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Redazione TirrenoNews

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Lo sappiamo tutti( anche loro, ovviamente) che la calabria è una volta del Centro destra ed una volta del centro sinistra in una alternanza che dura da diversi lustri e che è figlia di una atavica attitudine al compromesso tra forze politiche e peones.

Ma che è anche figlia di una legislazione che permette quasi tutto, se non tutto e soprattutto la scelta degli amici nei posti chiave dove ci sono grandi prebende e grande potere e quindi posti di lavoro che sono la chiave di volta della ultima posizione della calabria in Italia ed in Europa.

Ora spetterebbe al centro sinistra visto che il centro destra di Scopelliti dicono abbia governato la regione negli ultimi anni

E questa consapevolezza spinge i potenti del centro sinistra a candidarsi o ad esprimersi a favore del candidato più interessante.

La scelta spetta a Roma e cioè alla commissione presieduta da Altero Matteoli e da Renato Brunetta, Paolo Romani, Denis Verdini e Giovanni Toti

La commissione dovrà scegliere tra i tre vicecoordinatori regionali di Fi, Wanda Ferro, Roberto Occhiuto e Pino Galati, Roberto Occhiuto, l’assessore regionale Giacomo Mancini, il presidente della Provincia di Reggio Peppe Raffa, Gianpaolo Chiappetta, capogruppo di Ncd in Consiglio regionale; i parlamentari alfaniani Nico D’Ascola e Dorina Bianchi.

Le riunioni si susseguono nella sede romana di Forza Italia in piazza San Lorenzo in Lucina.

Nel quartier generale azzurro c'era tutto lo stato maggiore azzurro calabrese, a cominciare dal coordinatore regionale Jole Santelli.

L’obiettivo non è cambiato; è sempre quello di trovare un aspirante governatore, che sia espressione di tutto il centrodestra (da Ncd a Fratelli d’Italia) per "difendere" al meglio le posizioni dall’assalto del Pd renziano.

Forza Italia avrebbe definito una rosa di tre nomi, che già circolavano in questi giorni come favoriti per la successione di Giuseppe Scopelliti e che ora saranno sottoposti all’esame dei partiti della coalizione: il commissario straordinario della provincia di Catanzaro Wanda Ferro; l’assessore regionale forzista Giacomo Mancini e il presidente della Provincia di Reggio Calabria Beppe Raffa.

Fuori, allora, Pino Galati, Roberto Occhiuto, Gianpaolo Chiappetta, Nico D’Ascola e Dorina Bianchi.

Mercoledì 10 settembre sarà presente Berlusconi e forse sarà fatta la scelta

Continuano le attenzioni di Gigi El Tarik verso aspetti sociali e culturali della nostra quotidianità e problemi locali o nazionali , attenzioni sempre finalizzate a sollecitare le intelligenze ed il coraggio dei pochi che li hanno e decidono di utilizzarli.

Ecco la sua ultima “fatica”:

“L'articolo 1 della Legge 103 del 1975 recita: " La diffusione circolare di programmi radiofonici via etere o, su scala nazionale, via filo e di programmi televisivi via etere, o, su scala nazionale, via cavo e con qualsiasi altro mezzo costituisce, ai sensi dell'art. 43 della Costituzione, un servizio pubblico essenziale ed a carattere di preminente interesse generale, in quanto volta ad ampliare la partecipazione dei cittadini e concorrere allo sviluppo sociale e culturale del Paese in conformità ai principi sanciti dalla Costituzione. Il servizio è pertanto riservato allo Stato. L'indipendenza, l'obiettività e l'apertura alle diverse tendenze politiche, sociali e culturali, nel rispetto delle libertà garantite dalla Costituzione, sono principi fondamentali della disciplina del servizio pubblico radiotelevisivo. ".

La Rai - Radiotelevisione Italiana S.p.A. nasce, come "Servizio pubblico essenziale…..". Non può vendere spettatori e clienti a distributori di merce, perché così facendo sarebbe un mezzo di produzione e gli utenti, i soggetti sociali, solo merce. Non può rendersi complice del tentativo in atto che ricerca un consenso ampio e trasversale, destinato a coinvolgere anche gli strati medio bassi della popolazione, ai miti del globalismo e del modernismo tecnocratico (strategie e strumenti a vantaggio di pochi) che, riducendo il pluralismo culturale ed educativo, trasforma anche le idee ed i luoghi di formazione ed educazione in strumenti idonei a favorire la "produttività" dei valori di mercato e di consumo. Mercato che viene sistematicamente proposto come se fosse naturale, giusto e immutabile. Va invece sottolineato che le leggi di questo mercato non sono "dogmi", ma strumenti e scelte strategiche appartenenti a ben precise teorie e prassi economiche contingenti.

In Italia si sta procedendo con notevole impegno e accanimento nel confondere le idee per rottamare l’unicità organica del servizio pubblico, smontarne i pezzi e riproporli all’utenza con il solo e prestigioso marchio originario che permetterà alle emittenze private di “svolgere autorevolmente un servizio di pubblica utilità” anche se ingannevole nella sua impossibilità di essere critico e pluralista.

Impegnato a far nascere questi organismi geneticamente modificati (OGM) sembra essere l’intero Parlamento che ha deciso, da un po’ di anni a questa parte, di tenere in non cale i principi costituzionali che regolano il servizio pubblico. A questo punto dobbiamo prendere atto che la privatizzazione si è estesa agli stessi principi democratici per cui ognuno dei parlamentari può ritenerli proprietà privata e disporne a proprio piacimento.

Val la pena ricordare che gli Organismi Geneticamente Modificati , pur resistendo agli agenti patogeni esterni (Mercato), sono condannati alla sterilità: i fornitori privati dei programmi OGM, in questo modo, si sono assicurati una perenne dipendenza da parte dell’intero sistema radiotelevisivo.

Nella popolazione circola il fondato sospetto che questi prodotti siano cancerogeni.

Pertanto, ai cittadini italiani va detto a chiare lettere che il problema non risiede in uno e cento nuovi Consigli di Amministrazione nominati da un Parlamento unanime nell’eludere il mandato costituzionale. La scrittrice Catherine Clement in Francia, qualche anno fa, si augurava di leggere, in un articolo della loro Costituzione, una frase già presente nella nostra “patetica” e “obsoleta” Costituzione: “ L’organizzazione del servizio pubblico audiovisivo è un dovere dello Stato”.

Beaumont sur Mer 8 settembre 2014 Gigino Adriano Pellegrini & G el Tarik

Riceviamo e pubblichiamo dal Corpo Forestale dello Stato la seguente nota stampa.

Cosenza, 08 Settembre 2014 – Due persone di nazionalità rumena sono state tratte in arresto per furto di legna e danneggiamento di piante nel comune di Longobucco (cs) da parte degli uomini del Corpo Forestale dello Stato.

Tale attività è stata svolta nei giorni scorsi dal Corpo forestale dello Stato sull'altopiano della Sila da parte del personale dei Comandi Stazione di Cava di Melis dipendente dal Coordinamento Territoriale per l'Ambiente del Parco Nazionale della Sila, e del Comando Stazione di Acri, dipendente dal Comando Provinciale di Cosenza, ed ha portato all'arresto dei due responsabili, E.B di anni 28 e A.B. di anni 25, colti in flagranza di reato in località “Celsito”mentre depezzavano il materiale legnoso, di specie Ontano e Faggio, mediante l’utilizzo di motoseghe e mazze taglialegna in seguito sequestrate.

L'area interessata al taglio, di proprietà privata, è sottoposta a vincolo idrogeologico e paesaggistico - ambientale, nonché ricadente in zona 2 del perimetro del Parco Nazionale della Sila.

Oltre all’arresto dei due uomini, che venivano rimessi in libertà ai sensi dell’art 121 del c.p.p., gli uomini del Copro Forestale hanno deferito all’Autorità Giudiziaria in concorso con i due esecutori un uomo del luogo risultato mandante del furto.

L'operazione condotta è il risultato dell'azione di appostamento e dell'attività investigativa mirata a contrastare e prevenire ogni forma di reato in danno del patrimonio forestale ed ambientale che il personale del Corpo Forestale dello Stato quotidianamente svolge con particolare attenzione nell’area protetta.

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