Il violento terremoto che all’alba del 28 Dicembre del 1908 distrusse le città di Messina e Reggio Calabria fu originato da un’improvvisa rottura della faglia dello stretto, nota anche come la faglia di “Messina-Giardini“, visto la sua estensione dal comprensorio ionico messinese fino alla punta di Capo Peloro. Tutta l’energia potenziale accumulata nel corso dei secoli dal movimento delle placche continentali si è rapidamente scaricata tutta in un colpo, producendo una violentissima scossa tellurica, con una magnitudo stimabile attorno i 7.1 – 7.2 Richter, che ha avuto un ampio risentimento in tutto il sud Italia. Lo scuotimento, stando alle cronache del tempo, raggiunse persino la costa albanese e l’isola di Malta, segno di un sisma ad altissimo potenziale energetico. Pochi istanti prima della scossa micidiale, lungo il tetto della faglia della faglia “Messina-Giardini”, si è verificato una sorta di grande “strappo” che in meno di 3 secondi attraversò la costa ionica messinese risalendo fino allo stretto e alle città di Reggio Calabria e Messina, dove si registrarono i massimi danneggiamenti, mentre sul reggino e sul messinese ionico i danni furono alquanto limitati. Durante il violento terremoto le coste della Sicilia e della Calabria, improvvisamente libere di muoversi, si allontanarono di colpo di circa 70 centimetri. Contemporaneamente , grazie a una ricerca condotta dall’istituto geografico militare italiano nel 1909, qualche mese dopo il disastro, si scopri che la costa calabrese sprofondò di 55 centimetri rispetto al livello del mare, mentre quella siciliana arrivò a meno 75 centimetri.
Studi successivi evidenziarono come la notevole “Subsidenza”, ossia lo sprofondamento del suolo, sia interpretabile per mezzo di una faglia normale o (meno probabile) un sistema a doppia faglia che scorre parallelo all’asse dello stretto. Alcuni importanti sismologi ipotizzano per l’evento del 1908 un meccanismo di rottura secondo un sistema sismogenetico costituito da due faglie disposte in una struttura a “Graben” al di sotto dello stretto. In realtà fino ad oggi la questione che ritiene il sisma del 1908 come caratteristico dell’area dello stretto rimane ancora aperta. Molti studiosi rimangono ancora titubanti nell’applicare la teoria del terremoto caratteristico, con tempi medi di ritorno dell’ordine dei 1000 anni, visto la complessa struttura geologica e i numerosi segmenti di faglie presenti sia dentro che nelle aree adiacenti al sito. Nonostante queste incertezze numerosi studi confermerebbero con un certo margine di affidabilità l‘evento del 1908 come tipico per l‘area dello stretto, indicando per questi terremoti di alta magnitudo un periodo medio di ritorno che per nostra fortuna (secondo delle stime non definitive) è compreso tra i 600 e i 1000 anni. Per risalire ad un evento sismico paragonabile, per forza e per l’estensione della zona vulnerata, a quello del 1908, lungo l’area dello stretto di Messina, bisogna andare indietro di parecchi secoli. Stando ai dati raccolti sul campo e in letteratura l’ultimo evento tellurico catastrofico che ha colpito l’area dello stretto risalirebbe al IV secolo D.C., intorno all’anno 374.
In quell’anno un violentissimo terremoto, seguito da uno sciame di grandi scosse piuttosto lungo, devastò le coste dello stretto, da Reggio a Messina, causando degli improvvisi spopolamenti in entrambi le rive, spesso indotti dai gravi danni di un fenomeno catastrofico che ha ridotto, in modo anche drastico, la popolazione. Inoltre recenti ricerche archeologiche avrebbero portato alla luce numerose lapidi ed epitaffi risalenti proprio a quel periodo. Tali reperti archeologici vanno a supportare la tesi del terremoto caratteristico dello stretto, visto che solo in quella data, negli ultimi 2000 anni, si sono verificati eventi sismici di elevata magnitudo che hanno provocato degli spopolamenti massicci fra Scilla e Cariddi. Diverso è il discorso per i terremoti di moderata o forte intensità, 5.0-5.5 Richter (oltre la soglia del danno), che hanno un periodo medio di ritorno molto più breve, che può variare dai 75 ai 120 anni circa. Molto più frequenti sono i sismi di moderata energia, ossia con una magnitudo inferiore ai 4.0-4.5 Richter, che solitamente possono verificarsi ogni 28-30 anni lungo l’area dello stretto.
Anche se è vero che un sisma cosi catastrofico come quello del 1908 si potrà ripetere fra circa 500-1000 anni non si può escludere che al contempo, un terremoto meno forte di quello del 28 Dicembre 1908, ma al tempo stesso ben oltre la soglia del danno, tipo un 5.6-5.8 Richter, potrà investire lo stretto di Messina entro i prossimi 50 o 100 anni, causando non pochi danni a cose e persone. Proprio per questo ci auguriamo che l’attenzione (anche mediatica) in merito al rischio sismico rimanga molto alta. Per favorire ciò servirebbero ulteriori passi in avanti nella prevenzione e un coinvolgendo deciso di gran parte della popolazione esposta che per il momento sembra ignorare il rischio (il cosiddetto fatalismo all‘italiana). Solo con la prevenzione (basta dare un’occhiata al Giappone, in California o anche a Taiwan) si potrà evitare un domani di dover nuovamente assistere a scenari disastrosi che hanno caratterizzato la storia del nostro passato.
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Reggio Calabria