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Lago. Non ci sono più i gioielli donati dai fedeli alla “Madonna delle Grazie”.
Sabato, 22 Settembre 2018 16:12 Pubblicato in LongobardiUn sacerdote si sarebbe appropriato dell’oro della Madonna che aveva in custodia e se lo sarebbe venduto, giustificando il proprio comportamento, quanto meno singolare, con “la necessità di sanare i debiti della parrocchia”.
La vicenda, che ha davvero dell’incredibile, arriva da Lago, un centro a poco meno di venti chilometri da Cosenza. Protagonista della storia é don Giancarlo Gatto, parroco del Santuario della “Madonna delle Grazie”, cui i fedeli, peraltro, sono particolarmente devoti, tanto che la chiesa è molto frequentata.
Nelle settimane scorse un gruppo di persone ha chiesto d’incontrare l’Arcivescovo metropolita di Cosenza, monsignor Francesco Nolè, per informarlo, avevano riferito, di “alcuni fatti gravi accaduti a Lago”.
Mons. Nolè, preoccupato per la situazione che si stava delineando ed intuendo che effettivamente potesse essere accaduto qualcosa di grave, ha ricevuto i fedeli che gli avevano rivolto la richiesta d’incontro e si è sentito raccontare, mostrandosi subito sorpreso, che il parroco del santuario di Lago aveva venduto i gioielli della Madonna, del valore di 30 mila euro e frutto, tra l’altro, degli ex voto dei fedeli.
Il tutto, ovviamente, senza informare i suoi superiori ecclesiastici. Lo stesso parroco, secondo quanto si é appreso in ambienti della Curia, avrebbe ammesso i fatti denunciati, sostenendo di essere stato in un certo senso costretto a vendere l’oro della Madonna per sanare la situazione debitoria della parrocchia.
Debiti, peraltro, non si capisce accumulati da chi e per quale motivo.
Della vicenda si é appreso oggi attraverso un comunicato diramato dall’Ufficio delle Comunicazioni sociali dell’Arcidiocesi di Cosenza, in cui si riporta la posizione su quanto sarebbe accaduto di monsignor Nolè, che si dice «Sorpreso e amareggiato per quanto sta accadendo nella comunità di Lago, divisa e provata da alcune decisioni – si afferma nella nota – che il parroco avrebbe messo in atto senza consultare i superiori, né chiedere i permessi dovuti alle competenti autorità ecclesiastiche».
Nel comunicato l’Arcivescovo invita «Tutti ad essere più umili e responsabili per ritrovare le ragioni del dialogo, della tolleranza e del rispetto reciproco, che si sono persi da ambedue le parti». Mons.
Nolè invita «Pertanto, per il momento, il parroco ad un atto di umile responsabilità chiedendo pubblicamente scusa alla comunità per avere contribuito, anche se in maniera inconsapevole e superficiale, alla divisione della stessa e alla frattura della comunione, che è il bene supremo e prezioso della vita della Chiesa, e chiede parimenti ai fedeli di non farsi trascinare in facili e deprecabili condanne mediatiche o di piazza».
«L’Arcivescovo, che fin dalle prime accuse dei fedeli, si è attivato attraverso i suoi collaboratori per accertare la veridicità dei fatti – si afferma ancora nella nota – sta continuando a farlo e rassicura tutti che alla fine, in tutta libertà e senza alcuna costrizione dalle parti in causa, prenderà i dovuti ed opportuni provvedimenti canonici.
Nel frattempo invita tutti ad abbassare i toni della polemica e delle accuse reciproche per ritrovare insieme la serenità del cuore e della ragione e riprendere il dialogo interrotto, sempre nel rispetto reciproco».
Mons. Nolè, in sostanza, tenta di rasserenare gli animi ed invita tutti alla prudenza ed alla moderazione.
La sensazione che si coglie, comunque, negli ambienti della Curia, è che don Giancarlo a Lago non dovrebbe starci ancora per molto.
Ilcorrieredellacalabria
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INCREDIBILE! Mario Oliverio da ragione a Massimo Scura !
Sabato, 22 Settembre 2018 08:30 Pubblicato in Reggio CalabriaDa non crederci!
Forse è la prima volta che Mario Oliverio riconosce di avere sbagliato.
Ma è sicuramente la prima volta che riconosce che Massimo Scura è un commissario con le p..le!.
Ricorderete tutti che Massimo Scura ha rimosso da direttore generale dell’ASP di Reggio Calabria.
Ora anche Mario Oliverio , INUTILMENTE, visto che non era più il direttore generale della Sanità reggina, lo rimuove
E lo fa con la giunta regionale che conclude la procedura avviata nei mesi scorsi nei confronti del capo dell’Asp di Reggio Calabria, Giacomino Brancati, «ritenendo – riporta una nota della Cittadella – non condivisibili le giustificazioni prodotte dall’interessato rispetto agli addebiti contestati dal dipartimento regionale Tutela della Salute».
Un provvedimento, quindi, che arriva fuori tempo massimo!
Quello che non si conosce o non si ricorda è che Massimo Scura aveva preso il suo posto!
Che sia stata questa una delle ragioni che ha accelerato l’ inevitabile provvedimento contro Brancati?
O forse sono state le dure parole del vescovo di Reggio Giuseppe Fiorini Morosini che( sia pure in ritardo) ha mandato una lettera al Ministro della sanità, Giulia Grillo, bypassando così proprio Mario Oliverio- che evidentemente si è spaventato( politicamente, s’intende!) chiedendo «provvedimenti che tutelino il diritto alla salute dei cittadini dopo gli ultimi sconvolgimenti nell’organigramma dirigenziale dell’amministrazione ospedaliera nella provincia di Reggio».
Ma chi aveva nominato Brancati se non il Governatore?
E chi comanda il dipartimento regionale Tutela della Salute che solo oggi ( cioè dopo la rimozione di Brancati grazie a Scura) viene richiesto di valutare la sua idoneità scoprendo(?) che « non condivisibili le giustificazioni prodotte dall’interessato rispetto agli addebiti a lui contestati ? ».
Tanti sospettano che si tratti di una mossa per sostituire legittimamente Brancati con un altro DG di fiducia del governatore!
La domanda che si fanno i calabresi di fronte al fallimento della gestione della sanità in Calabria è la stessa: “ Ora che farà il governatore ? Valuterà anche gli altri che nella sanità non valgono?”
"Vuoi della droga?", ma il passante chiama la polizia e lo fa arrestare
Sabato, 22 Settembre 2018 07:50 Pubblicato in ItaliaArrestato anche un altro pusher
"Hey, vuoi della droga? Seguimi...".
Diceva così, ai passanti, un nigeriano di 31 anni, irregolare, nella zona tra via Sandigliano e corso Giulio Cesare.
Ma un pedone, vista la scena, ha deciso di chiamare la polizia, con gli agenti del commissariato “Barriera Milano” che lo hanno arrestato per detenzione di sostanza stupefacente.
Durante il controllo, l'uomo aveva nelle tasche tre involucri di crack e nel portafogli altre tre dosi di cocaina, oltre a diverso denaro contante e due telefoni cellulari.
In via Spontini, all'angolo con via Monte Rosa, gli agenti dello stesso commissariato hanno arrestato un algerino di 23 anni, con precedenti di polizia.
Il ragazzo, seduto nel dehor di un bar, ha assunto un atteggiamento sospetto al passaggio della polizia, per questo motivo è stato sottoposto ad un controllo.
Il giovane è stato trovato in possesso di 6 ovuli di eroina, 2 telefoni cellulari e 2 agende telefoniche con i contatti degli acquirenti.
Ma possibile che nessuno prenda atto che le carceri italiane sono piene di migranti e che la maggior parte di loro sono stati spacciatori?
E possibile che nessuno prenda atto che continuare ad accettare la presenza di migranti che poi non hanno un lavoro onesto significa purtroppo automaticamente su uno disonesto?