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Il giudice Giusti si è suicidato

Domenica, 15 Marzo 2015 13:39 Pubblicato in Italia

L'ex gip del Tribunale di Palmi, Giancarlo Giusti, si è tolto la vita.

Il giudice si è impiccato nella sua abitazione di Montepaone, il centro del Catanzarese dove viveva da alcuni mesi.

Il giudice era ai domiciliari dopo essere stato coinvolto in due inchieste delle Dda di Milano e Catanzaro su suoi presunti rapporti con esponenti della 'ndrangheta.

Sul posto sono intervenuti i carabinieri per ricostruire l'esatta dinamica dell'accaduto.

Giusti, dal 2001 giudice delle esecuzioni immobiliari a Reggio Calabria e poi dal 2010 gip a Palmi, era stato arrestato per corruzione aggravata dalle finalità mafiose il 28 marzo 2012 nell'ambito di una inchiesta della Dda di Milano sulla presunta cosca dei Valle-Lampada e, in particolare, in un filone relativo alla cosiddetta «zona grigia».

La Dda di Milano gli ha contestato di essere sostanzialmente a «libro paga» della 'ndrangheta.

In particolare, i Lampada, sempre secondo l'accusa, non solo gli avrebbero offerto «affari», ma avrebbero anche appagato quella che il gip di Milano, nell'ordinanza di custodia cautelare, aveva definito una vera e propria «ossessione per il sesso», facendogli trovare prostitute in alberghi di lusso milanesi.

Il giudice, era stato condannato dal gup di Milano il 27 settembre 2012 e il giorno successivo aveva tentato il suicidio nel carcere milanese di Opera in cui era detenuto.

Soccorso dalla polizia penitenziaria, era stato poi ricoverato in ospedale in prognosi riservata. Successivamente aveva ottenuto gli arresti domiciliari.

Giusti era stato sospeso dal Csm.

Nel novembre 2011 era stato arrestato con l'accusa di corruzione, rivelazione del segreto d'ufficio e favoreggiamento aggravato per aver agevolato le attività del clan Valle-Lampada, e poi condannato in primo grado. Sempre secondo l’accusa, da presidente della sezione misure di prevenzione del Tribunale di Reggio Calabria, Giglio avrebbe “incontrato più volte Giulio Lampada” al quale, attraverso l’ex consigliere regionale Morelli, avrebbe fornito “notizie riservate su indagini in corso”

Nel febbraio 2014, invece Giusti fu coinvolto nell’operazione “Abbraccio” e finì ai domiciliari.

Dalle indagini dirette dal procuratore distrettuale della Procura di Catanzaro, da Vincenzo Luberto, sarebbe emerso il magistrato aveva disposto, in cambio di denaro, la scarcerazione di alcuni esponenti di spicco della potente cosca di 'ndrangheta dei Bellocco.

L'accusa si riferiva alla sua qualità di componente del collegio del Tribunale del Riesame di Reggio Calabria in occasione di un'udienza del 27 agosto 2009.

Parliamo di un batuffolo di peli a quattro zampe

Un randagino? Forse.

Scappata da casa per fare un giro sul lungomare ad abbaiare ad altri cagnolini accompagnati dalle padroncine ? Forse.

Il problema è che lui è morto. Sul colpo, dopo essere stato urtato alla testa da un ciclomotore il cui conducente che non ha fatto in tempo a frenare nè è riuscito ad evitarlo.

Il suo problema è che come tutti gli altri cani liberi non conosceva il codice della strada e quindi non ha potuto dare precedenza ai motoveicoli ed agli autoveicoli

E poi i cagnolini come lui ancora giovani e non sgamati dall’esperienza sono impulsivi e fatto tutto senza ragionare

Se vedono una cagnolina dall’altro lato della strada la attraversano sena guardare a rischio della vita.

Ed è così che finiscono tanti cani

Anzi a quello nella foto , tutto sommato, è andata bene, almeno se paragonate alla ecatombe di cani e gatti in questo periodo in cui il traffico sulla SS18 è impossibile ed i cui resti che non riteniamo di farvi vedere restano poi sulla carreggiata fino a scomparire.

Forse sarebbe meglio che chi di dovere tutelasse i cani da una morte certa.

Il Presidente Gianfranco Nesi indirizza una dura lettera aperta agli organi federali ed ai Presidenti delle società calcistiche . Eccone il testo:

“Al Presidente della Federazione Italiana Giuoco Calcio LegaNazionaleDilettanti Catanzaro -

Al Presidente del Comitato Regionale Arbitri Calabria   Catanzaro -

A tutti i Presidenti delle Società Calcistiche del campionato dilettantistico di Promozione Sedi

Oggetto: Lettera aperta - “Richiamo al rispetto”.

Ill.mi Presidenti,

era il 3 Febbraio del 2014, quando, profondamente amareggiato e scoraggiato per gli evidenti discutibili episodi arbitrali, che in quell’anno, ripetutamente, capitavano a tante squadre, lasciando supporre, in alcuni casi, la buona fede degli arbitri ed in altri, l’incompetenza e la mancanza di rispetto di alcuni di essi, fui costretto a scrivere una lettera aperta avente ad oggetto “Così si vanificano gli sforzi profusi a discapito del sociale”. “Così si distrugge lo sport”. Seguì un incontro, su invito del Presidente Mirarchi della Lega Nazionale Dilettanti, presso la sede di Catanzaro, in cui i dirigenti delle società presenti, dichiarando pubblicamente la condivisione della lettera, esposero le loro considerazioni in merito all’argomento del giorno. La conclusione dell’incontro fu quella dei buoni propositi e del senso di collaborazione.

Oggi, a distanza di un anno, mio malgrado, devo prendere atto che poco è cambiato, in particolare continua ad imperversare la condotta, prepotente, incivile, ingiustificabile, tenuta da alcuni direttori arbitrali che genera in essi atteggiamenti assolutisti nei confronti delle persone che con senso del dovere credono e sostengono fortemente iniziative sociali, avallata, magari involontariamente, dalle sentenze dei giudici sportivi.

In generale, infatti, per come si evince dalle determinazioni del Giudice Sportivo, tutte le scorrettezze che si verificano durante e dopo le partite di calcio, vengono addebitate solitamente a calciatori, tecnici e dirigenti delle varie società calcistiche e non anche agli arbitri, ai loro designatori ed osservatori, ai dirigenti stessi, i quali, anche loro, di errori sicuramente ne commettono.

Ciò rappresenta un’imparzialità di giudizio che genera tensioni e scoraggiamenti di tutte quelle persone che con abnegazione sostengono, attraverso lo sport, iniziative sociali.

In particolare, in seguito all’incontro di gara Amantea – Luzzese tenutosi il giorno 8 del mese di Marzo u.s., la condotta morale dei calciatori, dei tecnici e dei tifosi e, quindi della società, è stata valutata da parte dei Giudici Sportivi, sulla base delle risultanze dei rapporti arbitrali, stilati, purtroppo, da pseudi arbitri irrispettosi, privi di quella capacità intellettiva che, in alcuni casi, consente anche di adattarsi con umiltà alle varie circostanze, magari variando le proprie argomentazioni e, nel caso, accettando anche quelle degli altri; infine, ancor più grave, tali rapporti sono stati condivisi, in prima istanza, da alcuni pseudo osservatori, il cui falso atteggiamento comprensivo tradisce sempre, le aspettative di chi spera a giudizi imparziali.

Di conseguenza arriva puntualmente l’applicazione infondata delle sanzioni (squalifiche per settimane a calciatori e tecnici, multe alla società) da parte del Giudice Sportivo, lasciando così trasparire, ingiustamente, “una corretta condotta morale e professionale di alcuni arbitri ed osservatori” e, al contrario, “un comportamento difforme ai principi del giusto e dell’onesto di chi sta dall’altra parte”.

Resta infine alle società la possibilità di dimostrare la propria estraneità ai fatti contestati ricorrendo alla Corte Sportiva D’Appello Territoriale, per via postale, previo il versamento di una somma a titolo di tassa e, poi, rimanere in attesa del verdetto, il quale, per come dimostrano le tante esperienze, va in direzione opposta da come ci si aspetta in piena coscienza.

Quindi, ulteriori mortificazioni e spese a danno delle società che già tanto fanno per sostenere progetti sociali del genere.

Occorre, invece, che le decisioni rappresentino un momento di assunzione formale di responsabilità morale e professionale, tenendo presente quel grande sentimento di rispetto verso tutte le persone e, in particolare, verso quelle che, con senso di dovere e tanti sacrifici, sottraendo parte del tempo alle proprie attività ed alle proprie famiglie, intervenendo anche economicamente, intendono dare il proprio contributo per una società sana, composta da persone rispettose e comprensive, capaci di amare la propria città e la propria terra.

Noi, come società abbiamo il dovere di difendere la storia calcistica della nostra città e, soprattutto, lo sport in genere, inteso quale strumento per l’attuazione di iniziative sociali. Per tali motivi non ci piegheremo di fronte a chi con falsi atteggiamenti irrispettosi utilizzano la loro divisa ed il proprio ruolo quale strumento a proprio uso e consumo ed, ancora, a chi approva tali situazioni.

A tal proposito rinnovo l’appello effettuato nella mia richiamata nota del Febbraio 2014 e ribadisco la necessità, nel rispetto dei ruoli, di rapportarsi con le commissioni giudicatrici senza alcuna difficoltà.

Ritengo, altresì, necessario, che le società calcistiche, nel pieno senso di collaborazione, s’incontrino periodicamente per discutere le criticità che, eventualmente, si scoprono durante il campionato di calcio e, con solo ed esclusivo spirito di cooperazione, le rappresentino agli organi competenti funzionanti.

Apprezzo e condivido pienamente l’appello di questi giorni del Presidente Mirarchi della Lega Nazionale Dilettanti, a seguito dei momenti di tensioni verificatesi nel corso di queste ultime settimane nei campi di giuoco.

Il mio appello finale, purtroppo, è rivolto, ancora una volta, alle massime rappresentanze in indirizzo affinché dimostrino, con i fatti, il rispetto verso le persone, perché prima di essere dirigenti, calciatori, tecnici ecc. siamo persone e, successivamente, garantiscano quello delle regole, solo così si possono avere risultati eccellenti formativi, qualitativi e gestionali di tutti i componenti.Confidando che queste mie considerazioni vengano intese, esclusivamente, a difesa del richiamato sentimento del rispetto e, quindi, dei diritti, dei ruoli e delle dignità di ognuno, sicuramente condivisi, si porgono distinti saluti.    “A. C. D. Città Amantea1927”   Il Presidente:            

                                                                   Gianfranco Nesi

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