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La procura di Cosenza accelera sulle indagini che riguardano l’ASP cosentina ed invia un avviso di conclusione delle indagini.

Parliamo di quattro importanti figure quali:

-il direttore amministrativo dott Aldo Senatore;

-l’ex direttore sanitario dottLuigi Palumbo, che ha svolto anche temporaneamente le funzioni di direttoe generale dell’ASP cosentina;

-la dirigente del distretto tirreno dottoressa Giuliana Bernaudo;

-il dott Carmine Bruno responsabile del procedimento.

I fatti contestati risalgono al dicembre 2014 .

Sembra ci si riferisca a quanto connesso con la delibera del direttore generale n 2524 del 2 dicembre 2014.

 

Sembra ci si riferisca all'assunzione di una collaboratrice in materie giuridiche per l'attivazione di uno sportello di informazione e orientamento.

L'incarico, fu cassato con una delibera dopo qualche settimana, e sarebbe stato a titolo gratuito. Secondo l'accusa, però, non sussistevano però le esigenze da parte dell'Asp e l'affidamento dell'incarico sarebbe avvenuto senza tener conto del personale già in servizio.

Da qui l’accusa di abuso d’ufficio.

Ricordiamo comunque che si tratta di una comunicazione scritta che mira a garantire il diritto di difesa costituzionalmente garantito con l’invito ad esercitare la facoltà di nominare un difensore di fiducia.

Pubblicato in Primo Piano

“Fusse che fusse la vorta bona” diceva Nino Manfredi nella edizione di Canzonissi ma del 1959.

 

Lo ricordiamo, forse erronea mente, perché il senatore Barbanti, già del M5s, ha insistito molto “ sulla necessità di vederci chiaro in ordine ai debiti dell'Asp di Cosenza e alle procedure per il loro accertamento”.

Sulla stessa linea il direttore generale Fatarella e perfino Bernardino Scarpino, direttore di Aiop Calabria, il quale poi ha aggiunto: “«Noi abbiamo fatto la nostra parte senza ricorrere alla pratica delle tangenti o della corruzione o all'aiuto benevolente di politici o dirigenti pubblici ma semplicemente avviando cause e ottenendo sentenze e lodi arbitrali che, come tutti sanno, non sono uno scippo o una rapina a mano armata bensì un istituto procedurale previsto dai codici della Repubblica italiana e sottoposto ai controlli e alle verifiche di vari gradi di giudizio.

 

Fanno benissimo dunque dirigenti e senatori a chiedere comunque ulteriori approfonditi accertamenti di tutti i tipi anche sulle modalità e sulla correttezza dello svolgimento dei giudizi, sulla nomina degli arbitri, sul rispetto del contraddittorio e sulla linearità dell'operato dei giudici.

E ancor meglio dicono quando chiedono che, una volta acclarato tutto ciò e individuate le responsabilità per i danni erariali, siano sanzionati i colpevoli. Attendiamo che si dia corso a quanto giustamente chiesto. E in fretta. Ci permettiamo solo di aggiungere che ci aspettiamo anche che alla ottima parlata sia conseguente la buona razzolata di pretendere il pagamento immediato dei debiti eventualmente riconosciuti come dovuti in favore di legittimi creditori e non pagati da anni”.

Ma ci voleva il senatore Barbanti per sollecitare i doverosi accertamenti contabili e penali e per sanzionare chi sbaglia?

Ma dove è la giustizia in Calabria?

E pensare che stiamo parlando della sanità!

Pubblicato in Cosenza

Parliamo del direttore dello spoke Paola – Cetraro .

Sulle scale dell’ASP di Cosenza si sono incontrati casual mente il direttore dello spoke Paola – Cetraro dr Vincenzo Cesareo e il direttore di Medicina del Lavoro dr Mario Marino.

Lì, i due avrebbero litigato

Questa la versione del dr Cesareo:

“Lui stava scendendo le scale mentre io stavo salendo.

Mi ha guardato con un sorriso beffardo e mi ha detto ‘ti frego sempre’.

Io mi sono avvicinato per chiedergli a cosa si riferisse e a quel punto senza alcun motivo sono stato aggredito.

Le persone presenti che sono intervenute per separarci potranno testimoniarlo.

Non è la prima volta che succede.

Nella stessa sede il giorno in cui mi sono rifiutato di dargli la mano nel momento in cui mi si avvicinava sempre con lo stesso atteggiamento derisorio, dicendogli che non lo meritava, Marino si è lanciato nei miei confronti senza però ferirmi in modo evidente”.

A fine diverbio Marino è stato portato al Pronto Soccorso dell’Annunziata dove gli sarebbe stato riscontrato un trauma cranico.

Ma su tanto il dottor Cesario osserva : ”Non capisco come abbia fatto a farsi male al capo visto che lui era in alto e io in basso”.

Poi Cesareo continua:“Mi hanno sospeso lo stipendio per sei mesi in due occasioni. Una volta perché a seguito delle lamentele dei dipendenti dell’ospedale di Paola costretti all’improvviso a pagare il parcheggio chiedevo chiarimenti sui motivi per cui in un’area ora sotto sequestro in quanto a rischio frane era stata posta una sbarra e dei parcheggiatori.

Di questo appalto affidato al fidanzato di un magistrato di Paola all’Asp Cosenza non sapeva nulla né Cedolia prima, né il commissario Palumbo dopo.

In qualità di direttore sanitario mi avrebbero dovuto informare di questa procedura invece hanno aperto un provvedimento disciplinare nei miei confronti per danno all’immagine e mi hanno sospeso dalle funzioni.

Provvedimento peraltro firmato da un presidente di commissione, il dottor De Paola ora direttore dello spoke di Castrovillari, che non poteva presiedere la commissione disciplinare in quanto già sanzionato a titolo definitivo dalla Corte dei Conti.

Ricordo che tutto ciò che riusciamo a fare per garantire da noi l’assistenza ai pazienti è grazie ai turni massacranti che ci auto imponiamo.

Con questa premessa ero estremamente felice quando finalmente mi avevano mandato dei dipendenti da Praia a Mare.

All’improvviso però dopo neanche un mese, in maniera del tutto clientelare, senza il mio nulla osta e senza giustificazione questi infermieri venivano ritrasferiti a Praia a Mare d’imperio dall’ex direttore dell’ASP di Cosenza Gianfranco Scarpelli.

Anche in questo caso denunciai tutto e il mio stipendio fu sospeso”.

Ovviamente il dr Cesario ha presentato denuncia formale presso la stazione dei carabinieri di Cetraro.

Ora la parola passa agli inquirenti.

Pubblicato in Cetraro

Sembra che il tavolo ex Massicci abbia avanzato dubbi sulla legittimità dei contratti ai 133 precari della sanità perché non presenterebbero “alcuna qualifica professionale”.

Lo avrebbe ipotizzato il Tavolo ex Massicci, che nell'ultima riunione del 7 aprile ha letteralmente fatto le pulci al provvedimento con cui l'ex dg Scarpelli ha cooptato 133 precari in possesso dei requisiti previsti dalla legge Guccione-Orsomarso (la 12 del 2014), per un contratto a tempo determinato di due anni.

Tutto nasce dalla convenzione sottoscritta dall'Azienda sanitaria provinciale e dal dipartimento regionale Lavoro.

Un caso che aveva fatto discutere, perché tra i beneficiari dell'invito firmato da Scarpelli figuravano molte persone vicine a personaggi politici di primo piano, il tutto a poche settimane dal voto regionale dello scorso 23 novembre.

L'ex Massicci – oggi guidato dalla dirigente del Mef Angela Adduce – non analizza, ovviamente, il dato politico. Si limita a valutare la legittimità di un atto sottoscritto in una regione dove vige ancora il blocco del turnover per il personale sanitario. I rilievi sono diversi e tutti circostanziati.

Il primo aspetto sottoposto a valutazione è la convenzione che regola i rapporti tra i beneficiari della legge Guccione-Orsomarso e l'Asp.

Un documento, evidenziano i tecnici dei ministeri della Salute e dell'Economia, firmato da «un dirigente aziendale delegato dal direttore generale pro-tempore dell'Asp di cui è stata dichiarata la decadenza» (subito dopo il voto regionale, con un provvedimento dell'ex commissario alla Sanità, Luciano Pezzi).

Ma sempre secondo il Tavolo non sarebbe specificato l'istituto giuridico che regola il rapporto tra i precari e l'Asp.

Ed è scritto nel verbale che :”In tal senso l'utilizzo funzionale dei lavoratori di cui trattasi non è contemplato nell'ambito del vigente Ccnl del comparto sanità”

Questo il motivo delle perplessità.all’ato della immissione in servizio i 133 lavoratori “non presentavano alcuna qualifica professionale”.

E ad abundantium “ la convenzione non specifica i termini di inizio e fine dell'attività oggetto della convenzione stessa”.

Secondo l'articolo 7 della convenzione l'utilizzo del personale “non comporta la costituzione di alcun tipo di rapporto di lavoro” e per questo “ non appare percorribile la prevista iscrizione degli stessi all'ente di previdenza, il versamento delle ritenute erariali e la stessa iscrizione all'Inail, atteso che dette amministrazioni hanno l'obbligo di individuare il datore di lavoro”.

Abbiamo l’ impressione che tutto finirà in una bolla di sapone!

Pubblicato in Cosenza

Chiusa l’indagine sui mattatoi del Tirreno indagati 4 veterinari.
L’indagine ha riguardato i mattatoi di Fuscaldo e San Pietro in Amantea

 

Ora la chiusura delle indagini a carico di 5 persone tra cui 4 veterinari.
Tra le contestazioni il mancato controllo su quanto stava accadendo agli impianti.

Secondo la procura di Paola Giordano diversi i reati, tra cui omissioni, inosservanze nei controlli, violazioni delle normative ambientali tra cui lo scarico di reflui non autorizzato, con correlato imbrattamento dei luoghi. Ed ancora, in un caso, falso materiale ed ideologico.

Un lungo l'elenco come si nota che il procuratore capo Bruno Giordano – titolare dell'inchiesta sulle anomalie ai mattatoi del Tirreno cosentino dei reati che la Procura della Repubblica di Paola – contesta a cinque persone , tra cui quattro veterinari dell'Azienda sanitaria provinciale cosentina, a carico delle quali è stato emesso il provvedimento di chiusura delle indagini preliminari.

Una vicenda complessa partita dal 2013 che ha visto operare sui due mattatoi in funzione a Fuscaldo e a San Pietro in Amantea gli uomini del nucleo Ambiente della stessa Procura, i carabinieri di varie stazioni dislocate sul territorio, carabinieri del Nas di Cosenza, uomini della Guardia costiera, personale ispettivo sulla sicurezza nei luoghi di lavoro dell'Asp di Cosenza.

la Procura avrebbe stimato oltre 4 milioni di litri di liquami provenienti dalla macellazione di bovini e suini che non sarebbero stati scaricati nei luoghi senza alcun trattamento preventivo.

Una situazione questa che non sarebbe stata denunciata neppure dai veterinari dell'Asp locale.

Anzi in un caso un veterinario avrebbe prodotto anche un «atto materialmente ed ideologicamente falso all'evidente scopo di mascherare le sue responsabilità omissive per i mancati interventi di sua stretta competenza, riguardo le condizioni fatiscenti e inappropriate del mattatoio di Fuscaldo».

Ora la parola passa alla difesa che avrà 20 giorni per presentare una memoria difensiva o per chiedere l’interrogatorio dei loro assistiti.

Decorsi i 20 giorni la Procura della Repubblica di Paola potrebbe chiedere il rinvio a giudizio per i cinque indagati.

Vi faremo sapere

stabilimento mattatoi

Pubblicato in Paola

mammografia digitaleE’ lunga la fila di donne di varie età che sono costrette ad andare presso l’ospedale di Cetraro per effettuare le mammografie di controllo, indispensabili per tutte le donne, in particolare ad una certa età.

 

Ma molte di loro non sapendo come raggiungere Cetraro non riescono ad effettuare le indispensabili mammografie con i maggiori rischio conseguenti.

Come può la signora anziana di Cleto o di Serra d’Aiello giungere a Cetraro se non esistono mezzi di linea per raggiungere il detto ospedale?

Dovrebbe avere un parente che la accompagni, magari non andando al lavoro, o noleggiare un’auto con conducente ed impegnare metà della sua pensione di anzianità.

Probabilmente non esiste in Italia un posto dove per eseguire una mammografia occorre percorrere circa 75 km! Vergognoso, inaccettabile, da terzo mondo.

E tutto questo mentre il Poliambulatorio della vicina Amantea, facilmente raggiungibile per ognuna di loro ha un mammografo che è stato donato da un’associazione di donne proprio per dare risposta ai problemi delle donne!

Occorreva preparare le stanze per il mammografo. Certo, ma già questa è una vergogna! Possibile che NESSUNO IN QUARANT’ANNI abbia mai pensato che un servizio similare è indiSpesabile per un bacino di oltre 36 mila abitanti quale è quello di competenza di Amantea ?

Questa è la dimostrazione del malgoverno della sanità sul territorio calabrese, in via generale, e soprattutto del malgoverno della sanità territoriale nel Basso Tirreno Cosentino!

Diamo atto che Giuliana Bernaudo ha tentato, finora non riuscendoci- e non ne sappiamo le ragioni perché gli enti pubblici non rendono conto del loro operato- di dare risposta a questa viva esigenza delle nostre donne, ma non BASTA.

Gli ammalati dell’hinterland di Amantea devono lottare quotidianamente contro RITARDI VERGOGNOSI, INACCETTABILI CARENZE, PROGRAMMAZIONI SENZA SENSO, “ STORTURE VIZI ED INEFFICIENZE RISPETTO ai servizi essenziali”, come denuncia da anni il Tribunale per i Diritti del Malato, .

Alla loro, invero flebile voce, uniamo la nostra, in quella che ci sembra una battaglia da condurre quotidianamente denunciando quanto è dato sapere.

Intanto sollecitiamo la direttrice del Distretto Sanitario Tirreno dell’ASP Cosenza d.ssa Giuliana Bernaudo a superare le pastoie ed i lacci che bloccano la attivazione del mammografo di Amantea, pronti- glielo riconfermiamo- ad ogni azione.

Ora è davvero tempo di dire BASTA.

Il poliambulatorio e con esso la tutela della salute degli abitanti del Basso Tirreno Cosentino saranno l’ obiettivo principale della nostra azione politica.

 

Amantea 20.10.2014

Miriam Bruno , Concetta Veltri, Fabio Garritano, Sergio Ruggiero e Giuseppe Marchese

Pubblicato in Primo Piano

La vicenda del pane rosso si avvia ad una possibile conclusione.

Tutto grazie alla d.ssa Giuliana Bernaudo , direttrice del distretto Tirreno, la quale avvertita da questo sito web ha proceduto ad interessare della vicenda il responsabile dell’igiene dell’Asp della provincia di Cosenza dr Marcello Perrelli, direttore del Sian.

Immediato l’intervento del dr Perrelli che ha chiesto una urgente relazione sulla vicenda del pane che diventa rosso.

Sulla medesima vicenda questo sito con note 183549 e4 183 559 del 15 settembre ha informato i medici responsabili del distretto di Amantea.

Contemporaneamente, riteniamo opportuno precisare ai nostri lettori che le frese che abbiamo indagato non sono prodotte in Amantea, ma ad Amantea vendute e consumate, e la medesima informazione è stata inviata ai dirigenti di cui in premessa.

In sostanza, il fenomeno non è locale, nel senso di una produzione puntuale, ma sembra appartenere ad un territorio più vasto, forse corrispondente alla intera provincia, forse ad essa addirittura ultroneo.

Proprio stamani il laboratorio interessato per le prime indagini ci ha verbalmente partecipato che al mistero originario se ne è aggiunto un altro

I nuovi campioni di frese e fresine da noi inviati al laboratorio e trattati con acqua distillata non sarebbero diventati rossi

Due le possibilità, giunti a questo punto.

La prima è che trattandosi di nuovi campioni questi non presentassero ab origine gli stessi problemi dei primi campioni.

La seconda è si tratti di inquinamenti batterici derivanti da insufficiente, se non mancata, igiene dei laboratori di produzione o da addetti alla produzione e/o manipolazione portatori sani del batterio e carenti nella igiene personale.

In buona sostanza occorre condurre approfondite indagini sulla origine del fenomeno evitando di sottovalutarlo.

Non sappiamo quali panifici siano stati interessati alla vicenda similare occorsa sempre in Campora San Giovanni alcuni anni fa e della quale si è saputo ben poco.

Al più si è avuto modo di sapere in via indiretta che il batterio ( lo stesso di oggi) sarebbe stato trovato sui piani di lavoro e che l’indagine si sarebbe poi fermata a tale dato senza ulteriori indagini sulla provenienza del batterio stesso.

Speriamo ( noi lo pretendiamo) che questa volta le indagini siano ben più approfondite.

D’altro canto il fatto che questa volta la vicenda ha raggiunto la pubblica opinione impone che appena possibile i competenti uffici dell’Asp partecipino i risultati raggiunti e tranquillizzino la comunità camporese, amanteana e provinciale.

Noi siamo ben disponibili.

Pubblicato in Primo Piano

Riceviamo e pubblichiamo la seguente nota della minoranza del comune di Longobardi:

“Il silenzio dell’Amministrazione comunale sull’ “emergenza rifiuti” ed il moltiplicarsi delle ordinanze del sindaco senza soluzione al problema hanno indotto il gruppo consiliare “Progetto Longobardi” a chiedere l’intervento del Prefetto e dell’Asp di Cosenza.

Infatti, i consiglieri di minoranza Nicola Bruno e Francesco Cicerelli, dopo varie interrogazioni sui disservizi in materia di rifiuti, rete fognaria e idrica comunale, a cui il sindaco Giacinto Mannarino e la sua giunta non hanno risposto, hanno sollecitato, con telegramma dello scorso 6 agosto, l’intervento del Prefetto e dell’azienda sanitaria provinciale di Cosenza.

<<Si chiede intervento urgente comune di Longobardi causa emergenza rifiuti, cattivo odore rete fognaria comunale, probabile non potabilità dell’acqua pericolosi per la salute e per l’ambiente>>. Poichè << l’Amministrazione comunale, unica responsabile dell’ “emergenza rifiuti”, rimane impermeabile alle istanze dei cittadini, cha lamentano, altresì,la riduzione della portata dell’acqua e la probabile non potabilità della stessa e del cattivo odore proveniente dai tombini della rete fognaria comunale, siamo stati costretti –commenta l’avvocato Nicola Bruno, capo gruppo di minoranza- a chiedere l’intervento del Prefetto e dell’azienda sanitaria competente a tutela della salute e dell’ambiente; e poiché conferma la propria incapacità di garantire i servizi essenziali alla nostra comunità chiediamo, anche, la riduzione dei relativi tributi>>.

Le difficoltà dell’Amministrazione di fronteggiare le emergenze locali che aggravano la situazione giorno dopo giorno <<sono dovute –aggiunge Bruno- unicamente al cosiddetto predissesto in cui versa il nostro ente, frutto del loro fallimento politico-economico ed all’incapacità di gestire la cosa pubblica.

Infatti, non saremmo in piena emergenza –ricorda il capogruppo di minoranza Nicola Bruno- se la Regione non avesse revocato al comune di Longobardi, per violazione della convenzione intercorsa tra i due enti, il contributo finanziario per la raccolta differenziata dei rifiuti, per un importo di € 87.982,72, e disposto la restituzione della somma pari ad € 13.740,00.

Inoltre, il comune ha impugnato invano il decreto dirigenziale della Regione Calabria di revoca del suddetto finanziamento innanzi al Tar, che con sentenza del 10 luglio scorso ha dichiarato inammissibile il ricorso >>.

Pubblicato in Longobardi

La procura di Cosenza ha chiesto il rinvio a giudizio di nove indagati nell'ambito dell'inchiesta sulle consulenze legali all'Asp di Cosenza.

La richiesta di rinvio a giudizio è stata firmata dal Procuratore di Cosenza, Dario Granieri, dall'aggiunto, Domenico Airoma, e dal sostituto Domenico Assumma.

Parliamo di:

Gianfranco Scarpelli, direttore generale dell’ASP di Cosenza ( sospeso sino al 17 aprile)

Franco Petramala ex direttore generale dell’ASP di Cosenza

Franco Maria De Rose ,ex commissario dell’ASP di Cosenza

Flavio Cedolia (ex direttore amministrativo, che avrebbe presentato, per ottenere tale incarico e ulteriori mansioni in enti della Regione, un curriculum vitae artificioso ed ingannevole con riferimento in particolare al proprio titolo di studio ed al periodo di esperienza di dirigente maturato),

Gennaro Sosto, responsabile dell’ufficio legale

Giovanni Lauricella responsabile dell’ufficio legale

Maria Rita Iannini responsabile dell’ufficio legale

Nicola Gaetano avvocato

Dario Gaetano, avvocato

Nel provvedimento di sospensione il Gip ha scritto «Il direttore generale Scarpelli a fronte di una asserita carenza di organico all'interno dell'ufficio legale dell'Asp, anziché stipulare convenzioni di incarico con professionisti scelti mediante procedure di evidenza pubblica, ha designato, di fatto, Nicola Gaetano quale consulente legale di riferimento, procedendo al conferimento di innumerevoli incarichi di patrocinio legale in favore del medesimo, per attività duratura e non limitata al singolo procedimento, per un notevolissimo importo complessivo delle parcelle, senza specificazione della precipua competenza del nominato in relazione all'attività svolta, determinando la liquidazione, nel periodo di gestione Scarpelli, di compensi ingiusti per 900mila euro circa in favore del suddetto avvocato».

E continuando«Le manifeste violazioni di legge e i plurimi elementi emersi in sede di indagini comprovano la doppia ingiustizia e il dolo intenzionale che caratterizzano i reati di abuso d'ufficio contestati in rubrica. Si deve certamente affermare che il conferimento di innumerevoli incarichi conferiti da Scarpelli all'avvocato Nicola Gaetano per la prestazione di servizi legali da quest'ultimo effettuati in favore dell'Asp, come riassunti nell'imputazione e documentati con l'acquisizione delle relative delibere, sia avvenuto in violazione di legge»

Pubblicato in Cosenza

La vicenda è dello scorso 14 marzo, nella piazza pubblica di Paola, veniva schiaffeggiato Orofino, mentre si trovava in compagnia dell'inviato di Servizio Pubblico, Sandro Ruotolo, intento nell'intervista all'avvocato Nicola Gaetano nell'ambito dell'inchiesta "Asp Cosenza"

Chiuse le indagini preliminari per l’aggressione del giornalista Paolo Orofino.

Il cronista de “Il Quotidiano della Calabria”, il 14 marzo scorso è stato schiaffeggiato nella pubblica piazza di Paola, nell’Alto Tirreno cosentino, mentre si trovava in compagnia del caposervizio del “Corriere della Calabria”, Pablo Petrasso, e dell’inviato di “Servizio Pubblico”, Sandro Ruotolo, che era intento a intervistare l’avv. Nicola Gaetano sull’inchiesta delle parcelle d’oro all’Asp di Cosenza.

Unica “colpa” di Orofino è stata quella di aver tentato di scattare una fotografia a corredo del suo servizio giornalistico.

La Procura della Repubblica di Paola ha notificato l’avviso di conclusione indagini contestando, a vario titolo, ai due indagati i reati di tentata violenza privata, minacce e percosse.

Uno di essi ha impedito al giornalista di scattare la fotografia, mentre l’altro lo ha colpito con uno schiaffo in faccia.

Poco dopo l’episodio Orofino ha raggiunto la Stazione dei carabinieri di Paola denunciando gli aggressori che, nel volgere di poche ore, sono stati identificati dai militari dell’Arma.

“Ho accompagnato un collega a Paola – ha detto Orofino – per la vicenda delle consulenze dell’Asp di Cosenza. Stavo scattando una fotografia ed una persona me lo ha impedito. Successivamente una seconda persona si è avvicinata e, dopo alcune parole offensive, mi ha tirato uno schiaffo in faccia”.

Pubblicato in Paola
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