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Redazione TirrenoNews

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Ecco il comunicato del Comitato Brusco:

 

“È necessario da parte di chi ha lavorato e partecipato a quest’edizione del Carnevale fornire risposte alle critiche e alle gratuite accuse dei tanti che, pur con molti peccati, si sono sentiti quasi in dovere di scagliare pietre, in privato e in pubblico, sulla manifestazione.

 

Partiamo da una premessa che è una semplice constatazione.

Il Carnevale di Amantea, così come la maggior parte delle manifestazioni che coinvolgono molte persone, si basa esclusivamente sul lavoro e contributo volontario dei partecipanti. Non si basa, quindi, sui finanziamenti anche se, per esempio, disporre di tanti soldi consentirebbe di affidarsi a dei professionisti per realizzare i carri (come avviene a Viareggio, Cento, Putignano, ecc.).

Il successo delle manifestazioni passate, come abbiamo sempre sostenuto, è stato decretato dal senso di appartenenza alla comunità che ha saldato adulti e giovani in un progetto e un obiettivo comune.

 

La riuscita del Carnevale è stata, quindi, l’esaltazione del successo di un’intera comunità.

Nell’edizione di quest’anno le cose sono andate così. Nel mese di novembre, aderiscono al bando di partecipazione 5 gruppi di ragazzi di Amantea.

I responsabili di altri gruppi che avevano partecipato in precedenza vengono più volte contattati dal Comitato ma inutilmente perché antepongono – legittimamente - i loro impegni (soprattutto di lavoro) alle gravose attività di volontariato.

Nel mese di dicembre quando il campo dei partecipanti era definito con la partecipazione di 5 carri e 5 gruppi costituiti dalle scuole di ballo del comprensorio, ci viene comunicata la rinuncia di 3 gruppi di carristi con la motivazione che, per i tempi ristretti, non erano più in grado di realizzare i carri. A quel punto la cosa apparentemente più ovvia e facile da fare sarebbe stata l’annullamento della manifestazione.

La convinzione che un anno di fermo avrebbe potuto determinare la fine del carnevale amanteano - con il ritorno alla schiuma, ai gavettoni, alla farina, ecc. - ha fatto ritenere unanimemente al Comitato, con l’assessore Morelli e la consigliera Ciccia, assumendosene la responsabilità, di dare vita comunque all’edizione 2016. Confidavamo che proprio il profilo basso della manifestazione di quest’anno, rispetto al passato, avrebbe spinto parte di coloro che hanno a cuore il carnevale e operano per il bene della collettività, nonché le categorie economiche interessate, ad offrire “volontariamente” la loro opera per il prossimo anno.

 

La limitata partecipazione di adulti al Carnevale è da qualche anno una costante preoccupazione del Comitato. In particolare, dalla fine della riuscita manifestazione dello scorso anno (c’erano gli stessi componenti il comitato di quest’anno e lo stesso assessore Morelli e consigliera Ciccia…) che il Comitato ha chiesto la collaborazione a tante persone (ai sindaci del comprensorio, ad operatori economici, alle associazioni del territorio, a singoli, alcuni dei quali in passato avevano fattivamente operato per il Carnevale) che, purtroppo, ad una prima formale adesione di alcuni al nostro invito non hanno fatto seguire la partecipazione alle riunioni del Comitato.

Con questo non intendiamo scaricare su altri quelle che sono le responsabilità del Comitato. Ci saremmo aspettati, invece, la comprensione e un maggior senso di solidarietà da parte di alcuni con la loro conseguente offerta di collaborazione per il futuro. Come cittadini di Amantea dobbiamo, invece, constatare con molta amarezza, leggendo soprattutto sui social e dai giudizi riportatici, che sono stati in molti a “gioire” per l’insuccesso del carnevale, forse aspettando da tempo questo momento. Poveracci!

Vogliamo ricordare, soprattutto ai politici (che nella loro veste istituzionale possono fare tanto per il nostro Carnevale), che il “Carnevale di Amantea” non è degli amministratori che si avvicendano alla guida del Comune e poi, ritornati semplici cittadini, magari diventano critici della manifestazione. Il Carnevale di Amantea è di tutti perché un gruppo di persone, un Comitato, l’ha messo in piedi e l’ha fatto crescere. Per questo motivo tutti quanti (meno, ovviamente, le persone che hanno manifestato la loro gioia per la “morte” del carnevale e coloro che di mestiere spargono fango su tutto e su tutti) dovremmo, sulla scorta del mancato successo di quest’anno, cominciare da domani ad offrire la disponibilità per “riprendere” il nostro Carnevale che significa operare anche per migliorare la nostra Comunità.

Il gup di Catanzaro, Pietro Carè, ha rinviato a giudizio per l’ipotesi di abuso d’ufficio in concorso il consigliere regionale del Pd Antonio Scalzo.

Il processo nei confronti dell’ex presidente del Consiglio regionale inizierà il prossimo 4 marzo.

L’inchiesta della Procura di Catanzaro riguarda alcune stabilizzazioni di personale effettuate dall’Arpacal tra il 2008 e il 2010 quando Scalzo rivestiva l’incarico di direttore scientifico.

 

Secondo l’accusa, quelle stabilizzazioni effettuate facendo transitare i precari dal Ministero dell’Ambiente all’Arpacal per poi essere assegnati all’assessorato alle Politiche ambientali della Regione Calabria erano irregolari.

 

Per la stessa indagine sono già stati rinviati a giudizio

Vincenzo Mollace, ex direttore generale dell’Arpacal;

Giuseppe Graziano, ex dirigente generale del dipartimento Politiche dell’ambiente della Regione Calabria e attuale consigliere regionale di minoranza;

Francesco Caparello, all’epoca dei fatti dirigente del settore Personale dell’Agenzia regionale; Luigi Luciano Rossi, ex direttore amministrativo della stessa Arpacal;

Antonio Scalzo, ex direttore scientifico dell’Agenzia, attuale presidente del Consiglio regionale della Regione Calabria;

Sabrina Santagati, ex direttore generale dell’Arpacal e Rosanna Squillacioti, all’epoca dei fatti dirigente di settore del dipartimento Politiche ambientali della Regione Calabria

L'analisi di Alfredo Mantovano, magistrato e vicepresidente del centro studi Livatino sugli orrori (anche giuridici) del ddl Cirinnà su adozioni gay e utero in affitto.

 

Domanda n. 1: perché prendersela col ddl Cirinnà, imputandogli di far rientrare l’adozione nella nuova disciplina, quando il testo non ammette in modo esplicito l’adozione medesima da parte di due persone dello stesso sesso unite civilmente?

Risposta alla prima domanda. Il ddl traduce in norma un orientamento minoritario, finora affermato solo a Roma ma contraddetto dai giudici minorili di quasi tutta Italia, oltre che dalla Cassazione: quello secondo cui il partner dello stesso sesso di un genitore biologico è legittimato a diventarne il genitore adottivo (è ciò che si chiama stepchild adoption).

Si sostiene che se il genitore biologico morisse il bambino verrebbe condotto in istituto; è falso! Già oggi l’ordinamento prevede che il minore che resta senza genitori può essere adottato, secondo il criterio del suo superiore interesse, in deroga alle disposizioni generali, e quindi – per esempio – da parte di persona che dimostri di aver stabilmente convissuto col padre o con la madre venuti meno, e in tal modo ha stabilito una relazione la cui prosecuzione fa bene al minore.

Le norme del Cirinnà non presuppongono una situazione critica come questa: fanno diventare regola la presenza di due genitori dello stesso sesso.

Il caso, affrontato dalla giurisprudenza minoritaria prima ricordata, è quello di una donna che ha il figlio con la fecondazione artificiale di tipo eterologo, la cui compagna chiede di vedersi riconoscere genitore adottivo di quel bambino. Perché la stepchild adoption conduce come un treno all’adozione sempre e comunque? Perché nelle loro sentenze le Corti europee, e in linea con esse la Corte costituzionale italiana, hanno detto che i singoli Stati hanno facoltà di scelta se disciplinare allo stesso modo o in modo distinto matrimonio e unioni civili. Quel che il singolo Stato non può fare è conferire alle unioni civili un regime sostanzialmente matrimoniale e tener fuori dalla disciplina diritti che spettano ai coniugi: se così facesse, introdurrebbe una discriminazione da rimuovere.

Il Cirinnà permette che le unioni civili si formino con un rito davanti all’ufficiale dello Stato civile alla presenza di due testimoni: come per il matrimonio. Attribuisce alle parti dell’unione civile gli stessi diritti e doveri che il codice civile prevede per chi si unisce in matrimonio. Conferisce la partecipazione alla quota di legittima in caso di successione: come per i coniugi. Prevede la pensione di reversibilità: come per i coniugi.

Il giorno dopo l’approvazione del ddl qualsiasi giudice, prima ancora della Corte di Strasburgo, o della Corte EDU o della Consulta, potrebbe disapplicare la norma sulla stepchild nella parte in cui limita l’adozione, con conseguente estensione a tutti i casi. In base alla logica secondo cui se si è scelta – al di là della denominazione – la via del matrimonio, non può restarne fuori qualcosa.

 

Domanda n. 2: perché andare oltre nella polemica e descrivere uno scenario per il quale, se il ddl dovesse passare, legittimerebbe l’utero in affitto?

Risposta alla seconda domanda. La stepchild adoption finora ha riguardato casi – come si è detto – nei quali il genitore biologico è una donna che ha avuto il bimbo, se pure spesso con fecondazione artificiale. Se però riguardasse le coppie same sex in cui i partner sono donne, anche questo costituirebbe una “ingiusta” limitazione. Come fanno due uomini conviventi ad avere un bambino? Come hanno chiaramente spiegato il sen. Sergio Lo Giudice e il suo compagno in una articolata intervista a Le Iene andata in onda su Italia 1 il 2 febbraio: acquistandolo – a un prezzo fino a 100.000 euro – con la pratica della c.d. maternità surrogata. Le modalità pratiche sono note, e comunque illustrate da vari siti di agenzie specializzate.

La modalità giuridica comincia a farsi strada in qualche sentenza di assoluzione dopo essersi dichiarati genitori di un minore che non è nato biologicamente né dall’uno né dall’altro. Diventerà un’autostrada quando il diritto del minore a una famiglia sarà sostituito – come avviene con il capovolgimento promosso dal Cirinnà – dal diritto dell’aspirante genitore a un figlio. Attenzione: se il figlio diventa oggetto di un diritto, non è più qualcuno: è qualcosa. Non a caso ordinabile, manipolabile e rifiutabile a volontà. Ci si rende conto fino in fondo degli orrori cui conduce l’errore originario della sovrapposizione dei due regimi unioni civili/matrimonio?

Alfredo Mantovano

vicepresidente del Centro studi Livatino

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