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Le motivazioni del Riesame sugli arresti: «Pittella resta ai domiciliari”
Mercoledì, 22 Agosto 2018 21:47 Pubblicato in ItaliaL’autorevolezza e il potere conseguito dal presidente della giunta regionale Marcello Pittella «dopo anni di militanza nel Partito Democratico», con «amicizie, conoscenze e appoggi in bacini elettorali non solo regionali», gli hanno consentito «di “governare” procedure amministrative, conducendole secondo i suoi desiderata, senza esporsi in prima persona, ma profittando di personaggi-satelliti mossi con i fili sottilissimi ma tenaci della promessa di avanzamenti di carriera o di benefici vari».
Al punto che il «carisma politico ed istituzionale veniva percepito in modo distorto dai suoi funzionari maggiormente fidelizzati, che, infatti, riconoscevano in lui il “gerarca” da cui ottenere l'imprimatur del loro lavoro».
C’è la conferma delle accuse e la sottolineatura dei rischi di reiterazione dei reati e di inquinamento probatorio nelle motivazioni con cui il Riesame ha giustificato il suo no al ritorno in libertà di Pittella, ai domiciliari dal 6 luglio nell’ambito dell’inchiesta su concorsi truccati, corruttele e mala amministrazione nella sanità lucana.
L’ordinanza, su cui i legali del governatore hanno già annunciato ricorso in Cassazione, evidenzia che «Pittella, durante l'espletamento del suo mandato presso la Regione Basilicata, ha avuto la possibilità, sapientemente sfruttata, come dimostra la sua personalità sensibile alle relazioni di interesse, di coagulare intorno a sé un’aura di potere, che ora appare solo parzialmente scalfita dal suo allontanamento dal vertice della Regione, ben potendo l'indagato contare su nuovi incarichi nel partito o in settori comunque di influenza che gli darebbero rinnovate occasioni di inserirsi, seppur in modo indiretto, in ambienti amministrativi con potenzialità significative di distorsione dei pubblici apparati, come è accaduto nelle vicende che qui ora interessano».
Per il presidente del Riesame, Aldo Gubitosi, che è anche l’estensore della decisione, è quindi «altamente probabile» che Pittella, «se non sottoposto alla misura degli arresti domiciliari, possa entrare in contatto con persone a lui ancora vicine, che, contando su un ritorno in termini di benefici personali, potrebbero indursi ad assecondare il suo volere e, abusando dei poteri esercitati nella pubblica amministrazione (...) manipolare procedure, condizionare e invadere illecitamente settori pubblici con interessi di rilievo, creare connivenze e partecipazioni soggettive in modo da conseguire risultati illeciti analoghi a quelli rivelati dalle indagini in corso».
In questo senso, tra le persone condizionabili, Gubitosi indica gli ex vertici dell’Azienda sanitaria di Matera, Pietro Quinto e Maria Benedetto, entrambi a loro volta agli arresti domiciliari e già dimessisi dagli incarichi, ma anche il direttore generale in carica del Crob di Rionero, Giovanni Bochicchio, indagato a piede libero.
Per il Tribunale del riesame nell’Asm si sarebbe sviluppato un «sistema di accrescimento dellavisibilità e del potere personale» che ruotava attorno ai favori elargiti e alle relazioni intessute da Quinto, in cui «si era inserito perfettamente Pittella, i cui interessi erano con ogni probabilità legati alla ricerca di bacini elettorali dai quali attingere appoggio e consenso in vista di futuri incarichi politici e istituzionali».
«A tal fine - spiegano i magistrati -, aveva individuato i settori ed i personaggi in grado di fornirgli le necessarie spinte propagandistiche, propedeutiche alla formazione del gradimento sociale (...) Da una parte, la politica “deviata” con il suo know how tentacolare che si insinua, con strumenti illeciti, nel tessuto sociale, a sua volta, culturalmente e moralmente piegato alla logica del clientelismo; dall'altra, un gruppo di pubblici funzionari alla ricerca di visibilità e potere, orientati nelle loro scelte istituzionali da becera avidita personale, pronti a svendere le loro prerogative in cambio di “sistemazioni” privatistiche per se ed i propri familiari».
I giudici parlano di «un quadro sociale degradato in modo incisivo», con «interessi distorti di ampi settori della vita pubblica, dalla politica alla Chiesa, per i quali la prassi della raccomandazione sembra avere assunto il crisma della legalità a discapito del pubblico interesse per l'efficienza e l'imparzialità degli apparati amministrativi».
Quanto alle accuse nei confronti del governatore, che risponde di abuso d’ufficio e falso per due dei presunti concorsi truccati, il Riesame cita un «patto di solidarietà» stretto da Pittella, Quinto e dalla Benedetto, per cui «non si limitavano a fornire e ricevere una mera “indicazione” asettica su candidati meritevoli di superare le prove selettive dei concorsi (...) ma agivano di comune accordo, preparando e coordinando le modalita delle prove stesse, per adattare il loro risultato ai desiderata del raccomandante, pur quando la preparazione dei raccomandati era pessima».
«In questa struttura affaristica - insistono i magistrati - si inserivano, con assoluta naturalezza, alti prelati e uomini degli apparati pubblici istituzioni». Quindi cita i casi del Questore di Matera, Paolo Sirna, del deputato Gaetano Piepoli, del segretario del Vescovo di Matera, don Angelo Gallitelli, ed il vice-ministro Bubbico «per interposta persona».
Sotto l’aspetto delle esigenze cautelari il Riesame non ha raccolto, infine, nemmeno le censure dei legali del governatore sui rischi prospettati dal gip rispetto all’annunciata ricandidatura in Regione di Pittella, «elemento questo ritenuto incerto» dagli stessi avvocati.
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Diamante, dopo la rissa in strada: muore un giovane di 23 anni
Mercoledì, 22 Agosto 2018 17:12 Pubblicato in Alto TirrenoUn giovane di Cosenza di 23 anni, figlio di un professionista della città dei Bruzi, è morto in ospedale all'Annunziata questa mattina in seguito ad una rissa avvenuta in strada nella notte, intorno alle 4, pare nei pressi della statua di Padre Pio a Diamante.
Il giovane era stato ricoverato dopo aver avuto una discussione con altri giovani, mentre si trovava in strada insieme ad altri amici e, a quanto pare dopo un acceso diverbio fra coetanei.
Nel corso della rissa è rimasto ferito anche un amico della vittima. Sono in corso le indagini dei carabinieri della Compagnia di Scalea che stanno cercando di ricostruire i fatti.
Il cadavere del 23enne, che è stato colpito in più parti del corpo, è stato ricomposto nell'obitorio dell'ospedale dell'Annunziata di Cosenza.
Si chiamava Ciccio Augieri, il 23enne, morto in seguito alla rissa avvenuta nella notte a Diamante, all'ingresso del ponte vecchio.
Il giovane, figlio di un medico che lavora all'Asp di Rende, ha smesso di vivere mentre veniva trasportato all'ospedale dell'Annunziata di Cosenza.
I fatti sono avvenuti intorno alle quattro del mattino.
La discussione, sarebbe avvenuta fra giovani.
Al momento, non è dato conoscere i particolari dell'accaduto.
Ma la rissa si sarebbe scatenata, a quanto pare per futili motivi.
Forse Ciccio, Francesco Augieri, voleva soccorrere un amico che era rimasto ferito ad un polpaccio. In quell'istante sarebbe stato colpito più volte dai giovani della fazione opposta, pare un gruppo di campani. La vicenda è ancora al vaglio dei carabinieri della compagnia di Scalea coordinati dal capitano Daniele Nardone.
Quanto accaduto ha scatenato una serie di reazioni nel centro turistico.
La discussione è aperta sulla qualità della vita nel centro di Diamante durante i mesi estivi.
Diverse manifestazioni in programma sono state annullate per rispetto di chi ha scelto la città di Diamante per trascorrere le proprie vacanze ed ha trovato la morte.
Il corpo del giovane, come è noto, è stato ricomposto nella sala mortuaria dell'ospedale dell'Annunziata di Cosenza.
All'ospedale di Cetraro c'è un secondo giovane ferito.
L'Amministrazione Comunale di Diamante esprime i sentimenti di profondo dolore e di incredulità per la notizia della morte di un ragazzo di 23 anni verificatosi questa notte nella nostra Città, fatto sul quale è giusto mantenere il dovuto riserbo, nell'attesa che la Magistratura e le Forze dell'Ordine ne accertino le effettive dinamiche.
Sentimenti che si accompagnano all'incredulità per un accaduto la cui eccezionale e tragica portata contrasta con la riconosciuta vocazione turistica della nostra Città caratterizzata, pur in presenza di considerevoli flussi di vacanzieri e da una sana vivacità giovanile, da una storia di accoglienza e sicurezza che non hanno fatto mai registrare episodi di tale gravità, anche grazie ad un costante impegno delle forze dell’ordine che si ringraziano per la loro operatività.
L’Amministrazione Comunale, in segno di vicinanza alle famiglie coinvolte in questo grave episodio, ha diramato una disposizione che sospende per la giornata odierna tutte le manifestazioni e gli spettacoli programmati nonché le attività musicali dei locali notturni.
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Ad albero caduto, accetta, accetta.
Mercoledì, 22 Agosto 2018 16:56 Pubblicato in Campora San GiovanniDovrebbe essere un inverno freddo a giudicare dal fatto che tutti non solo sembrano orientati ad andare a far legna all’albero caduto, ma che addirittura vorrebbero che qualcuno facesse qualcosa per farlo cadere.
Il prima possibile.
Ci sembra il caso di richiamare l’aforisma di Giovanni Verga “Ad albero caduto, accetta, accetta” letto nel senso che “ È facile vincere il nemico quando è caduto in disgrazia”.
Ma ancora più ci sembra il caso di richiamare il proverbio latino “Caduto l'albero, ognuno corre a far legna ( Arbore deiecta, quivis ligna colligit)” nel senso che spesso quelli che ti erano amici in momenti prosperi, negli infortuni ti diventano nemici e si approfittano delle tue condizioni e delle tue cose!.
Stiamo parlando, ovviamente in senso figurato, della attuale giunta municipale che sembra avere più nemici che amici.
Una giunta che sembra stia per cadere, o si vorrebbe cadesse, da un momento all’altro.
Una caduta da tanti attesa, se non addirittura invocata.
Una giunta che nemmeno si difende da attacchi portati avanti da chi ha come finalità solo il far legna.
E nessuno che si preoccupi se l’albero nella sua caduta potrebbe travolgere chi si trovi nel suo raggio.
Nessuno, ancora, che si chieda dove troveranno posto chi , ora, abita nelle sue fronde.
Già, si pensa, voleranno perso altre chiome, magari più lontane senza chiedersi che albero sia e quanto sia lontano.
Nessuno a chiedersi, infine, se davvero caduto un albero se ne possa avere subito un altro pronto all’uso.
Anzi, in tanti a supporre che sia facile piantare un nuovo seme ed attendere che cresca immediatamente, dimentichi che da qualche tempo, ad Amantea, nessun albero riesce a raggiungere la fine della sua crescita e della sua storia.
Sono certo che il lettore che ha sollecitato il mio pensiero comincerà a chiedersi perché mai un albero che sta tendendo a seccare debba sopravvivere ed inconsapevole che la morte di tutti gli alberi non sia la soluzione utile per Amantea, crudemente, penserà “ Almeno se cade darà un po’ di legna!”
Già tutto nella nostra città è commercio!
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