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In Calabria siamo stati incivili. Lo dice Irto il presidente del consiglio regionale
Martedì, 16 Aprile 2019 08:10 Pubblicato in Reggio CalabriaREGGIO CALABRIA - Non è passata in Consiglio regionale la proposta di legge sulla doppia preferenza di genere.
Il provvedimento, infatti, non ha ottenuto la maggioranza qualificata richiesta.
I votanti per i quattro articoli della pdl sono stati 29.
Quindici i voti favorevoli e 13 astenuti, un voto contrario.
Il voto ha fatto emergere in maniera chiara la distanza tra maggioranza e minoranza.
La consigliera Flora Sculco, che aveva proposto la legge, nell’esprimere delusione ed amarezza, ha parlato di «pagina buia per la Calabria e per il regionalismo calabrese, perché ci si è nascosti dietro un voto di astensione».
Ora forse occorre accendere la luce?
Sulla vicenda è intervenuto il presidente Mario Oliverio: «Credo che oggi si stia scrivendo una pagina negativa per il Consiglio regionale.
Negativa, perché si rappresenta la Calabria per quello che non è, ovvero una regione arretrata non al passo con i cambiamenti».
Oliverio ma davvero il vero problema della Calabria è questo? e lo scopri solo adesso?ma perché nella tua lista non ha messo solo donne?
Dello stesso avviso il presidente del Consiglio regionale, Nicola Irto: «Oggi si è persa un’occasione per rendere migliore la nostra democrazia.
Sono stato fermamente a favore della doppia preferenza in tutti questi mesi continuo a esserlo e lo sarò fino in fondo.
E’ una battaglia di civiltà, ci ho creduto fino a oggi e continuerò a spendermi perché la parità di genere in politica è un dovere a cui la Calabria non può e non deve sottrarsi».
La mafia, non è soltanto una banda di delinquenti di periferia.
La mafia ha , infatti, minimizzato la sua dimensione violenta.
Si ammanta di cultura, di istituzioni che detengono un potenziale coercitivo, di tradizioni massoniche e di liturgie religiose.
E così nel comune sentire la mafia è divenuta ogni forma di violenza e di ingiustizia inaccettabile.
Per questo spesso si parla di immaginario mafioso
Una delle prime descrizioni (la prima di un certo rilievo) del fenomeno fu nel 1837 in un documento redatto in Sicilia dal funzionario del Regno delle Due Sicilie Pietro Calà Ulloa, che a proposito del fenomeno scrisse:
«Ci sono in molti paesi delle fratellanze, specie di sette che diconsi partiti, senza riunione, senza altro legame che quello della dipendenza da un capo, che qui è un possidente, là un arciprete. Una cassa comune sovviene ai bisogni, ora di fare esonerare un funzionario, ora di conquistarlo, ora di proteggerlo, ora d'incolpare un innocente... Molti alti magistrati coprono queste fratellanze di una protezione impenetrabile".[6]» |
Ora è notorio che la mafia si è largamente infiltrata nella politica e nell’economia, dando prova di . una professionalità straordinaria nelle attività di mediazione, nel dirimere o sedare controversie, nel facilitare affari, tra mondi e interessi diversi.
Un elemento che ci accomuna è che la mafia, se c’è, è altrove. Non da noi.
E questo assunto è talmente reale che qualcuno dice che ci si deve sentire offesi se viene nominata la commissione di indagine che interessi il nostro comune.
Nessun timore ed un po’ di pazienza se la mafia non c’è non la troveranno…
La misura è colma!
Amantea viene additata come città governata e dominata dalla mafia, senza che mai nessuno dei denigratori (giornalisti, politicanti, chiacchieroni da marciapiede) abbia fatto conoscere le prove provate di ciò che scrive o dice.
Che qualche politico locale sia stato processato e condannato per reati di mafia non autorizza nessuno a criminalizzare una intera città che oggi soffre una sua decadenza economica, sociale e culturale, anche per colpa di questa immagine negativa.
Anche ad Amantea, come ormai in ogni città e paese, vi è criminalità organizzata; anche ad Amantea vi sono condannati per reati di mafia; ma se dovessimo criminalizzare una città ed ogni sua amministrazione perchè un suo cittadino ( o più) è mafioso non vi è alcuna città al mondo che non sia mafiosa. La responsabilità penale è sempre e solo personale.
Nè può confondersi l'incapacità amministrativa di una giunta con il condizionamento mafioso; nè l'incapacità politica di una forza di opposizione può "coprirsi" dietro il paravento di accuse, garantite dall'immunità parlamentare, che contribuiscono a criminalizzare la città.
Nel 2008 l'amministrazione Tonnara venne sciolta per infiltrazione mafiosa, ma i giudici hanno ritenuto falsa quell'accusa ; lo Stato dovette risarcire con due milioni di euro gli amministratori sospesi arbitrariamente, ma la "diffamazione" della città partì velocemente... pennivendoli incapaci cavalcarono e continuano a cavalcare la tigre...la criminalizzazione della città non si è più fermata.. La misura è colma; Amantea deve reagire... è in gioco il proprio futuro