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Il sindaco di Reggio Calabria guida il Gay Pride
Sabato, 27 Luglio 2019 22:06 Pubblicato in Reggio CalabriaAlla manifestazione presente il sindaco Falcomatà per testimoniare e rappresentare una città che non esclude nessuno
Oltre duemila persone hanno sfilato sul lungomare di Reggio Calabria in un lungo corteo festoso, colorato, urlante,
per il Pride organizzato dal Comitato Arcigay Due Maria e dall’Associazione genitori di figli omosessualità.
Molte le bandiere arcobaleno sventolanti nel corto, composto in massima parte da giovani e molte le associazioni che hanno aderito all’iniziativa, che celebra, come è stato fatto in altre città, i 50 anni dai moti di Stonewall, scaturiti dall’irruzione della polizia in un bar gay di Manhattan, a New York.
In prima fila i rappresentanti delle associazioni e dei movimenti che hanno organizzato il corteo. Assieme a loro il sindaco di Reggio Calabria Giuseppe Falcomatà e il presidente nazionale Arcigay Luciano Lopopolo.
“Noi continuiamo a rappresentare un orizzonte di libertà, di orgoglio e di inclusione, perché sappiamo cosa vuol dire l’esclusione” ha affermato Luciano Lopopolo. “Reggio città dei diritti, dei diritti di tutti, città che non esclude nessuno” ha detto Falcomatà.
“Ero certo – ha aggiunto Lopopolo – di una partecipazione così larga. Io dal Sud mi aspetto sempre le cose migliori.
Non c’è un motivo perché le nostre città non debbano essere territori della libertà, territori delle opportunità.
Cinquant’anni di Stonewall hanno segnato sicuramente delle tappe, ma in Italia c’è ancora una lunga strada da fare. Basti pensare che nel nostro Paese manca ancora una legge contro l’omofobia”.
“Affermare i diritti di ciascuno – ha detto il sindaco Falcomatà – non significa escludere i diritti degli altri.
L’aver patrocinato l’iniziativa come Comune e come Città Metropolitana, ma c’è anche il gonfalone del Consiglio regionale, è una prova di maturità della nostra città dopo il Pride di cinque anni fa, sempre qui a Reggio Calabria”.
Salvini: i responsabili siano presi il prima possibile
Dopo la morte del vice brigadiere Mario Cerciello Rega, il leader della Lega chiede "lavori forzati e carcere" per gli aggressori.
Di Maio: "Se i responsabili sono stranieri vadano in carcere nel loro Paese".
Meloni: "L'Italia non può essere l'approdo di queste bestie"
Sono molti i politici che si sono espressi sul caso di Mario Cerciello Rega, il carabiniere di 35 anni ucciso a coltellate nella notte a Roma da due aggressori.
"Il primo pensiero va a questo ragazzo di 35 anni, che si era sposato da un mese e aveva appena festeggiato il compleanno e ai due bastardi - stiamo lavorando perché vengano presi il prima possibile - per cui la vita di un ragazzo di 35 anni vale un cellulare e un portafogli con 100 euro", ha detto Matteo Salvini.
L'altro vicepremier, Luigi Di Maio, ai microfoni di Sky Tg24 ha definito l'accaduto un "atto vile" e ha aggiunto: "So che si stanno cercando due stranieri.
Se gli assassini dovessero essere effettivamente non italiani spero che il carcere se lo facciano a casa loro, se sono irregolari non devono stare qui”.
Mentre, da Twitter, il segretario del Pd Nicola Zingaretti, fa sapere:" All’Arma e alla sua famiglia va la vicinanza mia e di tutto il Pd".
Salvini: "Lavori forzati e carcere per i responsabili"
Il ministro dell’Interno ha spiegato anche che c'è una "caccia all'uomo a Roma". Poi ha chiesto "lavori forzati in carcere finché campa" per l'assassino.
Mentre la vice presidente della Camera e coordinatrice di Forza Italia, Mara Carfagna, ha espresso vicinanza ai familiari della vittima con un post su facebook: "Ci stringiamo alla famiglia di Mario Cerciello Rega, il carabiniere ucciso questa notte a Roma mentre era in servizio.
Gli episodi violenti verso le nostre forze dell'ordine stanno diventando all'ordine del giorno.
Lo Stato e le istituzioni non possono più assistere inermi, devono tutelare le donne e gli uomini che rischiano la loro vita per proteggere la nostra.
Esprimo profonda solidarietà all'Arma".
Meloni: "L'Italia non può essere l'approdo di queste bestie"
Anche Giorgia Meloni si è espressa attraverso facebook, commentando le prime ricostruzioni secondo cui gli aggressori sarebbero stranieri: "La scorsa notte un carabiniere di 35 anni è morto ammazzato da 2 magrebini ancora latitanti, 8 coltellate di cui una dritta al cuore, a pochi passi dal Vaticano.
Provo tanta rabbia e profonda tristezza, l'Italia non può più essere il punto di approdo di queste bestie.
Vicinanza alla famiglia di questo servitore dello Stato e all'Arma dei Carabinieri, spero che questi animali vengano presi subito e che possano marcire in galera".
Boldrini: "Sono vicina alla famiglia e ai colleghi"
"Sono vicina alla famiglia e ai colleghi del carabiniere ucciso a Roma – sono invece le parole dell’ex presidente della Camera ed esponenti di Liberi e uguali, Laura Boldrini - Mi auguro che i responsabili di questo crimine orrendo vengano arrestati quanto prima e puniti con severità.
Essere uccisi a 35 anni mentre si compie il proprio dovere per la comunità è intollerabile
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La Squadra Mobile ha individuato e arrestato i componenti di due associazioni che negli ultimi anni avrebbero fatto circolare grosse quantità di sostanza stupefacente.
Durante il blitz “H24 evolution” arrestato anche il familiare di un noto pregiudicato della Noce.
Fiumi di cocaina alla Zisa, spacciata agli angoli delle strade o consegnata comodamente a casa. Sono sedici gli arresti della Squadra Mobile che ha con l'operazione H24 evolution ha individuato e sgominato due associazioni a delinquere che nel corso degli ultimi anni avrebbero fatto circolare grosse quantità di sostanza stupefacente nel quartiere e nel resto della città.
Tra i promotori di una delle due organizzazioni il familiare di un pregiudicato mafioso del mandamento della Noce, spiega la polizia.
Il blitz scattato all'alba di oggi arriva quale prosecuzione dell'operazione condotta a febbraio 2017 che ha portato all'arresto di numerosi spacciatori del rione e non solo che rifornivano anche i professionisti della "Palermo bene".
"Le ultime indagini svolte dalla sezione Antidroga della Squadra Mobile - spiegano dalla Questura - coordinate dalla Direzione distrettuale antimafia di Palermo, hanno registrato le illecite attività di altri soggetti facenti parte di organizzazioni strutturate ed attraverso la nota metodica del telefono in servizio H/24".
„Offrivano droga a tutte le ore, non soltanto da comprare e portar via ma anche a domicilio, rappresentando un continuo punto di riferimento per l'approvvigionamento da parte di centinaia di persone in arrivo ogni giorno da tutta la città.
L’associazione, secondo quanto ricostruito dagli investigatori, controllava rigidamente l’attività di spaccio dei propri pusher che non avevano autonomia.
Ricostruiti anche episodi di conflitto registrati tra pusher interessati ad aumentare il bacino di clienti per garantirsi un'entrata costante di diverse centinaia di euro al giorno.“