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Spagna. Le prostitute chiedono le dimissioni in blocco del governo Sanchez
Venerdì, 31 Agosto 2018 21:40 Pubblicato in MondoMadrid- Le prostitute spagnole sul piede di guerra reclamano le dimissioni in blocco del governo di Pedro Sanchez.
Non si placa la polemica sul neonato sindacato delle lucciole iberiche, Otras (Organizacion de Trabajadoras Sexuales), il primo del genere in Spagna, autorizzato e poi sconfessato dall’esecutivo socialista.
Le promotrici esigono ora le dimissioni dell’intero Consiglio dei ministri, perché non accettano la messa fuorilegge del sindacato, dopo il via libera alla costituzione ufficiale, pubblicata sul Bollettino dello Stato, e il successivo dietrofront del Psoe.
Ieri, la ministra del lavoro, migrazioni e previdenza sociale, Magdalena Valerio, nell’annunciare un’impugnazione dell’atto istitutivo, che lo scorso 31 luglio aveva ricevuto il via libera proprio dal suo ministero, aveva ammesso: «La mia stessa squadra ha fatto autogol.
Non avrei mai dato il nulla osta.
Non avalleremo un sindacato di un’attività illegale, che viola i diritti delle donne.
Non lo farà un governo socialista e femminista».
E oggi, al termine del Consiglio dei ministri la portavoce, Isabel Celáa, ha ribadito che l’esecutivo socialista «non accetterà in nessun caso l’esistenza di un sindacato delle lavoratrici del sesso».
Per cui, l’Avvocatura dello Stato «sta lavorando su varie ipotesi per annullare la risoluzione pubblicata sul Bollettino dello Stato e sceglierà quella più rapida».
Ma le prostitute non rinunciano al braccio di ferro. E hanno letto oggi un comunicato a Barcellona, dove ha sede legale Otras, in cui giurano che andranno avanti nella battaglia legale, per ottenere un riconoscimento dei propri diritti lavorativi.
«Basta con l’emarginazione di questo collettivo, il più penalizzato socialmente», ha tuonato la portavoce, Concha Borrell.
«Esigiamo gli stessi diritti di qualunque altro cittadino spagnolo e vogliamo regolarizzare la nostra attività, per ottenere diritti basici, come quello alla malattia, alla maternità, allo stipendio mensile e alla pensione, per non essere sfruttate», ha reclamato.
La Borrell ha accusato l’esecutivo ”che si dice socialista operaio” di nascondersi «dietro l’intoccabile tela del femminismo bianco, eterosessuale e borghese, che cova un odio viscerale contro le prostitute».
E di «connivenza con settori cui interessa che le prostitute non abbiano alcuna copertura legale».
Va ricordato che in Spagna la prostituzione si trova in una situazione di sostanziale a-legalità, sebbene punita penalmente nei casi di sfruttamento e tratta delle persone.
È infatti esercitata soprattutto nei ‘club de alterne’, i così detti ‘puti-club’, che pullulano in periferia, lungo le autostrade e alla frontiera franco-catalana di La Junquera, la cui attività non solo non è considerata fuorilegge, ma è inserita nel computo globale del Pil nazionale.
E il dibattito sociale è incandescente fra abolizionisti e fautori di una regolarizzazione, come in Olanda.
Tra i primi, la Plataforma por la Abolicion de la Prostitucion, secondo la quale «non è possibile che il lavoro consista nell’essere sfruttati sessualmente»; e l’Asociacion para la prevencion, reinsercion y atencion a la Mujer Prostituida, che ricorda come siano «le donne in situazione di marginalità a essere sfruttate da madame e prosseneti, vittime della violenza di genere e della riduzione in schiavitù».
Anche per il principale sindacato spagnolo, l'Union General de Trabajadores (Ugt), la prostituzione non è un lavoro e regolarizzarla equivale ad alimentare le reti di trafficanti di esseri umani, in cui cadono minorenni e immigrati.
Intorno all’80% delle donne che la esercitano in Spagna lo fa contro la propria volontà, stando a un rapporto della Fondazione indipendente basca Anesvad.
Tuttavia, per il neonato sindacato Otras, «si tratta di donne e uomini lavoratori come tutti gli altri, con l’abissale differenza che i loro diritti lavorativi sono una pura utopia».
ILMattino
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Non è dato saperlo.
Certo che la sua intitolazione a San Francesco di Paola ( o di P-ola che dir si voglia) potrebbe voler significare la sua ( quella del Santo) invocazione perché resti intatto e soprattutto in piedi.
E’ vero che la precedente giunta Sabatino ha fatto eseguire controlli sulla sua stabilità e sulla sua sicurezza, ma i dati emersi dalle indagini sono rimasti secretati.
Noi umani, cioè, non sappiamo nulla.
Se dovesse cadere e, come è successo a Genova, scattasse una indagine penale, solo, allora, forse sapremmo tutta la verità.
Intanto dobbiamo accontentarci dei timori.
Di vedere il ferro del ponte in più parti arrugginito.
Di vedere l’abbassamento , più o meno millimetrico, della parte a sud del ponte.
Di assistere alle sue vibrazioni in particolare della parte centrale quando vi transita un autocarro.
Magari quello del gas o quello della spazzatura.
Certo che i problemi ci sarebbero anche soltanto se venisse chiuso al transito auto veicolare.
La strada verso Acquicella, infatti, è in condizioni vergognosamente precarie.
Sia per l’asfalto, in gran parte mancante, sia per la sicurezza del costone soprastante che in più parti si presenta fragile ed a rischio di crollo.
Se il Ponte Azzurro dovesse subire problemi gli abitanti a nord dello stesso si troverebbero nei guai.
Ma sia San Francesco sia l’amministrazione sono vigili ?
Forse si, forse no!
Paola, false assunzioni e bilanci fasulli: due denunce
Venerdì, 31 Agosto 2018 20:35 Pubblicato in PaolaAmmonta ad oltre 220 mila euro lo stato passivo generato da operazioni illecite poste in essere da tre soggetti che hanno determinato il fallimento di una società con sede nella provincia di Cosenza ed attiva nei settori “alberghiero, supermercati, commercio di carni ed altro”.
Le indagini di Polizia Giudiziaria, eseguite dalla Guardia di Finanza di Paola e dirette dal Procuratore Capo della Repubblica di Paola, Pierpaolo Bruni e dal sostituto Maria Francesca Cerchiara, hanno consentito di accertare un complesso sistema fraudolento ideato ed attuato dall’amministratore di fatto della società (deceduto), in concorso con l’amministratore e legale rappresentante, a danno di una società finanziaria che aveva erogato ingenti prestiti a fronte di “fittizi” contratti stipulati da cinque “falsi” dipendenti della società fallita, rispetto alle cui obbligazioni quest’ultima aveva assunto il ruolo di “garante” nei confronti della creditrice.
Le investigazioni sono state particolarmente difficoltose poiché hanno avuto ad oggetto un lungo periodo – dal 2007 – ed a causa della mancata esibizione dei libri e delle scritture contabili prescritti per legge.
Gli indagati, al fine di far risultare agli “occhi” della finanziaria che doveva erogare i prestiti, una “ottima” situazione patrimoniale e reddituale della loro società, in modo da poter assumere il citato ruolo di falso “garante” con il preordinato intento di non onorare le obbligazioni assunte, avevano redatto un “falso” bilancio di esercizio, inserendo un importo non veritiero di oltre 3,3 milioni.
A fronte di “falsi” contratti di lavoro, riferiti a nominativi realmente esistente (parenti di uno degli indagati), ma contenenti dati non “reali” (qualifica, retribuzione e data di assunzione), venivano predisposte ed utilizzate anche “fittizie” buste paga.
Infine, poiché i finanziamenti dovevano essere elargiti con cessione del quinto dello stipendio dei dipendenti, per ciascun falso contratto venivano redatti e sottoscritti falsi “atti di benestare”, per far risultare le previste trattenute che avrebbe effettuato la società-datore di lavoro-garante.
Le suddette operazioni, pertanto, a seguito della totale inadempienza nella restituzione dei finanziamenti, cagionavano il fallimento della società, sentenziato dal Tribunale di Paola (CS) su istanza del creditore.
Le condotte omissive afferenti i libri e le scritture contabili, infine, sono state contestate ad uno degli indagati subentrato in qualità di amministratore nel 2011, denunciato per bancarotta documentale.
L’Autorità Giudiziaria ha emesso “avviso di conclusione delle indagini preliminari”, notificato ai difensori ed agli indagati.
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