
Redazione TirrenoNews
Dal 2005 la Redazione di TirrenoNews.Info cerca di informare in modo indipendente e veloce.
Email: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo.
Se vuole salvarsi, la Grecia deve uscire dall’euro. E l’Italia?
Mercoledì, 24 Dicembre 2014 14:04 Pubblicato in MondoNella foto la ipersvalutazione della Repubblica di Weimar, quando per comprare un kg di pane occorreva una carriola intera di marchi.
Quando si stampavano tagli da 100.000.000.000.000 di marchi, quando con un dollaro americano si comprava 4200 miliardi di marchi( novembre 1923)
Scrive Jeremy Warner sul Telegraph:
“Di tutte le instabilità che preoccupano gli investitori internazionali – dalla caduta del prezzo del petrolio al collasso del rublo e al rallentamento dell'economia cinese, che ora si sta velocemente trasformando in una crisi sistemica dei mercati emergenti – la Grecia è quella che li preoccupa di meno.
Se per caso sei un greco, oppure se possiedi obbligazioni greche, ovviamente sei molto interessato agli ultimi eventi, ma per la maggior parte del mondo esterno essi sembrano un problema isolato e in gran parte irrilevante, diversamente dal tracollo greco del 2011/12, che ha portato l'intera eurozona vicino al collasso. Questa è storia passata, ora eclissata dalla più grave minaccia di una fuga di massa dai mercati emergenti, gravati da eccessivi debiti in dollari.
Le cose sono piuttosto cambiate da allora - o almeno questo è ciò di cui si sono autoconvinti i leader dell'eurozona - il sistema bancario è più forte, e ci sono meccanismi per prevenire il contagio derivante da un default greco o da un’uscita greca dall’euro, tra cui – fondamentale - il fondo di acquisto dei titoli di stato della Banca Centrale Europea.
Con una certa malignità, in effetti alcuni accoglierebbero con favore un tale sviluppo, ritenendo che servirebbe da avvertimento per gli altri, ridando energia ai programmi di riforma malamente impantanati e spingendo la BCE a mettere da parte le sue divisioni per imbarcarsi in un QE su vasta scala.
Si tratta di un’ipotesi quasi convincente, ma anche eccessivamente ottimista e che sottovaluta molto la capacità degli eventi di uscire fuori controllo. Una volta che una reazione a catena è avviata, è difficile da fermare. Nell’ambito di una struttura intrinsecamente instabile e interdipendente come la moneta unica, fermare la reazione può essere quasi impossibile, persino se si dispone di tutte le armi di cui dispone la BCE. La natura politica della rinnovata crisi della Grecia rende il tutto ancora più imprevedibile.
In sostanza la Grecia, e un certo numero di altre nazioni dell'eurozona, hanno in realtà urgentemente bisogno di uscire dall'euro - ma non nel modo politicamente caotico che si verificherebbe nel caso di una vittoria elettorale di Syriza. Essere costretti a uscire a causa di un fallimento unilaterale sarebbe un risultato profondamente distruttivo.
Non siamo, naturalmente, ancora in questa fase, e credo che forse non ci si arriverà. Se si arrivasse alle elezioni, l'attuale vantaggio di Syriza nei sondaggi probabilmente svanirebbe non appena i greci dovessero rendesi conto della situazione e valutassero le conseguenze di uno sviluppo di questo tipo.
Ma ammettiamo che Alexis Tsipras, leader di Syriza, ne esca vittorioso, cosa succederebbe? Non c’è quasi nessuna probabilità che il resto dell'eurozona possa accettare un'altra ristrutturazione del debito greco, e assolutamente nessuna possibilità se Syriza dovesse perseguire seriamente il resto della sua agenda politica, compresa la retromarcia sui tagli a salari e pensioni, riforme strutturali e così via.
Tuttavia, il Signor Tsipras sembra pensare di poter ottenere quello che vuole semplicemente minacciando ancora una volta di far saltare l'euro. Se l’approccio ha funzionato in passato, può funzionare ancora, egli immagina. Ma si sbaglia. Se il resto dell'eurozona pensa di essere sufficientemente preparato a resistere a un default greco senza incidenti significativi, il suo bluff verrà chiamato. Quindi il Signor Tsipras dovrà fare del suo peggio o fare la figura dell’uomo di paglia.
Un momento dopo il ripudio dei debiti, la BCE rifiuterebbe di rinnovare il sostegno di liquidità al sistema bancario greco, che ammonta a circa 40 miliardi di € in questo momento, una somma equivalente al 20% del PIL greco. Questo causerebbe un altro crollo della produzione e richiederebbe una rapida uscita dall'euro, in modo da permettere alla Banca Centrale Greca di “attivare la stampante” per colmare la carenza di fondi e pagare le bollette del governo.
La nuova moneta crollerebbe di valore, l'inflazione salirebbe e ben presto i greci sarebbero in una situazione simile al completo collasso economico descritto nel terrificante libro di Adam Fergusson sull'iper-inflazione della Germania di Weimar– "Quando i soldi muoiono".
Il Signor Tsipras pensa di poter fare default e rimanere nell'euro, pensa di poter, per dirla in un altro modo, ripudiare i suoi debiti e allo stesso tempo mantenere il valore del suo patrimonio. Purtroppo, non funziona in quel modo. Le due cose vanno di pari passo.
Questo non significa che il signor Tsipras si sbaglia a cercare un’ulteriore ristrutturazione del debito. Non c'è alcuna possibilità per la Grecia, o per diverse altre economie della periferia dell’eurozona, di ripagare i propri debiti. Per la Grecia, questo succederà, con o senza la bislacca agenda politica del signor Tsipras. Solo le nazioni creditrici del Nord si rifiutano di riconoscere questa realtà. La situazione attuale è completamente insostenibile.
Una nuova ricerca dell'agenzia di rating Standard & Poor sostiene con forza questa tesi. Nonostante cinque anni di aggiustamenti e ricalibrature indotti dalla crisi, gli squilibri di debito all'interno dell'Eurozona sono di fatto peggiorati, non migliorati. S & P stima che Spagna, Italia, Grecia e Portogallo – le 4 nazioni con maggiori debiti esteri dell'Eurozona – saranno debitori di un totale di 1.850 miliardi di € verso non residenti entro la fine del 2014, rispetto agli 875 miliardi di un decennio prima. I disavanzi delle partite correnti sono stati sostanzialmente chiusi a livello aggregato, ma all'interno dell'Eurozona essi persistono a livelli relativamente alti, causando un continuo aumento dell’inter-indebitamento.
In ogni caso, l'euro non sembra offrire a questi paesi alcun modo credibile per uscire dai guai. Quando la Grecia e gli altri paesi in via di sviluppo sono stati velocemente integrati in quella che era allora la Comunità Economica Europea, è stato essenzialmente per ragioni politiche e strategiche, per promuovere la democrazia, la non-aggressione, l’integrazione europea e i valori liberali. Queste erano nobili ambizioni. La grande ironia è che, con l'avvento dell'euro, esse sono state ribaltate. L'Unione Europea oggi sta producendo l'effetto contrario. Instabilità e frammentazione hanno sostituito il consenso e la cooperazione.
La sfida per i leader europei è quella di riconoscere i propri errori, smettere di trattare l'euro come una sorta di simbolo del progresso e della modernità donato da Dio e iniziare un processo di reintroduzione di tassi di cambio liberamente fluttuanti per le parti dell’eurozona che ne hanno bisogno. Poiché correggono gli squilibri nel commercio, nei debiti e nella competitività, i movimenti dei tassi di cambio forniscono un meccanismo naturale di mercato per ciò che i politici sembrano incapaci di raggiungere attraverso la negoziazione e politica pubblica. Gli aggiustamenti di valuta provocano anche automaticamente le necessarie perdite ai creditori.
La situazione richiede l'emergere di politici consapevoli, moderati, pronti ad articolare queste realtà, quello che Keynes chiamava un periodo di "spietato svelamento della verità". Ora che è praticamente tornata ad un’eccedenza delle partite correnti e ad un bilancio primario in pareggio, la Grecia è di nuovo in grado di finanziarsi internamente. Fatta correttamente e con il sostegno del FMI, un’uscita della Grecia dall'euro non deve essere necessariamente quel caotico disastro minacciato dall'elezione di Tsipras, ma un nuovo inizio per un'economia portata sull’orlo della catastrofe dalle follie di grandezza dell’Europa.
Si tratta di una possibilità realistica? Non nel prossimo futuro, purtroppo. Jeremy Warner”
E l’Italia, dove va?
In Italia l'iniziativa del Movimento 5 Stelle per uscire dall'Euro
il link: http://www.beppegrillo.it/fuoridalleuro/
Etichettato sotto
Amantea: Inizia la colletta per il lungomare
Martedì, 23 Dicembre 2014 19:59 Pubblicato in Economia - Ambiente - EventiIgnote oggi le “vere” ragioni della diversa destinazione del mutuo di 2,5 mln di euro previsto per il lungomare.
Ancora più ignote lo saranno in futuro, salvo che……..
Ma questo “che ……..” avviene solo nei sogni ed in certi miracoli che si verificano pochissime volte nella vita di un comune
Pur tuttavia è impossibile dimenticare che il lungomare è la sola struttura pubblica che serve quasi a tutti in modo sostanzialmente egualitario e soprattutto che serve per il turismo.
Ed è anche impossibile non notare lo stato di abbandono nel quale versa.
Di questo stato di abbandono vogliamo mostrarvene una piccola parte
Parliamo della segnaletica( per ora).
Le foto che vedete sono state scattate tutte sul lungomare oggi 23 dicembre 2014.
Si riferiscono alla segnaletica stradale che versa come altro nella città in uno stato di quasi totale abbandono e se non fossero una cosa seria farebbero anche sorridere
Ve le mostriamo per farvi riflettere e per dimostrarvi almeno due cose
La prima è che gli amanteani, per la gran parte, siamo così terribilmente disincantati , disillusi, privi di entusiasmo , sia individualmente che collettivamente, da non avere più speranza e voglia di lottare, di osare il cambiamento, diventando vergognosamente silenziosi e paurosamente muti.
Non ci scandalizziamo più, per taluni versi, non ci vergogniamo più per le cose negative che vediamo intorno, quasi che non ce ne importi, e così che diventano parte del nuovo negativo.
Una comunità paralizzata dalla paura di guardare, di sentire, di parlare, di giudicare , di reagire
Un intero paese che per salvarsi aspetta sempre qualcuno che lo aiuti, che gli porga la mano per tenerlo a galla e non restare affogato dalla fogna che lo circonda
La seconda per trovare una soluzione
Che fare , allora?
Mettere una cassette per le offerte davanti ad ogni chiesa invitando la gente a porvi una monetina per comprare i segnali nuovi e togliere questi vecchi ed arrugginiti?
Aspettare il Principe, il Duca, il Conte, il Marchese, il Governatore con il relativo esercito?
Aspettare il Ministero, il Prefetto, la Corte dei Conti, la Procura della repubblica?
Chi, per amore del cielo deve imporre agli amministratori di evitare i ponti e le strade da milioni di euro impegnando poche centinaia di euro per garantire almeno una segnaletica accettabile e che non sia così vergognosa?!
Dove è lo Stato? Dove è la correttezza amministrativa? Quando il popolo di Amantea ( se quello di Amantea è davvero popolo) alzerà la voce, si arrabbierà e pretenderà almeno la manutenzione della segnaletica, cacciando a pedate coloro che ci governano in questo modo?
Etichettato sotto
Un regista che immortala nelle sue foto una intera citta'
Martedì, 23 Dicembre 2014 16:33 Pubblicato in CronacaVi presentiamo una bellissima, fantasiosa ed incredibile istantanea di Amantea.
Amantea ha già luoghi e storie così importanti e straordinari da poter essere nota al mondo intero.
Potremmo ricordare che il suo territorio e le sue genti erano ricordate anche da Omero nella sua Odissea ( peccato che Ulisse non abbia scritto le sue memorie perché ne avrebbe lungamente parlato !) e che i suoi porti sono stati i più importanti per millenni sulla costa tirrenica.
Ma oggi, sembra, che Amantea possa essere ricordata per un lavoro, che è insieme una passione vitale , che Gigino Pellegrini, regista della RAI, noto , tra l’altro per aver curato per la RAI tutte le opere teatrali di William Shakespeare, prodotte dalla BBC e per l’edizione italiana di 20 prestigiose opere teatrali europee ed americane, che formano il corpus del programma televisivo Gran Teatro, vuole lasciare ai posteri.
Gigino oltre che tenere deste le coscienze degli amanteani con i suoi appunti, vuole sorprendere , come è , forse, sua abitudine od almeno suo desiderio.
Ed ha scelto un mezzo innovativo e nel contempo simpaticissimo. Forse unico.
Si è messo in strada con la sua macchina fotografica ad immortalare tutto un paese.
Si tratta di migliaia e migliaia di volti. Piccoli e grandi. Uomini e donne.
Persone colte in mezzo alla strada, nel loro agire quotidiano, senza infingimenti, così come si trovano, quasi “all’intrasatta” .
E la gente un po’ per rispetto di Gigino, del suo estro e della sua fantasia , un po’ perché sorpresa della iniziativa , un po’ perché non trova immediatamente una motivazione contraria, lo lascia fare. E poi come dimenticare che siamo nell’evo dell’immagine.
Ed il fantasioso regista scarica, giorno dopo giorno, le foto scattate sul suo pc , le classifica e le prepara per la loro divulgazione.
Un film quotidiano di una intera città.
O se volete una immagine contestuale e plurima di una città
Gigino immortala visi dolcemente o fintamente sorridenti, visi che tentano, e talvolta ci riescono, indifferenza , noia o preoccupazioni
Volti dietro i quali si celano le storie di ognuno, le gioie ed i dolori. Anzi il tempo nella sua infinita indeterminatezza.
Volti che permettono di ricordare persone e relative storie o quella parte conosciuta da pochi o da tutti. O se proprio volete anche famiglie, casati e loro storie
Gli attori della città nel palcoscenico del quotidiano.
Un intenso ed irreversibile caleidoscopio di immagini.
Un grande raccoglitore di foto dove in una unica pagina tutti hanno la medesima attenzione, il medesimo spazio, la medesima dignità. Tutti eguali e diversi nello stesso momento.
Ma forse possiamo leggere in questa scelta la ennesima , finale provocazione di Gigi El tarik.
È come se Gigino avesse da buon pescatore lanciato la sua cianciola alla intera società amanteana ed aspetti di vedere se si gonfia e quanto si gonfia per capire quanti pesci riesce a tirare sulla barca
Troppo intelligente l’amico per non sospettare una vera e propria provocazione culturale e sociale.
Intelligente e sincero come quando afferma il suo dolore per essere dovuto partire , lui come tanti altri animi ed intelligenze di questa città, mancando alla sua città , mancando allo sviluppo della sua amata città, ma soprattutto per aver lasciato che Amantea fosse ghermita da una “ accozzaglia di uomini che hanno voluto a tutti i costi gestire il potere”.
Un dolore che diventa insostenibile quando afferma che la “sua” Amantea è stata distrutta , degradata, deturpata da potenti che la hanno governata “con l’inciviltà, l’incuria e l’ignoranza ricorrendo o colludendo coi furfanti e mascalzoni popolani di turno che, campano come possono, tra truffe, furti e atti delinquenziali che hanno contribuito massicciamente al degrado sociale e morale di questo territorio…”.
Un dolore che diventa rabbia irrefrenabile quando contesta i silenzi omissivi della gran parte degli amanteani, proprio di quelli che lui oggi “immortala”!
Una gran parte di città colpita dalla terribile malattia del disincanto collettivo, patetica nella sua infinita ostinazione di sperare l’insperabile, di attendere una nuova nave che porti cibo e speranza.
Una città traccheggiante, compromessa e perdente, a dispetto di Gigino e della sua disperata battaglia di civiltà e di amore! “Ti porto in me, / come un amore / privo di anelli e di clamore, /pieno di sogni e di parole” . Scrive Gigino.
Un dolore che diventa invocazione quando evoca un “sovvertimento totale per riportare Amantea e i suoi abitanti a quella gentilezza, operosità e onestà che gli erano propri… Un paese, Amantea da plasmare e reinventare. Ma non sarà l’opera di un giorno o del singolo”
Potrà mai il nostro eroe ……..
Di seguito il sito dove poter visualizzare le foto
Etichettato sotto