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Qui la ‘ndrangheta non esce

Lunedì, 20 Luglio 2015 18:13 Pubblicato in Comunicati - Sport - Giudiziaria

Scrive Gigi El tarik:

“Oh mia Terra si bella e perduta! O membranza sì cara e fatal! Arpa d’or dei fatidici vati,

Perché muta dal salice pendi? Le memorie nel petto raccendi, Ci favella del tempo che fu!”

 

Le organizzazioni delinquenziali nel corso della storia italiana non hanno mai dimostrato alcuna riverenza nei riguardi delle Amministrazioni locali.

È grave e sembra immutabile in Calabria il rischio di infiltrazione mafiosa negli enti locali. È in questa nostra Terra infatti che si conta il maggior numero di comuni sciolti per mafia. Circa un anno fa lo rilevava la Dia nella relazione al Parlamento. “Ancora una volta, la pervasiva capacità della 'ndrangheta di infiltrarsi nel settore degli appalti pubblici condizionandone i meccanismi di regolazione”.Pericoloso, secondo la Dia, è il tessuto di relazioni e collusioni con ambienti politici e imprenditoriali che la 'ndrangheta è riuscita a creare con un “modus operandi che costituisce la più rilevante minaccia della matrice 'ndranghetista esportata anche in altre regioni”. Infine «le vulnerabilità che, ormai da tempo, affliggono il sistema amministrativo locale calabrese, sono sintomo di una emergenza che non accenna ad essere contenuta e che richiede costante vigilanza e sinergica coralità nelle risposte istituzionali”. La collettività amanteana venne tranquillizzata circa, 4 anni orsono con la pronuncia, del Consiglio di Stato che annullava lo scioglimento del Comune per infiltrazioni mafiose. A prescindere, qualche giornalista riportava alcuni passaggi dell’inchiesta “Nepetia”, della D.D.A. di Catanzaro, affinché, pur nella delicatezza della situazione, non ci fossero sbrigative assoluzioni morali per amministratori coinvolti. Fino ad ora i vertici della Giunta in gran parte imitati da quelli delle altre forze politiche, hanno cercato di nascondere la degenerazione del sistema politico di questo paese con delle trovate . (Itinerari del Centro Storico, marchio di qualità.. ecc.).Sembrava che con queste effimere formule salvifiche si fosse assicurata la volontà popolare e risolto ogni problema di assenza di qualsiasi forma di vitalità democratica all’interno del Consiglio comunale. Poi si è scoperto che questo modo di gestire un paese, così come in ogni amministrazione comunale e regionale non si è stati in grado di eliminare la piaga del malaffare provocato dagli interessi dei gruppi famelici e delle lobby prevaricatrici. La relazione annuale della Procura nazionale antimafia fotografa lo status della malavita calabrese. “Le nuove leve malavitose dialogano alla pari con politici e gruppi industriali”  È una “presenza istituzionale strutturale nella società calabrese, interlocutore indefettibile di ogni potere politico ed amministrativo, partner necessario di ogni impresa nazionale o multinazionale che abbia ottenuto l’aggiudicazione di lavori pubblici sul territorio regionale”. Il concetto non sarà inedito, ma leggerlo nelle pagine della relazione annuale della Direzione nazionale antimafia fa comunque impressione. Perché l’idea restituisce, di anno in anno, la sensazione che il potere delle cosche non accenna a diminuire. “Qui la ‘ndrangheta non entra”: parola di istituzioni calabresi. Sarà vero? “Qui la ‘ndrangheta non entra”. Lo slogan è inciso anche su una targa fuori dal Municipio di Amantea. La targa, ieri mattina, faceva ridere due giovani che sostavano davanti ad essa. Devo confessare che ho avuto un attimo di turbamento che mi ha impedito di entrare in Comune a chiedere delle risposte che tutta la collettività aspetta da moltissimo tempo e che questa Amministrazione non si è mai degnata di dare. Le uniche “verità” sono sempre state diffuse dal solito Sparaballe istituzionale: “il mare di Amantea è da bere”; “la raccolta differenziata è ormai una realtà” ; “ Appuntamento con il marchio d’area Antica Temesa”; Eventi tra la Storia, la fede e la solidarietà”; ecc. Non una parola sulle appropriazioni indebite di beni demaniali; di concessioni di lotti a misura d’uomo; di cancelli che di fatto rendono privata una strada “pubblica”; di ponti fantasiosi sul fiume Colongi; “di scandalosi lavori a costo zero per il bene della Comunità”; etc. , etc. Il territorio calabrese è stato abitato da una serie vastissima di popoli antichi, tra questi i Bruzi che erano riconosciuti come una piccola potenza in rapida ascesa. La loro prerogativa era quella di continuare a svilupparsi come civiltà autonoma e conquistatrice e ciò li spinse all’ostilità verso Roma, dato che non si sottomisero mai del tutto. Per il loro comportamento , questi nostri antenati furono accompagnati da giudizi sprezzanti e poco lusinghieri. Da questi antichi eventi si è consolidata una memoria storica che ha rappresentato i calabresi con tratti pesantemente negativi e che grazie alla sua malavita continuano a portarsi addosso questo giudizio non del tutto infondato. Val la pena riflettere sul fatto che, se la decisione di sciogliere o meno un’Amministrazione Comunale spetta alla politica, l’eventualità che questi “scioglimenti” possano rispondere più a logiche e strategie partitiche è altamente probabile. Questa singolare situazione si rileva dal fatto che, a fronte di una endemica minaccia di infiltrazione cui sono sottoposti le amministrazioni locali, solo un numero relativamente ristretto di Comuni è stato finora sciolto.

“ Qui la ‘ndrangheta non esce! Con questo si intende dare un segnale forte e ribadire da quale parte stanno le istituzioni” ! Questo leggevo qualche tempo fa su di un cassonetto della spazzatura, prima dell’avvento della “differenziata”. Chissà com’era arrivato ad Amantea quel cassonetto sgangherato!?    Beaumont sur Mer luglio 2015    Gigino A Pellegrini & G el Tarik

Scrive Francesco Cirillo:

Siamo in piena stagione turistica e non possiamo parlare male del nostro mare, ne andrebbe l’economia turistica, già in gran parte mal messa per la crisi economica che attanaglia migliaia di famiglie. Il calo delle presenza turistiche in Calabria è vistoso e basta guardare i lidi balneari semi vuoti e le spiagge libere per rendersene conto.

 

Di più in alcuni tratti della nostra costa compaiono come al solito strisce di materiale oleoso inquinante e bollicine bianche miste a materiale melmoso. I turisti ed i residenti sono giustamente arrabbiati e come al solito ecco il balletto solito di verità nascoste. Sarà qualche depuratore che non funziona, o qualche scarico abusivo, o forse qualche nave di passaggio, o è la schiumetta che viene trascinata dalle correnti alle 11 in punto dalla Campania o da Messina. La gente vuole essere tranquillizzata e non vuole sapere come stanno realmente le cose. Si preferisce appisolarsi sotto l’ombrellone in attesa che il mare ritorni pulito piuttosto che capire cosa davvero succede nel nostro mare. Se volete davvero restare illusi da ciò che dicono le istituzioni ( Arpacal, Provincia, Regione, Sindaci, , Ispra ) e non sapere la verità, vi consiglio di non continuare a leggere questo articolo. La verità è terribile, costosa, anti economica, anti turistica, la verità porta ad aprire gli occhi, a capire che esiste un altro modo di vedere le cose. Prendete ogni mattina la pillola azzurra offerta da Morpheus nel film Matrix rifiutando per paura la pillola rossa. La verità purtroppo è questa ed è suffragata da perizie, ordinanze, studi scientifici. Il nostro mare tirreno è un mare morto, sepolto sotto tonnellate di rifiuti di ogni genere che sono nei nostri fondali da anni e che vengono rimescolati ogni volta che c’è una mareggiata, o passa un peschereccio con lo strascico per portare pesce fresco sulle vostre tavole. Abbiamo dimenticato della nave Cunsky e di utto il clamore suscitato dalle dichiarazioni del pentito Fonti? Abbiamo dimenticato perché nel 2009 abbiamo manifestato in massa ad Amantea ? Abbiamo dimenticato l’inchiesta di Natale De Grazia misteriosamente morto avvelenato mentre si recava ad interrogare i responsabili della Jolly Rosso ? E’ vero siamo un popolo dalla memoria corta. Sapete quanti rifiuti tossici sono sepolti nel fiume Olivo ad Amantea ? 100 mila tonnellate, rifiuti costituiti da metalli pesanti di ogni genere oltre che al cesio 137, secondo l’Ispra portato lì dalla catastrofe di Cernobyl nel 1987 ( ci credete ? ) . Sapete quante sono 100 mila tonnellate ? immaginate il Colosseo pieno di rifiuti e vi fate un’idea. Quei rifiuti sono lì ed il fiume Olivo ogni giorno ne trasporta nel nostro mare parti liquefatte, ridotte a poltiglia, che finiscono nella catena alimentare del pesce che mangiamo oltre che minacciare la nostra salute. Alla foce del fiume Olivo spiaggiò nel 1990 la motonave Rosso carica di materiale rimasto sconosciuto e che venne smantellata nel giro di qualche mese nascondendo ogni traccia di quanto conteneva. Per bonificare quell’area è stato quantificato che occorrono 21 milioni di euro. Pensate che qualche organo dello Stato possa investire questa astronomica cifra ? E la vicenda Cunsky davanti Cetraro, ve la siete bevuta tutta ? Avete creduto a quella ministra Prestigiacomo del governo Berlusconi, che cacciò dal cilindro non un bianconiglio ma una nave della prima guerra mondiale. Vi siete tranquillizzati con questa storia ? Dimenticando che la stessa Capitaneria di porto di Cetraro qualche anno prima nella stessa zona aveva vietato la pesca avendo riscontrato nei fondali la presenza di metalli pesanti pericolosissimi per la salute umana. Passiamo al nord della Calabria. Dal fiume Olivo a quello del Noce di Tortora. Sapete dell’impianto di San Sago ? E’ un impianto dove convergevano gli auto spurgo di tutta la zona tirrenica a scaricare percolato proveniente da discariche, pozzi neri di abitazioni e attività produttive , liquami vari. Il sindaco Lamboglia lo ha chiuso con un’ordinanza dopo una perizia fatta dall’Ing. Magnanimi dell’ Università di Cosenza che ha dimostrato come l’impianto negli ultimi tre anni ha scaricato nel fiume Noce e quindi nel Mare tirreno 4000 tonnellate di percolato proveniente da discariche.

Tutta quell’area potrebbe diventare un’oasi naturalistica ed invece è in mano a predoni senza scrupoli. Anche qui è in corso un procedimento contro tre amministratori dell’impianto accusati di disastro ambientale . Precedentemente da quell’impianto erano anche spariti tonnellate di sangue proveniente da macellazione. Si parla di milioni di litri di sangue spariti nel nulla. Il sottoscritto ed il sindaco Laboglia da qualche mese siamo oggetto di lettere anonime che ci invitano a non occuparci di questo impianto. L’ultima addirittura, di qualche giorno fa, è firmata da un ex responsabile dell’impianto che venne arrestato e salvato dalla nostra legislazione solo grazie ad una prescrizione. I fatti restarono. Ciò nonostante nessun politico, o amministratore si è sognato di portare solidarietà a questo sindaco che coraggiosamente sta lottando contro l’inquinamento del nostro mare senza clamori né protagonismi ma in assoluto silenzio. Se fosse successo a qualche responsabile della regione sarebbe in televisione ogni giorno ed invitato a talk show. Riguardo a me non mi aspettavo niente essendo un normale giornalista e senza alcun partito alle spalle. Resta un fatto, l’ordinanza n.20 del 24 marzo 2014, emessa dal sindaco Lamboglia, che però il tribunale del riesame di Cosenza ha annullato dando ragione ai gestori dell’impianto. Avete capito come si difende l’ambiente e la salute dei cittadini ? Attendiamo ora la Cassazione. Ma se desse ragione ai gestori l’impianto, questo riaprirebbe e senza alcun controllo. Capite bene adesso che i depuratori sono il problema minore e che bene o male questi sono facili da controllare ?   E avete dimenticato i terreni della Marlane a Praia a mare ? Sono stati trovati in alcune zone del terreno della ex fabbrica tonnellate di rifiuti tossici compresi il Cromo VI. Qui sono morti di tumore oltre 100 operai e oltre 200 sono ammalati. Il giudice Introcaso del tribunale di Paola, che ha condotto il processo ha assolto tutti i responsabili del disastro, nonostante vi fossero stati coraggiosi operai, tra i sopravvissuti al disastro che avevano testimoniato di aver sotterrato loro stessi quei rifiuti tossici. Quei rifiuti sono ancora sono lì a poche centinaia di metri dal mare dove i turisti ignari fanno il bagno. Pensate ancora che vi abbiano detto la verità ? Quindi il problema sta nei fondali. Lo strascico che avviene quasi quotidianamente in modo legale e in modo abusivo smuove quei fondali contaminati da tonnellate di rifiuti di ogni genere. Bisognerebbe fare dei prelievi in tutto la costa e analizzare non solo la presenza di colibatteri ma anche quella dei metalli pesanti. Andare nella stessa zona dove venne fatta l’ordinanza della Capitaneria di porto, andare davanti i fiumi Olivo, Lao, Noce e analizzarne i fondali. E bisognerebbe farlo alla presenza di tecnici non di parte proprio per dare massima sicurezza e trasparenza ai risultati. Non bisogna fidarsi né dell’Arpacal né dell’Ispra, in quanto al loro interno ci sono tecnici nominati da politici che quindi rispondono alla politica e non ai cittadini. Quando si doveva sondare la presenza nei fondali del mare di Cetraro della nave Cunsky, Greenpeace aveva offerto la propria nave e propri tecnici di levatura internazionale, scienziati ed esperti. Ed invece Berlusconi, allora al governo, chiamò il suo amico armatore Attanasio che mandò la Nave Oceano. Dopo una breve visita a bordo di giornalisti e tecnici vari, tutti, compreso io venimmo invitati a scendere. Nessuno sa cosa davvero sia successo in quella nave se non l’annuncio a sorpresa qualche giorno dopo del ritrovamento di una nave della prima guerra mondiale che tutti sapevamo che esisteva. Tutti hanno subito dimenticato le riprese subacquee fatte da un’altra nave mandata lì qualche mese prima dall’assessore regionale Greco.

Cosa fare allora ?

1)Bloccare subito lo strascico

2)Ripartire con il Parco marino della Riviera dei Cedri allargandolo da Tortora fino a Paola inserendo tutte le scogliere esistenti ed i fiumi che vi sboccano

3) Ordinanze dei sindaci che impongano agli auto spurgo di segnalare la propria presenza nei paesi dove intervengono, dichiarando il luogo da ripulire e in quale impianto andranno a sversare .

4) Controlli quotidiani e per tutto i mesi estivi dei fiumi utilizzando i lavoratori forestali e volontari delle associazioni ambientaliste. Controllo di tutti pozzi neri lungo i fiumi e eventuali scarichi abusivi.

5)Chiusura di quegli impianti che non diano garanzie sullo smaltimento dei rifiuti e soggetti ad indagini giudiziarie come quello di San sago a Tortora.

6)Avviare un piano di bonifiche per i terreni della Marlane , del fiume Noce e del fiume Olivo e di tutte quelle aree interessate negli anni passati da discariche come a Santa Domenica Talao, Scalea, Praia a Mare

7)Analisi dei fondali marini da Tortora ad Amantea

8)Scandaglio di tutti i fondali della Calabria con navi moderne e tecnologicamente attrezzate alla ricerca delle navi affondate per un censimento dell’esistente e del loro stato.    

9)Istituzione del Registro nazionale dei tumori per stabilire la connessione fra aree inquinate e l’incidenza tumorale.

10)Interventi di ripascimento morbido per contrastare l’erosione marina.

Riceviamo e pubblichiamo:

 

“La richiesta di soccorso, alla Sala Operativa della Guardia Costiera di Vibo, è arrivata intorno alle ore 09.10, tramite numero blu 1530, da parte di alcuni bagnanti che, da riva, avevano notato un natante di circa 4 metri, improvvisamente capovoltosi, a circa mezzo miglio al largo del lungomare di Falerna.

 

Tempestivo l’intervento dei mezzi della Guardia Costiera di Vibo, che mollati gli ormeggi contemporaneamente dal Porto di Amantea e dal Porto di Vibo Valentia Marina, giungevano sul posto in pochi minuti.

I guardacoste notavano due naufraghi in mare attaccati al natante ormai semiaffondato ed il terzo naufrago a bordo di un natante, partito dalla riva della spiaggia di Falerna in loro aiuto. I tre malcapitati, impauriti per la disavventura che poteva tramutarsi in tragedia, sono stati recuperati a bordo dei mezzi della Guardia Costiera ed accompagnati sulla spiaggia, ove ad assisterli era, altresì, intervenuta la Pattuglia della Guardia Costiera di Lamezia Terme, dirottata sul punto dalla Sala Operativa di Vibo.

Riuscita ai militari anche l’operazione di recupero del piccolo natante capovolto, in procinto di affondare.

I tre uomini hanno raccontato di essere usciti per una battuta di pesca e nello spostarsi tutti su di un lato del piccolo natante, ne hanno provocato involontariamente il ribaltamento.

Dopo le attività di soccorso ed assistenza, i tre mezzi nautici intervenuti, il Battello Pneumatico GC 353, la Motovedetta CP 808 e la Motovedetta CP 2096, hanno ripreso le rispettive attività di vigilanza lungo il litorale del Compartimento Marittimo di Vibo.

Ricorre oggi il 150° anniversario della fondazione del Corpo delle Capitanerie di Porto ed a suggello di un evento di tale importanza non poteva esserci occasione migliore dell’ennesima operazione di soccorso portata, con tempestività, fruttuosamente a termine.

Nella nota stampa – originata dall’Ufficio Relazioni Esterne della Capitaneria di Porto – si suggerisce a tutti i diportisti di verificare, prima di mollare gli ormeggi, sia le condizioni metereologiche in atto che le previsioni per quelle future, nonché di accertarsi dell’efficienza dei motori ed avere al seguito le dotazioni di bordo di sicurezza, non dimenticando di comporre il numero blu 1530 per segnalare qualsiasi emergenza in mare, così da rendere più celere l’intervento dei mezzi della Guardia Costiera.-

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