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Redazione TirrenoNews

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Nel corso di un’operazione, denominata Tramonto, i Carabinieri di Reggio Calabria hanno eseguito, all’alba di oggi, un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Gip nei confronti di sei persone tra cui il comandante ed un agente della Polizia Municipale

I provvedimenti restrittivi, sono stati emessi su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia dello Stretto, ed arrivano dopo una attività investigativa condotta nei confronti della cosca di ‘ndrangheta dei “Bellocco”, nella sua articolazione di San Ferdinando; una indagine che il 27 marzo scorso aveva portato all’esecuzione altri sette arresti ed al sequestro di beni immobili per un importo di circa 800 mila euro.

I reati contestati nel provvedimento eseguito oggi vanno dall’estorsione all’intestazione fittizia di beni, il tutto aggravato dalla metodologia mafiosa.

Per quanto riguarda il comandante ed il Vigile urbano di San Ferdinando, i reati contestati sono relativi “a condotte che avrebbero agevolato la cosca Bellocco nella fittizia intestazione del bar Blu Marine”.

A breve la conferenza presso il Comando Provinciale dei Carabinieri, dal Procuratore della Repubblica di Reggio, Federico Cafiero de Raho.

Il 15 luglio presso la Prefettura di Trapani è stato presentato un piano di intervento per la ricerca delle persone scomparse. Una pianificazione che punta in primo luogo a rendere gli interventi per la ricerca il più tempestivi possibile, pur logicamente operando a largo raggio.

Il prefetto Paola Basilone, commissario straordinario del Governo per le persone scomparse. Ha dichiarato che il fenomeno delle sparizioni di persone è in crescita a livello nazionale e questo è un dato quantomeno allarmante: "Su scala nazionale negli ultimi sei mesi abbiamo avuto un incremento del 10 per cento rispetto allo stesso periodo dell´anno scorso".

Il prefetto ha poi presentato le stime delle persone scomparse dal primo gennaio 1974 al 30 giugno 2012. Ben 25.453, di cui 9.396 italiani e 16.057 stranieri; tra queste vi sono 14.885 maggiorenni, d di cui 7.705 italiani e 7.150 stranieri, e 10.598 minorenni, di cui 1.691 italiani e 8.907 stranieri.

Il fenomeno delle scomparse vede la Lombardia prima in Italia, seguita dalla Calabria e poi dalla Sicilia.

Si tratta di dati che erano stati già offerti a Firenze, presso la sala Dionisi della Questura, a metà giugno scorso in occasione del convegno sul tema: “La ricerca delle persone scomparse: nuovi strumenti normativi e tutela delle famiglie”, organizzato dall’Associazione Nazionale Penelope che riunisce i familiari e gli amici delle persone scomparse.

Ovviamente qualcuno ha colto l’occasione per parlare di Serra d’Aiello e del “mistero” dei 12 pazienti svaniti nel nulla e che sono stati inutilmente cercati nel locale cimitero.

Qualcuno che si è chiesto che fine abbiano fatto “i corpi” dei disabili psichici scomparsi dall’istituto “Papa Giovanni XXIII” che non erano nascosti in un cimitero di un comune che pur tuttavia si trova in Calabria: nella “patria” della ‘ndrangheta.

Che relazione c’è tra le scomparse e la mafia, la ‘ndrangheta, la camorra, la Sacra Corona Unita? Tutto e solo per vendere qualche copia in più? O si intende percorrere un nuovo e diverso filone investigativo ?

Non si può anche pensare che gli ospiti dell’Istituto si siano allontanati con un mezzo qualsiasi come il treno od un’auto magari per raggiungere i propri paesi di origine?

Ed infine non sarebbe giusto che questa vicenda avesse una fine e non dovesse avere costante visibilità sulla stampa anni ed anni dopo che il Papa Giovanni XXIII è chiuso e che le salme non sono state trovate dopo un controllo totale dei resti cimiteriali?

Non esiste anche il diritto all’oblio per un paesino che vive da tempo tranquillamente la sua magari noiosa esistenza e che invece di essere ricordato come il territorio di Temesa viene ricordato come il territorio del male?

Ed infine perché ricordare solo il Male ( o supposto tale) e non anche il Bene e certo tale?

 

Costa Concordia: al processo resta solo Schettino.

Lunedì, 22 Luglio 2013 20:47 Pubblicato in Italia

Patteggiano tutti tranne il comandante Schettino.

Pene lievi quelle comminate dal GUP Pietro Molino.

Due anni e 10 mesi,la condanna più alta, per il capo dell'Unità di crisi Costa Roberto Ferradini.

Due anni e 6 mesi di reclusione per l'hotel director Manrico Giampedroni.

Un anno e 11 mesi per l’ ufficiale in plancia Ciro Ambrosio.

Un anno e 6 mesi per l’ ufficiale in plancia Silvia Coronica.

Un anno e 8 mesi per il timoniere Jacob Rusli Bin.

Dopo le decisioni di oggi, l'unico imputato nel processo per il naufragio rimane il comandante Francesco Schettino che ha richiesto a sua volta il patteggiamento, rifiutato in prima istanza dalla Procura, su cui però il giudice dovrà pronunciarsi alle prossime udienze.

Il naufragio del transatlantico Costa Concordia avvenne al largo dell'isola del Giglio la notte del 13 gennaio 2012 e a bordo del quale persero la vita 32 persone.

Forti le critiche dei legali

«È una giustizia vergognosa, sono pene da abuso edilizio, non da omicidio - ha detto l'avvocato Massimiliano Gabrielli - Si dà 1 anno e 11 mesi all'ufficiale di plancia e 7 anni a Emilio Fede. Questa è la giustizia in Italia».

E poi ha continuato l'avvocato di parte civile Daniele Bocciolini «Ce lo aspettavamo ma sono patteggiamenti ingiusti . C'è un'evidente disparità di trattamento tra questi e Schettino, il processo è monco, non è normale che Schettino sia l'unico colpevole e che 3 patteggiamenti siano sotto i 2 anni».

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