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Redazione TirrenoNews

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Insomma da Brindisi a Rossano ci sono circa 160 km che la xylella secondo la Coldiretti potrebbe percorrere in meno di 3 mesi

E la distanza tra brindisi e Gioia Tauro è di circa 300 km percorribili in 5 mesi pari 150 giorni.

La distanza infine tra Brindisi ed Amantea è di 230 km percorribili in quattro mesi circa.

A fine settembre quindi tutta Amantea, Cleto, eccetera, saranno invasi dalla Xylella.

Ma la xylella viaggia anche per nave.

Il batterio che sta distruggendo gli ulivi pugliesi è stato infatti introdotto nel Salento dal Costa Rica attraverso le rotte commerciali di Rotterdam.

La Coldiretti rilancia l'allarme sul batterio della xylella che dopo aver devastato le piantagioni di ulivi della Puglia si avvicina al ritmo di 2 chilometri al giorno al resto del Mezzogiorno compresa, ovviamente, la Calabria.

L'allarme era già stato lanciato lo scorso marzo ma adesso nuovamente la Coldiretti ribadisce il rischio, che riguarda l'intero Mezzogiorno d’Italia dalla Basilicata alla Calabria, dalla Campania al Molise, nel commentare l'allarme dell’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa) sulla Xylella fastidiosa che minaccia la maggior parte del territorio Ue dove tra l’altro sono stati individuati altri casi di malattia, dalla Francia alla Spagna, dalla Germania al Portogallo.

Sotto accusa le responsabilità regionali e anche comunitarie a partire , sottolinea la Coldiretti, dal sistema di controllo dell’Unione Europea con frontiere colabrodo che hanno lasciato passare materiale vegetale infetto poiché il batterio che sta distruggendo gli ulivi pugliesi è stato introdotto nel Salento dal Costa Rica attraverso le rotte commerciali di Rotterdam.

Dall’autunno 2013, data in cui è stata accertata su un appezzamento di olivo a Gallipoli, la malattia, sottolinea Coldiretti, si è estesa senza che venisse applicata una strategia efficace per fermare il contagio che, dopo aver fatto seccare gli ulivi leccesi, ha intaccato il patrimonio olivicolo di Brindisi e Taranto, arrivando pericolosamente a Monopoli, in provincia di Bari, con effetti disastrosi sull'ambiente, sull'ambiente, l’economia e sull'occupazione.

Il conto dei danni causati dalla Xylella in Italia è salito secondo la Coldiretti a 1,2 miliardi di euro, per colpa di errori, incertezze e scaricabarile che hanno favorito l’avanzare del contagio mentre si assiste a giorni alterni a malcelati tentativi di mettere sullo stesso piano i fatti raccontati dai ricercatori, con complotti utili a bloccare le attività di contenimento e le farneticazioni su miracolose guarigioni mai dimostrate da parte di personaggi in continua ricerca di autore che vivono di bugie e falsità.

Un atteggiamento che «ha impedito l’applicazione delle necessarie misure di contenimento e che, ricorda Coldiretti, è costato all’Italia l'apertura nel 2016 di una procedura d`infrazione da parte dell’Unione Europea che ha portato al deferimento alla Corte di Giustizia Ue.

Ma ora - continua la Coldiretti - si attende un cambio di passo con l'importante approvazione in Parlamento del Decreto emergenze, profondamente modificato rispetto all’impostazione iniziale, per sostenere gli agricoltori colpiti dell’area infetta che vogliono soltanto avere la libertà di espiantare, reimpiantare e non morire di Xylella e burocrazia, anche grazie all’individuazione di varietà resistenti come il Leccino».

Lunedì 20 maggio il presidente Nazionale di Coldiretti Ettore Prandini ed il Ministro delle Politiche Agricole, Forestali e del Turismo Gian Marco Centinaio sorvoleranno in elicottero l’area infetta da Xylella, per verificare dall’alto la strage di ulivi che ha cambiato il volto e il paesaggio del Salento e pianificare gli interventi necessari a superare l’emergenza.

Il sopralluogo aereo partirà dall’aeroporto di Brindisi alle ore 10,45 e terminerà a Lecce, dove la delegazione di Coldiretti accompagnerà il Ministro Centinaio alla grande assemblea di agricoltori che si terrà in città alle ore 12,00 presso il Teatro Politeama Greco

Lamezia Terme. Si è discussa ieri in camera di consiglio, la richiesta di revoca dell’ordinanza cautelare emessa dal Consiglio di Stato l'11 aprile scorso. E il Consiglio di Stato ha deciso di respingere l'istanza del sindaco Paolo Mascaro, ritenendola inammissibile, contro l'ordinanza con cui il Consiglio di Stato confermò la sospensione dell'esecutività della sentenza del Tar del Lazio che aveva annullato lo scioglimento del Consiglio comunale di Lamezia consentendo quindi il reintegro del sindaco e di conseguenza degli assessori e dei consiglieri comunali.

Pertanto, in attesa dell'udienza di merito fissata dal Consiglio di Stato il 19 settembre (l’ultima parola sullo scioglimento del Consiglio comunale per infiltrazioni mafiose), ieri infatti si è tenuta l'udienza al Consiglio di Stato dopo che l'ex sindaco Paolo Mascaro e gli ex assessori della sua Giunta, si sono appellati all’ordinanza del Consiglio di Stato chiedendo anche di rideterminare la condanna alle spese (5.000 euro per il doppio grado di giudizio), ma i giudici hanno rigettato mantenendo in carica i commissari fino alla discussione del merito.

In sostanza se fosse stata accolta questa istanza il sindaco e il Consiglio comunale sarebbero tornati in carica in attesa dell’udienza di merito di settembre prossimo in questo caso, invece, saranno i commissari a restare in sella.

Se a settembre l'ex sindaco dovesse vincere nel merito tornerebbe alla guida del comune fino alla fine del mandato nel 2020 altrimenti i commissari resteranno in carica fino alle elezioni che, in questo caso, saranno fissate a novembre in sessione straordinaria.

Come si ricorderà, con l’ordinanza cautelare dell'11 aprile scorso (ora appellata), il Consiglio di Stato accolse la richiesta dell’Avvocatura dello Stato per conto del ministero dell’Interno, sospendendo l’esecutività della sentenza del Tar del Lazio che reintegrò il sindaco e il consiglio comunale ma solo per un mese visto che dopo arrivò la sospensione del reintegro decisa dal Consiglio di Stato che determinò il ritorno dei commissari straordinari al Comune.

Nell’udienza di ieri, è stato depositato dai ricorrenti il dispositivo della sentenza del gup di Catanzaro che ha assolto perchè il fatto non sussiste l’ex consigliere comunale Pasqualino Ruberto e il medico Giovanni Paladino , coinvolti (insieme all’ex vicepresidente del consiglio comunale disciolto, Giuseppe Paladino, a processo con l’ordinario) nell’operazione antimafia “Crisalide” che, di fatto, diede vita all’iter sullo scioglimento del Consiglio comunale per infiltrazioni mafiose decretato e novembre 2017.

L’inchiesta “Crisalide” infatti viene citata negli atti dello scioglimento così come anche nell’ordinanza (appellata) del Consiglio di Stato (la sentenza su Ruberto e Paladino verrà depositata dai ricorrenti anche all’udienza di merito). Per i ricorrenti ( Mascaro e gli ex assessori) «l’ordinanza cautelare è effetto di molteplici errori di fatto». E ancora: «la triplice supposizione dell’esistenza di “frequente affidamento delle gare alle stesse società” , della “assegnazione di concessioni a soggetti privi di requisiti” e della emersione di entrambe le circostanze “in occasione dell’operazione coordinata dalla Procura della Repubblica di Catanzaro del maggio 2017 (Crisalide), è triplicemente erronea perchè la verità di tutte le circostanze oggetto di supposizione è incontrastabilmente esclusa dagli atti e documenti di causa».

E «quanto alle credute emergenze dell’operazione “Crisalide”. era ed è sempre stato incontroverso nel processo che tale operazione non ha mai investito attività dell’amministrazione comunale di Lamezia Terme, men che meno affidamento di gare ancora meno alle stesse società o concessioni di alcun tipo ancora meno a soggetti privi di requisiti»

Concluso l’esame in Affari Sociali del Decreto Calabria con diverse modifiche approvate. Approvata la norma “Unità di Crisi Speciale” per effettuare ispezioni straordinarie nelle diverse strutture regionali

 

 

 

 

Dallo sblocco del turnover alla graduatoria di merito per la scelta dei direttori, dal tetto di spesa del personale che non potrà superare i livelli raggiunti nel 2018, dal blocco dell’esportazione dei farmaci fino alla nuova norma denominata “Unità di Crisi Speciale” inserita nel comma 6 bis dell’articolo 3 del decreto legge Calabria sulla sanità che in Commissione Affari Sociali ha concluso l’esame.

In pratica il Ministero della salute istituisce una vera e propria task force di controllo speciale che avrà il compito di effettuare ispezioni straordinarie presso le aziende sanitarie locali, le aziende ospedaliere e le aziende ospedaliere universitarie che dopo un massimo di 30 giorni dovrà informare i commissari straordinari e quelli ad acta lo stato delle prestazioni e dei servizi per il cittadini con l’assoluta necessità di informare eventuali variazioni dei livelli essenziali di assistenza (LEA)

Questo il testo dell’emendamento 6-bis

“Ai fini dell’adozione dell’atto aziendale di cui al comma 6, entro trenta giorni dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto, il Ministro della salute, con proprio decreto, istituisce un’Unità di crisi speciale per la Regione con il compito di effettuare, entro tre mesi dall’istituzione, visite ispettive straordinarie presso le aziende sanitarie locali, le aziende ospedaliere e le aziende ospedaliere universitarie.

L’Unità di crisi è composta da dirigenti del Ministero della salute e da un numero massimo di cinque esperti nelle discipline chirurgiche, mediche, anatomopatologiche e dei servizi diagnostici.

Entro 30 giorni dalla visita ispettiva di cui al presente comma, l’Unità di crisi trasmette al Commissario straordinario e al Commissario ad acta una relazione sullo stato dell’erogazione delle prestazioni cliniche, con particolare riferimento alla condizione dei servizi, delle dotazioni tecniche e tecnologiche e delle risorse umane, evidenziando gli eventuali scostamenti dagli standard necessari a garantire i livelli essenziali di assistenza (LEA) e gli interventi organizzativi necessari al loro ripristino.

Ai componenti dell’Unità di crisi non appartenenti ai ruoli del Ministero della salute spetta il rimborso delle spese documentate. Per l’attuazione del presente comma è autorizzata la spesa di euro 50.000 per l’anno 2019, alla cui copertura si provvede ai sensi dell’articolo 14.

Ndr. Sarebbe un bene che oggi i sindaci la sollecitino per iscritto. Se non lo faranno saranno i veri responsabili di una sanità che ad Amantea non funziona

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