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Redazione TirrenoNews

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Gli uomini della Polizia di Stato hanno fatto luce su un grave episodio di abuso sessuale ai danni di una bambina di soli otto anni, la quale, nei primi giorni del mese di settembre, è stata costretta con forza dall’uomo, approfittando della momentanea distrazione dei familiari, a compiere atti sessuali all’interno della sua abitazione.

Le indagini, coordinate dal Procuratore Aggiunto dr. Gerardo DOMINIJANNI e dal Sostituto Procuratore dr. Nicola DE CARIA, hanno avuto origine dalle dichiarazioni dei familiari della minore che, raccontando ai poliziotti della Squadra Mobile le confidenze raccolte dalla bambina nell’imminenza dei fatti, hanno consentito di portare alla luce il grave abuso sessuale, successivamente confermato in modo attendibile dalla stessa minore, a distanza di pochissimi giorni, in sede di audizione protetta.

Concordando con le risultanze investigative acquisite dalla Squadra Mobile, la Procura della Repubblica di Reggio Calabria ha avanzato urgente richiesta di misura cautelare nei confronti dell’uomo, che il GIP ha accolto disponendo la custodia cautelare degli arresti domiciliari, trattandosi di soggetto ultrasettantenne.

La Corte europea dei Diritti umani di Strasburgo ha condannato l'Italia per avere rinnovato il regime carcerario del 41 bis a Bernardo Provenzano, dal 23 marzo del 2016 fino alla morte del boss mafioso.

Secondo la Corte, il ministero della Giustizia ha violato l'articolo 3 della Convenzione, riguardante la proibizione di trattamenti inumani o degradanti.

Allo stesso tempo, la Corte ha stabilito che non c'è stata violazione del medesimo articolo 3 in merito alle condizioni della detenzione.

Durissima la reazione del vicepremier Di Maio alla sentenza della Cedu: "Ma scherziamo? La Corte europea dei diritti umani - scrive su Facebook - ha condannato l'Italia perché decise di continuare ad applicare il regime duro carcerario del 41bis a Bernardo Provenzano, dal 23 marzo 2016 alla sua morte.

Avremmo così violato il diritto di Provenzano a non essere sottoposto a trattamenti inumani e degradanti. Non sanno di cosa parlano!

I comportamenti inumani - attacca il vicepremier e leader del M5S - erano quelli di Provenzano. Il 41bis è stato ed è uno strumento fondamentale per debellare la mafia e non si tocca. Con la mafia nessuna pietà".

  A fargli eco, il ministro e vicepremier Matteo Salvini: "La Corte Europea di Strasburgo ha 'condannato' l’Italia perché tenne in galera col carcere duro il 'signor' Provenzano, condannato a 20 ergastoli per decine di omicidi, fino alla sua morte.

Ennesima dimostrazione dell’inutilità di questo ennesimo baraccone europeo. Per l’Italia decidono gli Italiani, non altri".

"Il 41 bis non si tocca, sia chiaro", sottolinea quindi il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede a margine dell’iniziativa a via Arenula sulla presentazione della legge 'Codice rosso'.

"Rispetto questa sentenza, voglio solo sottolineare che il 41 bis non si tocca", ha precisato il ministro.

"Siamo sempre disponibili a confrontarci con l’Europa" ma va sottolineato "che tutto il mondo, non solo l’Europa, ha soltanto da imparare dall’Italia in termini di normativa antimafia con leggi all’avanguardia che hanno dato i risultati migliori", ha aggiunto.

L'AVVOCATO DI PROVENZANO: "SODDISFATTA" - "Soddisfatta" invece per la sentenza l'avvocato Rosalba Digregorio, legale del capomafia morto nel 2016 in ospedale dove era in regime di detenzione "perché la battaglia condotta con la sua famiglia - spiega all'AdnKronos - non è stata inutile".

"Abbiamo fatto la lotta - aggiunge - e mi fa davvero piacere sapere che non ero la sola a pensarlo. Noi non ci siamo rivolti alla Corte di Strasburgo per avere una misura risarcitoria, insomma per chiedere soldi, come fanno tanti detenuti. A me la decisione in questi termini sta bene perché riconosce che noi non abbiamo fatto una battaglia inutile ma in linea con il diritto è importante".

E ancora: "Che Strasburgo lo riconosca mi dà una grande soddisfazione". Però la legale, che per molti anni e fino alla sua morte, ha difeso il capomafia di Corleone, tiene anche a precisare che "l’ultima istanza fatta ai giudici non era una richiesta di scarcerazione - spiega -ma noi chiedevamo con la sua famiglia di trasferirlo nello stesso reparto dell’ospedale San Paolo ma senza il 41 bis. Perché quando era al carcere duro in ospedale a essere penalizzati i parenti di Provenzano".“Mentre i giudici - ricorda ancora l’avvocato - dissero che doveva restare al 41 bis perché altrimenti lo curavano meno...".

FAMILIARI VITTIME : "STRASBURGO CI OFFENDE" - "Da Strasburgo neanche quando sono morti ci risparmiano di menzionarli, e ci ricordano i nostri aguzzini , caso mai cercassimo di dimenticarli. Il capo di Cosa nostra Provenzano avrebbe subito in Italia il torto di morire a 41 bis. Certo che è morto a 41 bis in ospedale e il carcere duro bis un mero foglio di carta. Strasburgo però il 41 bis lo voleva abolito sulla carta bollata come Cosa Nostra. E ora che si fa si risarcisco i familiari di Provenzano, mentre noi sputiamo l’anima per avere riconosciuti i nostri diritti in un processo civile? Dove era Strasburgo dei diritti dell’uomo la notte del 27 maggio 1993 quando Provenzano ha mandato i suoi uomini a Firenze ad ammazzarci per far annullare il 41 bis, giusto sulla carta bollata?" Lo afferma, in una nota, Giovanna Maggiani Chelli, presidente dell'Associazione tra i familiari delle vittime della strage di via dei Georgofili. "La Corte di Strasburgo ci offende, ci fa indignare mentre riconosce i diritti ai mafiosi post mortum e non batte un colpo sul fronte delle vittime di mafia. Ma di quali diritti stiamo parlando, di quelli di Cosa nostra?", conclude Maggiani Chelli

Adnkronos 25 ottobre

Desirée, testimoni: “Venduta per un po’ di droga dall’amica, lei era lì mentre la violentavano” – di Enrico Tata

“Può darsi che l’ha venduta per un pezzo, due pezzi di eroina. Ha detto ‘fate quello che volete, sco**tela’”,

hanno raccontato due testimoni ai microfoni di Fanpage.it in relazione alla morte di Desirée, la 16enne drogata, uccisa e violentata in un palazzo abbandonato di San Lorenzo. “L’amica era lì, era sul letto mentre la violentavano”, sostengono.

“Un’amica l’ha portata lì, ha visto tutto, ma non parla. Può darsi che l’ha venduta per un pezzo, due pezzi di eroina. Ha detto ‘fate quello che volete, sco**tela’”.

Le ultime ore di Desirèe. A parlare sono due testimoni, che ai microfoni di Fanpage.it hanno raccontato le ultime ore di Desirée, la 16enne drogata, uccisa e violentata in un palazzo abbandonato di San Lorenzo, quartiere universitario di Roma.

Secondo i due testimoni “era una ragazza tranquilla e non si drogava, neanche beveva, vi ho detto tutto.

Era tranquilla, cioè io l’ho vista in piazza, bella, carina, passava sorridente. Io alle 20 e 30 sono uscito di casa e l’ho vista in piazza“, raccontano.

Poi, per ragioni che gli investigatori devono ancora accertare, Desirée è stata portata all’interno dello stabile dove vivrebbero senzatetto e migranti.

“L’amica stava sul letto, hanno violentato Desirée davanti a lei”

“L’amica fumava il crack dalla bottiglia, stava sul letto e vedeva quello che faceva, l’hanno violentata davanti a lei. Tu lì dentro entri solo per prendere la droga. Lì c’è l’eroina, la cocaina, tutto ci sta, vai a capire se ha bevuto la birra e dentro c’era qualcosa”, raccontano ancora i due a Fanpage.it.

Da quello che emerge dall’autopsia, Desirée probabilmente è morta per soffocamento e sul suo corpo, trovato avvolto in una coperta, c’erano segni evidenti di violenza.

Per capire se la ragazza sia stata drogata o avesse spontaneamente fatto uso di stupefacenti bisognerà attendere gli esiti dell’alcol test.

Per il momento gli investigatori hanno già ascoltato diversi testimoni, inclusa l’amica di Desirée.

I poliziotti sono al lavoro per chiarire la sua posizione ed eventuali responsabilità di quanto accaduto.

Fonte: fanpage.it – Titolo originale: Desirée, testimoni: “Venduta per un po’ di droga dall’amica, lei era lì mentre la violentavano”

https://www.informarexresistere.fr/desiree-testimoni-san-lorenzo/

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