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Redazione TirrenoNews

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Avremo un Governo giallorosso, un Governo formato da due partiti che in comune non hanno nulla, ma proprio nulla.

Si sono odiati e tuttora si odiano, sono divisi su tutto.

Una sola cosa li unisce: la poltrona.

Ormai Zingaretti, Orlando, Gentiloni, Franceschini, Minniti, Del Rio, Castagnetti, Martina con l’acquolina in bocca non credono l’ora di accomodarsi alla tavola imbandita e alcuni si sono legati già al collo il tovagliolo e aspettano con ansia l’arrivo delle portate.

Anche Matteo Renzi vuole accomodarsi alla mangiatoia, infatti è stato il primo a spingere per un governo Pd – M5Stelle, governo che fino ad ieri ha sempre osteggiato, ma ora ha fatto marcia indietro come un voltagabbana qualsiasi, forse per rompere le scatole al suo segretario del partito, perché spera in un prossimo domani di prendere il suo posto, posto che ha dovuto lasciare dopo la batosta sul referendum e sulle elezioni politiche del 4 marzo dello scorso anno. Questi signori che ho pocanzi nominato sono una combriccola di imbroglioni che stanno facendo una trattativa per accaparrarsi i Ministeri importanti e non discutono di programmi e di contenuti. Si sono riuniti varie volte in casa degli amici comuni, nel Parlamento, a Palazzo Chigi e hanno discusso soltanto dei personaggi da far accomodare nelle sedie della mangiatoia. Hanno discusso, si sono azzuffati, perché vogliono trovare un posto a Conte e a Di Maio per i 5 Stelle, ai tanti tromboni e trombati del Pd e agli ex Ministri dei governi Letta, Renzi e Gentiloni. La trattativa ancora in corso mentre scrivo è davvero complicatissima. Ci vogliono far credere che vogliono salvare l’Italia, invece stanno lavorando per salvare il loro posteriore. E gli italiani che stanno lasciando le spiagge assolate e stanno ritornando in città e al lavoro usato cosa dicono, cosa pensano di questa crisi di governo agostana, di questa crisi che comunque vada a finire, avrà delle conseguenze disastrose? Sono indignati. Sono nauseati. E il partito del non voto, secondo i sondaggi, aumenta. L’alleanza di facciata e di convenienza sono certo che avrà un finale disastroso. L’alleanza nata per punire il traditore, il fascista, il nazista, il razzista Salvini e per impedire agli italiani di andare al voto, è la fine della politica. Così ha twittato Enrico Mentana:- Che leader è un capo politico che giura:- Mai un governo col partito che ruba i bimbi alle famiglie con l’ellettroshock e poi un mese dopo è pronto a farci un governo? E che partito è quello che finge di dimenticare quelle accuse pur di tornare al governo dopo solo un anno di purgatorio?- Il primo, caro Mentana, è un quaquaraqua direbbe Sciascia. E quel partito che finge di dimenticare è “nu pisciaturu”. Purtroppo, già da stasera, tutto il Pd si è seduto a tavola con il M5Stelle e tutte e due hanno iniziato ad attribuirsi le poltrone che più contano. E così avremo ancora una volta un Governo non votato dagli italiani. Che sfortuna! Che maledizione! La sovranità non appartiene più al popolo. In 6 anni il Pd è andato al governo senza mai aver vinto le elezioni. Tutto è a posto, tutto è legittimo, purché non si dica che quello che fanno lo fanno per l’interesse dell’Italia e degli Italiani. Esulta Zingaretti dopo aver visto Di Maio e Conte. – Il confronto è partito, è un fatto positivo per dare un governo di svolta, un governo serio, non uno come il precedente, che è caduto dopo 14 mesi-. Sì, un governo che deve svoltare a sinistra, un governo serio, perché il precedente non lo è stato. Un governo molto serio, perché il precedente ha fallito. Il guaio è che in questo nuovo governo che sta per nascere ci saranno personaggi fallimentari che hanno governato la cosa pubblica per diversi anni e che sono stati bocciati dagli italiani perché ci hanno portato alla rovina e allo sfascio. E la chiamano svolta!

Da ottobre fino a primavera c’è una sfilza di elezioni regionali di peso, in grado di modificare non solo la geografia politica dello Stivale, in termini federali, ma anche gli schemi a livello nazionale.

Il possibile un accordo politico Pd-M5s si amplierebbe anche nelle regioni, Calabria compresa.

Umbria, Calabria, Emilia Romagna e Toscana saranno chiamate alle urne e il dialogo Pd-M5S sarà guida per accordi regionale.

 

 

In questa possibile intesa sarà eliminato Oliverio o davvero i Cinque stelle ingoieranno il rospo di votare Palla palla.

Noi non ci crediamo.

Ma non possiamo sottovalutare quello che ha detto il coraggioso senatore Magorno ( quello che beve l’acqua di mare!)

«L'interlocuzione che si è aperta a livello nazionale tra Pd e M5S può essere replicata anche in Calabria in vista delle prossime elezioni regionali».

«È fondamentale - aggiunge - aprire la via a una fase di rinnovamento che sia in netta discontinuità con la passata esperienza di governo e che possa avere come primo obiettivo l'individuazione di un candidato a governatore slegato da vecchie logiche e quindi credibile agli occhi degli elettori calabresi.

In questo senso il dialogo col Movimento 5 Stelle offre una duplice opportunità: da un lato può essere il modo per mettere in campo una proposta nuova in termini di volti e contenuti e dall’altro è l’unica via possibile per provare a cambiare le sorti di un destino che, diversamente, sarebbe già segnato e che riporterebbe la Calabria in mano alla coalizione di centrodestra».

 

L’evasione è una cosa naturale!

Lunedì, 26 Agosto 2019 19:25 Pubblicato in Mondo

Il cappellano ha una sua idea sull’evasione “storica”da Poggioreale

Napoli, 26 ago. (askanews) – “E’ scappato un detenuto da Poggioreale: embè? Perché stupirsi davanti a un’evasione dal carcere, è la cosa più naturale che possa accadere. Quello che è innaturale è tenere rinchiuse delle persone in una situazione disumana e degradante”. A scriverlo, in un post su Facebook, don Franco Esposito, cappellano del carcere di Poggioreale a Napoli dal quale ieri è evaso il 32enne polacco Robert Lisowski.

“Con questo – ha aggiunto il sacerdote – non sto assolutamente giustificando l’evasione di un pericoloso criminale, questo almeno secondo gli organi di informazione, ma vorrei spostare l’attenzione sul fatto che carceri come quello di Poggioreale non hanno certamente i requisiti per essere rieducativi e non servono certo al reinserimento della persona detenuta nel tessuto sociale. Allora mi domando se il carcere non è questo, qual è il suo compito a cosa serve?”.

“Eppure – ha proseguito don Franco – il compito che la Costituzione dà a questa istituzione è quello di far sì che attraverso la pena il detenuto raggiunga una sua maturità sociale prendendo coscienza del male compiuto e iniziando una vita legale nel rispetto delle regole. Quindi se un carcere non riesce a fare quello che la costituzione gli affida diventa una struttura anticostituzionale e quindi fuorilegge”. Don Franco Esposito ha sottolineato come “ora tutti si meravigliano che da Poggioreale sia scappato un detenuto. Tutti sono pronti a cercare un colpevole, o meglio a scaricare la colpa su un capro espiatorio. Io mi meraviglio non per uno che scappa ma per l’ottanta per cento che dopo aver finito la pena in carcere ritorna a commettere reati e quindi vi rientra. Il carcere – ha proseguito il cappellano di Poggioreale – ha fallito, il carcere non risponde alla giusta domanda di sicurezza che i cittadini vogliono dalle istituzioni. Fino a quando i nostri politici non prenderanno atto di questa elementare verità fino a quando le pene saranno pagate solo col carcere, credo che non ci sia niente da meravigliarsi, nemmeno di un evasione rocambolesca, alla Vidoc, come quella di Poggioreale”. Il sacerdote si dice rammaricato e indignato per “le dichiarazioni di qualche sindacalista della polizia penitenziaria. Mi riferisco all’affermazione che scarica la colpa dell’evasione al fatto che, pur essendoci pochi agenti della polizia, non sono state sospese le attività trattamentali.

L’unica cosa che dà una parvenza di legalità a una istituzione deficitaria come quella di Poggioreale, doveva essere sospesa per sacrificare anche quel poco di buono che con sacrificio si riesce a realizzare sull’altare della sicurezza. Infine – ha concluso don Franco Esposito – vorrei ricordare che la celebrazione della Santa Messa non rientra nelle attività attività trattamentali che il carcere offre ai detenuti, ma è un diritto inalienabile della persona quello di professare la propria fede anche attraverso celebrazioni Liturgiche. Spero che nessuno pensi di risolvere problemi di sicurezza limitando ancora di più quel poco di rispetto dei diritti che ancora sopravvive nelle nostre carceri”. (Foto di repertorio).

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