
Redazione TirrenoNews
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Ecco cosa ha fatto la troika in Grecia! Le verità drammatiche !
Domenica, 11 Novembre 2018 22:03 Pubblicato in MondoTroika e UE hanno ucciso la Grecia: +40% di suicidi, Hiv, tubercolosi, malattie mentali. Sanità distrutta
La crisi greca esplode nel 2009: all’epoca come primo ministro si è appena insediato George Papandreou del Pasok, figlio di Andreas che risulta capo dell’esecutivo tra gli anni Ottanta e Novanta e protagonista della vita politica successiva alla caduta dei colonnelli. In quei drammatici mesi dell’autunno del 2009, scoppia la “bolla”.
Il governo dichiara di aver trovato bilanci falsificati, di conseguenza il debito appare molto più grave di quanto fino a quel momento si pensa.
E già, come dimostrano le due elezioni anticipate in tre anni vissute dal paese e le tensioni sociali scoppiate ad Atene nel dicembre 2008, la situazione in Grecia non sembra rosea di suo prima degli annunci sul deficit da parte di Papandreou.
A quel punto scattano i piani della cosiddetta “troika”: Ue, Fmi e Bce impongono riforme radicali alla Grecia, in cambio di prestiti per un valore di miliardi di Euro.
È l’inizio del caos.
Il rapporto del Consiglio d’Europa
Quello che avviene da allora è sotto gli occhi di tutti.
Vengono imposti piani di austerità che prevedono tagli enormi nella spesa pubblica.
Per un paese già in recessione è una mazzata micidiale.
Crolla il potere d’acquisto, crolla il commercio, ad Atene molti negozi sono costretti alla chiusura, la Grecia va subito in ginocchio.
Vengono licenziati diversi impiegati pubblici, viene tagliato lo stipendio a chi rimane, anche nel privato i salari crollano.
Per non parlare poi delle privatizzazioni dei servizi e dei settori più importanti dell’economia ancora in mano allo Stato.
A livello politico questo comporta il crollo dei due principali partiti, ossia Pasok di centro sinistra e Nuova Democrazia di centro destra, e la vittoria nel 2015 della sinistra radicale con Tsipras.
Nel luglio di quell’anno un referendum boccia l’ennesimo piano di austerità, migliaia di greci festeggiano in piazza il risultato e sembra preludio dell’uscita di Atene dall’Euro.
Ma in realtà un nuovo piano, molto simile a quello bocciato, viene poi approvato ed il paese continua con le sue sofferenze.
La domanda di tanti in Europa in questi anni è: qual è la situazione reale in Grecia?
Il paese è per davvero così disastrato oppure ci sono alcuni segnali positivi?
Per rispondere, nei primi mesi del 2018 viene attivata la commissione diritti umani del Consiglio d’Europa.
L’Ente, nonostante il nome, nulla ha a che vedere con Bruxelles e le istituzioni comunitarie: si tratta di un organismo che valuta il rispetto dei valori e dei diritti umani nel vecchio continente.
A capo di questa commissione vi è Dunja Mijatović, la quale fino allo scorso 4 giugno assieme ai suoi colleghi gira la Grecia in lungo ed in largo per vedere in che situazione vive la popolazione.
Pochi giorni fa vi è la pubblicazione del rapporto.
I dati che emergono sono allarmanti: sanità al collasso, istruzione non più garantita, tasso di suicidi aumentato del 40%, numero dei senzatetto quadruplicato dal 2008 al 2016.
È lo specchio di un paese devastato, colpito, con una società che vive un momento paragonabile a quello del periodo bellico. In poche parole, la risposta alle domande sopra poste è drammaticamente semplice: la Grecia è in ginocchio.
Sanità ed istruzione elementi non garantiti
Il popolo greco viene descritto come estremamente depresso, insicuro e sotto stress.
Gente che prima del 2008 non ha mai manifestato segni di squilibrio mentale, si ritrova a convivere con patologie tali da costringere spesso le autorità al trattamento obbligatorio.
Ci sono giovani che non hanno nemmeno i soldi per emigrare, padri di famiglia passati in pochi anni dalla classe media a non avere più nulla, nemmeno cibo per i propri figli.
Ci sono anche donne costrette a prostituirsi per poter sopravvivere, quartieri nelle grandi città diventati estremamente degradati.
Ma ci sono poi altri dati che rendono la situazione ancora più agghiacciante.
Il consiglio d’Europa riscontra infatti casi di Hiv e tubercolosi in grande aumento. Sembra quasi essenziale a questo punto specificare che tale reportage della commissione non proviene da un paese del terzo mondo, bensì da uno appartenente all’Eurozona.
La Grecia fino al 2004 ospita le Olimpiadi, costruisce centri commerciali, si illude di essere a pieno titolo tra i paesi più avanzati. Ma adesso si riscopre terribilmente surclassata dalle imposizioni della troika.
Ed impossibilitata a guardare al futuro con ottimismo.
Questo perché la stessa istruzione appare non garantita. I fondi destinati a questo settore sono quelli che risultano tra i più colpiti dall’ascia e dalla scure dei piani di austerità.
Molti insegnanti sono stati licenziati o messi in pre pensionamento, chi è riuscito a rimanere all’interno del mondo della scuola deve fare turni più lunghi con paghe molto più misere.
La qualità dell’istruzione, si legge nel rapporto, appare incredibilmente compromessa. E la stessa cosa si può dire della sanità. I fondi destinati al servizio sanitario nazionale sono diminuiti almeno del 50% dal 2009.
Molti ospedali sono chiusi, in tanti mancano le medicine.
Diversi pazienti affetti da tipologie gravi rischiano di non potersi curare perchè non più coperti dal sistema sanitario oppure perché impossibilitati a raggiungere gli unici centri di eccellenza rimasti nelle grandi città.
In Grecia il senso di umanità e solidarietà tanto propagandato dall’Europa, quella di Bruxelles e Francoforte, si è perso da tempo.
I piani di austerità sono finiti, ma non c’è un elemento da cui poter ricominciare.
Tabula rasa, deserto economico: ecco la Grecia post troika.
E non è un caso che ad attivarsi sia proprio la commissione sui diritti umani del Consiglio d’Europa.
Quel che è stato compiuto in questi anni non è solo una questione economica ma, per l’appunto, coinvolge i basilari principi dei diritti dell’uomo.
di Mauro Indelicato
Ndr Riflettete gente, riflettete! Questa è l’Europa. Questo è Juncker e Moscovici!
E Non è tutto!
Segue nei prossimi giorni.
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Why not, scontro tra Procure: aveva ragione De Magistris, ma i reati sono prescritti
Domenica, 11 Novembre 2018 21:39 Pubblicato in Basso TirrenoLa Corte di Appello di Salerno ha parzialmente riformato la sentenza emessa dai giudici di primo grado per il procedimento sullo scontro tra Procure. L’inchiesta risale ai tempi in cui il sindaco di Napoli, Luigi de Magistris era magistrato ed è legata alla revoca del procedimento Poseidone e all’avocazione del procedimento Why Not all’allora pm.
Il 20 aprile 2016 i giudici salernitani avevano assolto Salvatore Murone, Giancarlo Pittelli, Giuseppe Galati, Antonio Saladino, Dolcino Favi, e Pierpaolo Greco.
Il primo cittadino di Napoli, parte civile, ha impugnato la sentenza di primo grado affinché i giudici di Appello volessero ritenere le condotte contestate agli imputati sussumibili nell’abuso d’ufficio, pur consapevole che fossero già coperti da intervenuta prescrizione.
La Corte di Appello di Salerno ha parzialmente riformato la sentenza di primo grado, ritenendo i fatti sussumibili nel reato di abuso d’ufficio, per il quale ha dichiarato di non doversi procedere per intervenuta prescrizione. (Ansa)
La Corte di Appello di Salerno ha parzialmente riformato la sentenza emessa dai Giudici di primo grado per il procedimento sul cosiddetto scontro tra Procure. L'inchiesta risale ai tempi in cui il sindaco di Napoli, Luigi de Magistris era magistrato ed è legata alla revoca del procedimento Poseidone e all'avocazione del procedimento Why Not all'allora pubblico ministero. Il 20 aprile 2016 i giudici salernitani avevano assolto Salvatore Murone, ex procuratore aggiunto di Catanzaro; Giancarlo Pittelli, senatore di Forza Italia; Giuseppe Galati, ex sottosegretario alle attività produttive; Antonio Saladino, ex presidente della compagnia delle opere della Calabria; Dolcino Favi, ex procuratore generale facente funzione a Catanzaro e l'avvocato Pierpaolo Greco. Il primo cittadino di Napoli (difeso dagli avvocati Elena Lepre e Stefano Montone), parte civile nel procedimento, ha impugnato la sentenza di primo grado affinché i giudici di Appello volessero ritenere le condotte contestate agli imputati sussumibili nel reato di abuso d'ufficio, pur consapevole che fossero già coperti da intervenuta prescrizione in quanto relativi al 2007. La Corte di Appello di Salerno ha parzialmente riformato la sentenza di primo grado, ritenendo i fatti sussumibili nel reato di abuso d'ufficio, per il quale ha dichiarato di non doversi procedere per intervenuta prescrizione.
«Esprimo grande soddisfazione per il fatto che, seppur a distanza di così tanto tempo e seppur con tante ingiustizie che ho dovuto subire, la Corte d'appello di Salerno abbia riconosciuto la responsabilità per il delitto di abuso d'ufficio». Così il sindaco di Napoli Luigi de Magistris commenta la decisione della Corte d'Appello di Salerno che ha parzialmente riformato la sentenza emessa dai giudici di primo grado del procedimento cosiddetto Scontro tra Procure. «Da oggi abbiamo la prova - ribadisce de Magistris - che le inchieste Why Not e Poseidone, che riguardavano i rapporti tra criminalità organizzata, istituzioni, politica e massoneria deviata, che arrivavano fino al cuore dello Stato, mi furono illecitamente sottratte, affinché non arrivassi alla verità e non mi si consentisse di fare le doverose indagini che svolsi nell'esclusivo adempimento delle norme costituzionali e nel rispetto della legge. Ho tanta amarezza nel cuore, ma oggi lo Stato, anche se in parte, mi ha ripagato con una sentenza cosi importante». De Magistris conclude ringraziando «il mio avvocato Elena Lepre per il lavoro encomiabile svolto al mio fianco in questi anni».
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