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Redazione TirrenoNews

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La natura fa il suo corso. Senza eccezioni, per fortuna

E finita l’estate ecco che arriva l’autunno.

E con l’autunno arrivano le piogge.

E purtroppo non sono più le solite piogge degli ultimi cento anni, quella che cominciavano magari al mattino e duravano , lente od intense, per ore ed ore, e talvolta per una intera giornata.

Oggi le chiamano “bombe d’acqua” .

Piogge magari di durata minore, ma intensissime.

Ed i danni sono notevoli.

Ma forse non è soltanto un fatto derivante dal “diverso” comportamento della natura che reagisce- molto probabilmente, se non sicuramente- alle “violenze “ dell’uomo.

Anzi quasi certamente questa situazione è figlia anche della disattenzione dell’uomo al “rispetto” della “natura” e dei suoi “bisogni” ,anche quando fossero considerabili eccessivi

Nella foto il fosso “Corallo” che raccoglie le acque della prima collina di San Procopio, della zona di Romanova e della zona “ U viscuvu”

Parliamo di quella zona che da sempre raccoglie l’acqua della collina e la trasporta a mare

Una funzione remotissima visto che perfino le ferrovie oltre 130 anni fa realizzarono il pontino per un facile scolo a mare.

Ma il fosso deve essere pulito. Ed è il momento giusto.

Se pubblico dal comune, se privato –quantomeno- dai limitrofi.

Abbiamo citato il fosso del torrente “Corallo” perché pochi anni fa i terreni e le abitazioni sottostanti vennero allagate

Ma la questione riguarda decine e decine di fossi di scolo

E riguarda ovviamente tutti i canali interni al centro abitato .

Parliamo del centro abitato di Amantea perché per sua fortuna quello di Campora sembra naturalmente protetto dalle piogge alluvionali , se si esclude la parte del PIP.

Per agevolare l’ente non sarebbe male che chiunque si rivi a rischio di allagamento muova diffida verso il comune il quale- a sua volta- potrà azionarsi verso gli inadempienti che saranno così direttamente e pienamente responsabili di eventuali danni a privati ma anche agli enti pubblici.

Rubano la legna della diocesi. Arrestate tre persone.

Mercoledì, 24 Settembre 2014 16:08 Pubblicato in

E’ successo a Pietrapaola e Campana.

Tre persone sono state sorprese ed arrestate in flagranza di reato dal Corpo forestale dello Stato mentre erano intenti a trafugare materiale legnoso nel comune di Pietrapaola (cs) in località “Cucco”, area questa sottoposta a vincolo idrogeologico di proprietà della Arcidiocesi di Rossano –Cariati.

Le tre persone, M.R. di anni 34 di Longobucco, L.L. di anni 58 e C.M. di anni 49 entrambi di Caloveto, sono stati fermati dal personale del Corpo Forestale mentre erano intenti a tagliare delle piante di quercia con l’ausilio di motoseghe.

Una volta abbattute le piante, i tre uomini provvedevano allo smacchio del materiale legnoso con un trattore cingolato trovato in funzione nel momento dell’intervento del personale .

Sul posto sono intervenuti, in un servizio mirato alla repressione tagli furtivi, il personale dei Comandi Stazione di Spezzano Sila, Campana, San Giovanni In Fiore e Cava di Melis.

Oltre al legname trovato al momento dell’intervento, sul posto da una accurato controllo dei luoghi sono risultate tagliate nei giorni passati diverse piante di essenza quercina.

I tre responsabili sono stati arrestati e su disposizione del Magistrato di turno della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Castrovillari sono stati posti agli arresti domiciliari.

Dovranno rispondere di furto di materiale legnoso e danneggiamento.

Il trattore cingolato, le motoseghe impiegati per le operazioni di taglio ed esbosco del materiale, nonché circa 30 quintali di legname già tagliato e depezzato trovati sul posto sono stati posti sotto sequestro penale.

Quello dei controlli sui tagli boschivi è una attività particolarmente sviluppata dagli uomini del Corpo Forestale attraverso un piano di controllo delle utilizzazioni boschive nella Sila greca e nel versante ionico.

Nei giorni scorsi un ulteriore operazione, condotta dai reparti di Rossano,Campana,Spezzano Sila e Camigliatello ha portato al deferimento di 3 persone di Campana per ricettazione perché trovati in possesso di legna proveniente da un taglio furtivo in atto nella di proprietà del comune di Campana.

Una scelta “sofferta” in verità.

Il 9 settembre scorso il candidato sindaco di Reggio Calabria Giuseppe Falcomatà indicava nella sue liste la presenza della professoressa Marisa Cagliostro, la quale rispondeva con il seguente comunicato

“Leggo il mio nome nell'elenco dei candidati delle Liste civiche stasera presentate da Giuseppe Falcomatà. Non è un segreto che ho seguito con attenzione le primarie della coalizione di centrosinistra e che considero positivamente il suo percorso,nel panorama generale delle proposte politiche e civiche che ad oggi si sono presentate alla città. Da oltre un anno ho aderito al Laboratorio politico Patto civico,coordinato da Antonino Spadaro e sono stata assidua sostenitrice dell'importanza di un cambiamento radicale nel nuovo governo della città. Con Patto civico infatti abbiamo predisposto e presentato un programma al quale speravo seguisse una partecipazione, anche indiretta alla competizione politica comunale,ritenendo irrinunciabile per ciascun cittadino dare il proprio contributo all'auspicato cambiamento. Nelle more di una molteplicità di incontri con movimenti e candidati, il cui esito peraltro non ha portato ad alcuna concretizzazione nel senso auspicato, ho avuto nei giorni scorsi da Falcomatà la proposta di candidatura per la quale mi sono riservata di decidere. Non avendo ancora sciolto la riserva ritengo corretto darne smentita".

Rispondeva il giorno dopo 10 settembrela Lista civica Reset, che sostiene la candidatura di Giuseppe Falcomatà a sindaco di Reggio Calabria:

"La Professoressa Marisa Cagliostro non ha scritto che non si candiderà ma che ha bisogno di qualche ulteriore tempo di riflessione per compiere dei passaggi preliminari che per lei sono importanti e che noi ovviamente rispettiamo".

Ieri 23 settembre ecco la scelta della Professoressa Marisa Cagliostro:

“ Ho deciso di sciogliere positivamente la riserva sulla proposta di candidatura fattami da Giuseppe Falcomata', giovane che gode della mia fiducia per la sua cultura ed il coraggio a cimentarsi in una impresa ardua, ma dovuta da chi, già impegnato in politica, intende dare il proprio contributo alla rinascita della città. Ho lavorato nella mia lunga carriera universitaria con migliaia di giovani e sono abituata a dare loro fiducia e supporto di esperienza, se necessario.

In un momento che ritengo determinante per le sorti della città ho valutato attentamente se, oltre all'impegno da sempre profuso nella realizzazione di iniziative progettuali in ambito culturale, potessi dare anche un modesto contributo personale per restituire decoro,vivibilità,trasparenza amministrativa e sviluppo socio culturale alla città in cui sono nata e che amo. Questa mia nuova esigenza mi ha portata oltre un anno fa a firmare la Dichiarazione d'intenti e a partecipare alla fondazione del Laboratorio politico Patto civico, egregiamente coordinato dal prof.Antonino Spadaro. Non e' mancato il mio fattivo contributo alla formulazione del Progetto per la città metropolitana, presentato alla stampa lo scorso giugno nel palazzo storico della Provincia. I notevoli sforzi esperiti insieme al Comitato di coordinamento di LPPC per favorire la formazione di una aggregazione civica guidata da un candidato sindaco, adeguati ad affrontare i gravi problemi della città si sono mostrati non ancora maturi. Si è assistito invece ad una notevole frammentazione dei movimenti civici con numerosi candidati Sindaco. Allora che fare? La mia risposta e' fare tesoro dell'esperienza del Laboratorio politico, di cui non potrò seguire in coscienza la decisione maggioritaria di astensione dall'agone elettorale per invece dare un contributo alla coalizione di centro sinistra guidata da Giuseppe Falcomata', nella certezza che i cittadini sapranno scegliere tra le candidature quelle che potranno portare credibilità ed esperienza di buona gestione.

Non è più tempo di rinvii e qui ha vinto la mia voglia di concretezza e determinazione che ha da sempre caratterizzato l’effettiva esperienza universitaria del mio lavoro applicata sul territorio per la realizzazione di progetti culturali e di iniziative associative e di volontariato culturale.

E' sulle tematiche culturali, ambientali e del turismo che si giocherà il riscatto della città, del suo sviluppo turistico culturale, la sua creatività e ricettività,la sua nuova organizzazione metropolitana Chi ha strumenti ed energie ha il dovere morale di metterle in campo senza se e senza ma, con  l'umiltà dei forti per il bene comune. Da questo scopo non ho potuto esimermi. Prof. Marisa Cagliostro”

Con queste parole la professoressa Marisa annuncia la candidatura nella lista Reset, al fianco di Giuseppe Falcomatà, che corre per la poltrona di Sindaco di Reggio Calabria.

Per capire il comunicato occorre presentare Marisa Cagliostro, professore associato della Mediterranea. Lo facciamo ricordando il suo pregevole intervento di 4 anni fa (venerdì 24 settembre 2010)

Università: è tempo di vacche magre

di Marisa Cagliostro* – L’accorato appello del prof.Costa affinchè la Mediterranea possa continuare ad offrire alla città e al territorio nonché alla popolazione studentesca la varietà di Corsi di laurea che si era consolidata nel tempo, mi trova solidale in linea generale. In effetti ho ritenuto importante partecipare a quel Consiglio di facoltà cui il Collega si riferisce per non sottrarmi alle decisioni da prendere,ma non sono stata sorpresa più di tanto dal risultato che a mio avviso era da tempo annunziato.

L’Università -e non mi riferisco solo alla Mediterranea -ha avuto negli scorsi anni molta autonomia nella didattica, nella ricerca,nella attivazione di Corsi di Laurea, dottorati,nuove discipline,nuovi posti a concorso, realizzazione di master, borse di studio ecc ecc .Ha inoltre goduto di erogazioni statali sufficienti e potuto attivare rapporti di collaborazione e consulenza sia con gli enti territoriali che con le aziende private che hanno portato risorse finanziare  anche ingenti quando riferite a progetti ministeriali ed europei. Eppure, a mio modesto avviso, l’Università in genere e la Mediterranea nello specifico hanno vissuto queste opportunità spesso con superficialità e approssimazione e talvolta con arroganza,usando il divide et impera di romana memoria o seguendo il criterio di vivere alla giornata o cantare per tutto l’anno come i grilli in estate. E quando, come sta avvenendo, i cordoni della borsa statale si debbono stringere,riappare in tutta la sua nuda verità la carenza di una modalità di gestione delle risorse umane e finanziarie che ha privilegiato spesso l’appartenenza a questa o quella consorteria (non parliamo di scuole e baronie di vecchia memoria ma di nuove aggregazioni che nulla hanno di quelle ),la assoluta disattenzione verso il merito e l’esperienza,la mancanza di un coerente e realistico progetto dell’offerta didattica, la inadeguatezza di un razionale e organizzato uso degli spazi e dei servizi,la prevalenza di interessi personali e privati,quando non strettamente familiari, nell’ accesso alla carriera universitaria e  nella progressione della stessa. Se in questa fase molti docenti di tutte le università sono giunti al limite di età per il pensionamento e si crea naturalmente la carenza nelle discipline dagli stessi ricoperte ,in mancanza del normale ricambio possibile e prevedibile fino a pochi anni fa, ecco che si crea il vuoto e quella che era prima una opzione praticabile ma non necessaria -la richiesta di disponibilità ai ricercatori di ricoprire incarichi didattici a titolo gratuito-, diventa una esigenza imprescindibile,una  questione di vita o di morte per la sopravvivenza dei Corsi di laurea. Forse anche un’arma di ricatto nei loro confronti proprio nel momento in cui hanno deciso di porre con determinazione i problemi della loro categoria ed hanno scelto in gran parte di ritirare la loro disponibilità alla didattica. In effetti il ruolo dei ricercatori, come indica la parola stessa è altro e prevede solo una limitata collaborazione ai corsi, non alla normale attività didattica lasciata ai docenti titolari, per portare l’esperienza della loro ricerca in forme seminariali o esercitative.
Tutti abbiamo dato più di quello che ci veniva richiesto nel momento fondativo dell’Istituto universitario di Architettura e poi dell’Ateneo mediterraneo e abbiamo continuato, molti di noi, ad impegnarci in tutte le occasioni ricoprendo più incarichi, spesso a titolo gratuito, e consentendo alla Mediterranea di affermarsi nel territorio di pertinenza -Calabria e Sicilia orientale- ed evidenziarsi anche per ampi rapporti di ricerca con altre sedi universitarie nazionali e internazionali. Ma questo processo di crescita non ha via via trovato -ed oggi se ne vedono le conseguenze-altrettanta forza di spinta e capacità progettuali e gestionali nelle recenti strutture di vertice, spingendosi sino ad incorrere in episodi di arrogante nepotismo che hanno avviato un processo di impoverimento se non di degrado dei rapporti interni alle varie strutture  e articolazioni della organizzazione dell’Ateneo. Ecco che, seppure solidale con Enrico Costa cui riconosco passione e attaccamento non usuale al lavoro che svolge, dall’alto della mia lunghissima e altrettanto appassionata esperienza nella Mediterranea e amareggiata dalle spiacevoli vicende concorsuali che hanno segnato l’ultima fase della mia carriera,mi confermo nella decisione di lasciare anticipatamente e non per limiti di età,una università nella quale non mi sento più a mio agio, mancandomi la fiducia e lo stimolo a continuare a dare il mio seppure parziale contributo. Mi spiace quindi contribuire ad allargare il vuoto di cui sopra ma mi pesa di più continuare ad assistere al percorso ad ostacoli dei molti colleghi ricercatori e associati, e alla impossibilità di far progredire dottori di ricerca di solida preparazione cui viene negata, per motivi non certamente legati al merito, anche una borsa di ricerca o opportunità di concorsi per ricercatore per i quali il dottorato li aveva formati. Non è tutto da attribuire al singolo Ateneo se questa è una politica governativa, per nulla condivisibile, ma credo non resti -da parte degli attuali vertici della Mediterranea e di gran parte degli Atenei italiani- che fare un doveroso mea culpa e assumersi le proprie responsabilità  accollandosi l’onere di avviare un progetto a breve e medio termine di ottimizzazione delle risorse umane ed economiche esistenti. Il tempo delle vacche grasse è finito e qui si parrà la loro nobilitate”.

*Professore associato Università Mediterranea di Reggio Calabria

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