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Scalea, donna giù dal quarto piano: omicidio o suicidio?

Domenica, 23 Dicembre 2018 17:53 Pubblicato in Alto Tirreno

Nessuna certezza se il fatto di cronaca accaduto stamattina possa essere inteso come omicidio o come suicidio.

Ed anche per questo sul fatto indagano i carabinieri di Scalea, coordinati dal capitano Andrea Massari.

La vittima è Medina Perna,di 36 anni una donna di origine dominicana.

La giovane abita da qualche tempo a Scalea.

Il corpo è stato rinvenuto intorno alle 8 di questa mattina da un vicino di casa.

Il cadavere era riverso nel piazzale antistante all'abitazione del “Parco Juliano” in una pozza di sangue.

Gli investigatori, per cercare di fare chiarezza sulla vicenda, stanno sentendo i vicini di casa ed il compagno.

I carabinieri stanno anche cercando di chiarire la circostanza secondo cui la donna non sarebbe precipitata dal terzo piano, dove abitava, ma da un piano superiore.

Il magistrato di turno alla Procura della Repubblica ha disposto l'autopsia

I militari hanno effettuato fino alle 14.30 i vari esami, anche all'interno dell'appartamento dove la giovane viveva.

Una seconda vita, poco chiara.

Forse anche nell'ambito della prostituzione.

Sul posto anche i reparti speciali che hanno effettuato i rilievi ed i riscontri sia nell'appartamento che nell'area antistante agli appartamenti.

Il pubblico ministero di turno ha disposto l'autopsia che potrà chiarire meglio la situazione, anche per capire se la vittima sia deceduta prima e poi qualcuno l'abbia gettata dal balcone o se si sia trattato di un suicidio.

I carabinieri hanno sentito anche alcuni conoscenti della vittima.

Le indagini proseguono.

Il pm di Locri ha notificato l'avviso di conclusioni a 31 persone. Il primo cittadino, sospeso, è finito al centro dell'inchiesta che ha spazzato via il 2 ottobre scorso il modello di integrazione e accoglienza ai migranti e richiedenti asilo.

 

La Procura insiste con le accuse nei suoi confronti. Tra queste associazione a delinquere e favoreggiamento dell'immigrazione clandestina  

La Procura di Locri chiude l’inchiesta a carico del sindaco (sospeso) di Riace Mimmo Lucano e per altre 30 persone. È di ieri l’avviso di conclusione dell’indagini preliminari che il sostituto procuratore di Locri, Michele Permunian, ha notificato al primo cittadino del cosiddetto “modello Riace” basato sull’accoglienza e l’integrazione dei migranti e dei richiedenti asilo, e agli altri soggetti coinvolti a vario titolo, nell’inchiesta “Xenia” coordinata dalla Procura, retta da Luigi D’Alessio, e condotta dal Gruppo Locri del comando provinciale della Guardia di Finanza.

Il 2 ottobre scorso Lucano era stato raggiunto da ordinanza di custodia cautelare agli arresti domiciliari poi sostituiti con l’obbligo di dimora fuori dal comune di Riace, dal Tribunale del Riesame di Reggio Calabria, all’esito dell’udienza svoltasi il 16 ottobre. Le accuse contestate dagli inquirenti nei suoi confronti rimangono le medesime: la Procura di Locri non arretra infatti, di un millimetro. I domiciliari erano stati però disposti dal gip “solo” per le ipotesi di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e il fraudolento affidamento diretto del servizio di raccolta dei rifiuti a due cooperative sociali. Nell’avviso agli indagati della conclusione delle indagini preliminari sono riportate anche altre accuse, rigettate però dal primo giudice.

La Procura locrese infatti, contesta a Lucano anche il reato di associazione per delinquere perché «promuoveva e organizzava l’intera struttura, definendo le linee operative delle associazioni-cooperative, controllando di fatto l’associazione “Città Futura”, curando i rapporti con le Istituzioni (Ministero dell’Interno e Sprar) e con i dirigenti della Prefettura di Reggio Calabria al fine di individuare gli strumenti necessari ad interferire sulla regolarità degli affidamenti e dei relativi pagamenti, e infine, essendo principale promotore degli illeciti (…) imputati pure agli altri legali rappresentanti delle associazioni».

Al centro dell’indagine c’è quindi, tutta la gestione dei progetti e dei fondi relativi ai progetti di accoglienza che negli anni hanno portato Lucano a divenire un vero e proprio simbolo tanto da essere stato inserito, due anni fa, nell’elenco dei 50 uomini più influenti del pianeta. Un modello divenuto famoso in tutto il mondo e che dal due ottobre scorso è stato spazzato via dall’indagine “Xenia”. Nonostante abbia sostituito la misura cautelare nei suoi confronti il Riesame, però aveva scritto parole durissime nei suoi confronti, e sull’intero sistema di accoglienza, e soprattutto sul suo operato all’interno del Comune arrivando a sottolineare, nel provvedimento  di sostituzione della misura cautelare che «Lucano non può gestire la Cosa Pubblica né gestire denaro pubblico mai ed in alcun modo. Egli è totalmente incapace di farlo e, quel che ancor più rileva, in nome di principi umanitari ed in nome di diritti costituzionalmente garantiti viola la legge con naturalezza e spregiudicatezza allarmanti». Per poi aggiungere, che il sindaco sospeso era «afflitto da una sorta di delirio di onnipotenza e da una volontà pervicace ed inarrestabile di mantenere quel sistema Riace rilucente all’esterno, ma davvero opaco e inverminato da mille illegalità al suo interno». E sui buoni propositi umanitari il Tdl ha sottolineato che gran parte della natura del modello Riace «è stato annacquato e sporcato da una mala e opaca gestione, da mille violazioni di legge e da una volontà sempre più forte ed incontenibile del Lucano di dare l’immagine al mondo esterno di un modello di integrazione e di salvarne ed esportarne le fattezze esteriori a tutti i costi più che di far sì che quel modello apparentemente perfetto lo fosse invero realmente».

Adesso la Procura di Locri mette il punto. Gli indagati, tra cui l’ex compagna del primo cittadino, Lemlem Tesfahun, avranno venti giorni di tempo per chiedere di essere interrogati dal pm e nel contempo depositare atti e memorie per la  loro difesa.

Ecco l'elenco completo dei 31 indagati:

Domenico Lucano

Gianfranco Musuraca

Ferdinando Antonio Capone

Jerri Cosimo Ilario Tornese

Antonio Santo Petrolo

Giuseppe Sgrò

Nicola Audino

Domenico Latella

Annamaria Maiolo

Renzo Valilà

Salvatore Romeo

Maria Taverniti

Oberdan Pietro Curiale

Cosimina Ierinò

Lemlem Tesfahun

Gebremarian Abeba Abraha

Giuseppe Ammendolia

Valentina Micelotta

Prencess Daniel

Oumar Keita

Assan Balde

Filmon Tesfalem

Cecilia Piscioneri

Alberto Gervasi

Cosimo Damiano Musuraca

Pasquale Valenti

Nabil Moumen

Rosario Antonio Zurzolo

Maurizio Senese

Maria Caterina Spanò

Domenico Sgrò

LaCnews24

Calabria corrotta. Il coraggio di Giulia Fresca.

Domenica, 23 Dicembre 2018 10:12 Pubblicato in Calabria

Buon Natale e buon anno, Giulia….

E’ quello che istintivamente viene da dire di fronte ala onestà morale ed al coraggio dell’ingegnere Giulia Fresca.

Una delle poche DONNE capaci di raccontare la verità( la sua, ovviamente) sullo stato etico e morale della nostra terra.

 

Tutto parte dalla sua intervista alla Rai.

Una troupe di RaiNews 24 è scesa a Cosenza per realizzare un’intervista a Giulia Fresca, ex assessore ai Lavori Pubblici e mobilità sostenibile a Palazzo dei Bruzi.

Giulia è stata interrogata più volte come persona informata sui fatti dalla Dda di Catanzaro.

Il giornalista Pino Finocchiaro ha diffuso nella giornata di ieri una breve anticipazione dell’intervista, che andrà in onda nella sua versione integrale subito dopo Natale.

Ecco quanto ha dichiarato Giulia Fresca nei due minuti già resi noti dal sito della Rai.

“… Gratteri ha profondamente ragione: quanto sta uscendo fuori è solo la punta di un iceberg di quello che sta succedendo in Calabria…

Quella di oggi è una mafia di laureati, non ci sono più le coppole e gli scarponi, non c’è più la vecchia ‘ndrangheta che si racconta nei libri.

Si tratta di persone che hanno studiato, siamo davanti a una “mafia intellettuale”, a un’alta mafia…”.

Persone insospettabili, aggiungiamo noi

Persone diffuse ovunque, eternamente legate al potere o di esso succubi.

Persone indegne

Poi aggiunge, Lei Cosentina che “… Cosenza è una città particolare: negli anni si sono consolidati poteri forti, molto forti. espressione di un certo tipo di massoneria, che ha forti ingerenze nel governo della città.

Ma la cosa più grave è che costoro hanno creato uno stato di bisogno della popolazione e delle classi professionali e per questo lo stato e le istituzioni hanno il dovere di incidere e di far sentire la loro voce…”.

ed infine conclude: “… Vuole sapere se ho paura? Sono stata oggetto di minacce di morte nonostante il periodo di malattia che sto affrontando…

Non ho paura perché credo nelle istituzioni e nella magistratura, credo nel senso di legalità delle persone e in particolar modo dei magistrati e sono sicura che garantiranno giustizia a tutta la città…”.

Ovvia l’attesa per la versione integrale dell’intervista.

Ma soprattutto ovvia l’attesa per il dopo intervista.

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