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DIMETTITI!

Lunedì, 16 Luglio 2018 11:47 Pubblicato in Cosenza

Cosenza, Ztl nel centro storico. Padre Fedele al veleno: “Nolè deve dimettersi”

In merito alla nota del Vescovo Nolè apparsa sui quotidiani riguardante il disagio della probabile Ztl di Corso Telesio, non posso rimanere in silenzio.

 

Non spetta a me giudicare l’operato di un grande sindaco che ci viene invidiato da tutti, ma approfitto della circostanza per ricalcare una campagna di pseudo-giustizia ecclesiastica che si trascina da 13 anni.

Mi soffermo sulle espressioni del Vescovo riguardanti i fedeli, i sacerdoti, i religiosi che, a suo avviso, non possono raggiungere facilmente l’Episcopio per colloquiare con lui e mi fa sorridere il proposito di trasferire la Curia a Rende, nel Seminario.

Il trasferimento è già in atto.

La vera Curia è lì nel Seminario dove c’è accoglienza, movimento e feste.

Il suo Episcopio invece è ermeticamente chiuso.

Lì nel palazzo episcopale non c’è il Pastore, il Padre che accoglie, ama…

Credo che se ci fosse l’autostrada né fedeli, né preti, e né religiosi andrebbero da lui, perché non è amato né dagli uni né dagli altri.

Qui mi sento chiamato in causa.

Da molto tempo e specialmente dopo la sentenza della Cassazione di Roma, in relazione alla diabolica calunnia di suor Tania Alesci delle Suore Francescane dei Poveri Largo Bachelet Roma del 09/06/2016, ho scritto al Vescovo, ho chiesto svariate volte appuntamenti e inviti a chiamare la suora come è suo dovere seguendo il diritto Canonico.

Non solo non ho ricevuto risposte, ma mi sono sentito e sono abbandonato.

Egli, Mons. Nolè è, come dicono in molti, il chierichetto di Nunnari.

Il demonio ormai ha preso possesso non solo delle stanze della Curia Vescovile di Cosenza ma anche delle Congregazioni romane che vengono “istigate” a condannare l’innocente …

Mons. Nolè è un francescano!

Ma dalle opere dubito che conosca la regola del serafico padre San Francesco e la famosa lettera ad un Ministro …

Non aggiungo altro per motivi di carità, ma mi sento deputato ad invitarlo alle DIMISSIONI, per il bene della Diocesi e del Presbiterio.

Infine mi dispiace che il trattamento riservato al sottoscritto suoni come uno scandalo del secolo! Anticipo che nei prossimi giorni ci sarà una conferenza stampa per esprimere meglio il mio pensiero sulle dimissioni del Vescovo Nolè.

Da tempo faccio footing su Viale Parco recitando il Rosario.

Mi piacerebbe fare questa esperienza attraversando Corso Telesio con la Corona in mano e raggiungere la casa di un Padre, Pastore, buono, saggio, giusto e caritatevole, purtroppo è solo un sogno, una chimera…

Padre Fedele Bisceglia

Da Iacchitè

Continuano uno dopo l’altro i rinvenimenti in Calabria di piantagioni di canapa indiana.

Tanti da lasciar supporre che la canapa indiana stia per diventare tra le maggiori produzioni calabresi dopo olio e vino e pari alla famosa cipolla dolce.

I carabinieri del gruppo di Gioia Tauro hanno rinvenuto, in circostanze diverse, oltre 3.200 piante di canapa indiana in terreni ubicati nei Comuni di Laureana di Borrello, Rosarno, Cosoleto e Cittanova ed arrestato due persone.

In particolare, i carabinieri della compagnia di Gioia Tauro, in un terreno agricolo ubicato al confine tra i Comuni di Laureana di Borrello e Rosarno, hanno rinvenuto una maxi piantagione di canapa indiana composta da oltre 3.000 piante, della varietà olandese nana, dell’altezza media di circa 1 metro, in pieno stato vegetativo, disposte su un terrazzamento di 23 filari.

La piantagione, di difficile accesso e ben occultata tra la vegetazione circostante, era alimentata da un complesso sistema di irrigazione.

Tutte le piante rinvenute sono state distrutte mentre i campioni prelevati sono stati sequestrati e saranno successivamente trasmessi al Ris di Messina per le analisi tossicologiche del caso. i Carabinieri della compagnia di Palmi, in area boschiva della località Serro Rungi di Cosoleto, hanno tratto in arresto un 51enne di Delianuova, per coltivazione di una piantagione di canapa indiana composta da circa 200 piante, dell’altezza media di circa 1,2 metri in pieno stato vegetativo ed un peso complessivo di 2.500 kg circa.

L’uomo, sorpreso mentre era intento a curare la coltivazione mediante attrezzi agricoli e un sistema per l’irrigazione, ha tentato la fuga gettandosi in una scarpata, dove è stato poi recuperato e soccorso dai carabinieri che hanno chiesto l’intervento di personale medico per le cure del caso.

La piantagione, nascosta tra la vegetazione e raggiungibile unicamente tramite un piccolo sentiero sterrato, era suddivisa in tre differenti piazzole per essere meno visibile, anche dall’alto, in caso di controlli delle forze dell’ordine. Le piantine sono state distrutte.

Acquista imbarcazione in leasing ma non versa canone, una denuncia ad Amantea

Amantea (Cosenza) - Le Fiamme Gialle della Compagnia di Paola e della Tenenza di Amantea hanno eseguito un Decreto di sequestro preventivo, emesso dal G.I.P. presso il Tribunale di Paola – dottoressa Maria Grazia Elia, su richiesta del dr. Pierpaolo Bruni – Procuratore capo della Repubblica di Paola – e del Sostituto Maria Francesca Cerchiara, avente ad oggetto un’unità da diporto a motore, profitto di reato di appropriazione indebita aggravata in danno di una società di leasing.

L’imbarcazione, di lunghezza superiore a 10 metri e del valore di oltre 200 mila euro, era stata ceduta dalla società di leasing ad un professionista esercente l’attività di “commercialista” ad Amantea.

Pagate le prime rate del contratto, il professionista si rendeva moroso cumulando un debito di oltre 90 mila euro pur continuando ad utilizzare il natante a fini personali.

Dopo aver invitato inutilmente il professionista a regolarizzare i pagamenti, la società di leasing risolveva il contratto e richiedeva la restituzione del bene.

Diversamente da quanto richiesto, il professionista continuava ad utilizzare l’imbarcazione per fini personali e non restituiva il bene appropriandosene indebitamente.

E’ quindi scattato il sequestro dell’imbarcazione e la denuncia del professionista per appropriazione indebita, reato che prevede la pena della reclusione fino a 3 anni e la multa fino a 1.032,00 euro.

L’imbarcazione sarà ora restituita al legittimo proprietario ed il professionista dovrà dimostrare, sul piano fiscale, il legittimo utilizzo a fini professionali dell’imbarcazione e l’eventuale deducibilità fiscale dei costi sostenuti.

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