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Non manca un colpo l’amico Gagliardi. Ed eccolo puntuale e completo su Angelino Alfano:

“ll Ministro degli Esteri On. Angelino Alfano finalmente ha buttato la spugna.

 

Si ritira dalla politica.

Tirreno News così ha scritto: Coerenza o paura?

Per paura dico io.

Cosa ha fatto per l’Italia? Nulla. E per la sua Sicilia? Posti nei centri di accoglienza per immigrati, vedi Mineo.

Ma andiamo per ordine.

L’On. Alfano ha dichiarato che nelle prossime elezioni politiche non si presenterà come candidato pur essendo ancora per un poco segretario del partito che lui ha fondato.

Non è una grande notizia. Nessuno si suiciderà.

Io continuerò a guardare la televisione e la gente comune continuerà a fare la spesa ai supermercati e Renzi, sono sicuro, dirà: finalmente questo peso morto è fuori dalle palle.

Molti, si fa per dire, sono rimasti scioccati nell’apprendere questa decisione irrevocabile.

Alfano non più Ministro. Boom!

Alfano non più Deputato. Boom e straboom!

E cosa farà se in vita sua non ha mai fatto niente?

A Porta a Porta, trasmissione di Bruno Vespa, davanti a milioni di telespettatori ha annunciato questa sua decisione.

Chissà perché. E’ stanco della politica? E’ stanco di sedere in quella comoda poltrone ovattata del Parlamento Italiano prima come semplice Deputato e poi come Ministro della Giustizia, Ministro degli Interni e Ministro degli Esteri.?

No che non è stanco. Vorrebbe restare seduto in quella poltrona fino all’eternità.

Ma c’è un ma, grande come una casa.

Chi lo ha messo nel posto che occupa abusivamente fino ad oggi?

E’ stato eletto Deputato con i voti di Berlusconi che poi ha tradito per non perdere il posto di Ministro.

Ha tradito Berlusconi e ha fondato un nuovo partito ora allo sfascio.

Ultimamente in Sicilia, nella sua Sicilia, si sono svolte le elezioni regionali e Alfano con chi si è alleato?

Con il Pd e ha perso.

Quanti consiglieri regionali del suo partito sono stati eletti? Nessuno.

Ap non ha superato il quorum. Bella impresa. Forse a marzo si svolgeranno le elezioni politiche nazionali per eleggere il nuovo Parlamento e Alfano ha cercato in tutti i modi di riallacciare i fili interrotti con Berlusconi.

Niente da fare. Berlusconi ha detto:No, perché gli elettori che gli sono rimasti fedeli non accetterebbero la candidatura di un traditore.

Alfano ha tradito e potrebbe tradire ancora un’altra volta.

Si è rivolto a Renzi e questi gli ha garantito soltanto 4 0 5 posti sicuri nel Parlamento.

Troppo pochi, per poter accontentare i Deputati e Senatori fedifraghi.

Forse è meglio se corriamo da soli, dice qualcuno del suo entourage. Ma riusciranno a superare lo sbarramento del 3%? Improbabile.

E allora ecco la decisione di questo poltroniere di Alfano: per non fare una figuraccia come l’ha fatta il suo predecessore Gianfranco Fini, non si presenterà alle elezioni.

E ora cosa faranno i vari Deputati e Senatori che l’hanno seguito in quella sciagurata scissione col Popolo della Libertà? Alcuni già stanno facendo la fila ad Arcore, abitazione del Cavaliere Berlusconi.

Altri confluiranno nel Pd sperando che Renzi sia magnanimo con loro piazzandoli in qualche collegio sicuro, altrimenti anche loro, con le pive nel sacco, ritorneranno nelle loro case a fare i vagabondi.

E finalmente capiranno che il tradimento non è un bell’affare e si morderanno le mani ricordando i tempi felici accanto a Berlusconi dato ormai vincitore alle prossime elezioni politiche.

Alfano ha buttato la spugna perché nessuno lo vuole. E’ come un appestato, tutti lo evitano.

I motivi annunciati da Bruno Vespa sono una vera pagliacciata Quello che hai fatto fino ad oggi non l’hai fatto per il bene dell’Italia, ma per il tuo bene: conservare la poltrona di Ministro.

I guai che hai combinato sono sotto gli occhi di tutti. L’Italia è invasa da immigrati. E la figuraccia che hai fatto fare all’Italia per l’espulsione dall’Italia di Alma Shalabayeva, la moglie del dissidente Kazago Ablyazov la vogliamo ricordare?

E come Ministro degli Esteri vogliamo ricordare la clamorosa bocciatura di Milano come sede dell’Agenzia del Farmaco EMA?

A pensare male si fa peccato, ma a volte ci si azzecca, diceva un uomo politico di cui, caro Alfano, non sei degno neppure di allacciargli le scarpe.

Il clima all’interno del tuo partitino è molto teso e quindi c’è il rischio di una clamorosa scissione, per causa tua.

Tu sei il vero problema, ecco perché vuoi farti da parte.

Pubblicato in Italia

"A marzo non mi ricandido"

È l'annuncio di Angelino Alfano a Porta a Porta.

"È una scelta personale, voglio dimostrare che in questi anni ho agito per responsabilità verso l'Italia"

"Ho scelto di non ricandidarmi in Parlamento perché ritengo che servano dei gesti per dimostrare che tutto quello che ho fatto e stato dettato da una profonda responsabilità nei confronti dell'Italia".

"Dal 5 di marzo, se si voterà il 4, non sarò ne ministro ne deputato. Dimostrerò che si può fare politica anche fuori dal palazzo".

"Non ho ancora parlato con Matteo Renzi: non avevo dovere di comunicazione con lui, è una scelta molto personale.

L'ho detto a mia moglie che condivide, anzi di più e a mio padre e a mia madre. Solo a loro tre".

"Per la prima volta nella storia due movimenti lepenisti ed estremisti, Lega e Fdi, sono in maggioranza - con più o meno il 20% - all'interno del centrodestra. Renzi ha emarginato i comunisti e il centrodestra ha imbarcato i lepenisti".

Ma molti hanno dubbi

Si tratta di un gesto di coerenza? Come di chi ha finalmente avuto consapevolezza dei danni che h  prodotto alla nostra Italia?

O piuttosto ha paura di non farcela alle prossime elezioni ?

Comunque sia ci sembra una buona notizia

La storia ci dirà cosa ha fatto quest’uomo per la “sua” Sicilia e per la “nostra” Italia.

 

Pubblicato in Italia

logo m5sSu impulso del Meet Up di Amantea, la deputata M5S Dalila Nesci ha scritto e presentato un’interrogazione rivolta al ministro dell’Interno, riguardo all’ineleggibilità del nuovo sindaco, Monica Sabatino.

Nell’atto, la parlamentare ha chiesto al ministro Angelino Alfano «se non ritenga di provvedere con urgenza affinché sia riconosciuta l’ineleggibilità di Monica Sabatino alla carica di sindaco di Amantea, per manifesta violazione di legge».

Per legge non può essere eletto sindaco chi sia parente o affine, sino al secondo grado, del segretario generale dello stesso Comune.

Dal 1992, il padre di Monica Sabatino, Giuseppe, è vicesegretario generale del Comune di Amantea, in cui ha svolto in concreto le funzioni di segretario: per contratti e per deliberazioni di giunta e consiglio, come figura nelle carte del municipio.

In particolare, ha rilevato la deputata M5S al ministro dell’Interno, la delibera di giunta dello scorso 14 maggio, in piena campagna elettorale, «porta espressamente la firma di Giuseppe Sabatino quale segretario generale del Comune».

Nesci, certa che Monica Sabatino sia ineleggibile e che ad Amantea si torni al voto, dichiara: «Il Meet Up locale e il consigliere comunale M5S Francesca Menichino stanno facendo un ottimo lavoro, portando le regole al centro della democrazia.

Questa è la strada della Calabria».

Pubblicato in Politica

E‘ stato convocato per questa mattina alle 09.50 il Consiglio dei Ministri alla Camera dei Deputati nella Sala del Governo, sotto la presidenza del Presidente del Consiglio, Matteo Renzi, per approvare il decreto del Presidente della Repubblica di scioglimento del Consiglio comunale di Scalea in scadenza oggi.
Giornata importante quella per il Consiglio dei Ministri e per Matteo Renzi, perchè alle 10 è previsto il passaggio alla Camera dei Deputati per la fiducia al neo Governo. 
Ecco allora che alle 10.02 del mattino, cioè solo 12 minuti sono stati necessari al Consiglio per discutere del solo punto all’ordine del giorno il decreto di scioglimento comune Scalea, in provincia di (CS).


Come Segretario della riunione, il Sottosegretario di Stato alla Presidenza, Graziano Delrio.

"L'atto è stato assunto al fine di consentire il completamento delle operazioni di risanamento delle istituzioni locali nelle quali sono state riscontrate forme di condizionamento da parte della criminalità organizzata."

L'affidamento della gestione dell'ente, su proposta del Ministro dell'Interno, Angelino Alfano, sarà in capo, quanto prima ad una Commissione straordinaria.

Pubblicato in Alto Tirreno

Pochi parlano dello “strano” trasferimento “natalizio del Prefetto di Reggio Calabria. Tra i pochi il Pdci con una nota nella quale i Comunisti Italiani della Calabria esternano la loro solidarietà e vicinanza al Prefetto Vittorio Piscitelli per quello che definiscono “il suo improvviso trasferimento-allontanamento da Reggio Calabria” ed esprimono il loro disappunto per il provvedimento deciso dal Consiglio dei Ministri, su proposta del ministro dell’Interno Angelino Alfano.( Alfano: ...e zitti!)

“Siamo convinti, e lo affermiamo pubblicamente che il dr. Vittorio Piscitelli, fedele e disinteressato servitore dello Stato, sia stato uno dei migliori Prefetti che Reggio abbia mai avuto. E’ del tutto ovvio che le motivazioni che hanno portato all’ingiusta sostituzione del Prefetto Piscitelli, voluta da Alfano e incredibilmente avallata da Letta e dal PD, sono strettamente legate all’imponente attività svolta dallo stesso Prefetto nell’azione di forte contrasto alla ‘ndrangheta con particolare riferimento alle pesanti infiltrazioni nelle Istituzioni locali. Un’azione serrata che è sfociata nello scioglimento per mafia di numerosi consigli comunali, a partire proprio da Reggio Calabria”.

“A nostro avviso è proprio lo scioglimento per contiguità con la ‘ndrangheta dell’amministrazione comunale di Reggio Calabria guidata dall’attuale assessore regionale Arena, deciso nell’ottobre 2012, il “peccato originale” e la “pena” che il dr. Piscitelli è costretto ad espiare per colpa di un’Istituzione fondamentale del Paese, quale dovrebbe essere il Ministero dell’Interno, che è, invece, piegata ad un chiaro e preoccupante utilizzo politico e strumentale portato avanti da Alfano su pressione dei suoi amichetti locali”.

“Il dr. Piscitelli ha semplicemente osservato le leggi e svolto il suo dovere; il segnale che proviene dalla decisione del Governo è aberrante: nei fatti si punisce un servitore dello Stato semplicemente perché ha combattuto la ‘ndrangheta con le sue infiltrazioni e contiguità. Conseguentemente, si trasmette un messaggio vergognoso che punta a disincentivare ai massimi livelli istituzionali la lotta alla mafia e alle sue ramificazioni nelle istituzioni locali”. In fine, il Pdci esprime profonda gratitudine al prefetto “per il prezioso lavoro a favore della legalità che ha svolto a Reggio Calabria”.

E poi Il Corriere di Calabria per la bella penna di Paolo Pollichieni dall’emblematico titolo”

L'inquietante allontanamento del prefetto Piscitelli

“Ormai sta diventando prassi: si attendono le distrazioni portate dalle feste di fine anno per consumare le peggiori porcate istituzionali. Al centro (vedi il tentativo scandaloso del governo Alfano-Letta di usare la legge di “stabilità” per punire i comuni “antipatici” alla potente lobby delle slot-machine) come alla periferia dell'impero (vedi tentativo della Regione Calabria di rinunciare per legge al recupero delle somme indebitamente incassate dai soliti “prenditori” che con il ricatto del lavoro intascano milioni di fondi comunitari per progetti mai realizzati).

È a questo pessimo vezzo, infatti, che ascriviamo anche il trasferimento imposto al prefetto di Reggio Calabria Vincenzo Piscitelli. Con una aggravante: in questo caso il segnale che si intende dare è ancora più bieco perché incide in un contesto fortemente condizionato dalla borghesia mafiosa che ha dominato e continua a voler dominare in riva allo Stretto.

Inutile girarci intorno: la decisione del ministro dell'Interno Angelino Alfano (unico caso nell'Italia repubblicana in cui il segretario nazionale di un partito sia anche ministro degli Affari interni) prolunga fino a Roma e fin dentro il governo del “democratico” Enrico Letta l'ombra lunga della «contiguità con la 'ndrangheta» che sta alla base della decisione di sciogliere l'amministrazione comunale di Reggio Calabria.

Ben per questo chiediamo che sia la commissione parlamentare Antimafia a trattare questa scandalosa vicenda. Lo faccia subito e lo faccia convocando in audizione segreta proprio il prefetto Vincenzo Piscitelli. Apra un approfondimento e acquisisca atti e relazioni per capire come e da chi è stata attuata questa inopinata scelta: trasferire un prefetto dopo sedici mesi dal suo insediamento e senza che ne ricorrano particolari ragioni di servizio. Affidiamo alla presidente Rosy Bindi ed al vicepresidente Claudio Fava l'esplicito appello che in molti stanno girando al Corriere della Calabria: diano ai reggini un segnale che blocchi lo scoramento serpeggiante dentro la città e ben sintetizzato dal documento diffuso da “Reggio non tace”, nell'assordante silenzio delle altre organizzazioni che pure si definiscono “antimafia”.

È il caso di sottolineare, in questo senso, anche la chiara e pubblica denuncia arrivata da Michelangelo Tripodi per i Comunisti italiani: «È gravissimo che il Viminale si dimostri disponibile per la palese realizzazione di gravi vendette politiche e di parte, abbondantemente preannunciate pubblicamente, ordite dal presidente della Regione Scopelliti, il quale reiteratamente pronunciò parole di fuoco contro quel gran galantuomo del prefetto Piscitelli, al quale si imputa la decisione dello scioglimento del Comune di Reggio. Piscitelli ha semplicemente osservato le leggi e svolto il suo dovere; il segnale che proviene dalla decisione del governo è aberrante: nei fatti si punisce un servitore dello Stato semplicemente perché ha combattuto la 'ndrangheta con le sue infiltrazioni e contiguità. Conseguentemente, si trasmette un messaggio vergognoso che punta a disincentivare ai massimi livelli istituzionali la lotta alla mafia e alle sue ramificazioni nelle istituzioni locali».

Sembra quasi (e il sembra è meramente pleonastico) che invece di premiare il lavoro svolto dal prefetto Piscitelli, per portare alla giusta conclusione la procedura d'accesso antimafia voluta dal suo predecessore nel municipio di Reggio Calabria, gli si intenda far pagare l'aver visto la validità del suo operato confermata in tutte le sedi giurisdizionali.

Nessuno, infatti, è disposto a credere che sia un caso il fatto che il trasferimento venga adottato subito dopo che il Tar del Lazio ha respinto i ricorsi proposti dagli amministratori mandati a casa e la Corte d'Appello ha confermato la incandidabilità di tutti gli ex amministratori citati nella relazione che motivava il decreto di scioglimento.

Tutto questo, poi, alla vigilia di altre importanti decisioni che la prefettura di Reggio Calabria sarà chiamata a prendere proprio nei confronti di quegli ex amministratori che non avrebbero impedito il realizzarsi di quella odiosa contiguità rilevata tra pubblica amministrazione e borghesia mafiosa.

Su questo terreno i calabresi dovranno giudicare anche l'affidabilità del nuovo corso avviatosi nel Partito democratico: l'onorevole Picierno potrà utilizzare questa occasione per dare certezza sul come intende riempire di contenuti il suo ruolo di responsabile nazionale per la legalità. Non basterà a sanare la latitanza del Pd, a cominciare da quella fisica del suo commissario Alfredo D'Attorre per continuare con quella operativa dell'intera deputazione calabrese che ormai sui temi della legalità non va oltre generici ed ipocriti proclami, ma almeno eviterà di confermare in molti il convincimento che il suo non è più il Pd ma, dando ragione a Beppe Grillo, è solo un “Pdmenoelle”.

NdR Non mancherà il settimanale il necessario approfondimento sulla prossima edizione forse da conservare come l’ennesimo cimelio della storia calabrese.

Pubblicato in Reggio Calabria
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