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Genova.Al processo “spese pazze”, il pm chiede 22 condanne

Martedì, 16 Ottobre 2018 20:33 Pubblicato in Italia

Tutto è nato dopo un esposto di una funzionaria di palazzo Tursi.

Poi nelle scorse settimane la guardia di finanza ha sequestrato tutta la documentazione contabile per il periodo tra il 2012 e il 2017.

 

 

Le pezze giustificative, molto spesso, si riferivano a periodi festivi: Natale, Capodanno, Pasqua e Pasquetta, 25 aprile e primo Maggio. Giorni «sospetti» per svolgere attività istituzionale. Le accuse, a vario titolo, sono di peculato e falso.

Sono oltre 60 le persone indagate tra ex e attuali consiglieri regionali nelle varie inchieste della procura di Genova.

Il procuratore Francesco Pinto ha chiesto la condanna per 22 tra ex e attuali consiglieri regionali.

Eccole:

Il procuratore aggiunto Francesco Pinto ha chiesto:

2 anni e 2 mesi per Michele Boffa (ex presidente del Consiglio regionale, Pd),

3 anni per Antonino Miceli (ex consigliere regionale Pd)

2 anni e 3 mesi per Marco Melgrati (Fi, attuale sindaco di Alassio),

2 anni e 6 mesi per Luigi Morgillo (ex consigliere regionale Fi) e

tre anni e sei mesi per Matteo Rosso (ex Forza Italia, attuale capogruppo in consiglio regionale per Fratelli d’Italia);

2 anni e tre mesi, come per Franco Rocca (Fi, attuale sindaco di Zoagli), e per Alessio Saso (Ncd). Chiesti 2 anni e 3 mesi per Francesco Bruzzone, attuale parlamentare della Lega e già presidente del Consiglio regionale.

Chiesti 3 anni e 6 mesi per Marco Limoncini (Udc).

Poi ci sono i due consiglieri della Lista Burlando Ezio Chiesa, per cui è stata chiesta l’assoluzione,

e Armando Ezio Capurro, per cui sono stati chiesti 2 anni e 3 mesi.

Gli altri imputati sono Aldo Siri (chiesti 2 anni e 6 mesi),

Lista Biasotti; Matteo Rossi (2 anni e 6 mesi, Sel) e

Alessandro Benzi (2 anni e 2 mesi, Sel);

Raffaella Della Bianca (ex Fi, 2 anni e 6 mesi) e

Roberta Gasco (1 anno e 4 mesi) la ex Idv Marilyn Fusco (1 anno e 4 mesi), e

Giacomo Conti (2 anni e 6 mesi) (ex Rifondazione Comunista).

Stefano Quaini (Diritti e Libertà), per cui è stata chiesta l’assoluzione, e

e l’assoluzione per Massimo Donzella (Pd);

3 anni e 4 mesi per il viceministro ai Trasporti Edoardo Rixi.

Per l’accusa i consiglieri regionali si sarebbero fatti rimborsare con soldi pubblici, spacciandole per spese istituzionali, cene, viaggi, gite al luna park, birre, gratta e vinci, ostriche, fiori e biscottini.

In alcuni casi, sempre secondo l’accusa, venivano consegnate ricevute che erano state dimenticate da ignari avventori.

In altri venivano modificati gli importi a mano.

Per un ammontare di diverse centinaia di migliaia di euro.

Una volta si può sbagliare, ma se poi la gendarmeria francese continua ad entrare in Italia per fare tutto quello che vuole non possiamo non chiederci se esista ancora l’Italia

 

 

 

L’ultima è successa nei giorni scorsi quando a Claviere la Gendarmerie transalpina ha scortato due migranti africani senza avvisare le autorità italiane .

La Stampa riporta che “È accaduto venerdì scorso, in pieno giorno. Un furgone con targa francese e le scritte della Gendarmeria sulle fiancate, ha attraversato il confine a Claviere, ha percorso circa quattro chilometri in territorio italiano, scendendo lungo i tornanti dell’alta Val di Susa, finché, all’altezza di un bosco verso Cesana Torinese, ben al di qua del confine,due agenti hanno fatto scendere dal furgone un paio di giovani migranti africani e li hanno lasciati ai margini della strada. Con un cenno della mano li hanno invitati a inoltrarsi nella boscaglia, quindi hanno fatto inversione di marcia e sono tornati in Francia. Pare che non sia nemmeno il primo caso. Questa volta, però, ad osservare la spregiudicata operazione dei gendarmi c’erano un paio di agenti di polizia, della Digos di Torino. E il governo italiano non intende transigere. Il ministro degli Esteri, Enzo Moavero, ha già formalmente chiesto «informazioni» all’ambasciata di Francia. Mobilitato anche il nostro ambasciatore a Parigi”.

Non solo ma il giornalista freelance Maurizio Pagliassotti ai microfoni de L’Aria che Tira ha poi aggiunto ha sottolineato, che: “Questa è una prassi, io sono testimone diretto della vicenda registrata nei giorni della scorsa Primavera, quando c’era lo scontro sull’irruzione all’interno della stazione ferroviaria di Bardonecchia: il via vai delle camionette francesi era di una all’ora.

Quando filmavo questi scarichi di uomini e donne, venivo invitato dalla gendarmeria francese a mostrare i documenti”. Non si tratterebbe dunque di un episodio isolato, ma di un sistema ormai consolidato.

Macron fa il furbetto?

No, a noi sembra solo l’arroganza dell’Imperatore transalpino, protetto dal lussemburghese che dichiara che “la Francia è la Francia”

“Non voglio credere che la Francia di Macron utilizzi la propria polizia per scaricare di nascosto gli immigrati in Italia”, ha commentato il ministro dell’Interno Matteo Salvini precisando di essere “in attesa di sviluppi”.

Poi però ha avvertito la Francia che “Se qualcuno pensa davvero di usarci come il campo profughi d’Europa, violando leggi, confini e accordi, si sbaglia di grosso. Siamo pronti a difendere l’onore e la dignità del nostro Paese in ogni sede e a tutti i livelli – assicura -. Pretendiamo chiarezza, soprattutto da chi – sottolinea – ci fa la predica ogni giorno, e non guarderemo in faccia a nessuno!”.

Salvini che ha dichiarato di non accettare le scuse del governo a guida Emmanuel Macron, ha invitato quindi “il collega Moavero a chiedere chiarimenti all’ambasciatore” francese.

Una situazione vergognosa che ha fatto reagire perfino qualcuno del PD in difesa della dignità dell’Italia e del popolo italiano. Un bene.

“Non accadrà più”, afferma il ministro degli Affari Europei francese Nathalie Loiseau, ha sottolineato: “La cooperazione tra Francia e Italia sulla migrazione è importante. Faremo in modo che questi incidenti non accadano più”, riporta Tg Com 24. La Loiseau poi aggiunge: "Dalle prime informazioni si tratta di gendarmi arrivati da poco nella regione, che hanno avvertito la polizia italiana. Sono entrati senza volerlo in Italia. Abbiamo disposto un'inchiesta e un'ispezione. E' stato un evento accidentale".

Quasi che si trattasse di un pacco postale

Ma le polemiche non si placano, con il governo nostrano all'attacco: "La Francia "scarica" migranti come se fossero oggetti e tutti tacciono. Chiudono le frontiere, ma Macron è europeista", il commento del Sottosegretario per la Pubblica amministrazione Mattia Fantinati.

L’ultima che ci ha provato ha rischiato il linciaggio e il licenziamento, ma i precedenti violenti evidentemente non hanno scoraggiato la capotreno in servizio sulla tratta Villamassargia-Cagliari, ferma nella sua risoluzione di far scendere dal convoglio gli immigrati comodamente seduti ma “regolarmente” sprovvisti del titolo di viaggio.

«Non è giusto, siete più di 30 ragazzi.

La gente paga per viaggiare, parliamo di tre euro di biglietti», fa notare risentita la donna che, per essere sicura di venire compresa dagli extracomunitari. a un certo punto ripete il messaggio anche in perfetto inglese: impossibile, dunque, non capire il messaggio e non cogliere l’inflessibilità con cui viene comunicato.

Sorda a qualunque richiamo illecito e iniquo nei confronti degli altri passeggeri a bordo muniti di biglietto pagato, l’inflessibile capotreno non si è lasciata impietosire da quegli sguardi languidi lanciati dagli extracomunitari sgomenti dal comportamento di qualcuno pronto, non solo alla reprimenda orale, ma anche a mettere in atto ciò che i provvedimenti prevedono: scendere dal treno.

Non si è fatta convincere dalla gamba malandata ostentata da uno degli abusivi – «Non me ne frega niente della tua gamba, sei giovane e vai a lavorare se vuoi e ti paghi il biglietto», ha tuonato ferma la capotreno –o non si è fatta intimidire dalla presenza di un bambino in braccio a una donna, evidentemente utilizzato per impietosire colei che, in quel momento, stava assolvendo alla funzione di tutore dell’ordine e di rispetto delle leggi.

«Scendete tutti», ha ribadito a più riprese la donna, e loro – controvoglia almeno quanto stupiti – hanno abbandonato il vagone alla prima fermata utile, non senza incedere in un atteggiamento di esasperante lentezza, mirata a scoraggiare fino all’ultimo la donna in uniforme.

E non senza aver provato – almeno in un caso – a risalire abusivamente: la porta è chiusa (e a doppia mandata di chiave assicurata dalla capotreno in persona), il convoglio può ripartire.

Qualcuno, nel frattempo, ha ripreso tutto con il telefonino e postato il video della coraggiosa e risoluta capotreno in rete: video che, neanche ci sarebbe bisogno di dirlo, è diventato virale nel giro di breve dalla sua diffusione su Youtube.

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