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Redazione TirrenoNews

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Dalla inchiesta “Mala depurazione” della procura della Repubblica di Reggio Calabria viene fuori che « nessuno controllava».

Per questo sono stati inquisiti, tra gli altri,

l’attuale sindaco di Reggio Calabria, Giuseppe Falcomatà,

i suoi predecessori, Giuseppe Raffa e Demetrio Arena,

i prefetti della terna commissariale che hanno amministrato la città, Vincenzo Panico, Gaetano Chiusolo, Vincenzo Castaldo, Dante Piazza e Carmelo La Paglia.

Una pioggia di avvisi di garanzia è arrivata anche sulla burocrazia comunale.

Sotto indagine sono finiti:

Manuel Pulella, direttore dell’assessorato ai Lavori pubblici del Comune di Reggio Calabria,

Antonio Crsitiano, dirigente di settore, e

.Marcello Cammera, ex dirigente dei Lavori pubblici, attualmente imputato nel maxiprocesso antimafia Gotha, perché considerato il braccio della direzione strategica della ‘ndrangheta a Palazzo San Giorgio.

Insieme a loro ci sarebbero anche alcuni dei sindaci dei Comuni limitrofi a Reggio Calabria che dal 2011 ad oggi hanno avuto responsabilità e competenza sugli impianti installati nel loro territorio.

Acque reflue in mare, fanghi accumulati senza criteri, bypass negli impianti.

Ci sembra la risposta alla recente sentenza emanata dal Tribunale di Paola sull’inquinamento del tirreno cosentino.

E ci sembra molto giusto che qualcuno paghi per l’inquinamento del nostro mare.

Nei giorni scorsi abbiamo visto lo scarico del Lungomare ed abbiamo scritto, ma senza ottenere alcuna risposta, alla Capitaneria di Porto di Vibo Valentia.

Volevamo sapere che cosa fosse.

Ma ne riparleremo, tanto più se non avremo risposta.

La cosa importante è che si scopra chi è attaccato con la fogna alle acque bianche, e quali sono i limiti di tale rete.

Come dire: Uomo avvisato, mezzo salvato!

Milano. Arrestato 14enne cinese con la terribile Shaboo

Venerdì, 21 Settembre 2018 11:38 Pubblicato in Italia

Aveva 110 dosi in tasca

Il giovanissimo è stato arrestato. Agli agenti della "locale" non ha voluto dire dove abitava. Ora è al minorile Beccaria

A soli 14 anni è stato sorpreso in strada con una quantità di shaboo pari a circa 110 dosi.

 

Si tratta della droga particolarmente diffusa presso le comunità asiatiche.

E' successo nella serata di martedì 18 settembre in via Cenisio.

Gli agenti della polizia locale (il nucleo che si occupa del contrasto stupefacenti) si sono accorti del ragazzino perché si guardava intorno, nei pressi della fermata del metrò, in modo sospetto.

Trascorsi pochi minuti, un cliente lo ha raggiunto ed è avvenuto lo scambio effettivo della droga. A quel punto gli agenti sono intervenuti e lo hanno perquisito, trovando 10,8 grammi di shaboo nascosti in un pacchetto di sigarette.

Una quantità molto grossa, perché la dose media di shaboo è di un decimo di grammo. 

Sulle prime il 14enne (di origini cinesi e nato in Italia) ha finto di non parlare italiano per fare scena muta, poi agli agenti di polizia locale non ha voluto riferire dove abitasse in città.

Ufficialmente risulta risiedere in provincia di Cuneo.

Per lui si sono aperte le porte del carcere minorile Beccaria: risponderà di detenzione e spaccio di droga.

Non è la prima volta che gli agenti di polizia locale fermano a Milano minorenni di origine cinese residenti in altre zone del Paese.

Con ogni probabilità, questi ragazzi prendono in affitto (o qualcuno procura loro) stanze nella zona di via Paolo Sarpi. 

Riceviamo e pubblichiamo

“Padre Rocco Predoti dopo aver letto il mio articolo pubblicato su Tirreno News ieri 20 settembre alle ore 11,15 :- Contrordine!

Padre Giuseppe non sarà trasferito in San Pietro in Amantea - con la massima celerità alle ore 14,31 ha voluto informare tutta la comunità che a Padre Giuseppe è stato chiesto di prestare servizio a Palmi in quanto la comunità di lì necessitava un frate.

Cosa che ha accettato di buon grado-. Mistero risolto.

Ma io mi domando e dico:-Ma la comunità di San Pietro in Amantea non necessita di un frate, di un sacerdote?

Evidentemente anche nella chiesa ci sono parrocchie di Seria “A” e parrocchie di seria “B”.

Già Palmi è una cittadina, San Pietro in Amantea un paese piccolo, piccolo, e poi come avrebbe fatto padre Giuseppe a raggiungere la parrocchia se non ha la patente di guida e non possiede una macchina?

Ma non aveva accettato Padre Giuseppe di buon grado il trasferimento nella parrocchia di San Bartolomeo Apostolo di San Pietro in Amantea?

Abbiamo capito. Padre Giuseppe non verrà più a San Pietro, ha accettato una migliore sistemazione. E’ venuto meno, però, ad uno dei tre voti francescani:l’obbedienza.

E ora chi verrà a San Pietro in Amantea? Nessuno.

Ma forse io vi svelerò ancora una volta il secondo mistero.

Don Giovanni non ha lasciato la parrocchia il 15 settembre come aveva disposto l’Arcivescovo Mons. Nolé. Don Giovanni non lascerà la parrocchia neppure dopo aver celebrato il matrimonio il 22 settembre e la Santa Messa nella contrada Gallo il 29 settembre in onore di San Michele Arcangelo.

Non lascerà la parrocchia neppure dopo aver celebrato la Santa Messa del 30 settembre in Parrocchia.

Quando allora andrà via? Resterà ancora in mezzo a noi, così dicono, fino al 15 ottobre.

Ma non doveva andare in Argentina e non aveva il biglietto d’aereo in tasca? Mistero!

Valli a capire i monaci ed i preti.

Mi sa che la sua permanenza in San Pietro in Amantea durerà ancora a lungo e molti parrocchiani che gli girano intorno saranno felici e contenti.

La prorogratio sarà dal 15 settembre al 15 ottobre e poi al 15 novembre e poi al 15 dicembre e così via.

Ma se non voleva lasciare la parrocchia di San Pietro in Amantea perché non lo ha detto al Vescovo il 26 luglio quando sono uscite le nuove nomine ed i trasferimenti?

Da questa vicenda sia il Vescovo, sia i frati cappuccini di Amantea, sia il parroco di San Pietro ne sono usciti con le ossa rotte.

Hanno fatto una pessima figura. E adesso attendo altre puntuali e tempestive note.

Francesco Gagliardi”

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