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Redazione TirrenoNews

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Almeno quando fa freddo.

La storia della climatizzazione del municipio di Amantea si perde nella notte dei tempi

C’era quella in cui tutti e due i palazzi erano senza riscaldamento autonomo e quando le dipendenti( in particolare) accendevano le stufe elettriche saltava lo stotz e mancava l’energia elettrica così che nemmeno i pc funzionavano.

Poi venne il sindaco La Rupa che fece attivare il sistema di riscaldamento generale dei due stabili

Ora invece i due stabili determinano impiegati di serie A e di serie B

Di serie A sono quelli dello stabile a nord, di serie B sono quelli dello stabile a sud, cioè l’antico municipio

Nella vecchia Pretura l’ impianto di riscaldamento funziona.

Nel vecchio municipio, invece, l’ impianto di riscaldamento non funziona.

Ed alcuni dipendenti di serie B dopo aver chiesto inutilmente la dotazione e l’uso di stufette elettriche se ne vanno a casa per evitare di ammalarsi

Ancora oggi sembra che accendendo le stufette elettriche scatti lo stotz e si interrompa l’uso dei PC.

A tal proposito ricordiamo la sentenza della Corte di Cassazione - Sezione Lavoro, n 6631 del 1 aprile 2015, n. 6631 la quale stabilisce che “ nei confronti del datore di lavoro esiste un preciso obbligo di tutelare la salute psico-fisica dei prestatori di lavoro e di assicurare che i locali dell’azienda siano in condizioni tali da permettere agli stessi di adempiere le prestazioni contrattuali cui sono obbligati, non subendo nocumento alla propria salute.

Nel caso in esame, un gruppo di lavoratori si asteneva dallo svolgere le proprie mansioni lavorative a causa della bassa temperatura dei locali di lavoro, dovuta al malfunzionamento dell’impianto di riscaldamento e al fatto che l’edificio aziendale era privo di una parete, rimossa per l’installazione di una nuova uscita d’emergenza. In questo modo, l’aria fredda dell’esterno non incontrava ostacoli nell’accedere in tutto il complesso aziendale, riducendo sensibilmente la temperatura interna. In seguito a tale condotta dei dipendenti, il datore di lavoro tratteneva la retribuzione corrispondente al periodo di astensione, contestando l’inadempimento dei lavoratori astenuti.

I lavoratori ricorrevano in giudizio chiedendo l’accertamento dell’inadempimento contrattuale del datore di lavoro e la condanna alla corresponsione della retribuzione trattenuta.

Il Tribunale accoglieva la domanda dei lavoratori, con una sentenza che, appellata, era confermata anche dalla Corte d’appello. In particolare, la Corte territoriale rilevava come “l’astensione dal lavoro era riconducibile alla impossibilità della prestazione dovuta alla temperatura troppo bassa nell’ambiente di lavoro”.

Avverso tale sentenza, il datore di lavoro proponeva ricorso in Cassazione, deducendo vizio di motivazione della sentenza impugnata, ritenendo che il locale adibito a luogo di lavoro fosse adeguatamente riscaldato e che il malfunzionamento del sistema di riscaldamento riguardasse locali dell’azienda diversi da quelli in cui i lavoratori prestavano le proprie mansioni.

La Corte di legittimità ha rigettato il ricorso del datore di lavoro e confermato la sentenza impugnata, ritenendo la motivazione della stessa“congrua e corretta”, essendo esente da censura il giudizio sulla idoneità del luogo di lavoro, di competenza del giudice di merito.

I giudici hanno rilevato come esista un obbligo in capo al datore di lavoro di garantire la tutela della salute psico-fisica dei propri dipendenti e collaboratori che ha la sua fonte direttamente nella legge, in particolare nell’articolo 2087 del Codice Civile (“Tutela delle condizioni di lavoro”) a norma del quale: “L’imprenditore è tenuto ad adottare nell’esercizio dell’impresa le misure che, secondo la particolarità del lavoro, l’esperienza e la tecnica, sono necessarie a tutelare l’integrità fisica e la personalità morale dei prestatori di lavoro”.

Nel caso in cui si prospetti la violazione di tale obbligo, che grava sul datore di lavoro, la controparte contrattuale (il lavoratore) è legittimato a non eseguire la propria prestazione eccependo l’inadempimento e, al tempo stesso, mantiene il diritto alla retribuzione, in quanto al lavoratore non possono derivare conseguenze sfavorevoli in ragione della condotta inadempiente del datore.

In conseguenza di ciò, se il datore di lavoro non garantisce un ambiente di lavoro salubre e tale da non recar danno alla salute dei lavoratori, questi sono legittimati ad astenersi dall’eseguire le proprie mansioni e a ottenere comunque la retribuzione dovuta.

Amantea e la maledizione del porto

Mercoledì, 11 Gennaio 2017 09:56 Pubblicato in Cronaca

Il 5 gennaio 2017 la capitaneria di Porto di Vibo valentia ha emanato la ordinanza n 2 /2017 con la quale vieta l’ingresso e l’uscita del porto turistico di Amantea a qualunque tipologia di unità navale.

Con la medesima ordinanza dispone che il comune di Amantea esponga la ordinanza in luogo visibile agli utenti per tutta la durata della sua efficacia.

La durata è fissata “ fino a successiva e diversa disposizione”.

Praticamente ad libitum.

Ovviamente la capitaneria di Vibo dispone la revoca contestuale della ordinanza n 13/2016 del 23 maggio 2016 con la quale venne disposta la riapertura del porto stesso.

E comunque, in quel caso, il pescaggio massimo delle unità navali ammesse era stato stabilito in un massimo di 2 metri sia in entrata che in uscita

In sostanza il porto è rimasto aperto sei mesi da giugno a dicembre 2016.

La capitaneria aveva ricevuto dal comune la nota del 4 gennaio con la quale era stato riferito che a seguito delle recenti mareggiate la imboccatura del porto non era più sicura alla navigazione.

Continua così la antica e mai doma maledizione dell’insabbiamento dei porti di Amantea

Si insabbiò il porto dell’Oliva richiamato da Al Idrisi, quello nel Catocastro di cui ebbe a parlare il prof Scmith, quello della Calavecchia.

Una storia di insabbiamenti che hanno creato sempre problemi alla città.

E Franco Iacucci restò solo!

Martedì, 10 Gennaio 2017 23:23 Pubblicato in Basso Tirreno

Della serie#Ti piace vincere facile!#

Già partiva favorito Franco Iacucci, ma ora non solo sarà presidente ma potrebbe avere una maggioranza bulgara in consiglio provinciale.

Una cosa, probabilmente, mai successa prima.

Cosa è successo?

Semplice. Iacucci non ha avversari.

Già! La lista del sindaco forzista di Orsomarso non è stata ammessa.

I provincia di Cosenza non esiste più né la destra, né i centrodestra!

Secondo l’ufficio elettorale composto dalla presidente Antonella Gentile, Umberto Greco, Raffaele Prisco, Domenico Abramo, Dora Perrotta, Pierpaolo De Rose, Adriana Spadafora , Francesco Falcone ed Andrea Vizzini, la lista di Antonio DE Caprio non ha raggiunto il numero minimo di sottoscrizioni fissato in 269.

E’ vero che in sede di presentazione sono state dichiarate 273 sottoscrizioni ma dalla verifica ne sarebbero risultate solo 267

Insomma un pasticciaccio incredibile

Per esempio i consiglieri Piccolo Ottorino del comune di Scigliano, Iannucci Francesco del comune di Carolei ,Massarotti Onofrio del comune di Castrovillari e Carpino Carmine del comune di Mangone hanno firmato DUE volte per De Caprio!?

Non solo , ma i consiglieri Papa, Pierino, De Filpo Angelo, Leo Vincenzo, Morelli Ugo, tutti del comune di Laino Castello, Postorivo Stefania di Roggiano Gravina hanno firmato sia per Iacucci che per De Caprio , ma i voti sono stati assegnati a Iacucci perché le firme sono state apposte giorno 8 , cioè prima di quella per De Caprio fatta giorno 9.

Sono state quindi ammesse le seguenti liste :

L’Italia del Meridione che fa capo ad Orlandino Greco

Provincia democratica dove ci sono Graziano di Natale e Monica Sabatino

Il coraggio di cambiare formazione ispirata dal forzista Giuseppe Graziano

Insieme per la Provincia con Giulio Serra

Nuova Provincia la lista dei Gentile dove è presente Socievole Valentino

Cosenza Azzurra

La Provincia che vuoi con Roberto Pizzuti

Domani sarà sorteggiato l’ordine di lista.

Ovviamente tutto questo non spiega il perchè della mancata candidatura del sindaco Occhiuto di Cosenza.

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