
“Parole, parole, parole, soltanto parole” cantava Mina agli inizi degli anni settanta.
Ed è così, anche oggi.
Il mare continua a raccogliere tutto quello che in esso sversiamo.
Ma come possiamo pretendere un mare cristallino se appena svoltiamo l’angolo le acque del Catocastro diventano terribilmente nere come mostrano le foto.
Nere di cosa?
Vai a saperlo .
Per saperlo sarebbe stato necessario che una qualsiasi delle tante autorità che svolgono la loro attività in Amantea facesse uno o più prelievi sottoponendoli ad un laboratorio.
Ma riteniamo che nessuno lo abbia fatto.
Saremo lieti di essere smentiti, lieti se domani ci venisse detto che l’ASP ha fatto i prelievi, o se li hanno fatto la Guardia Costiera , o la Polizia Municipale, o chiunque altro!
E quindi la nostra domanda è destinata a restare senza risposta.
Ma forse nessuno la vuole questa verità.
Non sapremo mai se si tratta di reflui della lavorazione delle olive, come avvenne qualche anno fa nell’Oliva.
O se uno dei classici autospurgo ha sversato il suo carico.
Se non peggio!
In due abbiamo provato a risalire il Catocastro alla ricerca di tracce della immissione, ma purtroppo era troppo tardi.
Le acque del fiume erano pulite nei pressi della passerella di accesso alla frazione Chiaie così da far ritenere che la immissione sia avvenuta a mare della passerella stessa.
Per contro il fondo di scorrimento delle acque ( non le stesse, però) era fortemente scuro nei pressi della passerella a nord.
In siffatte condizioni non resta, al più, che prelevare il materiale sul fondo del fiume per stabilire quali tracce restano dell’inquinamento di stamattina.
Ma soprattutto resta la lezione di fondo.
Che poi è quella che quando si avverte un inquinamento diffuso occorre dare immediato allarme e se anche non risponde nessuno formare un gruppo che risale il fiume e fotografa lo stesso alla ricerca del punto di immissione.
E sembra che si stia per costituire un comitato per la difesa del Catocastro e del mare.
Vi terremo informati.
Come oggi.
Ecco la nota di Sergio Ruggiero - Consigliere comunale gruppo “La nuova Primavera” avente ad oggetto :”Lavoratori “servizio affissioni” e addetti alla “raccolta dei rifiuti”: due brutte storie”.
Gent.ma Sindaca, in quanto Consigliere comunale ho ricevuto l’appello degli addetti “al servizio affissioni” (Arca Servizi) con il quale chiedono una risposta circa il proprio futuro lavorativo.
Ho poi ascoltato i timori degli addetti alla raccolta dei rifiuti in forza alla Multiservizi Lamezia dopo aver preso visione del comunicato con il quale Ella segnala inefficienze del servizio e annuncia una revisione del contratto.
Se un lavoro contrattualizzato non è reso bene, è giusto che l’Amministrazione intervenga. Ovviamente, Sindaca, bisogna anche chiedersi perché un servizio non è reso al meglio, non Le pare?
Ad esempio bisognerebbe precisare che la Multiservizi vanta un credito di un milione e settecentomila euro, ad occhio e croce, e che il Comune non sta onorando il piano di rientro concordato.
Ma ci fermiamo qui, per il momento, perché quello che ci preme adesso è parlare dei lavoratori.
L’anno scorso di questi tempi, richiamando il principio della salvaguardia occupazionale, abbiamo cercato di scongiurare che ai lavoratori delle strisce blu venisse tolto il lavoro, ricorda?
Invano, dato che Codesta Amministrazione, sorda ad ogni appello, è passata su di loro con l’indifferenza di un rullo compressore, accampando la scusa che all’Ente non competeva fare nulla, mentre noi sostenevamo che occorreva far valere il principio della salvaguardia occupazionale con la Ditta appaltatrice.
Vuol sapere che cosa ne pensiamo?
Pensiamo che la causa risieda nel fatto che la nostra politica soffra di un terribile male che si nutre dei bisogni della gente, e che alle nostre latitudini purtroppo non si riesce a debellare.
E’ un male subdolo, cinico, spietato, che miete le sue vittime soprattutto in un’infinita e tristissima guerra tra poveri.
Ecco, gentilissima Sindaca, non vorremmo che la storia si ripetesse con i lavoratori di Arca Servizi, padri di famiglia, con nome e cognome, con un cuore e un’anima, gente che, fino a quando è stato possibile operare, lo ha fatto degnamente.
Gente, gente normale.
E non vorremmo si ripetesse con i lavoratori della raccolta dei rifiuti, padri e madri di famiglia, con nome e cognome, con un cuore e un’anima, gente che ha svolto e svolge il proprio lavoro degnamente, per quanto umanamente possibile, si capisce, e dunque con inevitabili difficoltà e manchevolezze.
Ma possiamo negare che il lavoro di raccolta dei rifiuti sia massacrante?
No, non lo possiamo negare, così come non possiamo negare che l’organico attivo sia sottodimensionato, di uomini e di mezzi, costringendo gli addetti ai salti mortali.
E la Multiservizi, che vanta quel che vanta, non garantisce una organizzazione e una resa soddisfacente.
Ecco lo scontro, e chi ci va di mezzo sono i cittadini che pagano il tributo (solo quelli che pagano, si capisce), e i lavoratori che rischiano la retribuzione e forse anche l’occupazione.
Volendola dire alla paesana, diciamo che ‘i ciucci si truzzanu e li varrili si rumpanu.
Due brutte storie, Sindaca, queste dei lavoratori dell’Arca e della Multiservizi, non meno brutte di quell’altra brutta storia dei lavoratori delle strisce blu che ancora non riusciamo ad ingoiare.
Storie di malanimo, angosce, delusioni, sofferenza, e di vicende giudiziarie che giustificano il ricorso a un nutrito gruppo di Legali a difesa del fortino oramai assediato da tutti i punti cardinali, quasi a voler simboleggiare la tormentata storia di questa città che di assedi ne ha conosciuti tanti.
Voi governate perché vi hanno votato, legittimamente, fino a prova contraria.
Anche noi siamo stati votati, ma non a sufficienza per stare al Vostro posto.
Dunque, non possiamo fare altro che vigilare, ed esortarVi nel contempo ad ascoltare i lavoratori e a dare loro una risposta che non ne pregiudichi il futuro, tenendo conto della loro dignità, delle loro paure, delle loro fragilità, e in qualche caso delle loro tragedie.
Amantea, 01.11.2015 Cordialmente Sergio Ruggiero - Consigliere comunale gruppo “La nuova Primavera”.
Continua decisa l’azione di contrasto allo spaccio di droga portata avanti dai carabinieri ad Amantea.
Stasera un profugo è stato arrestato per spaccio di droga e portato a Paola in carcere.
Insieme anche una denuncia piede libero.
E siamo a sette arresti, di cui uno del gruppo di profughi ospite a Longobardi e tutti gli altri di Amantea.
Manca ancora quello che potrebbe essere il capo od il referente tra gli spacciatori locali ed i profughi che hanno trovato nello spaccio di droga il lavoro per il loro domani.
Il loro futuro!
Parliamo del più informato, quello che sa che l’arresto può avvenire solo in flagranza di reato.
E mancano ovviamente i mandanti che li usano ben sapendo che non parleranno e che al massimo uno stato inerte come il nostro tenterà ma senza riuscirci di rimpatriarli.
La fine di questi ragazzi può così essere soltanto il carcere.
Ragazzi che dicono di essere scappati dalla guerra o dalla violenza e che praticano violenza in attesa di finire nelle patrie galere
Abbiamo già suggerito al sindaco Sabatino di proporre all’arma il brillante lavoro svolto dai militari che operano ad Amantea perché vengano innanzitutto premiati ma anche potenziati nel numero e nelle dotazioni.
Allo stesso sindaco ed alla intera amministrazione comunale sollecitiamo almeno un consiglio comunale che abbia all’ordine del giorno il problema dello droga nella nostra cittadina , prima che esso esploda.