
Ecco quanto comunica, in una nota, la sezione vibonese del Wwf che segnala lo spiaggiamento di un esemplare morto di capodoglio.
«Triste Natale per gli amanti del mare e dei suoi abitanti, specialmente se a perdere la vita è uno degli animali più straordinari che popolano le immensità degli abissi».
Si tratta in particolare di un giovane Capodoglio di 6,5 metri di lunghezza ritrovato lunedì pomeriggio in località “Michelino” del comune di Parghelia, con la coda quasi recisa da un cappio di cordame e lembi di rete da pesca.
A fornire per primo la segnalazione, il coordinatore regionale di “Wwf Young”, Domenico Aiello, che ha prontamente avvisato la Guardia Costiera di Vibo Valentia e il responsabile del settore conservazione del Wwf Vibonese , Pino Paolillo.
Secondo il Wwf , sulla base dei primi accertamenti, si tratterebbe di un esemplare di circa due anni e del peso approssimato di 2,5-3 tonnellate : si consideri infatti che già al momento del parto, il neonato misura intorno ai 4 metri e può pesare fino a 800 chilogrammi.
La morte dello sfortunato cetaceo dovrebbe risalire a pochi giorni prima dello spiaggiamento.
«Già pochi mesi fa – ricorda la nota - il mare vibonese aveva regalato ad alcuni diportisti le immagini straordinarie di alcuni capodogli, e di altri grandi cetacei, dai globicefali alle balenottere comuni, oltre alle evoluzioni acquatiche di branchi di delfini “Stenelle”.
Questa volta però un’ulteriore riprova della ricca biodiversità del nostro mare è arrivata purtroppo in modo tragico».
Paolillo ha ricordato in particolare diversi spiaggiamenti di Capodogli registrati negli anni passati nel Golfo di Sant’Eufemia e nel vibonese, da Lamezia a Curinga, da Pizzo, a Briatico, fino a Capo Vaticano e Nicotera.
In particolare ricorda che lo scheletro di un giovanissimo capodoglio spiaggiatosi in località “Colamaio” di Pizzo il 9 luglio del 1995, è conservato presso il Museo Ittico di Pescara.
Sempre per rimanere in campo cetologico, molti a Pizzo ricordano lo spiaggiamento di una giovane Balenottera comune, morta nella baia della “Seggiola” il 20 settembre del 1987 e il cui corpo venne seppellito nei pressi della Foce del Fiume Angitola.
Diversi anche i salvataggi di individui finiti nelle reti da posta derivanti, già vietate, note come “spadare”, condotti da personale della Guardia di Finanza e della Capitaneria di Vibo in collaborazione con il Wwf, a cominciare da quello “storico” avvenuto la mattina del 5 luglio del 1987 sulla spiaggia di Falerna, per continuare con quelli eccezionali verificatisi a pochi giorni di distanza nelle acque paolane del giugno del 1997.
«Sulle cause della morte – conclude la nota - e su molti altri aspetti di tipo genetico, parassitologico e tossicologico indagheranno ora gli esperti degli Istituti di zooprofilassi , mobilitati per l’occasione».
Il Natale è, nel mondo, la ricorrenza più bella e più attesa dell'anno.
Ancor più, forse, in Calabria.
È la festa della famiglia e rappresenta un momento d'incontro affettuoso non solo tra parenti ma anche tra amici.
La festa nella quale ritornavano tanti emigranti e le famiglie si riunivano di nuovo.
E’ una festa permeata di profonda spiritualità, ma che in Calabria conserva (nelle tradizioni e nelle credenze) evidenti tracce delle sue origini pagane.
Un tempo, infatti, le famiglie si riunivano intorno al focolare, od intorno ai grandi bracieri e cenavano , alzandosi dal tavolo solo a notte inoltrata.
Un tempo la vigilia di Natale, quando possibile, si era usi mangiare 13 “cose”, cioè 13 pietanze, innaffiate da abbondante vino ed arricchite da canti natalizi, anche a più voci.
La cena , i canti ed il fuoco erano il simbolo della unità della famiglia.
Ma quale erano queste pietanze, ci chiede la nostra cara amica Donatella?( mandiamo a lei ed alla sua famiglia speciali auguri di Buon Natale)
Certamente non il cotechino, che niente ha a che vedere con le nostre nobili tradizioni!
Certamente non il «panettone» di Milano o il pandoro di Verona, anche essi totalmente estranei alle nostre usanze.
Ma andiamo al cenone.
In molti paesi come Amantea il numero delle portate doveva essere di tredici: sembra in riferimento ai tredici apostoli.
E la tavola si lasciava sempre apparecchiata con quello che restava delle varie pietanze; e questo perché sarebbe potuto capitare che Giuseppe e Maria di passaggio avendo fame si fermassero.
E comunque il giorno dopo si consumava quello che era rimasto della sera prima.
Ed ecco alcuni piatti tipici
a)I lessi
Sulla tavola della vigilia non mancavano mai, nemmeno nelle famiglie più povere,
-le carote lesse con olio, limone e trito di prezzemolo,
-i broccoli lessi con olio e limone,
-i finocchi lessi, eventualmente, anche, gratinati con mollica di pane e comunque conditi con olio e limone.
b)I fritti .
I fritti erano il pezzo forte del cenone Parliamo per esempio:
-di pipi, patati e mulangiani,
-di mulangiani a fungilli con i pomodorini d’appisa,
E senza dimenticare i pitticelli (cioè le frittelle)
-di cavolfiori,
-di broccoli
I cavolfiori ed i broccoli venivano prima lessati, poi , aggiunti in una pastella di acqua e farina ed il tutto passato in padella con olio o grasso.
E senza dimenticare nemmeno le verdure lessate e passate in padella con la mollica.
Ma i piatti principali sono sempre state le polpette di melanzane con il pecorino
c)Le insalate
Le insalate erano obbligatorie durante la abbondante cena sin dagli antichi Saturnali romani per garantire una buona digestione
Proprio per questo si usavano insalate di bianchi finocchi conditi con olio, aceto, sale ed origano.
Ma la insalata principe era quella fatta con l’ insalata riccia condita con i peperoni verdi che erano stati nell’aceto sin da agosto.
d)I primi piatti.
Due in particolare, quando si poteva, erano i primi piatti di Amantea,
Uno famosissimo quale la “pasta culla mullica” ben nota nella sua preparazione con la pasta fatta in casa , per lo più spaghetti, le alici di Amantea, il buon olio delle nostre campagne e la mollica di pane.
L’altro che era, ed ancora è, considerato il piatto povero della festa quale è la “pasta e patate alla tiella” , anche esso un tempo fatto con pasta fatta in casa, per lo più maccaruni i ziti, patate, pomodorini d’appisa, sugna, origano, sale, acqua e facilissimo da realizzare
e)I secondi piatti.
Durante la vigilia di Natale tutte famiglie si mangiavano di magro. Niente carne.
Proprio per questo sin dal tempo dei romani si mangiava pesce e nei periodi di maltempo il baccalà.
Ve ne segnaliamo modi tipici di mangiare il baccalà:.
-Il baccala fritto od arriganato,
-Il baccala con olive e broccoli.
f)I contorni
- le olive bianche o nere
- le melanzane sott’olio con aglio e peperoncini e guarnito con qualche fogliolina di menta,
-le alici salate,
Sulla tavola di natale non mancavano mai le “mulangiani a scarpa” od altrimenti dette “mulangiani allu tinu”, quelle, cioè, che quando venivano tolte dal tino riempivano di profumo tutta la stanza.
g)I dolci.
I dolci principali di natale erano i turdilli, e li cosicelli d’ova, tra cui i scalilli
E poi i fichi, fatti a crocette, ntrizzati, culla murtilla.
h)Tutto poi veniva annegato nel vino rosso secco che ai bambini ed alle donne veniva offerto con la gassosa ( ma solo negli anni cinquanta quando vennero prodotte per la prima volta).
La cena poi era arricchita dalla ninna che si cantava il onore del bambinello.
“E’ la notte ohi! di Natale
ohi! chi festa, ohi! principale
ed è nato nostru Signore
dintra na povera ohi! mangiatura,
e lu vo’ e l’asiniellu
e Maria chi l’adurava…
Fai la ninna, fai la nanna…”
Ah, dimenticavo di ricordare che il presepe, anche piccolo, modesto era sempre nella stanza dove si cenava.
Ed erano canti spesso a più voci e che, quando il vino aveva fatto il suo effetto, si cantavano poggiando il volto sulla mano, per evitare che la testa ciondolasse.
Buon Natale.
Broccoli lessi con olio e limone;
Carote lesse con olio, limone e prezzemolo;
Finocchi lessi e gratinati;
Polpette di melanzane
Pitticelle di broccoli
Baccalà fritto
Il tavolo
I Fichi
Nella vita ci vuole c…, cioè, fortuna.
E questa volta Amantea sembra l’abbia avuta!
Eccome!
Il ministro Minniti sta operando per incrementare la platea dei comuni che ospiteranno i richiedenti asilo e i beneficiari di protezione internazionale.
L'obiettivo, stabilito già dallo scorso aprile con il decreto sull'immigrazione, è l'accoglienza diffusa in base a criteri di proporzionalità e sostenibilità.
Accoglienza diffusa significa migranti in ogni comune
Proporzionalità e sostenibilità significa tre migranti ogni mille abitanti secondo il piano di riparto già deciso dal ministero.
Per ottenere l’assenso dei sindaci il Viminale ha dato il via libera al progetto che consente ai migranti di svolgere attività socialmente utili a costo zero, senza ricevere alcun compenso.
Un provvedimento che intende in questo modo cambiare anche la percezione del fenomeno da parte dei cittadini che in alcune aree del Paese vivono come «un'invasione» la presenza dei migranti.
Insomma Minniti vorrebbe comprare l’accondiscendenza delle amministrazione comunali e delle popolazioni sfruttando i poveri migranti e facendoli lavorare gratis
Noi la riteniamo una vergogna, ma chi siamo noi.
Peperà per la nostra citta sarebbe davvero una bella botta di c…, pardon di fortuna.
Pensate a 350 profughi che lavorano ogni giorno a pulire la città, a tagliare l’erba, a potare gli alberi, a manutenzionare strade e marciapiedi, a riparare le rotture d’acqua e delle reti fognarie, a pulire le spiagge d’estate .
Un esercito di operai che ogni giorno sciamerebbero nelle strade interpoderali
Un esercito di operai che ogni giorno manutenzionerebbero il centro storico.
Non avremmo più bisogno del personale della Multiservizi e del personale delle cooperative e del personale del servizio civile.
Nessuna paura per il personale della Multiservizi e del personale delle cooperative e del personale del servizio civile.
Potranno andare a lavorare nei campi o dai commercianti all’ingrosso al posto dei profughi, o chiedere l’elemosina davanti ai supermercati di Amantea.
Il comune di Amantea però risparmierà centinaia di migliaia di euro
Che bell’idea quella del ministro del PD, vero?
Per ora l’accordo è stato firmato dal ministro degli Interni Marco Minniti e da De Magistris e 265 sindaci della Campania.
A breve sarà firmato per tutti i comuni
Un’altra grande novità è che cambiano anche i criteri per la scelta delle strutture da adibire all'ospitalità.
Basta gare d'appalto!
Saranno direttamente i sindaci ad individuare autonomamente gli edifici da impiegare per l'accoglienza e decidere quindi dove alloggiare i migranti.
Eventualmente potranno essere utilizzati anche i beni confiscati alla mafia, immobili che potrebbero essere ristrutturati anche con i fondi Fami (Fondo asilo migrazione e integrazione).
Per impedire l'infiltrazione della malavita organizzata, come già avvenuto soprattutto nei centri Cara in Sicilia e Calabria, saranno puntuali le verifiche dell'antimafia sugli enti gestori e su tutta la filiera interessata.
Misure di sburocratizzazione per incentivare ulteriormente i primi cittadini ad accettare il piano di riparto del Viminale ed evitare alte concentrazioni di immigrati in piccole porzioni di territorio: più comuni accolgono viene spiegato - meglio i migranti potranno essere distribuiti.
Per i sindaci che accetteranno di partecipare è prevista anche la possibilità di assumere personale in deroga al tetto di spesa.( ovviamente dirigenti e funzionari)
Secondo il Viminale questo sistema può rappresentare un'occasione di sviluppo dei territori creando nuovi posti di lavoro.