
L’altro giorno ho letto un famoso proverbio africano che mi ha fatto molto riflettere. Leggendo i giornali delle ultime settimane questo proverbio calza a pennello a quanto sta succedendo in Italia. Fiumi di inchiostro, pagine piene di livori sulle vicende del figlio del Presidente del Senato La Russa accusato di stupro, sui Ministri Santanchè e Dalmastro iscritti sul registro degli indagati, e Giorgia Meloni, il nostro Presidente del Consiglio, che non centra affatto con le vicende giudiziarie dei Ministri interessati e con le vicende private e familiari del Presidente del Senato, costretta a difendersi dagli attacchi provenienti dalle opposizioni e dai mezzi di informazioni, a maggioranza a lei ostili. Il famoso proverbio africano recita pressappoco così:- Ogni mattina in Africa , quando sorge il sole, la gazzella si sveglia e sa che per sopravvivere e non essere sbranata dovrà correre più in fretta del leone- E così anche il nostro Presidente del Consiglio, ogni mattina se vuole sopravvivere, se non vuole essere sopraffatta dagli attacchi dell’opposizione, dai magistrati politicizzati, a volte anche dal fuoco amico, dovrà correre anche lei come la gazzella del deserto africano. Il 25 settembre dello scorso anno la coalizione di centro destra ha vinto le elezioni nazionali, ha vinto le elezioni regionali e comunali, gode della fiducia della maggioranza degli italiani, e malgrado ciò, ogni santo giorno c’è qualcuno che chiede le sue dimissioni e quelle di qualche Ministro solo perché abbia ricevuto un semplice avviso di garanzia. Sono passati appena otto mesi da quando è stata eletta Presidente del Consiglio e ben 15 volte sono state chieste le sue dimissioni e quelle di alcuni Ministri. Un meccanismo ben collaudato. Anziché fare delle proposte concrete, criticare il Governo e chi lo presiede per le cose che davvero non vanno, le opposizioni non avendo più argomenti validi portano avanti le vicende del figlio del Ministro La Russa e le vicende della Santanché, di Sgarbi e di Dalmastro. Il Pd e il M5Stelle non solo hanno perso malamente tutte le elezioni che si sono svolte in Italia da un anno a questa parte perché non hanno saputo governare e non hanno risolto i veri problemi che affliggono gli italiani, ma anche si stanno dimostrando di non saper fare vera opposizione. Pur di catturare l’attenzione dei pochi elettori e simpatizzanti che gli sono rimasti ogni giorno le sparano sempre più grosse e il gioco è fatto : DIMISSIONI! Il Ministro Santanché è indagato: Dimissioni! Il Ministro della Giustizia è antipatico: Dimissioni! Il sottosegretario Sgarbi è arrogante e sessista: Dimissioni! Donzelli implicato nel caso Cospito: Dimissioni! Il Ministro degli Interni Valditara che ha stigmatizzato la lettera dì una preside: Dimissioni! Il Ministro degli Interni Pientedosi dopo le sue dichiarazioni sul naufragio di Cutro: Dimissioni! Nessuno di questi Ministri fino ad oggi si è dimesso: Meno male. Altrimenti il gioco al massacro potrebbe continuare a lungo e causare gravi problemi al Paese e costringere il Governo a fare ogni settimana un notevole rimpasto. Ma se le opposizioni continueranno con queste stupide richieste dove andremo a finire? La Meloni governerà per altri trenta anni e il Pd e il M5 Stelle continueranno sempre a fare flop alle urne.
“Ora l’inverno del nostro scontento è reso estate gloriosa da questo sole di York,
e tutte le nuvole che incombevano minacciose sulla nostra casa sono sepolte
nel petto profondo dell’Oceano.”
(Shakespeare, Riccardo III)
Nell’ambito dei beni pubblici, i beni appartenenti al demanio marittimo sono oggetto di una disciplina propria, desumibile oltre che dai principi generali contenuti nel codice civile dalle specifiche norme dettate dal codice della navigazione. Quello che in questo caso interessa è accertare se sia possibile ravvisare la sdemanializzazione tacita di beni facenti parte del demanio marittimo o se al contrario sia necessario un esplicito atto di sdemanializzazione, affinché un bene venga sottratto alla relativa disciplina pubblicistica.
Questo è quanto si sta chiedendo da oltre sei anni alle autorità competenti, senza ancora ricevere risposta soddisfacente che determini una volta per tutte che, i circa 2000 metri quadri demaniali, rivendicati dai gestori dell’albergo “La Scogliera” come loro proprietà in via Corica, siano in realtà proprietà dello Stato. Lo strumento principe per incrementare e sviluppare le utilità ritraibili dalle spiagge è la concessione amministrativa che consente alla Pubblica Amministrazione di affidare a privati la gestione di determinate porzioni di lidi marittimi con il pagamento di un determinato canone mensile consentendo a questi di lucrare sui servizi offerti agli utenti.
Con lo strumento concessorio la pubblica amministrazione attua, in definitiva, anche due importanti norme costituzionali, ossia l’art. 9, che impone allo Stato la tutela del paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione, e l’art.41, secondo comma, che sancisce la libertà dell’iniziativa economica se non contrastante con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà e alla dignità umana. A conferma di quanto si va dicendo da troppo tempo, la categoria del demanio marittimo è individuata dall’art. 28 cod. nav. ai sensi del quale “Fanno parte del demanio marittimo: a) il lido, la spiaggia, i porti, le rade; b) le lagune, le foci dei fiumi che sboccano in mare, i bacini di acqua salsa o salmastra che almeno durante una parte dell’anno comunicano liberamente con il mare; c) i canali utilizzabili ad uso pubblico marittimo”. La norma compie una specificazione ed un ampliamento di quanto disposto dall’art. 822, comma 1, c.c. che qualifica come appartenenti al demanio pubblico il lido del mare, la spiaggia, le rade ed i porti.
Altra certezza è che il lido del mare comprende la zona di riva bagnata dalle acque fino al punto che viene coperto dalle ordinarie mareggiate, estive ed invernali, escluse quelle dei momenti di tempesta. I porti e le rade (spazio di mare prossimo al porto) sono quelle strutture permanentemente utilizzate per il riparo e l’approdo delle navi.
Per demanio statale in generale s’intendono tutti i beni appartenenti allo Stato, destinati per natura o per legge al soddisfacimento di una funzione pubblica e perciò sottratti al commercio, con i quali la collettività entra in rapporto di fruizione diretto e gratuito. Più in particolare, il demanio destinato a soddisfare gli usi pubblici del mare, riconducendo a tale categoria non solo quelli concernenti le attività in connessione diretta col mare (pesca, navigazione, ecc.) ma anche quelli che presuppongono l’utilizzazione indiretta a favore della collettività (diporto, balneazione, ecc.), rientra nella categoria del demanio marittimo.
I beni demaniali marittimi fanno parte del demanio necessario. Il demanio necessario comprende tutti quei beni immobili che devono essere demaniali ipso facto: sono in altre parole demaniali per natura, questi beni sono tutti di proprietà dello Stato, e solo eccezionalmente delle Regioni (ad es. nella Regione Sicilia il trasferimento dei beni demaniali marittimi è avvenuto col D.P.R. n. 684/1977).
Il regime giuridico cui sono sottoposti i beni demaniali prevede, come conseguenza derivante dalla loro natura di res extra commercium, l’esclusione dalla sfera dei rapporti patrimoniali privati. Di conseguenza i beni demaniali sono inalienabili, imprescrittibili ed in-espropriabili. la loro natura non commerciabile non può formare oggetto di negozi giuridici e dunque non può essere oggetto di trasferimento a terzi, la violazione del divieto implica la nullità dell’atto di trasferimento.
“Il possesso delle cose di cui non si può acquistare la proprietà è senza effetto” dunque i beni demaniali sono indisponibili, dunque inusucapibili. La totale sottrazione dei beni demaniali al regime di circolazione privatistico, non ne esclude la trasferibilità secondo le regole di diritto pubblico purché ciò non venga ostacolato dalla natura del bene.
Lo Stato, quindi, deve, attraverso tutte le autorità competenti, impedire l’alienabilità di tali beni, destinati ad una determinata funzione d’interesse pubblico, anche se consente, invece, lo sfruttamento di tali aree demaniali per finalità turistiche e commerciali purché non si comprometta la destinazione primaria ed intrinseca del bene pubblico. I cittadini di Amantea sono stanchi delle “orecchie da mercante” da parte delle Autorità e chiedono alle stesse di chiarire definitivamente questa situazione vergognosa venutasi a creare in questi lunghi anni.
“Io che nulla amo più dello scontento per le cose mutabili, così nulla odio più del profondo scontento per le cose che non possono cambiare.”
Gigino A Pellegrini & G elTarik
L'incontro in Calabria con il Ministro Roberto Calderoli su "Autonomia differenziata: grande opportunità, un momento di trasparenza e verità", presso l'Hotel 501 di Vibo Valentia, è stato un momento di vero confronto e di conferma della validità e dell'opportunità offerta per la crescita del Sud, che finora non è riuscito ad essere adeguatamente valorizzato ed a utilizzare al meglio le proprie risorse e concretizzare le tante aspettative esistenti, specialmente nei giovani. Dopo il confronto tra il ministro ed i segretari-commissari delle regioni meridionali che hanno manifestato la necessità di una maggiore presenza del partito sui territori, si è affrontato il tema dell'autonomia differenziata, dinnanzi ad una platea gremita, che rappresenta uno strumento di possibile sconvolgimento dei territori per il cambiamento radicale della politica. Tutti hanno concordato sulla situazione di difficoltà in cui versa il mezzogiorno e sull'esistente ed innegabile gap con le regioni del centro-nord. Divario che non si è riusciti a colmare, pur in presenza di importanti risorse che l'Europa ha riconosciuto negli ultimi decenni. Mancanza di visione strategica, assenza di progettualità, carenza di adeguate risorse umane, macchina burocratica inadeguata, hanno, nel tempo, impedito un percorso virtuoso, costringendo, spesso, alla restituzione delle ingenti risorse messe a disposizione. Oggi il Sud ha la possibilità, in poco tempo, di cercare di colmare il divario: ci sono le risorse, i tempi sono stati contingentati con il PNRR, lo Stato sta lavorando per sostenere questo percorso, ma non sembra, però, che ci sia un'adeguata organizzazione, specialmente nei piccoli comuni. In tale contesto, l'autonomia differenziata potrebbe essere il grimaldello per rompere un sistema di mancata adatta gestione della cosa pubblica. Tutte le contestazioni della sinistra sono "aria fritta", in quanto: a) il progetto di legge è stato completamente modificato ed adattato alle esigenze del territorio; b) la spesa storica è stata superata; c) le risorse ci sono e possono essere immediatamente utilizzate per coprire l'esistente divario; d) l'intento della proposta è quella di unire le due Italie e riportarle a parità come servizi ed opportunità; e) l'autonomia consente di scegliere le materie, indicate nella legge, per le quali le regioni possonochiedere ed ottenere appunto la gestione diretta; f) il resto delle materie continuerà ad essere gestito dallo Stato; g) i territori potranno diventare virtuosi e consentire ritorni a favore dei cittadini; h) la macchina burocratica e la classe dirigente non possono più improvvisare. In sostanza, un percorso che consente forti miglioramenti e che potrebbe anche portare risultati positivi al Sud ed alla Calabria, ma solo in un'ottica di efficienza e capacità amministrativa. In tale contesto, quindi, è indispensabile che i territori qualifichino i propri dipendenti e che la politica indichi soggetti preparati e che possano, veramente, fare la differenza. Una scommessa importante che potrà, se compresa ed applicata correttamente, stravolgere in positivo il mezzogiorno, se tutti remeranno nella stessa direzione. Al massimo, nel caso in cui non si riuscisse ad applicarla adeguatamente, si rimarrà nelle attuali condizioni e, quindi, si perderà forse l'ultima possibilità per cercare di rendere i nostri territori vivibili e con gli stessi servizi ed opportunità esistenti nelle regioni del centro-nord.