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Sembra che il comune abbia incassato 21.300 euro per Tassa di Soggiorno.

Un importo nettamente inferiore a quanto atteso.

Ed inferiore anche a quanto ipotizzato ed iscritto a bilancio.

Ora, in questo difficile momento derivante dal dissesto finanziario dichiarato dall’ultimo Commissario Prefettizio e dalla forse ancora più grave situazione finanziaria corrente, la Tassa di Soggiorno è quella panacea che amministratori ed aziende attendevano impazienti.

Purtroppo la fiducia che poggiava sulla correttezza delle aziende tenute a raccogliere gli importi giornalieri dai loro clienti ed a versarli al comune sembra sia stata tradita.

Ed allora è un dovere per l’Amministrazione comunale operare fermamente alla ricerca degli evasori.

Sono stati gli stessi imprenditori a sollecitare l’attenzione dell’amministrazione nella lotta alla evasione tributaria.

Stante l’urgente bisogno di liquidità per far fronte alle esigenze turistiche l’amministrazione ha dichiarato stasera 16 novembre di avere dato mandato al proprio apparato di operare con decisione

Non è stato però riferito se sia quantomeno stata inviato agli albergatori ed ai titolari di B&B un sollecito scritto segnalando che il mancato versamento della tassa costituisce peculato.

La Cassazione ha stabilito che il mancato versamento dell’imposta di soggiorno da parte dell’albergatore comporta il reato di peculato, punito da 4 a 10 anni e mezzo, una pena che si aggiunge alla sanzione amministrativa prevista dai regolamenti comunali.

Ora, premesso come le imposte debbono essere pagate e che i trasgressori debbano essere sanzionati, aggiungere alla sanzione amministrativa un così pesante trattamento penale potrebbe apparire obiettivamente eccessivo, e dunque iniquo.

Proprio per questo sembra sia opportuna questa comunicazione magari a mezzo messo comunale.

Poco importa se l’albergatore si sia trovato in difficoltà economiche.

Ci permettiamo di evidenziare che di alcuna utilità sembra essere qualsiasi attività “riparatoria” di colui che prima dell’accertamento e della relativa contravvenzione versi tutte le somme dovute.

Suggeriamo quindi di procedere al pagamento prima che il comune constati la debenza e si trovi costretto alla denuncia penale.

La Guardia di Finanza cosentina continua nella sua lotta alla evasione fiscale

Nell’occhio degli investigatori anche le imprese di onoranze funebri.

 

Un mercato continuo, senza flessioni ed esclusivamente in mano ai privati.

E così la Guardia di Finanza del Comando Provinciale di Cosenza scopre un’impresa operante nel settore delle onoranze funebri che ha omesso di dichiarare ricavi per quasi400.000 euro.

Compensi percepiti e non dichiarati, come detto, pari a circa 400.000 euro, con conseguente evasione delle imposte dovute per un importo che supera i 100.000 euro.

Sono stati effettuati controlli documentali, incrociati con i dati acquisiti dalle banche informatiche in uso al Corpo, specificatamente mirati.

 

Individuata una società dell’Alto Tirreno Cosentino che, pur offrendo sul territorio servizi funerari in regime quasi “monopolistico”, dal 2012 non risulta aver mai presentato alcuna dichiarazione fiscale.

 

Per ricostruire il significativo numero di prestazioni offerte ai clienti sono stati necessari rigorosi riscontri che, nella massima correttezza e trasparenza anche a beneficio e tutela del contribuente esaminato, hanno consentito di risalire al vero volume d’affari della società.

Nel corso dell’intervento sono emerse, altresì, violazioni agli adempimenti di natura amministrativa e sanitaria per le quali i Finanzieri hanno provveduto a contestare le previste sanzioni nei confronti dei responsabili.

Pubblicato in Alto Tirreno

Amantea, il comune ha deciso di non aspettare più.
Non può aspettare più! Come dice il vecchio adagio, senza soldi non si cantano messe. E senza soldi non si pagano nemmeno i debiti.
Ad allora sta inviando i bollettini per i pagamenti di vari tributi arretrati.
E non basta. Corre voce che intenda fare una serrata lotta alle evasioni.

 

Ci hanno riferito che i vigili urbani accederanno in tutte le abitazioni delle persone che hanno dichiarato consumo ZERO per fotografare il contatore.

Successivamente provvederanno ad effettuare le denunce per coloro che hanno dichiarato il falso ed ovviamente a fare i conteggi di quanto dovuto per consumo di acqua, fogna e depurazione.

C’è però chi contesta tale scelta, per distinte ragioni.

 

La prima è che il comune ha usato il sistema dei cosiddetti “ consumi tecnici” , ascrivendo, cioè, consumi non verificati , non si sa se commettendo un abuso, ma, comunque, rischiando di aver ascritto consumi eccessivi rispetto a quelli reali per cui l’attuale consumo ZERO sarebbe la logica conseguenza di tale comportamento.

La seconda è che il controllo dei contatori noti pur necessario non risolve il problema della fortissima evasione tributaria dovuta al mancato incasso dei canoni per le abitazioni non registrate nei ruoli.

Ed infine la cosa estremamente importante è la indispensabile lotta ai doppi allacci di cui uno collegato al contatore e l’altro completamente libero.

 

L’ennesima riprova della mancata partecipazione democratica dei dati reali la si trova nel fatto che il comune non dichiara quanta acqua acquista dalla Sorical e quanta, invece, passa nei contatori e viene fatta pagare.

Si parla di una percentuale altissima pari a quasi il 70%.

Se cioè fosse condotta una forte lotta all’evasione pagheremmo l’acqua molto meno.

 

E non si esclude che forse partiranno anche le denuncie penali per furto d’acqua. E’ già successo e non è giusto che solo 20-30 cittadini siano stati denunciati ed non gli altri tantissimi evasori.

La lotta all’evasione tributaria è un fatto obbligato perché non si esclude una forte reazione sociale finalizzata a pagare il giusto.

Pubblicato in Politica
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