che partono senza più tornare c’è la ragione di una resistenza che smetterà d’essere indignazione celata per diventare occasione di riscatto e costruzione di alternative capaci, coerenti, credibili.

Nel tuo non facile cammino, Calabria mia, ti sia d’aiuto la luce di Cristo Gesù. Sia Lui il faro che illumina ogni passo, il sole che rischiara l’orizzonte per sempre e al quale tendere, la luce che squarci una volta per sempre le tenebre ed i lacci che ti tengono avvinta.

Gettare il cuore oltre l’ostacolo, sperare contro ogni speranza, vivere per amare: sia questo il nostro Natale. A tutti ed a ciascuno, di cuore, buon Natale.

Catanzaro, 24 dicembre 2018

Ndr Monsignore la Calabria è come Lazzaro, ma Lei non è come Cristo! Ma in una cosa ha pienamente ragione:“Non serve ripetere, a mo’ di litanie, le statistiche sulla disoccupazione, l’emigrazione, la fuga dei nostri giovani, la povertà in aumento”, ma nemmeno serve invocare la “sua”Chiesa come soluzione ai gravi problemi della nostra terra che invecchia, che viene defraudata, che viene derubata, che viene invasa e nella quale cresce sempre più la disperazione, oggi, e la rabbia, domani!

Non è più tempo di sole parole e di sole benedizioni, ma di esempi e di fatti.

I regali di Natale

Martedì, 25 Dicembre 2018 10:56 Pubblicato in Politica

Un tempo i bambini che aspettavano i regali dovevano attendere la Befana(corruzione lessicale di Epifania( dal greco ἐπιφάνεια, epifáneia)

E poi la befana era rappresentata come una vecchia gobba con naso adunco, capelli bianchi spettinati e piedi abnormi, vestita di stracci e scarpe rotte, niente affatto bella(chi volete che la copiasse?Quale politica volete che si vestisse da befana? ) e che volava su una scopa

Per fortuna portava ai bambini che durante l'anno si erano comportati bene dolci, caramelle, frutta secca, magari calzini e piccoli giocattoli ed a quelli che si erano comportati male cenere e carboni.

Il suo periodo di massima importanza fu nel secolo corso quando ( era il 1928) il regime fascista introdusse la festività della Befana Fascista, dove venivano distribuiti regali ai bambini delle classi meno abbienti.

Babbo natale non era tanto conosciuto e non veniva celebrato.

Poi venne, accompagnato dall’albero di Natale( affermatosi in Italia nella seconda metà dell'Ottocento grazie alla regina Margherita che ne addobbò il Quirinale, moda poi copiata dai nobili , poi dai benestanti e per emulazione da tanti altri ( anche dalla Politica che ne riempie le strade quale simbolo del Natale!)

Un oggetto affascinante pieno di luci, di colori

Un personaggio il babbo Natale meno brutto della Befana, quindi emulabile, tanto che la Chiesa se ne appropriò rappresentandolo come San Nicola di Bari ( Santa Klaus).

Una tradizione che oggi resiste grazie ai regali.

Giocattoli per i bambini ed album fotografici per i più grandi.

Album che rappresentino la storia di ognuno di “essi”.

Album dove mettere nella prima pagina, a sinistra, la foto ( anche i selfies vanno bene) dell’evento, della giornata, ed a destra la copia dell’intervento celebrativo , ed eventualmente il cd che riprende l’intervento medesimo.

Ci dicono che ad Amantea sia stato il regalo preferito da chi ha bisogno di immagine.

E ci dicono anche che qualcuno se lo è autoregalato.

I più furbi se lo erano già comprato e lo avevano già cominciato a riempirlo.

E così, sempre i più furbi, lo hanno messo vicino all’albero di natale su un apposito leggìo, in modo che chiunque va a trovarli, in queste feste, può averne una prima visione e complimentarsi con il novello eroe della nostra società, del nostro tempo.

E lui (lei) è vicino(vicina) a voi pronto(pronta) a cogliere i vostri commenti positivi, i complimenti, le adulazioni.

Forse vivono per questo (Per fortuna non tutti sono così!).

E senza di questo muoiono, scompaiono, diventano il nulla che in realtà sono.

Ora se natale significa bontà è difficile non essere un po’ falsi, ipocriti, bugiardi.

Tutto sommato che costa? (# chinamafafari?#)

E nessuno pensa che in questo modo purtroppo Amantea muore.

Buon Natale Amantea , buon natale a quella realtà vera, sincera, onesta.

Buon Natale Amanteani, buon natale a quelle persone belle, soprattutto dentro.

Buon Natale a quelli che sanno che Natale passa e si prepara a fare le giuste riflessioni sul futuro di questa nobile città!

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