
Redazione TirrenoNews
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I sindaci del cosentino dicono NO alla chiusura del Laboratorio di Rende.
Giovedì, 01 Ottobre 2015 13:23 Pubblicato in CosenzaIl laboratorio di analisi cliniche di Rende Quattromi glia dista da 10 a 15 km dall’ospeda le di Cosenza.
Parliamo di 10 minuti di tempo per portare le provette dal laboratorio di prelievo a quello di analisi e di una strada diritta e senza curve.
Eppure i sindaci di Rende , Bisignano, Castrolibero, Castiglione Cosentino, Luzzi, Lappano, Montalto Uffugo, Marano Marchesato, Marano Principato, San Fili, San Vincenzo La Costa , contestano il decreto di chiusura firma dal commissario Scura e ne chiedono la revoca.
Sono preoccupati perché il decreto prevede punti di prelievo nei singoli comuni, ma il materiale biologico prelevato verrebbe inviato nei presidi ospedalieri Spoke ed Hub seguendo un percorso differente a seconda degli esami richiesti con possibili e prevedibili disguidi sia per l’esecuzione che per la raccolta dei dati.
Silenzio, invece, da parte dei sindaci del Basso tirreno cosentino e dell’alto tirreno lametino per la chiusura del laboratorio di analisi cliniche di Amantea.
Eppure da Amantea a Cosenza ci sono più di 50 km e quasi un’ora di percorrenza e peraltro di una strada tutta curve, e molto di più via A3.
E non solo! Ma pensate ai prelievi di Cleto!
E così i sindaci di Rende e dintorni sollecitano un incontro con Oliverio e Scura volto a scongiurare la chiusura del laboratorio.
Imperturbabile silenzio anche da parte dei politici regionali e nazionali che da questo territorio prelevano i voti necessari per i loro mandati elettorali.
Che non gliene freghi niente?
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Lo Scaffale incontra il barone Alberto Fava, discendente dell’eroina amanteana Laura Procida Fava
Giovedì, 01 Ottobre 2015 12:43 Pubblicato in CronacaLunedì 28 u.s., “Lo Scaffale” ha incontrato Alberto Fava,(nella foto) avvocato salerni tano residente a Torino, discenden te dell’antica famiglia Fava di Amantea.
A quella famiglia, ricordiamo, appar teneva Laura Procida Stocco, eroina delle memorabili giornate dell’asse dio di Amantea del 1806-07, moglie di Giulio Cesare Fava, anch’egli vittima della repressione seguita alla resa della città da parte dell’esercito francese.
Nel corso della serata, ospiti nella dimora di Gregorio Carratelli, i componenti de’ Lo Scaffale hanno dato vita ad un vivace dibattito sulle vicende storiche della Nostra città, soffermandosi in particolare sul significato e sulle conseguenze di quelle tragiche contingenze storiche.
Al saluto del padrone di casa Gregorio Carratelli, e alla presentazione della serata formulata dal presidente del sodalizio Sergio Ruggiero, è seguito l’intervento di Peppe Marchese il quale ha tratteggiato i caratteri urbanistici del quartiere Catocastro precedenti alla costruzione della Statale 18.
La questione si è posta in relazione alle antiche proprietà Fava, che proprio in quella zona, sorgevano sin dal XIV secolo.
Giuseppe Sconzatesta ha illustrato poi mappe e grafici di sua creazione del centro storico, utilissime alla comprensione della tematica trattata.
Roberto Musì ha prospettato le ragioni storiche della denominazione “Largo Fava” a Catocastro, ipotizzando, con una larga messe di informazioni, le vicende legate al toponimo.
Lo stesso Musì ha poi concentrato l’attenzione sui destini della famiglia Fava e sul suo riscatto dalle disavventure seguite alle tristi vicissitudini amanteane, delineando infine, con un breve profilo, la figura di Francesco Saverio Fava di Salerno e della sua brillante carriera diplomatica.
Il giovane Francesco Saverio, da semplice segretario di Legazione degli Affari esteri borbonico, è riuscito a diventare, all’indomani dell’Unità d’Italia, il primo ambasciatore italiano negli Stati Uniti d’America, dal 1881 al 1901.
All’incontro hanno partecipato Antonio Cima, Ciccio Svedese e Fausto Perri, che hanno offerto il loro personale contributo alla discussione, conferendo un’effervescenza di opinioni che hanno arricchito la serata, allietata da una lauta cena preparata da Pino Dolce, cuoco dalle apprezzate qualità culinarie.
Alberto Fava ha inteso infine portare la sua parola, fornendo un contributo chiarificatore su quelle lontane storie familiari e della Nostra città, di cui possiede numerosi documenti, alcuni dei quali esibiti nella circostanza.
L’amico Fava, visibilmente commosso, ha voluto suggellare la conclusione del bellissimo incontro, con la seguente espressione: Si può staccare l’uomo dalla propria terra, ma non si può staccare la propria terra dall’uomo.
Buonvicino: non mancava nulla: droga, esplosivo, munizioni ed armi.ECCO GLI ARRESTATI
Mercoledì, 30 Settembre 2015 14:55 Pubblicato in Alto TirrenoLa zona è impervia e posta al confine tra Diamante e Buonvicino.
Nascoste tra piante di vite circa 300 piante di marijuana dell’altezza media di 1.80 metri.
Le piante erano irrigabili
La marijuana era pronta ad essere raccolta e proprio per questo motivo i Carabinieri di Scalea , coordinati dal capitano Alberto Pinto, hanno chiesto l’intervento dei Carabinieri dello Squadrone Eliportato Cacciatori Calabria .
Questi, giunti sul posto si sono appostati nel bosco effettuando un prolungato servizio di osservazione.
Ed ecco che nella mattinata del 29 settembre giungono sul posto 3 persone già note alle forze dell'ordine, di cui due originari di Paola e uno di Diamante,che si erano accinte ad effettuare la raccolta che avrebbe permesso un illecito profitto di circa 500mila euro.
Immediato l’arresto al quale hanno fatto seguito perquisizioni domiciliari poste in essere a carico degli arrestati.
Sorprendenti i rinvenimenti tra cui dosi di sostanza stupefacente già confezionata e materiale per la coltivazione dello stupefacente
Ma la cosa più sorprendente è stato il rinvenimento, all’interno di un’officina, di un vero e proprio arsenale:
-cinque pistole, di cui una con matricola abrasa, serbatoio pieno e colpo in canna, pronta per essere utilizzata,
-un fucile a canne mozze, circa 400 munizioni, e
-tre chilogrammi circa di esplosivo.
Rinvenuti anche alcuni ordigni esplosivi artigianali, utilizzati generalmente per porre in essere atti intimidatori a scopo estorsivo, messi in sicurezza l’esplosivo dagli artificieri-antisabotaggio del Nucleo Investigativo del Reparto Operativo del Comando Provinciale di Cosenza.
Ed ecco gli arrestati
Gli arrestati:
Valentino Palermo, 25 anni, di Paola
Angelo Chianello, 48 anni, di Paola;
Giuseppe Belletto, 49 anni di Diamante
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