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Marijuana venduta come cannabis light, sequestro
Domenica, 20 Gennaio 2019 13:04 Pubblicato in Basso TirrenoGioia Tauro.Come si poteva temere ,doveva essere cannabis light, invece solo uno dei prodotti commercializzati rientrava nei limiti previsti di principio attivo.
La scoperta è stata fatta durante una serie di controlli effettuati dai carabinieri della Compagnia di Lamezia Terme nei negozi nati per la vendita di cannabis light.
I controlli hanno riguardato anche un uomo di Lamezia Terme, M.P.A., 32 anni, titolare di un esercizio a Gioia Tauro, nel Reggino.
I carabinieri hanno controllato sia il negozio che l’abitazione dell’uomo, scoprendo che in un garage adiacente la sua casa, protetto con un sistema di videosorveglianza, erano stati conservati sacchi e barattoli in vetro, di varie dimensioni, contenenti infiorescenze di canapa per un peso complessivo di circa 11 chilogrammi, suddivise per tipologia e denominazione, oltre a materiale utile sia per il confezionamento che per il consumo.
Nell’abitazione sono stati rinvenuti anche 52.000 euro in contanti.
La perquisizione è stata allargata anche all’autovettura del trentaduenne dove sono stati rinvenuti 25 campioni di inflorescenze dichiarate con percentuale di principio attivo sotto i limiti di legge consentiti.
Nel negozio di Gioia Tauro, invece, sono state sequestrate 322 bustine di cannabis light per un peso complessivo di 800 grammi circa militari, al fine di sottoporre il tutto ad opportuni accertamenti.
Tutto il materiale è stato sottoposto ad accertamenti, scoprendo che solo due campioni risultavano rispettare la soglia limite di principio attivo fissata per legge allo 0.6%, mentre tutti gli altri campioni analizzati si attestavano su percentuali ben più alte, oscillanti fra il 3.8% ed il 20.3%. Davanti ai nomi stravaganti con cui venivano identificate le varie sostanze (Teresa, Martina, Dinamed, Caterina, Mariangela, Triborllasi, Augusta, Luciana, Brigitte ed altri ancora), meno di un chilogrammo degli undici sequestrati era a norma di legge.
Ulteriori accertamenti effettuati dai militari, inoltre, hanno permesso di appurare come per gli anni 2016 e 2017 l’uomo non avesse prodotto alcuna dichiarazione reddituale sebbene la sua ditta fosse attiva dall’aprile 2016.
Nei suoi confronti è stata quindi emessa dal Tribunale di Lamezia Terme un’ordinanza di custodia cautelare agli arresti domiciliari per il reato di detenzione di sostanze stupefacenti ai fini di spaccio, eseguita dai carabinieri di Lamezia Terme.
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Il Gip di Locri conferma il divieto di dimora a Riace per Mimmo Lucano
Domenica, 20 Gennaio 2019 12:50 Pubblicato in Storia locale della CalabriaReato di solidarietà, confermato l”arresto’ del sindaco di Riace e della sua compagna
Il gip Locri ha rigettato la richiesta di revoca del divieto di dimora per Mimmo Lucano e dell’obbligo di firma per la sua compagna etiope
Il gip del tribunale di Locri ha confermato il divieto di dimora
a Riace per il sindaco sospeso Domenico Lucano.
Il gip ha confermato il provvedimento cautelare, con il parere favorevole del pubblico ministero – riporta il Quotidiano del Sud – rigettando l’istanza di revoca presentata dai difensori di Lucano. Confermata anche la misura dell’obbligo di firma per Lemelem Tesfahun, la donna etiope considerata la compagna del sindaco sospeso di Riace.
Mimmo Lucano, artefice del modello di accoglienza e integrazione dei migranti che ha preso il nome dal piccolo comune della Locride, è sospeso dalla carica di sindaco dal 16 ottobre del 2018 e da quella data non può tornare a Riace.
In precedenza, nell’ambito dell’inchiesta “Xenia”, sulla gestione dei progetti di accoglienza, coordinata dalla Procura della Repubblica di Locri, nei suoi confronti era stata applicata la misura degli arresti domiciliari poi modificata in divieto di dimora dal Tribunale del Riesame di Reggio Calabria.
Attualmente Lucano risiede a Caulonia marina a pochi chilometri di distanza da Riace.
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Cristo non si è fermato ad Eboli, nel 2019 è passato da Matera di Francesco Gagliardi
Domenica, 20 Gennaio 2019 12:35 Pubblicato in ItaliaNell’anno del Signore 2019 la città di Matera in Basilicata è stata proclamata la Capitale della Cultura Europea.
E’ la prima volta che una città del Meridione d’Italia può fregiarsi di questo titolo.
Dal 1948 ad oggi sono trascorsi 71 lunghissimi anni quando l’allora Segretario Nazionale del Partito Comunista Italiano, l’On. Palmiro Togliatti, visitò per la prima volta Matera totalmente isolata dal resto del mondo e rimase scioccato quando vide le condizioni disumane in cui gli abitanti dei Sassi erano costretti a vivere e non esitò a definirla: Vergogna nazionale.
Anche l’allora Presidente del Consiglio l’On. Alcide de Gasperi negli anni 50 visitò Matera e i Sassi e prese un solenne impegno: Dare una abitazione decente agli abitanti dei Sassi di Matera.
Anche oggi, 19 gennaio 2019, il Presidente della Repubblica On. Mattarella e il Presidente del Consiglio Dott. Conte hanno visitato Matera, però l’hanno trovata cambiata, molto accogliente, molto più bella, molto più vivibile, diversa dalla Matera vista da Togliatti e da De Gasperi.
Non hanno trovato più lo stato penoso in cui la gente era costretta a vivere nel degrado, nella sporcizia, con gli animali, senza acqua, senza luce, senza fognatura.
Ho conosciuto Matera e i Sassi quando ancora ero uno studentello dell’Istituto Magistrale di Cosenza.
Mi capitò fra le mani un libro scritto da un esiliato politico mandato al confino nel 1935 un certo Carlo Levi: Cristo si è fermato ad Eboli.
Lo scrittore e pittore venne mandato al confino in Basilicata dall’allora regime fascista.
Ignoravo dove fosse Eboli ed ignoravo i Sassi di Matera.
Sapevo soltanto che Matera era una delle due provincie della Basilicata o Lucania.
Lo scrittore torinese fu il primo, nell’immediato dopoguerra, a raccontare meglio di qualunque altro cosa erano davvero i Sassi, chi era costretto a vivere in quei luoghi e come vivevano gli abitanti in quei sotterranei scavati nella roccia.
In luoghi malsani, stretti e bui vivevano donne e uomini, vecchi e bambini, in compagnia delle galline, delle capre, delle pecore, dei maiali, degli asini.
Le stalle delle pecore e i porcili delle nostre campagne erano delle regge in confronto a quei tuguri scavati nella pietra.
Ora, 2019, tutto è cambiato.
Quei luoghi, quei sassi, da luogo di vergogna nazionale sono diventati luoghi di cultura, di creatività, di benessere, di turismo, di sviluppo economico.
Quei luoghi bui, sporchi, invivibili, malsani, sono diventati locali meravigliosi, Bed and Breackfast, ristoranti, pizzerie, negozi, luoghi di creatività, luoghi amati e ricercati dai turisti di tutto il mondo. In quei luoghi, tra i sassi, dove 50 anni fa scorazzavano gli animali gli abitanti di Matera ogni anno allestiscono un Presepe vivente che durante le festività natalizie viene visitato da migliaia di turisti provenienti da tutta Europa e si preparano ad inaugurare l’anno 2019 con ricchi eventi ed iniziative grazie al fascino dei Sassi non più considerati una vergogna nazionale.
Anche la Rai ci ha fatto conoscere la Matera di oggi e dalla sua Piazza principale per due anni consecutivi la notte di San Silvestro ha trasmesso lo spettacolo musicale “L’anno che verrà”.
Se ritornasse in vita Carlo Levi chissà cosa scriverebbe.
E se un altro Palmiro Togliatti visitasse Matera oggi chissà cosa direbbe.
Non direbbe certamente “ Matera, Vergogna nazionale, ma Matera Patrimonio Culturale dell’Umanità dell’Unesco”.
Ma ecco cosa scrisse Carlo Levi al suo arrivo a Matera:- Nelle grotte dei Sassi si cela la capitale dei contadini, il cuore nascosto della loro antica civiltà. Chiunque vede i Sassi di Matera non può restare colpito tanto è espressiva e toccante la sua dolce bellezza- . E poi continua:- Ogni famiglia ha in genere una sola di quelle grotte per abitazione. Dentro quei buchi neri dalle pareti di terra vedevo i letti, le misere suppellettili, i cenci stesi. Sul pavimento erano sdraiati i cani, le pecore, le capre, i maiali. Ogni famiglia ha in genere una sola di quelle grotte per abitazione e ci dormono tutti insieme, uomini, donne, bambini, bestie. Di bambini ce n’era un’infinità, nudi o coperti di stracci, seduti sull’uscio delle case, nella sporcizia, al sole che scottava e le mosche che si posavano sugli occhi, coi visini grinzosi come dei vecchi e scheletrici per la fame, i capelli pieni di pidocchi e di croste. Le donne magre con dei lattanti denutriti e sporchi attaccati a dei seni vizzi… sembrava di essere in mezzo ad una città colpita dalla peste -.
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