BANNER-ALTO2
A+ A A-

Un altro intervento di Gigi El Tarik che acutamente ricorda il potere dell’autoassoluzione indulgente , quello richiamato da Luca Ricolfi nella sua frase “se le cose vanno male( al sud) , la colpa è sempre di qualcun altro, preferibilmente qualcuno che sta altrove e non ci ama”, che, poi, altro non è che la antica e mai doma abitudine del potere locale dei periodi nei quali Amantea e la Calabria( ed il mezzogiorno) dipendevano dalle decisioni dei re che venivano da lontano.

Anche la sporcizia viene da altrove, da nord, per esempio, quella del nostro mare.

Ma ecco la sua nota:

“Partiamo dai guai che riguardano la costa calabrese che affaccia sul mare Tirreno, notoriamente più antropizzata di quella ionica e meta prediletta di centinaia di migliaia di turisti che ogni estate si riversano sulle spiagge e affollano i piccoli e medi centri abitati.

In generale, se sulla carta l’efficienza depurativa a livello regionale si attesta intorno al 74,5%, nella realtà la situazione è molto più critica.

Depuratori vecchi e malandati, senza manutenzione o addirittura in stato di completo abbandono.

Allacci abusivi, scarichi che vanno direttamente nei corsi d’acqua dolce e da lì fino al mare. Un mare violato e avvelenato.

Dagli scarichi illegali, dalle acque reflue dei paesi dove la costruzione dei depuratori, quando è avvenuta, è stata quasi sempre l’occasione per arricchire piccoli e grandi truffatori, amministratori corrotti e criminalità organizzata; dalle acque nere degli auto spurgo; dagli allacci illeciti e incontrollati delle aziende (oleifici e altri impianti per la trasformazione agroalimentare, ma anche piccole industrie chimiche).

Da quelli dei villaggi che si sono sviluppati lungo la costa e da interi abitati che spesso non hanno un solo metro di rete fognaria e nella stagione estiva riversano in acqua i loro scarichi come in un enorme pozzo nero.

E' l'altra faccia del mare di Calabria, amato e affollato dai turisti che, loro malgrado, vestono al contempo i panni di vittime e carnefici nel degradante spettacolo della mala depurazione.

Ogni volta che arriva l’estate, si ripropone lo stesso copione dell’anno precedente, con i problemi legati al trattamento delle acque che, dimenticati per alcuni mesi, tornano fatalmente a galla.

Mare marrone, miasmi insopportabili, fiumi trasformati in fogne a cielo aperto: il sistema collassa, abitanti e villeggianti protestano, scattano i controlli e i “sequestri”.

E’ inutile illudersi? Alle attuali condizioni, non rimane alcuna speranza di vedere finalmente in salute Amantea.

Rimarrà eternamente allettata?

Allora tanto vale farlo crepare il mio paese, per risolvere le sue pene e affinché dal suo ricordo possano almeno rigenerarsi le sue energie più sane, svincolate dalle catene della mediocrità, del malaffare e del pregiudizio. Amantea, dunque, dovrebbe morire?

Mandanti, esecutori e complici di un delitto (quasi) perfetto.

Quasi, perché qualcuno ancora ha voglia di interrogarsi sul morto che sta sempre uguale in salute, almeno secondo la stampa, che ormai ignora completamente la questione meridionale, come fosse una cancrena che non spurga.

Ravviso alcuni tratti comuni tra la Calabria e in particolare Amantea e la Grecia.

Tratti che, più che le dinamiche economiche recenti, riguarderebbero aspetti socioeconomici e culturali. Tra i primi, il clientelismo, la corruzione e l’incapacità di modernizzare il funzionamento dei mercati, della burocrazia e della giustizia.

Tra i tratti culturali, un atteggiamento vittimista, la tendenza a imputare ad altri colpe e responsabilità.

Se al Sud “le cose vanno male, la colpa è sempre di qualcun altro, preferibilmente qualcuno che sta altrove e non ci ama”.

Una sindrome da “attribuzione esterna” che riguarderebbe le classi dirigenti meridionali, ma anche “innumerevoli studiosi, artisti, cantanti, giornalisti e scrittori” che amplificherebbero le doglianze dei cittadini meridionali, a loro volta colpevoli di “eccessiva tolleranza, assuefazione, e talora perfino connivenza” nei confronti delle classi dirigenti.

Poi ci sono i mandanti, come i politici, per i quali il Sud “è una vacca da mungere elettoralmente, per i malfattori un osso da spolpare economicamente, per altri una carogna da seppellire definitivamente, politici, frivoli e superficiali, che ostentano un posticcio sentimentalismo di maniera per vendersi meglio ai più forti”.

Il Mezzogiorno è un primario mercato di sbocco dell’industria settentrionale; esistono consolidati rapporti tra imprese delle due aree; il risparmio meridionale è, da decenni, largamente impiegato per finanziare investimenti meno rischiosi e più redditizi nel Centro-Nord; l’emigrazione di giovani meridionali con elevata qualificazione accresce il capitale umano delle regioni settentrionali d’Europa.

Il clientelismo, la corruzione, il ritardo di modernizzazione, il basso livello d’istruzione, la tendenza a privilegiare la spesa pubblica corrente a discapito degli investimenti.

Qui da noi lo Stato unitario ha avuto una presenza evanescente, estranea, lontana, vissuto più come sopraffattore che come garante del patto sociale.

Più come autore di violenza che tutore di legalità. Il popolo non ha partecipato ma ha soltanto assistito alla nascita dello Stato.

Quando esso si costituì il 75 per cento della popolazione era formata da contadini. Fuori dalle istituzioni, fuori dal mercato.

Consumavano le poche merci che producevano, non avevano ospedali, non mandavano i figli a scuola, le sole presenze istituzionali erano i carabinieri e gli agenti delle imposte. E i preti.

La corruzione meridionale è un fenomeno che deriva direttamente dall'estraneità dello Stato rispetto al popolo, dall'esistenza d'una classe dirigente barricata a difesa dei suoi privilegi, dall'appropriazione delle risorse pubbliche da parte dei potenti di turno, dal proliferare delle corporazioni con proprie deontologie, propri statuti, propri privilegi; dalla criminalità organizzata e governata da leggi e codici propri. Infine, in assenza di una legalità riconosciuta, dalla necessità di supplire a quell'assenza con la corruzione spicciola, necessaria per mitigare l'arbitrio con la compravendita di indulgenze civili come da sempre ha fatto la Chiesa con le indulgenze religiose. Così è, se vi pare?

Roma 7 Mar 2017 Gigino A Pellegrini & G el Tarik

In Amantea, dopo la squallida fine dell’ Amministrazione comunale, è partita la gara, in primis, da parte di tutti i membri della Giunta, di scaricare sugli altri la responsabilità dei disastrosi 2 anni della loro gestione.

 

Una volta si diceva, almeno in spagnolo “passare il morto all’altro” (echar el muerto al otro).

Questa frase, che si ripete ancora in varie parti del mondo, proviene dal Medioevo e ha una curiosa spiegazione: nei feudi all’interno dei quali venisse trovata una persona morta per cause non naturali, agli abitanti del feudo veniva imposto di pagare una tassa al signore del feudo per aver “ucciso” uno dei sui lavoratori.

 

Quando si trovava un individuo morto rapidamente ci si metteva d’accordo, si caricava su un mulo o su di un carro per trasportarlo nel feudo più vicino.

E così ci si vedeva esonerati dal pagamento del contributo.

È innegabile che esiste una forte tendenza a dare sempre la colpa agli altri.

 

Scaricare la colpa sugli altri è il fondamento di fenomeni come il complottismo, il populismo, l’antipolitica, il razzismo, nonché del malessere sociale.

Si tratta, ovviamente, di un espediente per crearsi nemici immaginari ed attribuire a loro la colpa di tutto: in questo modo ci si libera dalla fatica di dover comprendere la realtà, nonché ci si libera dalle proprie responsabilità dando la colpa ad altri.

La diffidenza, il sospetto, la rissosità che permeano e inquinano i rapporti tra le persone, le accuse che acriticamente e in modo stereotipato uno schieramento rivolge all’altro, la negazione della possibilità di un dialogo che non si traduca in un alterco o pubblico dileggio, accompagnata dalla proiezione sistematica sull’altro delle responsabilità di programmi disattesi, dimostrano quanto gli aspetti, appunto paranoicali, siano operanti nel tessuto sociale attuale.

 

Questo ‘virus della paranoia’ è già in azione, circola nella vita di questa città , amplifica la diffidenza fra i comuni cittadini che, a loro volta, ricambiano diffidenza e sospetto.

Un atteggiamento in qualche modo parte della natura italiana, ma che in condizioni di anche parziale difficoltà, si traduce rapidamente nella sua forma patologica: la paranoia.

E allora sono i politici che ingannano, mentono, che ignorano il risultato delle elezioni, che governano non per la collettività ma solo, esclusivamente, per il proprio tornaconto..Sebbene questa storia oggi ci giunge come un divertente racconto, è certo che l’abitudine di scaricare le responsabilità sugli altri è rimasta nel tempo.

 

Un amico canadese mi ripeteva sempre: “Se hai commesso un errore e sorridi significa che hai già individuato su chi scaricare la colpa”.

Gli effetti sono devastanti, in quanto: si evita di risolvere problemi o di trovare la loro vera causa, si creano e si alimentano problemi immaginari, si indottrinano i cittadini, attraverso i vari sparaballe, con informazioni false, si diffonde odio e ignoranza, si invita implicitamente a comportamenti pericolosi, ecc..

Se la massa non è cosciente di come stanno le cose, è improbabile che prema per la risoluzione di determinati problemi o che sia essa stessa parte della soluzione.

In realtà questo meccanismo di dare la colpa agli altri non produce mai qualcosa di utile, sembra che gli unici frutti sicuri siano la diffusione di odio e di disinformazione, nonché il distogliere l'attenzione dai veri problemi e/o dalle loro vere soluzioni.

A questi signori e signore risulta abbastanza difficile assumere la propria quota di responsabilità, molte volte non è neppure un processo malsano o cosciente ma piuttosto avviene per oscuri e complicati intrichi di credenze e forme di pensiero automatiche. Davanti agli occhi degli Amanteani è palese la “cialtroneria di quelli che hanno partecipato al disastro amministrativo e che in questi giorni stanno cercando disperatamente di rifarsi una verginità.

Ma se il peccato è chiaro e di una “gravità inaccettabile” additare la sola sindaca può anche essere solo una operazione di facciata..

Con la nascita di miriadi di società attorno alla spartizione dei fondi da consegnare alle sempreverdi “cooperative” i servizi, ci sono stati più costi che benefici e nessun vantaggio per la città.

 

Basta girare per le strade di Amantea con gli occhi semiaperti.

I “due sindaci” avranno le loro colpe e le loro “incapacità” ma per più di due anni tutti i membri della Giunta, nessuno escluso, hanno alzato la mano come scimmiette ammaestrate, per assecondare le scelte scellerate dell’Amministrazione.

Eppure sempre leggendo le cronache, diverse cosucce erano state nascoste. Sotto il tappeto storie, neppure tanto vecchie, di fatti noti che hanno raccontato e raccontano di soldi spariti, cartellini timbrati impropriamente, ‘appaltini’ dati miracolosamente, soldi stornati verso fantomatici ponti, assunzioni per meriti speciali, concorsi taroccati, e tanto altro ancora. Sempre ‘Si’ e ‘Sissignore’.

 

Una vera e propria “banda di onesti Robin Hood moderni”.

E’ il solito teatrino locale che però non farà più ridere nessuno. Migliaia di Amanteani ne hanno le tasche piene di questi “padroni”.

Le vicende di questi ultimi 2 anni dimostrano tutti i limiti di questi apparentemente sprovveduti in “Rosa” , il cui moralismo, agitato come una clava contro tutto e contro tutti, ora ritorna indietro come un boomerang.

Una cosa è certa, Il fallimento della Giunta Sabatino è reale..

E’ il fallimento di una “classe dirigente far locca” nel suo complesso. Per due anni la festicciola ha fatto comodo a tutti quelli che ne hanno fatto parte.

Credo però che chiunque scelga di omettere le proprie responsabilità serva a crearsi una nuova verginità politica, mentre nei fatti è chiaro che quelli che oggi si dissociano pensano di riproporsi agli Amanteani per il futuro, con qualche punto di sutura e un po’ di chirurgia plastica a coprire le loro malefatte.

“Che io forse abbia amato tanto la sigaretta per poter riversare su di essa la colpa della mia incapacità? Chissà se cessando di fumare io sarei divenuto l’uomo ideale e forte che m’aspettavo? Forse fu tale dubbio che mi legò al mio vizio perché è un modo comodo di vivere quello di credersi grande di una grandezza latente.”(Italo Svevo)

 

Beaumont sur Mer 16 gen 2017 Gigino A Pellegrini & G el Tarik

“La menzogna è un venticello/un’arietta  assai gentile/ che insensibile sottile/ leggermente dolcemente/ incomincia a sussurrar./ Piano piano terra terra / Sottovoce (si fa per dire) sibilando/ va scorrendo, va ronzando/ nelle orecchie della gente/ s’introduce destramente,/ e le teste ed i cervelli/ fa stordire e fa gonfiar”.

I giovani, privati dell’utopia di un futuro possibile, incapaci di pensare alle infinite manifestazioni del divenire, vivono soggiogati, in particolare le nuove generazioni, dalla sintomatologia dell’effimero.

Se lo spazio della comunicazione massmediatica è tutto occupato da “un’arma di distrazione di massa" come si fa a trovare spazi di discussione sulle cose importanti, come si esercita il senso critico sulle questioni fondamentali della vita di Amantea e degli amanteani?

Come si riesce a raggiungere un grado sufficiente di informazione?

Questo è il quesito. 

In questo clima farcito da inganni, furberie e malcontento, ieri all’imbrunire, a Piazza dell’Emigrante (orribile nome)  si consumava l’ennesima farsa corredata da videos, disegni e cotillon.

Una commedia dell’orrore.

Allo stesso tempo, sul Canale di Sicilia si assisteva ad un altro spettacolo: una tragedia che vedeva protagonisti, non dei buffoni e clowns, ma circa 900 fra donne bambini e uomini che pensavano di sfuggire alla morte sulla terraferma d’Africa per finire sul fondo del Mediterraneo.

Non esageriamo, direbbe il semplicione non comprendendo che quello che oggi viviamo è un mondo gestito da mediocri balordi  di tipo diverso, la coercizione non è effettuata con la forza, ma con l’inganno di fantomatici chiarimenti, comitati, direttivi, sedicenti tridimensionali progettisti, distrazioni, spettacolo, divertimento, argomenti leggeri, rissa anche, perché no, il dolore stesso spettacolarizzato in tv minimizza le sofferenze reali della gente, inibisce l'empatia.

L'importante è anche riempire di notizie, servizi, informazioni, impedendo che quelle davvero importanti possano imporsi all'attenzione generale.

In questo spettacolo dell’orrore, le nuove generazioni, “dovrebbero essere  costrette” a scuotersi dall’apatia del benessere costruito dai loro genitori ma ora messo in dubbio.

Se è vero che  possono contare su un livello di istruzione e di accesso agli strumenti tecnologici senza precedenti, è anche vero che i venditori di fumo e di menzogne non permetteranno di vedere oltre il loro naso.

E trovandosi a passeggiare su un “avveniristico lungomare” rischieranno verosimilmente di finire annegati nello stesso Mare che ha inghiottiti i disperati imbarcati sull’ennesima carretta della speranza.  

Dietro a simili atteggiamenti e comportamenti dei venditori di fumo e di promesse  di turno, al limite tra paternalismo, prevaricazione e difesa di interessi di casta, non troveremo di certo l’altruistico desiderio di “proteggere” i più deboli, utilizzato solo come specchietto per le allodole e ottimo per garantire interessi egoistici.

“Dalla bocca fuori uscendo/ lo schiamazzo va crescendo:/ prende forza a poco a poco,/ scorre già di loco in loco,/ sembra il tuono, la tempesta/ che nel sen della foresta,/ va fischiando, brontolando,/ e ti fa d’orror gelar.”.

Gigino A. Pellegrini & G el Tarik

Pubblicato in Primo Piano
BANNER-ALTO2
© 2010 - 2021 TirrenoNews.Info | Liberatoria: Questo sito è un servizio gratuito che fornisce ai navigatori della rete informazioni di carattere generale. Conseguentemente non può rappresentare una testata giornalistica in quanto viene aggiornato senza alcuna periodicità predefinita. Non può, pertanto, essere considerato un prodotto editoriale ai sensi della legge 62 del 7 marzo 2001. L'Autore del sito non è responsabile dei commenti inseriti nei post o dell’utilizzo illegale da parte degli utenti delle informazioni contenute e del software scaricato ne potrà assumere responsabilità alcuna in relazione ad eventuali danni a persone e/o attrezzature informatiche a seguito degli accessi e/o prelevamenti di pagine presenti nel sito. Eventuali commenti lesivi dell’immagine o dell’onorabilità di persone terze non sono da attribuirsi all’autore del sito, nemmeno se il commento viene espresso in forma anonima o criptata. Nei limiti del possibile, si cercherà, comunque, di sottoporli a moderazione. Gli articoli sono pubblicati sotto “Licenza Creative Commons”: dunque, è possibile riprodurli, distribuirli, rappresentarli o recitarli in pubblico ma a condizione che non venga alterato in alcun modo il loro contenuto, che venga sempre citata la fonte (ossia l’Autore). Alcune immagini pubblicate (foto, video) potrebbero essere tratte da Internet e da Tv pubbliche: qualora il loro uso violasse diritti d'autore, lo si comunichi all'autore del sito che provvederà prontamente alla loro pronta. Qualunque elemento testuale, video, immagini ed altro ritenuto offensivo o coperto da diritti d'autore e copyright possono essere sollecitati inviando una e-mail all'indirizzo staff@trn-news.it. Entro 48 ore dalla ricezione della notifica, come prescritto dalla legge, lo staff di questo Blog provvederà a rimuovere il materiale in questione o rettificarne i contenuti ove esplicitamente espresso, il tutto in maniera assolutamente gratuita.

Continuando ad utilizzare questo sito l'utente acconsente all'utilizzo dei cookie sul browser come descritto nella nostra cookie policy, a meno che non siano stati disattivati. È possibile modificare le impostazioni dei cookie nelle impostazioni del browser, ma parti del sito potrebbero non funzionare correttamente. Informazioni sulla Privacy