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Una mamma amanteana è in casa con i due figli.

Hanno appena finito di mangiare e sono in cucina.

La mamma lava i piatti e riassetta la casa, i bambini giocano.

Il marito è sceso in cantina mettere a posto le tante cose che spesso vi si posano temporaneamente.

La casa è al piano terra e la porta di casa è rimasta socchiusa.

All’improvviso la mamma ed i bambini si vedono davanti un profugo entrato abusivamente nella loro casa.

E’ altro quasi due metri, calvo, la mascella quadrata, lo sguardo assente.

Indossa un paio di pantaloni rosso sbiadito ed una giacca nera .

Ai piedi un paio di zoccoli tipo ospedaliero di colore azzurro.

Non parla.

Lei invece lancia un grido acuto e chiama soccorsi.

Nessuno la sente, né i vicini, né i carabinieri ad un passo dalla sua casa.

Lei non si perde d’animo e lo affronta con una grossa padella che stava lavando.

Lui la guarda come in trance.

Il marito sentite le grida di moglie e figli sale ed affronta il gigante negro.

Finalmente riesce a cacciarlo da casa sua.

Il profugo informa la bici e va via.

Il fatto è stato denunciato alla locale caserma dei carabinieri.

Sembra che non sia la prima volta che succeda ad Amantea.

Il giovane profugo entra anche dentro ai negozi e sempre con questo sguardo assente.

Forse non sta bene.

Diamo la notizia per far sapere alle famiglie amanteane che il vezzo di lasciare sia pure per pochissimo la porta di casa socchiusa da oggi non è più permesso.

A nessuno.

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Che strana questa Italia, della quale si continua a vantare l’avvenuta unità politica, che è stata portata a forza nell’Europa economica, ma nella quale le parti sono sempre diverse l’una dall’altra.

(nella foto i serresi!)

 

Oggi aprono le scuole un po’ dappertutto ma con piccole grandi eccezioni.

 

Ieri ne abbiamo incontrato una incredibile, addirittura inaccettabile, perfino bruttissima.

 

La abbiamo esemplificata nel titolo : Aprono le scuole . Ad Amatrice SI, a Serra d’Aiello NO.

 

Nella sala consiliare di Amantea alcune persone in rappresentanza di un gruppo ben più numeroso.

 

Chiedono di parlare con l’amministrazione comunale di Amantea riunita nel suo massimo consesso quale è il Consiglio Comunale.

Vengono a rappresentare le proprie doglianze per una situazione che li riguarda, ma soprattutto vengono a chiedere aiuto al comune di Amantea, il fratello maggiore, quello che è in grado di dare loro una mano.

 

Serra d’Aiello è un paesino interno della costa calabra tirrenica, famoso per essere stata la sede dell’istituto Papa Giovanni XXIII, detta la Fiat del Sud.

 

Al 1 gennaio 2016 vanta 458 abitanti confermando il forte spopolamento che lo assilla in particolare dopo la chiusura dell’IPG( nel 2011 ne aveva 549, nel 2001 878, nel 1991 ben 1076).

Ancora più rilevante è che la popolazione da 0 a 14 anni è passata dai 112 del 2002 ai 53 del 2016. Praticamente 4 bambini per anno, il che significa che la popolazione scolastica ammonta a circa 12 bambini per le materne, a circa 12 per le medie, a circa 17 per le elementari.

Proprio per queste ragioni da tempo i bambini delle scuole medie inferiori si servono dei pressi scolastici della vicina Campora SG , popolosa frazione di Amantea.

 

La popolazione delle elementari invece in alcuni casi si serve delle scuole del vicino comune di Aiello Calabro che offre gratuitamente il servizio trasporti , il che per gli abitanti di un comune con una altissima vulnerabilità sociale e materiale (Indice superiore a 100) e dove si pagano alti tributi (il comune è in dissesto) è una vera e propria chicca!

In teoria sarebbe possibile a Serra una scuola elementare con una pluriclasse di 17 bambini, ma questo sistema di istruzione non appare accettabile dai genitori sotto il profilo educativo: sostengono che i loro figli escono fortemente impreparati .

Peraltro sono gli stessi amministratori a portare i loro bambini giornalmente a Campora SG, cosa che non può fare chi non ha una propria auto.

Una scuola quindi non eguale ma diversa a seconda del reddito familiare! Una scuola inaccettabile.

 

Tra l’altro i genitori di Serra d’Aiello denunciano che il loro comune ha venduto uno scuolabus a quello di Amantea, come se questo automezzo non servisse più!

Insomma una situazione difficile che è stata portata alla attenzione del Prefetto senza l’ esito sperato.

Ed allora “Spes ultima dea” i genitori si sono rivolti al comune di Amantea per chiedere a questo ente di istituire il servizio trasporti quale ente titolare della scuola ed a richiesta dei genitori degli alunni, anche perché i bambini delle scuole primarie potrebbero frequentare le scuole nello stesso plesso- località dei loro fratelli che frequentano le secondarie.

Da genitori a genitori, ed hanno ottenuto diverse risposte a cominciare dalla attenzione offerta dall’intero consiglio comunale , maggioranza e minoranza unite, ad un impegno non di facciata del sindaco Monica Sabatino, peraltro docente e mamma e quindi ben più sensibile di altri alla vicenda esposta.

Tra le tante cose che ci lasciano perplessi anche la diffida informale proposta dal sindaco di Serra di Aiello al comune di Amantea ( come hanno chiesto i genitori disposti a pagare anche di più degli amanteani trasportati) a non effettuare il prelievo dei bambini del proprio comune; come da dichiarazioni dei genitori stessi e confermata dagli amministratori amanteani.

 

Della serie #nonfardelbenesenonvuoiriceveremale.

Ed infatti i genitori non nascondono di voler denunciare la vicenda ed hanno evidenziato che se il comune di Aiello effettua il trasporto degli alunni perché non dovrebbe farlo anche Amantea?

 

Se posso fare una notazione tutta mia personale ; come negare ad un genitore il dovere di tentare di offrire al proprio figlio le condizioni migliori per un futuro che lo prepari a superare le difficoltà che la vita gli presenterà? In specie nel sud.

Intanto i genitori impossibilitati a portare i propri figli a Campora San Giovanni non faranno frequentare la scuola di Serra dove al momento c’è un solo iscritto!

Un braccio di ferro tra le istituzioni che vorrebbero imporre la frequenza di una scuola insufficiente ed inefficiente ed i genitori che segnalano esattamente questa inaccettabile insufficienza ed inefficienza e per i propri figli vorrebbero una scuola non speciale ma almeno normale.

Vi faremo sapere come evolverà la questione.

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Riceviamo la drammatica lettera del giovane amanteano aggredito dai tifosi pescaresi ieri prima della partita Pescara Inter.

 

Ci ha raccontato per i nostri lettori tutta la verità, specificando che non fa parte di nessun gruppo organizzato di ultras Amantea/Cosenza, ma che aveva indossato la magia "Ultras Amantea" regalatagli da un amico, solo per attaccamento alla città natia, Amantea (appunto).

 

Siamo certi che quando la leggerete resterete sorpresi come siamo rimasti noi.

Eccovela nella sua totale interezza ad iniziare dalla premessa che rispetteremo pienamente.

“Potete scrivere che il diretto interessato vi ha contattato privatamente per far chiarezza sull’ episodio e che ho ha preferito rimanere nell’anonimato per una questione di privacy”.

Questa invece la storia:

“Ieri pomeriggio insieme a mio padre e altri suoi due amici ci siamo recati in quel di Pescara per vedere il posticipo del campionato di Serie A, Pescara - Inter.

Verso le ore 18:30 stavamo facendo un aperitivo presso un bar che si trovava all’interno dell’ area dello stadio... (area transennata che di solito è sorvegliata da polizia e dalle forze dell’ordine).

Mi chiama un mio amico al telefono e per un secondo mi allontano di qualche metro rispetto a dove erano seduti mio padre e gli altri amici.

 

Posizionato di spalle rispetto all’andamento della folla di tifosi che riempiva le strade, all’ improvviso vengo accerchiato da 3 ragazzi, tutti quanti sui 30/35 anni.

 

Questi iniziano senza motivo a spingermi prima e a prendermi a calci e pugni, poi intimandomi di togliermi la maglia che stavo indossando, la maglia del mio paese...Amantea.

Dietro questi 3 ragazzi c’era un gruppo di almeno 40/50 persone.

Tutti ultras del Pescara.

Dopo aver assorbito il primo attacco cerco di parlare e convincerli che la maglia non era un modo per offendere i loro colori e la loro città, ma era soltanto la maglia del mio paese a cui sono fortemente legato.

 

I 3 non ascoltano e riprendono a caricare.

Mio padre e gli altri amici si accorgono del parapiglia e intervengono per aiutarmi.

Uno di questi 3 ragazzi toglie un coltello dalla tasca e minaccia mio padre con un pugno all’ altezza del viso.

Visto che la situazione era diventata incontrollabile e con la paura che poteva succedere qualcosa di grave decido di togliermi la maglietta.

I tipi la prendono e si dileguano”.

 

La storia ci ha fatto andare indietro con la memoria alle storie americane quando i nativi prendevano gli scalpi!

Poi il giovane amanteano esprime tutta la sua profonda amarezza e racconta:

“ La folla circostante è rimasta impassibile ed invece di aiutare a stemperare le acque ha iniziato ad offendere e a chiamare me e mio padre “terroni di merda”, “Calabresi di merda”

La polizia è stata assolutamente inesistente.

Mi ha semplicemente detto mettiti un giubbino.

I controlli sono stati inesistenti su tutta l’area dello stadio.

Potevi entrare con una bomba e nessuno se ne sarebbe accorto.

Dopo la fine della partita purtroppo ho dovuto assistere ad altri 2 episodi simili al mio.

Sempre un gruppo di ragazzi si è avvicinato a un bambino di 12 anni che era insieme al padre minacciandoli e costringendo il bambino a togliersi la maglia dell’Inter.

Poco dopo ho visto una Donna correre nella folla perché alcuni la stavano inseguendo e offendendo

gridando “puttana puttana”, soltanto perche aveva una sciarpa dell’Inter".

 

La gente deve sapere quello che succede in alcuni posti d’Italia dove l’ignoranza e l’inciviltà spadroneggiano indisturbate.

Grazie

 

Ndr. Caro ragazzo, siamo noi a doverti ringraziare, per il tuo coraggio e la tua onestà.

Vogliamo mutuare il pensiero di Voltaire e dire che “non esiste lo Stato e non esiste la libertà di andare ad una partita di calcio senza essere offeso od addirittura malmenato”.

Non ci turba la carenza di controlli da parte delle Forze dell’Ordine, quanto , e soprattutto, il fatto che il popolo non solo non ha preso le parti di chi aveva tutto il diritto di andare alla partita ma vi ha anche offeso apostrofandovi come terroni di merda e calabresi di merda.

Nemmeno fossero stati milanesi!.Dove siamo finiti! Dove finirà il calcio!

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