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Lo dice Federico Cafiero De Raho.

“Una borghesia mafiosa costituita da commercialisti, avvocati e anche istituzioni, finisce per agevolare l’infiltrazione delle mafie, nell’economia e anche nella politica”.

 

 

Lo ha detto il procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo, Federico Cafiero De Raho, stamani, a Pescara, a margine della cerimonia conclusiva del Premio Nazionale Paolo Borsellino.

“Ormai il pericolo non é più la mafia riconoscibile – ha aggiunto De Raho – ma quella invisibile, che con il proprio danaro compra e sembra non essere pericolosa come una volta, mentre invece lo e’ molto di più, perché laddove non può comprare tira fuori la propria tradizione, ovvero quel meccanismo di violenza e intimidazione, che oggi si accompagna semplicemente alle parole ‘noi siamo’.

Due parole che sono sufficienti per fare capire all’interlocutore di chi si tratta e a farlo ritirare, in modo che restino soltanto loro”.

Il procuratore nazionale antimafia ha fatto l’esempio del traffico di cocaina.

“Pensate alle tonnellate di cocaina che entrano nel nostro Paese e in Europa, un traffico governato da ‘ndrangheta, mafia e camorra, che spesso operano assieme, cogestendo traffici di questo tipo.

Immaginate in quanto danaro si converte il traffico e tutto questo denaro viene poi portato nella nostra economia, un’economia legale nella quale le mafie entrano con soggetti che riescono a mimetizzare, mascherare e occultare il soggetto mafioso”. (AGI)

Un tempo era diffusa la credenza che le scuole fossero un luogo sicuro perfino dove rifugiarsi in caso di terremoto.

Le scuole erano, sono e saranno il luogo dove noi, i nostri figli ed i nostri nipoti studiano.

Quale posto deve essere più sicuro se non le scuole dove vive il futuro di un popolo?

Tutte le opere pubbliche, strade, ponti, gallerie, manufatti, devono essere sicuri ma soprattutto le scuole.

Ed invece non sembra che sia così

E se fino a ieri faceva clamore la scuola media G Mameli di Amantea oggi fanno ancora più clamore le due scuole sequestrate a Locri.

Parliamo dell'Istituto statale d'arte e dell'Istituto professionale statale per l'industria e l'artigianato frequentati da circa 800 studenti.

Stamattina l'ingresso degli studenti nelle due scuole superiori è stato bloccato dai carabinieri.

Secondo Cafiero De Raho erano "totalmente abusivi".

I militari hanno anche eseguito 15 provvedimenti restrittivi, arresti e altre misure cautelari, su ordine della Dda di Reggio Calabria,nei confronti di persone accusate di truffa, abuso d'ufficio e frode nelle pubbliche forniture, reati tutti aggravati della modalità mafiose per i presunti rapporti degli indagati con la cosca di 'ndrangheta dei Cordì.

Ad Amantea invece la magistratura non ha adottato alcun provvedimenti giudiziario.

Esiste però una sostanziale differenza

Ad Amantea la scoperta della inagibilità della scuola media si deve ad un solerte funzionario

A Locri invece le indagini hanno preso il via dalla dichiarazione un collaboratore di giustizia che nel maggio del 2014 ha riferito che un istituto scolastico a Locri di interesse dei Cordì, l'Istituto statale d'arte 'Panetta', era stato costruito proprio da uomini che li rappresentavano nel mondo dell'imprenditoria.

I due immobili che ospitano gli studenti da anni sono totalmente abusivi. Nessun collaudo, niente certificato antincendio e «gravi difformità» sui materiali utilizzati nelle costruzioni.

Eppure la Provincia di Reggio per l’acquisto di un immobile e l’affitto dell’altro ha speso in totale oltre 12 milioni di euro, un prezzo, sottolineano gli inquirenti, completamente fuori mercato.

Ed è per questo che sono stati eseguiti cinque gli arresti .

Una delle persone arrestate è stata condotta in carcere. Si tratta dell'imprenditore Pietro Circosta, di 45 anni, al quale sono stati anche sequestrati beni per 880 mila euro.

Gli arresti domiciliari sono stati disposti, invece, per l'avvocato Luca Maio (45); Antonio Maiorana (47), impiegato; Rocco Maiorana commerciante, (50), e per Sofia Procopio (66), impiegata.

Gli obblighi congiunti di dimora e di presentazione alla polizia giudiziaria sono stati notificati, oltre che a Salvatore Calabrese, ingegnere e padre del sindaco di Locri, Giovanni, ad Antonio Circosta (74), pensionato, al quale sono stati anche sequestrati beni per 900 mila euro; Sergio Caracciolo (42), avvocato (sequestro beni per un milione e 300 mila euro); Giuseppe Cuzzilla (47), ingegnere; Giuseppe Lucano (51), architetto; Giovanni Macrì (65), pensionato; Antonio Pasquale Romeo (60), geometra; Antonio Milicia (56), architetto; Giovanni Boggio Merlo (76), agente di commercio, e Marianna Callipari (46), ingegnere.

A tutti gli arrestati ed indagati vengono contestate la truffa e la frode nelle pubbliche forniture, con l'aggravante delle modalità mafiose.

Cafiero de Raho ha riferito, inoltre, che "il sequestro non consentirà l'utilizzazione dei due edifici perché vengono meno la sicurezza e l'incolumità degli studenti".

Resta un punto interrogativo su quando potranno riprendere le lezioni.

È probabile che per gli studenti delle scuole da oggi siano iniziate le vacanze di Pasqua.

Già da domani verranno effettuati dei sopralluoghi nei due istituti. «Sono state violate tutte le norme in materia - ha spiegato il procuratore Cafiero De Raho - È stata messa in pericolo la sicurezza di circa 800 alunni. Siamo già a lavoro per trovare una soluzione, con il perito nominato dal giudice, affinché gli studenti subito dopo le vacanze pasquali possano tornare a sedere fra i banchi di scuola. Ma adesso dobbiamo fare il punto sulla reale situazione di pericolo».

Pubblicato in Reggio Calabria

I provvedi menti, a firma del Proc. Capo Federico Cafiero De Raho e dei Sostituti Procuratori Rosario Ferracane, Giuseppe Lombardo, Luca Miceli e Stefano Musolino,

hanno riguardato soggetti operanti nella cosiddetta “zona grigia”.

La Dda ha chiesto l’arresto di sette i professionisti reggini.

Nomi importanti

Due avvocati : Paolo Romeo e Antonio Marra

Un commercialista Natale Saraceno

Due imprenditori Emilio Frascati e Giuseppe Chirico

Antonio Idone e Domenico Marcianò.

Secondo i magistrati sarebbero ”partecipi con ruoli organizzativi della ndrangheta reggina”, una strutturata rete di professionisti, capaci di indirizzare le sorti di rilevanti settori dell’economia cittadina.

Sempre la Dda di Reggio Calabria, ha disposto anche, tramite la Guardia di Finanza, il sequestro di 12 società e beni per un valore complessivo di circa 34 milioni di euro nonché oltre 30 perquisizioni.

Tra questi sarebbero “inquinate” dalla connivenza con gli interessi della criminalità organizzata:

Studio commerciale Saraceno;

Circolo Pescatori Posidonia Gallico;

R.AL. S.a.s., con i due supermercati ipermercati, operanti in Gallico (RC);

PERLA S.r.l., gestore dell’ipermercato presso il centro commerciale “Perla dello Stretto” – Villa San Giovanni (RC);

Quote societarie della D.EMME C. SUN S.r.l.;

PARMA REGGIO DISTRIBUZIONE S.r.l.”, Reggio Calabria;

S. S.r.l., con sede in Reggio Calabria, nonché unità operativa sita in Campo Calabro (RC), “MAX – Cash and Carry”, zona industriale;

“ C. S.a.s. di DOMENICO MARCIANO’ & C”, con sede a Reggio Calabria – Gallico;

“CENTER FRUIT S.r.l.” con sede a Reggio Calabria;

“Consorzio La Nuova Perla dello Stretto”, con sede in Villa San Giovanni (RC), presso omonimo centro commerciale.

Sarebbero numerosi e decisamente importanti i nomi degli indagati nell’ambito della stessa operazione soprannominata Fata Morgana.

Alcuni di essi sono trapelati.

Tra questi :

il presidente della Provincia Giuseppe Raffa,

il consigliere provinciale Demetrio Cara,

il cancelliere capo della Corte D’Appello,

l’ex magistrato Giuseppe Tuccio,

l’avvocato Rocco Zoccali e

l’ex presidente della Reggina Calcio, Pino Benedetto.

E non finisce qui.

Il Procuratore Capo della Procura della Repubblica di Reggio Calabria Cafiero de Raho spiega che sono tutt’ora in corso 30 perquisizioni nei confronti di soggetti operanti nel settore economico, imprenditoriale, politico e dirigenti pubblici, collegati, a vario titolo, ai fermati che potrebbero portare a nuove conclusioni investigative.

Pubblicato in Reggio Calabria

“C’è una ‘ndrangheta che occupa gli spazi del cittadino e c’è una cittadinanza che non fa niente per tirarsi su.

Questa cittadinanza delega e forse un giorno reagirà ma è necessario darci una scossa ora, dobbiamo denunciare e recuperare la dignità, il senso di appartenenza per non cedere alla malavita”.

Nessuna paura.

Non si tratta di Amantea, ma di Reggio Calabria

Ad Amantea “non c’è la ‘ndrangheta”

Queste sono le pesanti parole dal procuratore di Reggio Federico Cafiero De Raho al decimo incontro “M’importa … per partecipare responsabilmente” , organizzato dal Movimento ReggioNonTace, da Microdànisma, dai Comitati territoriali tumori e leucemie, dalla Comunità di Vita Cristiana, da MASCI RC4, d Mad Simon e Maurizio Albanese, dal comitato NO carbone a Saline, da C.STOf, dai padri gesuiti, nel cortile degli Ottimati insieme a padre Giovanni Ladiana e al comandante per la Campania del Corpo Forestale dello Stato Sergio Costa.

Dice aggiunge il procuratore De Rhao “Sono a Reggio da un anno e sei mesi e non sono cambiate molto le cose. E’ difficile far capire alla gente che a determinate angherie occorre reagire. In uno Stato democraticamente fondato sul diritto non ci deve essere alcuna forma di violenza altrimenti ritorniamo all’epoca della preistoria. La corruzione fa sentire il cittadino uno schiavo e noi non dobbiamo più accettare lusinghe o offerte sporche che offendono la nostra dignità. Dobbiamo tirarci tutta la città dalla nostra parte, confrontarci, capire che il bene alla fine prevarrà sul male. Stiamo lavorando su quei siti inquinati dall’uomo e ci vorranno anni per bonificarli e non vi nascondo che col tempo le cose peggiorano e il nostro ambiente sta morendo. In Campania abbiamo sconfitto quella camorra che ha scaricato tutto nei nostri terreni e oggi, la gente collabora con le istituzioni. Reggio Calabria è invece in una situazione peggiore ma può uscire facendo un primo importante passo affidando la città a persone oneste che possano rappresentare la comunità e dicano no al sistema clientelare”.

Nessuna paura.

Non si tratta di Amantea, ma di Reggio Calabria

Ad Amantea “non ci sono siti inquinati”

Dice padre Giovanni Ladiana superiore dei gesuiti di Reggio Calabria: “La Calabria è l’unica regione in Italia a non avere il registro dei tumori e questa è una cosa inaccettabile. La percentuale di casi tumorali è aumentata e, nei prossimi 10 anni, tutti i maschi avranno un tumore e una donna su quattro rischia di averlo. La questione ambientale, non è solo la difesa della bellezza della natura o della nostra città. D’inquinamento si muore e spesso a morirne sono i più piccoli e fragili”.

Nessuna paura.

Non si tratta di Amantea, ma di Reggio Calabria

Ad Amantea “il registro tumori c’è”.

La terra dei fuochi è il segreto olocausto degli italiani del sud, per sud inteso quella parte dell’Italia di volta in volta usata come serbatoio di risparmi, o serbatoio di manodopera, o semplicemente per sversare i rifiuti pericolosi delle aziende del nord .

Una palese dimostrazione che l’Italia non è una nazione, ma almeno due.

Quella che usa e dove lo Stato esiste e quella che viene usata e dove lo Stato non esiste

Ma anche il sud non è una nazione ma almeno due.

Quella dove il popolo si accorge di morire più degli altri “italici” per via della diossina e di quante altre sostanze inquinanti e pericolose sono state sversate nei propri terreni, che contaminano le acque, gli animali ed i prodotti agricoli che vi si coltivano, e quella che non se ne accorge, o fa finta di non accorgersene.

Ed ora anche il procuratore capo di Reggio, Federico Cafiero de Raho, che per anni a Napoli si è occupato dei casalesi , di Carmine Schiavone e del traffico dei rifiuti, dai microfoni di Radio 24 lancia l'allarme e dichiara :"Sono convinto ci sia un equivalente della Terra dei fuochi campana anche in Calabria".

Poi continua : "Le mafie si sono arricchite sui rifiuti. Varie sono le notizie sui rifiuti sversati intorno al territorio di Reggio Calabria e un'attività di contrasto su questo ancora non è stata compiuta, è da fare. Legambiente nel suo rapporto dipinge un quadro preoccupante. Ma mi chiedo: come mai nulla è stato fatto visto che questo sversamento di rifiuti è avvenuto tanti anni fa? Noi solo oggi cominciamo a muoverci".

NdR. Già ce lo chiediamo anche noi, Dr Cafiero. Forse lei è in grado di scoprirlo, di scoprire quali sono state le sicure connivenze, i certi silenzi, le superficialità dello Stato e dei suoi organi. Vada avanti. Si ricordi che questa Calabria è da sempre ridotta al silenzio. Questa Calabria non ha nemmeno avuto un Masaniello!

Pubblicato in Calabria

Riceviamo e pubblichiamo:

“Parliamo di legalità” è il titolo dell’incontro che si è tenuto il 28 novembre alla Chiesa Parrocchiale di Santa Veneranda in Pavigliana (RC). Protagonista il Dott. Federico Cafiero de Raho, Procuratore Capo della Direzione Distrettuale Antimafia (DDA) di Reggio Calabria.

Più che eloquente l’introduzione di don Aldo Ripepi, il parroco di questa comunità, al dibattito: “Dobbiamo chiamare bene ciò che è bene e male ciò che non lo è. Fare attenzione all’atteggiamento mafioso che si muove sotto sotto. Dobbiamo fare scelte coraggiose, non lasciarci trascinare in certe ‘associazioni che conducono attività sbagliate’. Questo incontro è stato organizzato per far capire alla nostra comunità che le istituzioni ci sono vicine.”

Prende la parola il Procuratore Capo e, contento della presenza dei giovani, li esorta a continuare a tirare fuori la parte migliore. “Una scelta difficile, lo riconosco” sostiene Cafiero de Raho “in quanto secondo taluni vivere nella legalità quasi non è un bene”.

A quel punto il Procuratore ha tracciato un brevissimo excursus dell’inizio della sua carriera. I suoi colleghi preferivano occuparsi di altro ed hanno lasciato a lui tutto il lavoro sulla questione clan Casalesi in quanto all’epoca poco conosciuti.

“Le ricchezze fatte con il sangue della brava gente devono essere soppresse e destinate per scopi benefici. ABBATTERE CHI SOPPRIME”.

Fortissimi segnali ai giovani da parte sua ai presenti, più che moniti paterni consigli soprattutto rivolgendosi ai ragazzi e alle ragazze: “Voi giovani dovete fare il possibile per credere in voi, voi siete persone e godete di diritti e di doveri, dovete avere la consapevolezza che ciascuno di voi merita rispetto. Nessuno si deve permettere di violare la vostra libertà. DOVETE AVERE IL DIRITTO DI ESSERE LIBERI. Ed a voi ragazze vi dico che dovete essere in grado di reagire ad ogni sopruso. Don Aldo, il vostro parroco ha un’alta percezione della vita, fidatevi, avete lui ed avete anche me. Non sopportate in silenzio, ma PARLATE. Rivolgetevi quindi a chi tutela il vostro diritto. Quando votate non pensate che dovete dare la vostra preferenza a chi vi può essere di aiuto, è sbagliato. Abituatevi a ragionare, rispettate interessi e diritti di tutti. Noi tutti dobbiamo avere un modello, l’esempio di chi è abituato a pensare agli altri. Dobbiamo pensare, quando lo votiamo, essere certi che il suo bene è anche quello degli altri.”

Cafiero de Raho comincia a parlare della situazione di Reggio nello specifico: “Penso sempre che la gente sappia che c’è la ‘ndrangheta, è assuefatta e ci sono tante cose di cui non ci si accorge, non potrebbe essere altrimenti, a Reggio di respira un’aria fetida, opprimente. Ma non si dice che la ‘ndrangheta controlla tutto.”

Alza i toni il Procuratore Capo: “Il futuro di Reggio è nella legalità, prefissatevi degli obiettivi e raggiungeteli, ma che siano di TUTTI. Reggio è una città che si sta spegnendo, svuotandosi, tutti vanno fuori anche a studiare. Non deve succedere più, fate in modo che non succeda più ragazzi. Riunitevi in associazioni, in gruppi che pensano a costruire un futuro migliore. Non accettate più che gli altri governino il vostro futuro. Studiate, fatelo per la vostra vita, informatevi.”

Alle ragazze presenti: “Non dovete subire mai, voi siete uguali agli uomini, la donna non è inferiore all’uomo. Dovete contribuire allo sviluppo della società. Se c’è qualcuno che vuole impedire la vostra libertà venite da me ed io vi tutelerò”

Ed ancora: “Giovani, sforzatevi a capire che i veri pilastri non sono quei politici che curano i loro affari e non il bene dei cittadini. Si dovrebbe suggerire ai politici di leggere il Vangelo e prenderne esempio”

Chiede di intervenire un ex consigliere circoscrizionale che chiede al Procuratore Capo di intercedere con i politici affinché abbiano a cura la situazione del territorio in quanto nel corso degli anni passati durante le campagne elettorali sono saliti tutti loro ma nessuno ha mantenuto le promesse.

Allora don Aldo ricorda che sono stati proprio i cittadini a votare quei politici e che sono proprio i cittadini che devono svegliarsi.

Molto preciso il Procuratore Capo: “La massima espressione della libertà consiste nello riempire la scheda senza condizionamenti, vi esorto quindi a segnalarci fatti incresciosi che si verificano anche nei seggi durante le votazioni. E non dimenticate mai che dipende da voi chi verrà eletto. E sappiate che io non parlerò mai di politica. Dovete essere voi a scegliere”.

Una ragazza chiede a Cafiero de Rao perché le persone scappano da questa terra. Egli, per far capire che con la cultura si possono cambiare le cose, porta l’esempio di una bambina di Secondigliano che non potendone più dei traffici illegali che continuavano a verificarsi in quel quartiere ha organizzato una raccolta firme da portare al Presidente della Regione Campania per far costruire un polo universitario in quel sito, ce l’ha fatta.

Il Procuratore ha detto che si può fare di tutto per far capire alle persone che Reggio può ragionare, Reggio deve cambiare. In un modo o nell’altro Reggio cambierà, Come? Avendo coscienza, parlare con gli altri dei problemi, chiedendo aiuto alle istituzioni. Ai giovani di costituirsi in un movimento di mettersi a capo del Comune, nel momento in cui si ha la consapevolezza delle cose da fare le cose migliorano.

Ad un giovane che, in merito alla recente polemica tra l’Arcivescovo Morosini ed il Procuratore aggiunto Gratteri, gli ha chiesto come queste due istituzioni possono essere di aiuto a chi legge questi messaggi Cafiero de Rao ha risposto che queste posizioni nascono da un travisamento della stampa. Gratteri – aggiunge de Rao – non sbaglia quando sostiene che alcuni sacerdoti sono contigui. E l’istituzione Chiesa va avanti con i suoi insegnamenti. “Ma se vado in chiesa a pregare – dice De Raho - e c’è un sacerdote che non è il massimo io continuo a pregare in quella chiesa perché il mio rapporto è diretto con il Signore. Però spero, aspetto, che il sacerdote venga sostituito con uno migliore. A Reggio ci sono persone per bene che aspettano che qualcosa cambi. A voi giovani il compito.

A Fabio, un ragazzo che gli chiede se la mafia si può sconfiggere e come il Procuratore Capo risponde: “Si può sconfiggere, in Sicilia ed in Campania si sta indebolendo. In Calabria si rafforza perché non c’è reazione, perché la gente tace. Qua comunque si parte avvantaggiati perché avete visto le altre reazioni. Se volete sconfiggere la ‘ndrangheta cominciate a riunirvi, a parlare di legalità a interessarvi di politica, a organizzarvi il lavoro futuro, fate progetti. La forza della ‘ndrangheta è il silenzio delle persone. La ‘ndrangheta è l’ignoranza più bieca e gli ‘ndranghetisti si vergognano di essere ignoranti, per questa ragione manifestano le loro azioni con la violenza. Cominceranno a cambiare quando acquisiranno la consapevolezza di essere destinati al carcere a vita. Con il vostro aiuto in pochi anni ce la faremo a sconfiggerla.”

COMUNITA’ PARROCCHIALE DI PAVIGLIANA

Reggio Calabria, 29 novembre 2013

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Rappoccio, consigliere eletto nel 2010 nella Lista “Insieme per la Calabria-Scopelliti Presidente””, è stato rinviato a giudizio per associazione per delinquere, corruzione elettorale aggravata, truffa e peculato .

Poi a seguito dell’arresto viene destituito dal consiglio regionale.

Infine il PM Stefano Musolino ed il procuratore aggiunto Ottavio Sferlazza, danno parere favorevole alla scarcerazione.

Rappoccio il 15 luglio chiede di essere reintegrato nelle funzioni di consigliere regionale

Cosa che può avvenire oggi 25 luglio.

Chizzoniti scatena una guerra mediatica sulla inopportunità del reintegro quale condizione della scarcerazione.

La Procura tenta di ottenere nuovamente gli arresti domiciliari per Antonino Rappoccio proponendo il 17 luglio un ricorso a firma del PG capo Federico Cafiero de Raho e dal pm Stefano Musolinoe chiedendo il ripristino della misura cautelare dei domiciliari per l’esponente politico o, in subordine, il divieto di dimora.

Il 22 luglio la decisione del Tribunale di Reggio Calabria. Il collegio giudicante presieduto da Andrea Esposito dichiara che «l’istanza non può essere accolta» perchè «Allo stato non è fornita la prova che Rappoccio abbia occupato nuovamente il seggio al consiglio regionale».

De Raho e Musolino decidono di presentare un nuovo ricorso al Tribunale del riesame, che ha fissato l’udienza per il 7 agosto.

Ed ora.

Rappoccio ritirerà la richiesta di reintegro nelle funzioni di consigliere regionale evitando in tal modo che possa essere accolto il ricorso del Pm Capo De Raho?

Il Consiglio comunque sia provvederà al reintegro essendo venute meno le esigenze cautelari e non “essendo stata fornita allo stato la prova che Rappoccio se reintegrato sarà di nuovo posto ai domiciliari o più semplicemente gli sarà imposto il divieto di dimora in Reggio Calabria?

Rappoccio sarà reintegrato e si dimetterà subito dopo….?

Che giustizia curiosa.

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Chizzoniti scrive al procuratore di Reggio Calabria Cafiero de Raho. Una lettera che appare sincera ma che, nel contempo, risulta essere una vera e propria denuncia. Ecco cosa scrive il presidente della Commissione speciale di vigilanza del Consiglio regionale convinto che il nuovo procuratore sieda su una polveriera:

«Finalmente si volta pagina e si conclude una esperienza politico-giudiziaria che, pur scandita da innegabili risultati, per la verità anche ex-ante conseguiti, resta una delle pagine più tenebrose della storia giudiziaria reggina».

«Il mio vuol essere soltanto un modesto ma sicuramente sincero, chiaro e deferente benvenuto per il suo purtroppo tardivo avvento nella nostra città. Lo stesso benvenuto, allora nella qualità di Presidente del Consiglio comunale di Reggio, ebbi modo di esprimerlo al suo predecessore ricevendo una gradita missiva di risposta autografa e stracolma di buoni propositi. Purtroppo rimasti deludentemente e mestamente tali. In questo contesto, la Procura Reggina ha registrato il grido di dolore lanciato dal giovane ed apprezzato sostituto Giuseppe Lombardo, che non ha esitato, dall’isolamento cui è stato costretto, a parlare di non indagini da parte di una Procura che di fronte al potere politico si è spesso girata dall’altra parte. Mentre, paradossalmente all’interno della stessa, si sono registrate inquietanti attenzioni para-investigative nei confronti dell’aggiunto Nicola Gratteri, mediante una microspia, identica a quelle in dotazione alle forze dell’ordine, strategicamente e senza difficoltà, sistemata in uno sgabuzzino della Procura prudentemente utilizzato dal coraggioso magistrato. E che dire della recentissima intrusione all’interno dell’impenetrabile Procura? A caccia di cosa? Signor procuratore si chieda quale malavitoso possa aver coltivato lo sfizio ad esplorare fascicoli archiviati (intercettazioni preventive?) violando il Palazzo più protetto di Reggio. Si chieda, ancora, signor procuratore, perché qualcuno con il blitz di qualche giorno addietro abbia tentato (?) di avvelenare i pozzi ed il perché delle ingegnose astuzie volpine investigative sapientemente organizzate al fine di neutralizzare qualsivoglia aspirazione dell’ex aggiunto della Dna Alberto Cisterna. Oggi ibernato in quel di Tivoli. Se poi, ella volesse opportunamente documentarsi sul perché l'equilibrata e prudente Procura Generale in appena dieci mesi ha attivato per ben due volte l’istituto dell’avocazione, potrebbe spiegarsi le ragioni per le quali all’interno della Procura della Repubblica reggina si è consumato un clamoroso quanto devastante 8 settembre».

«Le confermo la mia doverosa, incondizionata disponibilità, sia istituzionale che personale, a concorrere, nei limiti di quel poco o di quel tanto, a sostenere la sua azione innovativa indispensabile per contribuire all’appagamento della diffusa ansia di rinnovamento, arsura di riscatto e Giustizia che non può non coinvolgere il più alto presidio della legalità».

o afferma il presidente della Commissione speciale di vigilanza del Consiglio regionale Aurelio Chizzoniti in una lettera aperta al nuovo procuratore di Reggio Calabria Federico Cafiero De Raho in cui afferma, tra l'altro, che il nuovo procuratore «siede su una polveriera».

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Erano mesi che si aspettava per avere la nomina del nuovo capo della Procura della Repubblica di Reggio Calabria.

Poi il Presidente della repubblica inviava un lettera formale al vicepresidente del Consiglio superiore della magistratura, Michele Vietti rimproverando aspramente i ritardi nella nomina dei sostituti per la copertura dei vertici di taluni uffici giudiziari particolarmente importanti e delicati.

Due le principali sedi e poltrone scottanti quella di capo della Dda di Reggio Calabria e quella di procuratore generale a Palermo:

Quasi immediata la nomina del nuovo PG di Palermo nella persona di Roberto Scarpinato.

Tardava, invece, quella di Reggio Calabria, anche se si faceva fortemente il nome di Cafiero De Raho.

Ed ora sembra che ci siamo

Il Ministro Paolo Severino esprimerà il suo concerto ed il CSM procederà alla nomina nella seduta del 14 marzo prossimo.

Abbiamo già detto che in Commissione, De Raho aveva avuto tre voti, mentre Nicola Gratteri, Michele Prestipino e Paolo Giordano ne avevano avuto uno a testa.

Per De Raho avevano votato i rappresentanti di Magistratura Democratica, Movimenti e Unicost, mentre Magistratura indipendente aveva votato per Paolo Giordano ed i laici si erano divisi tra Gratteri e Prestipino.

Ora sembra che De Raho, il magistrato che ha guidato per 20 anni la lotta ai Casalesi, sia destinatario anche del voto di Magistratura indipendente il che significa che in sede di Plenum potrebbe giungere una larghissima maggioranza.

Pubblicato in Reggio Calabria
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