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Gli ignoranti non cercano la verità.

Ma essa è inarrestabile.

La diciamo ai migliori, ai saggi, agli intelligenti, agli amministratori.

Parliamo di meduse.

Tutti sappiamo dei cambiamenti climatici.

Non tutti sanno che il Mediterraneo sta fortemente tropicalizzandosi.

E che si sta riempiendo di specie marine portate dalle navi, dalle acque di sentina, o che giungono dal canale di Suez e dallo stretto di Gibilterra.

Tra le tante specie anche le meduse.

La più pericolosa è la velenosissima Caravella portoghese, avvistata al largo della Sicilia, della Sardegna e recentemente anche a Villa San Giovanni o della Medusa nomade avvistata nel Canale di Sicilia, nello Stretto di Messina e lungo le coste della Sardegna, simile al nostro comune e innocuo Polmone di mare.

Angela Santucci, biologa marina ricercatrice dell’Istituto di Scienze Marine del Cnr di Lesina (Foggia) afferma «Ormai ogni estate siamo a rischio per varie cause»

Tra tutte «l’innalzamento delle temperature globali che favoriscono la migrazione, l’aumento della ricchezza di nutrimento nell’acqua, il depauperamento delle popolazioni di grossi pesci predatori, nonché competitori alimentari delle meduse; la costruzione di dighe per prevenire l’erosione costiera e di porti turistici, che sono habitat ideale per le meduse che all’inizio del loro ciclo di vita sono dei polipi».

Poi conclude sostenendo che in condizioni ambientali favorevoli queste masse gelatinose possono formare «massicce fioriture fastidiose e a volte anche pericolose per i bagnanti che vengono punti dai loro tentacoli provvisti di cellule urticanti»

Ma allora perché non munire i migliori lidi delle migliori spiagge di panne anti meduse ?

Una cosa, questa, possibile a molti lidi di Amantea

E perché non usare, finalmente, le panne in possesso del nostro comune per contribuire alla vigilanza anti meduse del nostro mare?

Almeno sperimentiamole.

Se ci chiamate vi ricorderemo il progetto fatto per conto del comune di Amantea quindici anni fa ed ancora chiuso nei cassetti ( forse).

Pubblicato in Amantea Futura

Uno studio svizzero-canadese ha calcolato chi inquina il mediterraneo.

 

La ricerca ha interessato continenti e Paesi che si affacciano sul Mare Nostrum.

In primis inquinano le 19 metropoli prese in esame.

 

In cima e per numero di abitanti :

Istanbul (13,02 milioni),

Il Cairo (12,83 mln),

Barcellona (4,72) e

Roma (4,17)

Differente la classifica nel caso si analizzi l’impatto in ettari procapite:

al primo posto passa a La Valletta, Malta, con un valore di 5,3.

Seguono, poi, Atene, Genova e Marsiglia

Al quinto posto (con 4,7 ettari procapite) Roma.

Seguono Barcellona, Tessalonico, Valencia, Tel Aviv e Venezia.

Appena fuori dalla “worst ten” Palermo e Napoli, seguite a loro volta da Istanbul, Tunisi, Izmir, Il Cairo, Antalya, Alessandria d’Egitto e Tirana.

A causare la variazione delle posizioni è soprattutto il tenore di vita, con l’impatto ambientale che cresce in maniera proporzionale all’aumento dei livelli di reddito.

L’andamento in Italia ha visto nel periodo 2010-2015 un leggero miglioramento della situazione per quanto riguarda Roma, Genova e Palermo, mentre è al contrario peggiorata per Napoli. Stabile è invece la situazione di Venezia.

A incidere sull’ambiente del Mediterraneo è soprattutto il consumo di generi alimentari: è responsabile secondo lo studio per il 20% dell’impatto nei Paesi più ricchi e per il 40% nei restanti.

Gli altri due riferimenti utilizzati sono stati “Trasporti” e “Consumo dei beni“: se il primo dei due incide tra il 14 e il 25% sull’impatto della singola città, il secondo lo fa per il 12-15%.

Sui parametri citati pesa però un’ulteriore variabile, il turismo: i visitatori che si recano ogni anno nei Paesi del Mediterraneo sono circa 220 milioni.

Pubblicato in Mondo

Riceviamo e pubblichiamo il comunicato inviato dal presidente della Lega Navale di Amantea, arch. Saverio Magnone.

 

“Sabato 5 marzo, nei locali del Campus Temesa di Amantea, si è tenuto il convegno sul tema 'Il Mediterraneo e la sua biodiversità. A rischio fra inquinamento acustico, acidificazione, sfruttamento di idrocarburi. Strumenti per la sua tutela'.

 

Organizzato dalla Sezione di Amantea della Lega Navale Italiana, in collaborazione con il movimento Unione Mediterranea e il Polo Scolastico di Amantea, ha visto la presenza di un foltissimo pubblico con una nutrita presenza di studenti degli Istituti d'Istruzione Superiore che fanno parte del Polo.

 

Ha presentato i lavori il presidente della Lega Navale di Amantea, l’arch. Saverio Magnone.

Sono seguiti i saluti del sindaco di Amantea Monica Sabatino, del Dirigente scolastico Francesco Calabria, e del referente ArpaCal Gaetano Osso.

Moderatrice la Dott.ssa Rosella Cerra, responsabile Ambiente di Unione Mediterranea, si è quindi entrati nel vivo delle tematiche scientifiche con l’intervento della biologa Stefania Giglio del Centro Studi Cetacei Onlus che ha illustrato, con il supporto di molte slide, quanto già avviene sulle nostre coste con lo spiaggiamento di molti cetacei, squali e tartarughe lanciando un appassionato appello ai ragazzi di difendere il proprio patrimonio naturale.

 

È intervenuta poi la dottoressa Maria Cristina Gambi, ricercatrice della Stazione Zoologica Anton Dohrn di Napoli affrontando un tema poco conosciuto ed indagato ossia l’acidificazione del mare con esempi dai siti di emissione di CO2 dell’isola di Ischia, che evidenzia una preoccupante diminuzione di biodiversità anche per lievi livelli di acidificazione marina.

Il professore Gianni Pavan direttore del CIBRA (Centro Interdisciplinare di Bioacustica e Ricerche Ambientali) presso l'Università di Pavia, estensore Linee Guida ACCOBAMS per la mitigazione dell’inquinamento acustico, ha fatto il punto sul rumore nel Mediterraneo dovuto a traffico navale, sonar militari e prospezioni sismiche con gli air-gun, cannoni ad aria compressa per la ricerca geologica e di idrocarburi. Ha evidenziato come al momento sia stato individuato un collegamento fra rumore subacqueo e spiaggiamenti di alcune specie di cetacei.

Una seconda parte è stata dedicata alle forme di tutela del mare, dai ricorsi presentati dalla Regione contro alcune istanze di ricerca e sfruttamento di idrocarburi, al referendum di recente promosso anche dalla Regione Calabria.

 

Di questo ne ha parlato il Prof. Enzo di Salvatore, docente di diritto costituzionale ed estensore dei quesiti referendari.

Un invito quindi ad andare a votare al referendum del 17 aprile per dare anche un segnale di attenzione al tema e di difesa della democrazia minacciata.

L’ Avvocato Benito Spanti, dirigente avvocatura Regione Calabria, redattore dei ricorsi della Regione contro alcune istanze di ricerca di idrocarburi nell’alto Ionio cosentino, ha evidenziato quanto sia in conflitto la legislazione nazionale con gli interessi reali delle Regioni e di quanti ricorsi vi sono attualmente in corso per difendere l’autonomia regionale.

 

Il prof. Rocco Alecce del Polo Scolastico di Amantea, ha illustrato i contenuti del progetto 'Quantè profondo il mar', che da qualche anno vede impegnati i ragazzi del polo scolastico.

Nelle conclusioni il consigliere regionale Arturo Bova, Presidente della Commissione Regionale contro la 'Ndrangheta' e componente della Commissione Regionale Ambiente, ha evidenziato anche lui come ci siano conflitti fra le competenze degli Enti Locali e lo Stato, che dà sempre minori spazi di autonomia di governo.

Il Delegato Regionale della Lega Navale Italiana, Antonio Nicoletta, a chiusura”.

L’Europa si autoriconosce unica proprietaria del Mediterraneo e dispone una serie di divieti di pesca che stanno uccidendo la piccola pesca calabrese.

Ormai è quasi tutto vietato.

La pesca del Tonno rosso.

La pesca della rosa marina.

L’uso delle lampare.

L’uso della sciabica.

Le lenze da terra con più di 5 ami.

Ed è di questi giorni che viene reso noto che fino al 30 novembre il pesce spada non si tocca.

Un divieto che riguarda sia i pescatori professionali che quelli sportivi.

E sono proprio le Capitanerie di porto che informano sul decreto direttoriale del ministero delle Politiche agricole, alimentari e forestali del 29 febbraio scorso che fino al 30 novembre prossimo vieta la pesca, la detenzione a bordo, il trasbordo e lo sbarco di esemplari di pesce spada.

In particolare, poi, i pescatori sportivi, anche fuori dal periodo di divieto generale, per la cattura di tale specie devono essere in possesso di uno specifico nulla-osta rilasciato dagli uffici delle capitanerie di porto, così come avviene per il tonno rosso.

Nei casi di violazione sono previste pesanti sanzioni: (da 4.000 euro in su per i pescatori professionali e da 1.000 per quelli sportivi, oltre al sequestro del pescato e degli attrezzi.

Nientemeno il divieto è frutto delle raccomandazioni dell’Iccat (International Commission for the Conservation of Atlantic Tunas), l’organizzazione internazionale di cui è parte contraente l’Unione europea (ed alle cui determinazioni sono dunque vincolati gli stati membri di quest’ultima), che tutela gli stock ittici delle specie oggetto di eccessivo sfruttamento, sia nell’Oceano Atlantico che nel Mediterraneo.

Pensate che la Calabria deve importare il pesce consumato dalla sua popolazione

Insomma l’EUROPA si appropria del mare Mediterraneo, ma non fa nulla quando lo stesso mare diventa teatro di un esodo biblico di migranti africani ed asiatici.

Per questi casi l’Europa non c’entra ed il mare è solo Italiano.

Se l’Europa è questa voglio scendere!

Pubblicato in Calabria

Riceviamo e pubblichiamo il seguente apporto culturale :

“Ci sono politologi illuminati, in Europa e negli Usa, che studiano i problemi attuali dell’Europa e del Mondo per capire come l’Europa ed il Mondo si evolveranno e soprattutto quale sarà lo sviluppo possibile delle sue micro e macro aree.

Moltissima attenzione viene data al mediterraneo che è già stata culla della civiltà, ma che sembra possa diventare culla delle civiltà

Quale posto al mondo infatti ha tre continenti che si affacciano sulle sue rive?

Quale posto al mondo ha tanti Stati affacciati alle sue coste?( Spagna, Francia, Italia, Grecia, Albania, Montenegro, Slovenia, Croazia, Bosnia Erzegovina, Malta, Gibilterra, Monaco,Turchia, Siria, Libano,Israele, Palestina, Egitto,Libia, Tunisia, Algeria, Marocco, Ceuta)

Quale posto al mondo ha più di 79 Atenei, appartenenti ai paesi che si affacciano sul bacino del Mediterraneo ?(Unione delle Università del Mediterraneo (Unimed) fondata nell’ottobre del 1991)

Tra i tanti il politologo tedesco Claus Leggewie autore del volume uscito in Germania: “Zukunft im Süden” che in tedesco significa “Futuro al Sud”.

Sono in tanti a dire “Basta con l’eurocentrismo, l’Europa guardi al Mediterraneo”ed a sapere che è “ “Il Mediterraneo che salva l’Europa”.

Forse per questo tanti hanno un insano appetito per l’Italia! Chi altri se non l’Italia può essere ponte tra l’Europa ed il Mediterraneo?”

Pubblicato in Mondo
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