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Redazione TirrenoNews

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La giunta dei cugini Francesco e Giuseppe Bruno hanno deliberato alla unanimità, insieme agli assessori Cinzia Brusco, Pasquale Veltri e Francesco Veltri di attuare sul territorio di Belmonte Calabro una efficace videosorveglianza.

Il furto dei cavi dell’impianto di illuminazione del lungomare ha lasciato esterrefatti non solo gli amministratori ma anche la cittadinanza della patri del famoso pomodoro gigante

E così la giunta ha deciso di dare incarico al responsabile dell'ufficio tecnico comunale, perché, previo studio del territorio, fornisse un progetto contenente un adeguato sistema di protezione dei luoghi più sensibili del territorio ed in particolare del centro abitato.

Ed il tecnico ha provveduto a redigere gli elaborati necessari del richiesto progetto di videosorveglianza di questo Comune;

La giunta ha esaminato gli atti progettuali ed ha ritenuto la proposta progettuale rispondente alle esigenze di sicurezza che l'amministrazione comunale ha posto a base del’incarico e quindi capace di raggiungere gli obiettivi che si è prefissati

Considerato che l'effettiva messa in opera ed il funzionamento è subordinato alle comunicazioni ed alle autorizzazioni ed assensi (eventuali) di legge.

Con questo realizzando impianto di video sorveglianza l’amministrazione comunale di Belmonte Calabro metterà in sicurezza le principali zone del comune ritenute sensibili agli atti criminosi (vandalici, furti, aggressione e similari)..

Il sistema di sorveglianza a distanza sarà posto a disposizione in particolare delle forze polizia quali strumenti essenziali per la prevenzione e la repressione di illeciti sia durante che successivamente al loro compimento.

Un eccesso di refusi significa certamente qualcosa. Almeno approssimazione!

Oddio, non succede solo al comune di Amantea. Per esempio alla redazione del Pais giunsero tantissime email di protesta al punto che Milagros Pérez Oliva, la difensora dei lettori, ebbe a pubblicare il famoso editoriale Errores y horrores de agosto.

Non solo ma secondo lo studio della University of Western Ontario di London, in Canada, “un singolo errore di ortografia su un sito d’informazione è sufficiente a trasmettere un’idea di ‘dilettantismo’ che spinge il lettore a bollare il sito come poco credibile”.

In Inghilterra, poi, l’ imprenditore britannico Charles Duncombe, intervistato dalla Bbc, sostenne che i refusi fanno crollare le vendite online: “Ogni settimana mandano in fumo milioni di sterline”, assicura. Nel numero scorso, a pagina 90, abbiamo scritto un’uomo, con l’apostrofo. Forse non basta per dire che abbiamo un problema. Ma significa che con i refusi non è mai il momento di abbassare la guardia”.

Tantomeno deve abbassare la guardia il nostro comune.

L’ultimo refuso lo rileviamo sulla nota stampa di oggi dal titolo: “ Amantea parteciperà al programma di Rai 2 “Mezzogiorno in famiglia” in onda su Rai 2 il sabato e la domenica a partire dalle ore 11.30

Spiega il delegato alla comunicazione Giusi Osso «Per onorare al meglio tale impegno è volontà dell’esecutivo guidato dal sindaco Monica Sabatino selezionare i componenti delle squadre e definire i contenuti da mostrare nel corso dei collegamenti normalmente previsti tra lo studio di Roma e le location più suggestive della città. Si tratta di un evento che mostrerà a tutta l’Italia le potenzialità turistiche e culturali che Amantea è in grado di generare e di offrire».

Il progetto è seguito con particolare attenzione non solo dal consigliere Osso, ma anche dal vicesindaco Giovanni Battista Morelli, tanto che negli ultimi giorni si sono moltiplicati gli incontri per definire i dettagli della partecipazione. «È necessario – aggiunge la Osso – costituire due distinti gruppi: il primo parteciperà ai collegamenti che avranno luogo dalle piazze della città e che mostreranno al meglio le tradizioni, le curiosità e l’enogastronomia; il secondo si recherà negli studi Rai di Roma per partecipare ai giochi che contrapporranno Amantea ad un altro comune italiano».

Ogni squadra dovrà essere formata da dodici componenti (sei maschi e sei femmine) di età compresa tra i 18 e 30 anni di bella presenza in video. Tra essi dovrà necessariamente esserci una persona di età compresa tra i 45 e i 50 anni di cultura medio alta (insegnanti, avvocati, medici, farmacisti o altro) che parteciperà ad un quiz. Nessun concorrente deve ricoprire incarichi politici.

«Per quanto riguarda i contenuti da mostrare nel corso del programma – conclude la Osso – sono ben accette tutte le proposte. Dalla redazione della Rai sono giunti i seguenti suggerimenti: collezione di mezzi di locomozione curiosi o d’epoca, come carrozze, bici, auto, moto e slitte, ma anche macchine fotografiche d’epoca, organetti e bambole d’epoca; balli folkloristici (non moderni); musica popolare locale solo se accompagnata da balli; rievocazioni storiche; sbandieratori, tamburini o altro; abiti tipici; artigianato locale (legno, marmo, ceramica, pietra, rame o altro); hobby curiosi e realizzazione di oggetti con materiali originali. Particolare spazio verrà riservato alla preparazione e all’esposizione di piatti e prodotti tipici ed alla presenza di campioni di discipline sportive non comuni. Potranno essere programmate anche delle collaborazione ad hoc con i musei del comprensorio per consentire l’esposizione in piazza di alcuni oggetti. Per dare seguito a tutto ciò abbiamo bisogno di tante persone di buona volontà che come noi vogliono mostrare il lato positivo e dinamico di Amantea. La scelta dei concorrenti e dei contenuti verrà fatta dagli autori del programma sulla base dei provini che il Comune di Amantea invierà alla redazione».

Tutto bene. Ma poi si legge:

“Le candidature per partecipare al programma dovranno essere inviate a mezzo mail all’indirizzo ufficiostampa@comune.amantea, entro e non oltre il prossimo 17 gennaio, specificando nome, cognome, data di nascita, numero di telefono e specialità o contenuto per la quale si intende partecipare”

Possibile che in una nota stampa del 10 febbraio si possa chiedere di inviare le adesioni entro il 17 gennaio che è passato da 23 giorni? . Comprendiamo che si voleva dire ( forse) 17 febbraio, ma si è scritto gennaio, non febbraio!

Gli articoli pubblicati nelle edizioni del 9 e del 10 febbraio della “Provincia di Cosenza”, anche se non firmati, sono da ricondurre alla responsabilità di Gabriele Carchidi, non solo perché egli è direttore responsabile della testata giornalistica, ma anche perché è stato già autore nell’anno 2007 di una vera e propria campagna diffamatoria e denigratoria a mio danno sullo stesso argomento.
A cominciare dalla edizione di martedì 19 Giugno 2007, su quel giornale che anche allora si chiamava “La Provincia cosentina”, e per quasi tutti i giorni successivi, per oltre un mese consecutivamente, il Carchidi mi ha riservato prime pagine, titoli a nove colonne, commenti, cosiddetti retroscena e fotografie espressione di fantasiosi fotomontaggi, tutto al fine di erigere una vera e propria gogna mediatica.

Non ha lesinato ingiurie e ipotesi accusatorie prive di qualsiasi fondamento per tentare di infangare prima ancora che l’immagine politica la mia professionalità.

Da allora ad oggi non soltanto è stata emessa nelle aule giudiziarie una sentenze di piena assoluzione perché il fatto non sussiste, ma in relazione a due querele che a quel tempo avevo proposto nei suoi confronti, il Carchidi è stato rinviato a giudizio. In entrambi i procedimenti penali che si sono celebrati a carico di Carchidi, mi sono costituita parte civile.

Nel momento in cui, il processo stava per andare a sentenza, è stato il Carchidi a chiedere, sia personalmente che tramite il suo avvocato, la remissione delle querele rappresentando le proprie scuse nei miei confronti per i contenuti degli articoli pubblicati.

Oltre che con gli atti documentali, la veridicità di quanto affermo può essere testimoniata anche da un amico dell’imputato E.S. che ha caldeggiato il mio perdono perché, in seguito ai precedenti penali accumulati da Carchidi, una condanna ulteriore avrebbe determinato la non concedibilità del beneficio della sospensione condizionale della pena.

Insomma, ho ritirato le due querele solo perché ho commesso l’ingenuità di ritenere valido anche in questo caso il convincimento secondo cui l’affermazione della verità e la tutela dei miei diritti e delle mie libertà possono essere garantite senza sentirmi responsabile di aver mandato in galera qualcuno.
Non sono pentita della mia decisione, ma sono costretta a prendere atto che probabilmente il modo efficace perché una persona dedita a delinquere si possa redimere è quello di scontare il peso della giusta pena che la giustizia sancisce.

Anche per questo, oggi ho dato incarico al mio legale per proporre querela in relazione all’articolo pubblicato.
A distanza di otto anni Carchidi ha riattivato la macchina del fango copiando e pubblicando integralmente ciò per cui era stato già rinviato a giudizio.

Per la sua reiterata diffamazione sussistono i termini che mi inducono a dovermi difendere da una vera e propria azione di stalking.

Roma 10/02/2015                                                                             Enza Bruno Bossio

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