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Redazione TirrenoNews

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Rapina a imprenditrice in centro Cosenza

Lunedì, 24 Giugno 2019 16:25 Pubblicato in Cosenza

(ANSA) - COSENZA, 24 GIU - Un'imprenditrice è stata vittima di una rapina in pieno centro a Cosenza.

Secondo una prima ricostruzione, la donna si trovava in auto in via Bendicenti,

e si stava recando in banca per versare cinquemila euro, provento della propria attività, quando è stata bloccata da un'altra auto e affiancata da uno scooter.

Dal motociclo a quel punto è sceso un uomo armato che minacciandola le ha intimato di consegnare il denaro.

La donna rimasta scossa per quanto le è successo non è riuscita a specificare il genere di arma utilizzata dal rapinatore.

All'interno dell'auto dell'imprenditrice c'era anche una sua familiare che subito dopo l'accaduto ha allertato le forze dell'ordine.

Sull'episodio indaga la Squadra mobile di Cosenza.

Hanno fatto incagliare una barca a vela con a bordo 59 clandestini davanti alle coste di Soverato, fra Capo Rizzuto e Le Castella, in provincia di Crotone.

I due scafisti hanno poi cercato di fuggire ma una pattuglia di militari della sezione operativa navale della Guarda di Finanza di Crotone li ha individuati e fermati.

Sono di nazionalità ucraina, avevano già raggiunto Crotone e si stavano dirigendo verso la stazione degli autobus per dileguarsi.

Ormai c’è una rotta settimanale con scafisti russofoni che scaricano clandestini pakistani in barca a vela nella zona tra la Calabria e la Puglia.

Una motovedetta della Guardia di Finanza ha individuato una barca a vela incagliata sugli scogli a pochi metri dalla riva, in una posizione difficilmente raggiungibile, mentre una pattuglia di militari ha iniziato a perlustrare le rotabili per individuare i migranti e soprattutto gli scafisti. I clandestini, fra persone a terra e a bordo del natante sono, in tutto, 59 tutti maschi adulti, dichiaratamente pakistani e sarebbero partiti qualche giorno fa, dalla Turchia.

I finanzieri in perlustrazione a terra, a Crotone, nei pressi della stazione degli autobus hanno fermato due persone, Y.K. e E.V. entrambi ucraini, rispettivamente di 29 e 32 anni che si stavano dirigendo per allontanarsi dalla località ionica.

Così siamo a quasi 2.500 clandestini sbarcati dall’inizio dell’anno. Erano stati 16.400 lo scorso anno e 72.500 nel 2017.

Questi pagano migliaia di euro a testa per venire a spacciare in Italia.

È la conferma non solo che la rotta che parte dalla Turchia è più che mai viva, ma che un’organizzazione formata da cittadini dell’ex Urss, probabilmente delle repubbliche islamiche, gestiscono il flusso dal paese anatolico verso l’Italia.

L’Unione Europea paga, per un accordo stipulato al tempo del Pd al governo. tre miliardi di euro l’anno al governo di Ankara perché blocchi il flusso di clandestini, soprattutto quello via terra. L’Italia partecipa come sempre con oltre il 10 per cento del budget, quindi oltre 300 milioni di euro.

Così, noi diamo ad Erdogan 300 milioni di euro l’anno, lui ci manda i velieri zeppi di musulmani.

La chiesa risolve il problema della Sea Watch

Lunedì, 24 Giugno 2019 15:48 Pubblicato in Mondo

Nella foto la confusa rotta della Sea Watch negli ultimi 12 giorni (Twitter /Sea Watch Italia)

Le sta provando tutte la Sea Watch ma nessuno vuole il suo carico umano.

Dopo la pronuncia del TAR Lazio ora il ricorso alla Corte Europea dei Diritti dell'Uomo.

 

Al ricorso risponde Salvini che propone "L’Unione Europea vuole risolvere il problema Sea Watch? Facile. Nave olandese, Ong tedesca: metà immigrati ad Amsterdam, l’altra metà a Berlino. E sequestro della nave pirata. Punto".

Ma forse trattandosi di una ONG tedesca in Germania cinquanta sindaci di altrettante città tedesche si sono fatti avanti per offrire accoglienza ai clandestini a bordo della nave. Ma il ministro degli Interni tedesco, Horst Seehofer si è dichiarato contrario.

La soluzione viene dalla chiesa ed in particolare dalla diocesi di Torino

Così l’arcivescovo di Torino, Cesare Nosiglia, al termine della messa per San Giovanni, patrono di Torino ha dichiarato"Come vescovo e come cristiano sento tanta sofferenza"

Poi ha aggiunto "La diocesi di Torino è disponibile ad accogliere le 43 persone che sono a bordo della Sea Watch al largo di Lampedusa, senza oneri per lo Stato, perché al più presto si possa risolvere una situazione grave e ingiusta".

Infine ha concluso trasferendo comunque l’accoglienza ai torinesi:"Noi ci siamo. Torino ha un numero abbastanza elevato di famiglie disposte ad accoglierli, è una particolarità specifica della nostra città, non ci sono solo realtà istituzionali o del terzo settore ma anche famiglie che hanno dato la loro disponibilità".

Bene signor vescovo.

Faccia un accordo con lo stato italiano dichiarando la sua responsabilità a farsi carico di tutti i migranti che da ora in poi saranno portati dalla Sea Watch e da altre ONG e la disponibilità della sua diocesi ( non certo quella delle realtà istituzionali o del terzo settore o delle famiglie) a farsene carico.

Oppure stia zitto!

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