
Redazione TirrenoNews
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Oggi lo “scontro” tra progetti per scegliere come “salvare od uccidere Coreca”
Venerdì, 12 Dicembre 2014 09:18 Pubblicato in Economia - Ambiente - EventiEcco la nota stampa del comune di Amantea che pubblicizza l’ultimo incontro (il prossimo) per lo scoglio di Coreca, quello finale (o tombale), un incontro di “ascolto” conseguente al quale la politica, sentite le parti, adotterà “le decisioni più giuste per l’intera collettività“, “cercando una soluzione che sia la più condivisa possibile”.
Non efficacia della proposta progettuale, allora, non reale e duraturo ripascimento della spiaggia a nord ed a sud dello scoglio, senza lesione delle zone a sud dello scoglio stesso, non tutela della Statale che permette (ancora) di giungere a Coreca(nelle foto il grande muro messo a nudo) , ma condivisione, così che se poi il progetto non dovesse avere effetti positivi comunque sarebbe stata un responsabilità non ascrivibile ad una sola delle parti ( tecnici, politici, associazioni).
La vittoria della apparenza della democrazia non della assunzione di responsabilità
Lo strano è che la nota stampa anticipa la volontà dell’ente evidenziando che “ la costruzione di una scogliera di oltre cento metri di lunghezza, con una cresta sull’acqua di circa due metri, (è) “Una soluzione certamente efficace dal punto di vista tecnico”. Ecco
Si terra oggi venerdì 12 dicembre alle ore 10, presso la casa comunale di corso Umberto I, l’atteso incontro tra l’amministrazione presieduta dal sindaco Monica Sabatino ed i referenti delle associazioni che, nei mesi scorsi, si sono pronunciati in maniera contraria alla realizzazione di una barriera frangiflutti emersa in prossimità dello Scoglio Grande di Coreca.
Come si ricorderà il progetto realizzato dall’ingegnere Alberto Borsani, presentato dalla Regione Calabria e finalizzato al ripascimento costiero del litorale, prevede la costruzione di una scogliera di oltre cento metri di lunghezza, con una cresta sull’acqua di circa due metri. Una soluzione certamente efficace dal punto di vista tecnico, ma di forte impatto visivo. Gli ambientalisti, in primis il Wwf, sostengono che la protezione della costa, così come accaduto nella vicina Tropea, potrebbe essere garantita tramite il posizionamento di una barriera soffolta che preserverebbe l’immagine complessiva del sito. A supporto di tale tesi, nel corso della riunione, verranno presentate alcune relazioni che attestano l’efficacia di questo genere di soluzione. Secondo i progettisti nominati da Palazzo Campanella( ???????) , l’idea della barriera soffolta non sarebbe realizzabile a causa delle “particolari correnti presenti a Coreca”.
L’assemblea, fortemente voluta dal sindaco Monica Sabatino e dall’assessore ai lavori pubblici Sergio Tempo, vuole essere non soltanto un momento di confronto tra due diverse idee progettuali, ma anche un modo per trovare la giusta sintesi e consentire alla Scogliera di Coreca di tornare agli antichi e gloriosi fasti, reinterpretando il ruolo di regina del turismo balneare nepetino.
È bene ricordare che le valutazioni sui due modelli progettuali, da un lato la barriera emersa e dall’altro quella soffolta, sono state oggetto di un vertice che si è tenuto nei giorni scorsi a Catanzaro, presso gli uffici competenti della Regione Calabria, al quale ha partecipato non soltanto il primo cittadino, ma anche l’ingegnere Franco Lorello, dirigente dell’ufficio tecnico di corso Umberto I e lo stesso assessore Tempo.
«L’obiettivo dell’amministrazione comunale nella sua interezza – ha spiegato il sindaco – è restituire il futuro a Coreca. Per fare ciò abbiamo bisogno di conoscere il parere degli esperti che in questo caso devono essere di supporto alla politica. Faremo tesoro di quanto verrà detto nel corso dell’incontro e adotteremo poi le decisioni più giuste per l’intera collettività, cercando una soluzione che sia la più condivisa possibile».
I paesi europei stanno pagando il prezzo della loro irresponsabilità fiscale? colpa della Germania
Giovedì, 11 Dicembre 2014 13:51 Pubblicato in MondoParla il Nobel Paul Krugman sul New York Times ed attacca il luogo comune che identifica nei PIIGS (acronimo di Portogallo, Italia, Irlanda, Grecia e Spagna) i colpevoli, perché la realtà è ben diversa.
Il paese che più di tutti non ha rispettato le regole è la Germania – con prezzi e costo del lavoro fortemente disallineati rispetto all'obiettivo di inflazione - ma la responsabilità maggiore è dei politici dei paesi periferici, che ancora oggi fanno finta di non capire.
“L’economia USA sembra finalmente emergere dal buco in cui si era cacciata durante la crisi finanziaria globale. Sfortunatamente, non possiamo dire lo stesso dell’Europa – l’altro epicentro della crisi. La disoccupazione nell’eurozona è ferma a circa il doppio di quanto si registra negli USA, mentre l’inflazione è ben al di sotto dell’obiettivo ufficiale, e la deflazione è ormai diventata un rischio incombente”.
Continua Krugman .” Gli investitori se ne sono accorti: i tassi di interesse europei sono sprofondati, con i bond tedeschi a lunga scadenza che rendono appena lo 0,7%. Questi tassi sono quelli che siamo abituati ad associare alla deflazione giapponese, e i mercati stanno infatti segnalando che si aspettano un “decennio perduto” anche in Europa”
Da allora la domanda: “. Perché l’Europa si trova in condizioni così disastrose? Il luogo comune dei politici europei è che stiamo pagando il prezzo dell’irresponsabilità: alcuni governi non hanno agito con la prudenza che sarebbe richiesta dalla moneta comune, scegliendo invece di assecondare degli elettori disinformati e seguire delle dottrine economiche fallimentari.”
Ed ecco la risposta di Krugman : “ E se chiedete a me (e a molti altri economisti che hanno studiato a fondo la questione), l’analisi è essenzialmente corretta, eccetto che per un dettaglio: hanno sbagliato l'identità dei "cattivi".
Sì, perché gli errori che stanno all’origine del lento disastro europeo, non vengono dalla Grecia, dall’Italia o dalla Francia. Vengono dalla Germania.
Non sto negando che il governo greco abbia agito irresponsabilmente prima della crisi, o che l’Italia non abbia un grosso problema di produttività stagnante. Ma la Grecia è solo un piccolo paese il cui disordine fiscale è unico, mentre i problemi di lungo periodo dell’Italia non sono la fonte della deriva deflazionistica europea. Se proviamo a identificare quali sono i paesi le cui politiche erano pesantemente disallineate prima della crisi e che hanno danneggiato l’Europa da quando la crisi è scoppiata, e che rifiutano di imparare dall’esperienza, tutto indica che la Germania è stato il principale colpevole.
Consideriamo, in particolare, il paragone tra Germania e Francia.
La Francia viene spesso attaccata dalla stampa, in particolare sulla sua presunta perdita di competitività. Questi discorsi esagerano decisamente la realtà; non viene mai detto, dalla maggior parte dei media, che la Francia ha solo un piccolo deficit commerciale. E in ogni caso, anche se fosse un problema, da dove deriva? La competitività della Francia è stata erosa da una crescita eccessiva di costi e prezzi?
Assolutamente no. Da quando l’euro è stato introdotto nel 1999, il deflatore del PIL francese (il prezzo medio dei beni e servizi prodotti in Francia) è aumentato dell’1,7% all’anno, mentre il suo costo del lavoro unitario è aumentato dell’1,9% annuo. Entrambi i numeri sono perfettamente in linea con l’obiettivo della Banca Centrale Europea di un’inflazione appena al di sotto del 2%, e sono simili a quelli degli Stati Uniti. La Germania, invece, è decisamente disallineata, con una crescita di prezzi e costo del lavoro dell’1% e 0,5% rispettivamente.
E non è solo la Francia ad avere costi in linea con quanto dovrebbe. La Spagna ha visto salire i propri costi e prezzi durante la bolla immobiliare, ma ormai tutti gli eccessi sono stati eliminati da anni di disoccupazione devastante e pressione al ribasso sui salari. La crescita dei prezzi italiani è stata forse un pochino alta, ma non è neanche lontanamente disallineata quanto quella tedesca.
In altre parole, se esiste un problema di competitività interno all’Europa, esso è in massima parte causato dalle politiche “beggar-thy-neighbor” (letteralmente: “frega il tuo vicino” ndVdE) della Germania, che sta di fatto esportando deflazione nei paesi vicini.
E come la mettiamo col debito? Non è forse vero che i paesi europei – tranne la Germania – stanno pagando il prezzo della loro passata irresponsabilità fiscale? In realtà, questa storia regge per la Grecia e per nessun altro. E in particolar modo non funziona per la Francia, che non sta affrontando alcuna crisi fiscale; la Francia può attualmente prendere in prestito denaro a lunga scadenza pagando tassi al minimo storico, sotto l’1%, appena al di sopra del tasso tedesco.
Nonostante ciò i politici europei sembrano determinati a dare la colpa della loro situazione ai paesi sbagliati e alle politiche sbagliate. Certo, la Commissione Europea ha approntato un piano per stimolare l’economia con investimenti pubblici – ma il denaro pubblico impegnato è così poco in confronto al problema che deve risolvere che il piano stesso è praticamente uno scherzo. E nel frattempo, la Commissione sta ammonendo la Francia, che sta pagando tassi al minimo storico, che potrebbe incorrere in sanzioni per non aver tagliato abbastanza il suo deficit.
Perché invece non risolvere il problema dell’inflazione troppo bassa in Germania? Una politica monetaria estremamente aggressiva potrebbe farcela (anche se io non ci conterei), ma le autorità monetarie tedesche stanno mettendo in guardia da una mossa del genere, perché potrebbe allentare la pressione sui paesi debitori.
Quello a cui assistiamo, quindi, è l’immenso potere distruttivo delle cattive idee. Non è tutta colpa della Germania – la Germania è un attore importante a livello europeo, ma è in grado di imporre le politiche deflazionistiche solo perché la maggior parte delle élite europee dà credito alla stessa falsa storiella. E c'è da chiedersi cos'è che farà irrompere in scena la realtà. di Paul Krugman (Traduzione di Malachia Paperoga)
ABBASSO LA GERMANIA!
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Protesta dei pendolari questa mattina alla Stazione Vaglio Lise di Cosenza
Giovedì, 11 Dicembre 2014 13:30 Pubblicato in CosenzaBasta con i tagli di Trenitalia. La Calabria non è figlia di un dio minore.
Appello a Mario Oliverio, a tutto il Consiglio Regionale ed alla delegazione parlamentare calabrese.
Questa mattina i pendolari che ogni mattina si recano a Paola e negli altri comuni del Tirreno cosentino hanno dato vita ad una spontanea e pacifica protesta bloccando per alcuni minuti il treno in partenza per Sapri delle ore 7,39.
La protesta, l’ennesima di questi giorni e preceduta da una raccolta di firme di oltre 300 viaggiatori, è motivata dalla adozione del nuovo orario ferroviario che Trenitalia ha già pubblicato da alcune settimane sul proprio sito (entrerà in vigore il prossimo 15 dicembre) e che sposta la partenza del Cosenza-Sapri dalle 7,39 alle 7,46.
Se questo spostamento di orario dovesse avvenire sono centinaia i lavoratori che resterebbero privati della possibilità di utilizzare il treno per recarsi in tempo al lavoro, anche perché dalle 6,39 fino alle 7,46 non vengono neppure garantiti i collegamenti con la stazione di Paola.
“C’è un disegno per favorire il trasporto su gomma”, denunciano, “perché da anni Trenitalia sta perseguendo una politica di tagli al trasporto pubblico locale concentrandosi soltanto sui treni a lunga percorrenza e nonostante la stessa Trenitalia continui a percepire da parte della Regione Calabria cospicui finanziamenti per garantirlo. Insomma un servizio inefficiente e insufficiente, con treni sporchi e vetusti per i quali si chiede ogni anno anche un aumento del costo dei biglietti e degli abbonamenti. Una vera e propria beffa”.
I pendolari, che si sono costituiti in Comitato, sono decisi ad andare avanti fino in fondo con la loro protesta e si appellano al nuovo Presidente della Regione Calabria Mario Oliverio, a tutto il Consiglio Regionale ed ai parlamentari calabresi affinché Trenitalia blocchi intanto l’orario annunciato e avvii, finalmente, una politica di garanzia del diritto alla mobilità anche in Calabria, che non è una terra figlia di un dio minore.
Cosenza, li 11 dicembre 2014
COMITATO SPONTANEO PENDOLARI COSENZA- TIRRENO
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