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Tutta paesana la vicenda tra il segretario provinciale del PD, Luigi Gugliel melli, ed il Corriere della Calabria.

Il Corriere della Calabria pubblica un editoriale sul "modello Cosenza"

E Guglielmelli scrive:«Egregio direttore, ho letto con attenzione il suo articolo alquanto indecoroso e passibile di querela sulla composizione della lista Pd di Cosenza. Io Le posso assicurare non solo che il Pd ha presentato candidature correlate dal certificato dei carichi pendenti, ma ha anche verificato a fondo la natura di tutte le candidature. Lei deve fare i nomi. Se è un giornalista serio e ha le fonti faccia i nomi. La smetta con le insinuazioni di fatti del tutto estranei al Pd. Lei ha il dovere di dire chi è questo figlio di Riina in lista, deve dire a chi si riferisce. Ovviamente ci riserviamo di tutelare l'immagine e il decoro del Pd in ogni sede».

Riporta il giornale :”Poi ci ha inviato un sms per caldeggiare la pubblicazione del suo scritto. Siccome non abbiamo nessun timore delle sue querele; siccome non prendiamo ordini da lui su quando e come fare i nomi, che ovviamente faremo, e siccome non intendiamo "smetterla", a tale sms abbiamo replicato: «Egregio Guglielmelli, letta la sua nota, speriamo sia di parola. La attendiamo in Tribunale».

Tuttavia pare che Guglielmelli non sia tanto intenzionato a mettere in atto le vie legali, infatti, manda un altro sms:

«La mia non è una minaccia. Solo una frase di rito, in questi casi vista la gravità delle affermazioni. Se mi si dice che il figlio di Riina è nelle liste del Pd mi pare il minimo. Anche se io odio querele e denunce soprattutto nei confronti della stampa. Spero si possa chiarire e discutere nel merito».

Il giornale risponde:

«Neanche la nostra è una minaccia. Ma siccome lei sa PERFETTAMENTE a cosa fa riferimento il nostro editoriale, è bene che in tribunale, dove i magistrati hanno il potere di acquisire la documentazione a sostegno della nostra pesante, certo, affermazione, si vada per stabilire se siamo dei mentitori. Pubblicheremo la sua nota e diremo che la onorabilità del suo partito passa attraverso una tutela che solo una sentenza può dare. Vale per il suo Pd e vale per noi».

Infine il Giornale scrive. “Caso chiuso, lavoriamo a raccogliere riscontri e prove. Dalla indagine di Reggio Calabria (che oggi ha operato sette arresti e che contesta a notissimi personaggi anche la violazione della legge Anselmi per avere messo in piedi strutture massoniche dove mafiosi, imprenditori e politici gestiscono insieme potere e voti) comincia ad arrivare materiale prezioso. E sì, caro Guglielmelli, il "modello Reggio" torna di moda in politica. Peccato che il Pd a Reggio Calabria se ne è liberato, mentre quello di Cosenza, a voler essere buoni, stenta a farlo, anzi...”

Ndr. Cosenza ci ha abituato a minacce di querela ed a repentine sconfessioni.

Vi invitiamo a seguire la vicenda su Corriere della Calabria ma ci impegniamo, comunque, a farvi sapere.

Pubblicato in Cosenza

Mancano i dati delle recenti elezioni regionali ma già si ricorre ai Giudici.

Sono stati anticipati alcuni ricorsi al TAR. Ma sono state anche anticipate querele. Per esempio l’ex presidente del Consiglio regionale Francesco Talarico che insieme al suo legale ha citato in giudizio l’avvocato Nicolino Panedigrano.

Ecco la nota di Talarico:

“Con l’ultimo manifesto pubblicato si è superato ogni limite e, contrariamente al mio moderato orientamento, ho deciso di dar mandato al mio legale di citare in giudizio l’avvocato Nicolino Panedigrano. La campagna elettorale è finita e non posso continuare a subire gli improperi e le accuse infamanti e offensive che Panedigrano, in violazione dei propri doveri di probità, dignità e decoro, travalicando ogni diritto di critica, intenzionalmente rivolge alla mia persona e al mio operato.

Non c’è alcuno scopo informativo, né esiste un interesse pubblico, dietro le incivili denigrazioni mosse al solo fine di aggredire la mia rispettabilità personale, professionale e politica. La contro-campagna di Panedigrano è stata svolta in forma di avversione personale e diretta nei miei confronti, ingenerando la sfiducia dei cittadini nei confronti dei propri rappresentanti politici a difesa della città, con l’unico sconfortante risultato che nessun lametino è stato eletto e, pertanto, la nostra Lamezia non avrà voce tra gli scranni del prossimo Consiglio Regionale”

Ma ecco cosa risponde l’avvocato Nicolino Panedigrano

“Aspetto con serafica tranquillità la citazione per danni di Talarico. Chiederò ai più valenti colleghi del Foro di Lamezia se sono disposti a costituire un pool a difesa non del mio operato, ma del diritto di critica sancito dalla nostra bella Costituzione. E, se poi si troverà qualche giudice a Timbuctù che mi condanni a risarcirlo, sono certo che ci saranno centinaia di lametini disposti a partecipare a cene, a pagamento!, per raccogliere fondi in quel ristorante diventato ormai famoso per il magna magna. Per il resto il Comitato ed io vediamo solo ragioni per dover ringraziare il buon Franco Talarico.

Primo.

Del manifesto con cui abbiamo detto grazie ai cittadini di Lamezia per aver mandato a casa lui e tutti quelli che come lui hanno affossato la sanità lametina non avevano parlato né i giornali, né i siti web, né gli altri mezzi d'informazione. Mentre dopo questo suo intervento l'interesse, il consenso e la stima dei cittadini sono al contrario schizzati a mille.

Secondo.

Ci ha attribuito la colpa (per noi e per molti altri, un merito) di non averlo fatto rieleggere. E chi se l'aspettava che proprio lui ci desse atto di aver condotto una battaglia sociale giusta e vincente, che ha aperto gli occhi ai lametini e li ha finalmente convinti, nell'interesse della nostra città, a non votarlo? Davvero troppa e inaspettata grazia, maestà.

Terzo.

Ha posto tutti noi, e me per primo, al centro delle tante battaglie politico-sociali in difesa del nostro negletto territorio. E ci ha fornito un formidabile attestato di valore da spendere a piene mani nella prossima competizione per il rinnovo del Consiglio Comunale.

Un affettuoso grazie, dunque. E però, quello che non comprendiamo è il suo lamento per il fatto che con la nostra opera abbiamo abbattuto “Sansone con tutti i Filistei”. Non riusciamo a capire perché, avendo, a dir suo, fatto una denigratoria, infamante e incivile campagna contro la sua persona, dovremmo avere anche la “colpa” di non aver fatto eleggere nessun altro candidato lametino, anche quelli con cui lui ha duellato in campagna elettorale.

A parte il fatto che noi stessi non ci consideriamo dei supereroi e a parte il fatto che il lametino Scalzo, originario di San Mazzeo (poco sopra Bella), è stato invece rieletto con una messe di voti, per quale motivo la nostra severa e intransigente critica alle sue colpe politiche avrebbe impedito ai nostri cittadini di votare per Magno o per Speranza o per tutti gli altri 10 o 12 candidati lametini? Non riusciamo a veder logica alcuna in questo suo piagnucoloso sillogismo; che invece ci rammenta il ritornello di una nota canzoncina d’altri tempi: “Bisogna saper perdere, non sempre si può vincere come vuoi e quando vuoi”

Pubblicato in Lamezia Terme

Riceviamo e pubblichiamo:

“Questa mattina, come candidata a sindaco per la lista Rosa Arcobaleno, mi sono recata presso la Caserma dei Carabinieri di Amantea per presentare querela contro ignoti che nella tarda serata di ieri 17 maggio hanno apposto, sui manifesti elettorali della Lista Arcobaleno e sui manifesti miei personali, scritte infamanti e lesive della mia onorabilità e del mio nome.

La campagna elettorale che mi sta vedendo protagonista è stata improntata, per quanto mi riguarda, sul rispetto e sulla correttezza.

Scendere a determinati livelli disonora non solo le persone coinvolte, ma soprattutto i cittadini.

Chi agisce diffamando pubblicamente l’avversario esprime la mancanza di argomentazioni e di idee, chi fa campagna elettorale denigrando l’avversario senza proporre niente di concreto da realizzare non è degno di essere preferito dagli elettori.

Mi auguro che le Forze dell’Ordine, che ringrazio, possano presto fare chiarezza sull’accaduto.”

Pubblicato in Politica

Riceviamo e pubblichiamo:

“La rabbia non è mai (non lo è stata, non lo è, e, sicuramente, né lo sarà) una buona consigliera.
Quando poi la rabbia si accompagna alla velenosa ignoranza e quindi alla ipocrita supponenza non solo non è buona consigliera ma diventa anche estremamente pericolosa.

Un tempo la rabbia prendeva sopravvento su talune persone al punto da identificarsi con esse; persone che avevano da dire su tutto e su tutti e, proprio per questo, venivano guardate con diffidenza da tutti. Tutti le temevano perché sapevano che prima o dopo sarebbero finiti sotto la mannaia della loro maldicenza, dell'infamia e della calunnia. E molti giungevano al punto di far finta di rispettarle. Qualcuno addirittura le emulava alimentando il male.

Queste persone rabbiose e cattive erano attori del male e giocavano sugli equivoci delle parole dette e di quelle sentite. Ma anche sul fatto che non c’era l’abitudine alla querela ed alla denuncia, e soprattutto sul fatto che la gente non aveva il coraggio di essere testimoni di questo male; spesso per vigliaccheria.

Questa inveterata abitudine sociale amanteana (e non) sembra continui ancora oggi e qualcuno pensando di poterla ancora fare franca continua in questo vezzo di maldicenze ed infamie diffamando quotidianamente anche via web.

Spesso solo per avere un “posto nella società del web”, nuovi attori del male, testimoni della propria rabbia.

Costoro, però, hanno dimenticato sul web restano tracce indistruttibili.

Non solo, ma questi rabbiosi ed ignoranti maldicenti, sollecitano un coro di interventi tra persone che spesso distratte (così voglio credere) intervengono sulla vicenda e, commentando, esprimono il loro “mi piace”, alimentando così lo squallore della vicenda.

Ho atteso inutilmente i ripensamenti e le scuse. Alcuni lo hanno fatto e ne ho preso atto. Per tutti gli altri ho deciso di dire basta. Comunico che per tutti gli altri intendo dare mandato a legale di fiducia di valutare se su quanto scritto su facebook (e di cui abbiamo registrazione) esistono le condizioni per una querela e per una richiesta di danni morali ed eventuale risarcimento economico, un risarcimento altissimo di cui chiederò al giudice la totale erogazione a favore di famiglie bisognose di Amantea e/o di associazioni di beneficenza o similari.

Per chiarezza comunico anche che mio figlio Giuliano, Presidente eletto nel Seggio n°12, ha provveduto ad interpellare la Corte di Appello di Catanzaro, al fine di verificare se esista incompatibilità tra la mia candidatura ed il ruolo che è stato chiamato a svolgere, una incompatibilità che la legge non sembra disporre. Ovviamente in caso di risposta negativa si allargherà la platea dei querelati.

E non basta.

Poiché nelle vicende rilevate sul web mi sembra di aver constatato anche possibili oltraggi alle autorità giudiziarie sul cui comportamento viene sollecitato il dubbio della correttezza, intendo dare mandato a legale di fiducia di valutare se esistano le condizioni per proporre denunzia dei fatti.

Cordialmente
Giuseppe Marchese - Candidato Consigliere per la lista “Insieme per la città - Mazzei Sindaco”

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