
Redazione TirrenoNews
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Foggetti continua a parlare.
Ora racconta della possibile “guerra” sfiorata da Cosenza ed Amantea quando Marco Perna si mise in testa di espandere i propri traffici anche alla piazza di Amantea.
E così si legge dei rischi connessi all'eccessiva intraprendenza del clan Perna 2.0, quello guidato da Marco, figlio dello storico boss Franchino, detenuto al 41 bis.
E racconta del tentato proposito di Marco Perna di acquisire la primazia dello spaccio di stupefacenti in Amantea, entrando così in conflitto con chi gestiva la piazza tirrenica.
I locali informarono Foggetti dello scontro con il clan Perna, tanto da far incendiare il veicolo di proprietà di Pasquale Francavilla, uomo di Marco Perna.
E’ il segnale che qualcosa cova sotto la cenere e che rischia di prendere fuoco.
E così partono in tre «per chiedere spiegazione dell'attentato incendiario».
Fu allora che al gruppo Perna viene "consigliato" che è meglio non allargarsi perché la piazza di spaccio è già coperta.
Anzi secondo Foggetti Marco Perna fu percosso e gli fu anche sottratta una pistola nella sua disponibilità.
Fu in quella occasione che venne decisa la punizione di Perna: Roberto Porcaro e Maurizio Rango (il capo di quello che all'epoca era la cosca egemone a Cosenza) avrebbero dovuto "sparare" a Perna.
Il clima, però, era arroventato.
Poi Foggetti conclude: «Stava per scoppiare una guerra che alla fine fu sedata grazie all'intercessione di Rinaldo Gentile, personaggio quest'ultimo di "rilievo" della cosca Lanzino-Ruà, che fece da paciere tra i due gruppi».
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Il pretore Guariniello trasferisce il processo degli oli taroccati
Giovedì, 12 Novembre 2015 16:52 Pubblicato in ItaliaE’ cambiato il reato ascritto ai produttori di olio extra vergine taroccato
Tra gli altri ipotizzati dalla procura di Torino nell'inchie sta sull'olio extravergine anche quello di vendita di prodotti industriali con segni mendaci.
Sulla base di quanto precede e che si aggiunge alla frode in commercio, la procura subalpina ha disposto il trasferimento dell'inchiesta a Firenze, Genova, Spoleto e Velletri.
Si tratta delle procure competenti per territorio rispetto alle aziende olearie oggetto dell'inchiesta.
Il nuovo reato è punito con il carcere fino a 2 anni.
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Ecco chi vendeva olio vergine come se fosse extravergine
Mercoledì, 11 Novembre 2015 21:40 Pubblicato in ItaliaMeno male che c’è Guariniello!
E meno male che ci sono le riviste specializzate nella difesa dei consumatori da cui la segnalazione che ha dato avvio all’inchiesta del Pretore Guariniello che la ha affidata ai NAS.
Ed i Nas di Torino hanno effettuato prelievi delle principali marche vendute in Italia
I campionamenti sono stati fatti nei laboratori dell’Agenzia delle dogane, uno degli enti più autorevoli e affidabili per l’analisi dell’olio di oliva.
Al termine delle verifiche, i risultati delle marche esaminate sarebbero risultati al di sotto dei valori definiti dall’Unione europea come necessari per dichiarare un olio «extra vergine».
Insomma alcune prestigiose ditte vendevano come "extravergine" olio d'oliva che in realtà era di "categoria 2", cioè meno pregiato e costoso di quello della più alta qualità.
Queste le sette importanti aziende produttrici italiane accusate di frode in commercio:
Antica Badia.
Bertolli,
Carapelli,
Coricelli ,
Primadonna,
Sasso,
Santa Sabina.
Gli oli venivano prodotti in Abruzzo, Liguria e Toscana.
E stato informato il ministero delle Politiche Agricole.
Non dimentichiamo che l’ Italia con una media di 464mila tonnellate all'anno, due terzi dei quali extravergine, è il secondo produttore al mondo Olio d'oliva.
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