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Redazione TirrenoNews

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L’incredibile scoperta della Guardia di Finanza di Cosenza. NEWS

Mercoledì, 09 Dicembre 2015 09:53 Pubblicato in Cosenza

Leggiamo sulla stampa online che la Guardia di Finanza della tenenza di Sca lea, coordinata dal Tenente Luigi Magliulo, ha scoperto una rivendita abusiva di sigarette.

 

La rivendita abusiva di sigarette e tabacco sfuso era in un bar

In questo bar sono stati rinvenuti circa 500 pacchetti di sigarette che, ovviamente, sono stati sottoposti a sequestro.

 

Poi l’articolo continua “Il titolare del bar è stato denunciato per il reato previsto dall'art. 8 della Legge n. 27 del 1951, che prevede l'arresto fino ad un anno. I militari, inoltre, hanno provveduto a segnalare la persona all'Amministrazione Autonoma dei Monopoli di Stato che potrà disporre la chiusura dell'esercizio commerciale fino ad un mese e, in caso di recidiva, la chiusura definitiva del bar. L'attività di controllo nasce nell'ambito del costante monitoraggio sulle attività vendita di tabacchi nella provincia di Cosenza e sul possesso di regolari autorizzazioni amministrative rilasciate dall'Amministrazione Autonoma dei Monopoli di Stato”.

 

Infine il quotidiano online conclude “ Un'attività di controllo continuativa, volta a contrastare ogni forma di illecito anche nel settore della vendita dei tabacchi a tutela del consumatore e degli imprenditori onesti”

Una sola domanda.

Visto che non sembra che fossero sigarette di contrabbando , questo barista dove si era procurate le sigarette del monopolio ?

Per caso gliele aveva ceduto un altro rivenditore ?

E se è così, questo non doveva essere contravvenzionato?

Facciamo la domanda anche perché il citato articolo 8 della legge 27/1951 tratta di “ Arresto e ammenda in rapporto all'entità del reato, per la vendita di   tabacco senza autorizzazione od acquisto da persone non autorizzate alla vendita” ed ha espresso riferimento all’art 96 secondo comma della legge 17 luglio 1942, n. 907, che, a sua volta , tratta di “ Vendita di generi di monopolio senza autorizzazione od acquisto dapersone non autorizzate alla vendita”.

E’ strano, infatti, che il reato lo faccia solo l’ultimo della catena.

I Giornalisti in Calabria e l’Italia dei potenti

Mercoledì, 09 Dicembre 2015 09:17 Pubblicato in Calabria

Toh, s’è svegliato l’ordine dei giornalisti !

Sembrava impossibile , eppure è successo! E pensare che tutto è nato «In relazione alla "manifesta zione d'interesse per la formazione di un elenco per il conferimento di incarichi di componente dell'ufficio stampa della giunta regionale a personale esterno, tra cui un cinefotoreporter", pubblicata in data 3 dicembre 2015 sul sito della Regione Calabria».

 

Ed oggi l’ordine dei giornalisti calabresi grida che “Servono i concorsi”!

Oddio, forse la parola grida” non è quella corretta!

Ma, tiè, almeno scrive! E dice: «Crediamo che la Regione Calabria debba seguire la strada maestra di un bando pubblico, aperto a tutti i giornalisti, che indichi il numero dei giornalisti necessari per il completamento dell'organico e fissi precisi criteri di attribuzione dei punteggi in riferimento alle esperienze maturate e ai titoli di studio di cui si dispone.

 

Sia poi una commissione, allo scopo nominata e di cui facciano parte dirigenti regionali ed esperti del settore, a valutare detti titoli ed a fissare una graduatoria dalla quale attingere per l'assunzione definitiva dei colleghi che risulteranno vincitori.

Non è pensabile, né appare corretto anche per le persone che nel passato hanno svolto, a termine, la funzione di componenti dell'ufficio stampa, che la Regione continui sulla strada del precariato e delle selezioni improvvisate e comunque sempre riconducibili alle scelte personali del presidente di turno.

I giornalisti dell'Ufficio stampa devono infatti rappresentare un supporto professionale importante per l'attività dell'ente; un supporto che prescinda da maggioranze politiche e persone che le guidano e che abbia, nel tempo una sua precisa stabilità.

L'esempio viene dall'attuale capo dell'Ufficio stampa, Oldani Mesoraca, il quale, da lungo tempo in organico, svolge al meglio il proprio lavoro quale che sia la maggioranza che governa la Regione o il presidente che la rappresenti.

D'altronde il presidente Oliverio, in campagna elettorale, ha sempre parlato di meritocrazia e di trasparenza come punti di riferimento ineludibili della sua amministrazione e siamo certi che non vorrà venire meno all'impegno assunto.

La Regione e il suo presidente hanno bisogno di giornalisti bravi, selezionati con precisi criteri meritocratici, professionalmente preparati».

Si impone la domanda : “ Perché quelli che ci sono , come sono?”

Interviene sulla vicenda solo M5s e di questi il senatore Morra con questa nota:

“ L'Ordine ed il Sindacato dei giornalisti hanno chiesto il bando di un concorso per la sistemazione dell'ufficio stampa della Giunta regionale calabrese. 

Evviva!, verrebbe da dire, se non che questi due soggetti, che ricordano assai le corporazioni del passato, hanno dimenticato diverse cosine..... 
La prima riguarda l'attuale capo ufficio stampa della Giunta regionale che è abusivo, poiché dimessosi dalla Pubblica Amministrazione nel lontano 1995, ritrovandosi ancor oggi nella stessa solo grazie a "compiacenze politiche" giuridicamente prive di ogni fondamento. 
Non hanno letto queste considerazioni Parisi e Soluri nella relazione del Mef cui si richiamano per tanti altri motivi, dimostrando una lettura della stessa relazione parziale, se non strumentale? 
L'altra grave omissione riguarda i cinque abusivi del consiglio regionale, inquadrati a tempo indeterminato senza aver mai partecipato nemmeno ad un concorso!

Verrebbe da aggiungere, "more solito"! 
Su questo, Soluri e Parisi tacciono, mentre da mesi il ministro Madia ha chiesto provvedimenti al Governatore ed al Presidente del Consiglio.

Tuttavia all'arroganza del potere non c'è più limite, per cui la Giunta finisce tranquillamente sulla stampa nazionale come oggetto di ludibrio.

Cosa vuoi di più dalla vita, Mario Oliverio? “

Si impone la domanda “ dov’è la giustizia in Italia e chi deve farla applicare?”

Queste le vere ragioni della vittoria di Le Pen in Francia

Mercoledì, 09 Dicembre 2015 08:44 Pubblicato in Mondo

E’ stato molto facile associare il buon risultato della destra alle ultime elezioni in Francia gli attacchi terroristici.

 

Ma la verità è un’altra. La si può leggere nell’articolo di di Leonid Bershidsky del 7 dicembre 2015

“ Può sembrare che la vittoria dell'estrema destra al primo turno delle elezioni regionali francesi di questo fine settimana sia un'eco degli attacchi terroristici a Parigi. Non è così.

Il trionfo elettorale del Front National di Marine Le Pen ha a che vedere con l'economia, più che con la paura o la xenofobia.

Non si può negare che la Le Pen e il suo partito abbiano ottenuto un risultato migliore che mai in un'elezione che gli dà un effettivo potere in Francia (le elezioni per il Parlamento Europeo dello scorso anno, pure vinte dal Front National, non contano). Dopo la riforma che ha ridotto il numero delle regioni amministrative nella Francia continentale da 22 a 12 (per un totale di 13 contando la Corsica), il partito di governo, quello dei Socialisti, era riuscito a prenderle tutte meno una. Ora il partito della Le Pen ha la maggioranza in sei regioni e potrebbe vincerne quattro a seguito dei ballottaggi della prossima domenica.

Si tratta di uno shock per i partiti francesi dell'establishment - i Socialisti e i Repubblicani dell'ex presidente Sarkozy. Il giornale di centrodestra Le Figaro questo lunedì se ne è uscito con il titolo "Lo Shock". Si parla di creare un "fronte repubblicano" per combattere la Le Pen, unendo le forze di Socialisti e Repubblicani - un qualcosa che tanto Sarkozy quanto alcuni politici socialisti odierebbero fare, ma che potrebbe rendersi necessario nelle prossime elezioni se il Front National continuasse a vincere.

Eppure i politici dell'establishment devono decidersi ad attaccare la congestione economica, non la Le Pen. Gli stessi risultati del voto a Parigi suggeriscono che la gente che vive nei quartieri colpiti dai terroristi non ritiene che tenere lontano gli immigrati o dare un giro di vite sui musulmani - due punti fermi del Front National - servirà a risolvere il problema del terrorismo. Wallerand de Saint Just, tesoriere del Front National, non ha vinto e non è nemmeno arrivato secondo in nessuno dei 20 distretti della capitale francese. Saint Just ha ricevuto appena 59.429 voti in tutta Parigi, ed è stato battuto da entrambi i candidati dell'establishment, che ora si trovano testa a testa, entrambi con tre voti a uno contro il candidato del Front National.

Il presidente François Hollande ha rubato alla Le Pen l'arma dell'anti-terrorismo nel momento in cui ha dichiarato guerra allo Stato Islamico, ordinando tra l'altro aggressivi raid della polizia contro i sospetti terroristi all'interno della stessa Francia, e impegnando una maggiore quantità di risorse per i servizi di intelligence e la polizia. La popolarità di Hollande è infatti balzata dal 20 al 27 percento, e il suo tasso di consenso ha raggiunto i massimi dal 2012. Anche il primo ministro Manuel valls, che dopo gli attacchi ha detto che l'Europa "non può più accogliere altri profughi", ha visto crescere la propria popolarità dal 26 al 32 percento. Se gli elettori chiedevano durezza, Hollande e Valls gli hanno dato ciò che volevano. La Le Pen avrebbe probabilmente fatto la stessa cosa se fosse stata al potere.

 

È stato un altro il fallimento dell'establishment che ha portato al successo del Front National. La correlazione tra i voti presi dal Front National nel voto di domenica e il livello di disoccupazione nelle elezioni francesi è 0.80 - un livello che suggerisce una relazione forte.

Marine Le Pen è un'abile donna politica. Deve aver guadagnato un bel po' di voti mettendo in scena un dramma familiare - spingendo suo padre, il fondatore del Front National, fuori dal partito per aver negato la gravità dell'Olocausto. Questa mossa può anche essere stata fatta calcolandone l'effetto: domenica sera un raggiante Jean-Marie Le Pen ha registrato un messaggio di congratulazioni a tutti i candidati e gli attivisti che hanno permesso di arrivare ad essere "il primo partito di Francia". Eppure la volontà della Le Pen di resistere e opporsi a suo padre deve avere impressionato alcuni francesi che si vergognavano di andare a votare per una forza politica nella quale militava come presidente onorario un impenitente anti-semita.

 

La leader del Front National sa anche imparare dai propri errori: al differenza che dopo gli attacchi al Charlie Hebdo dello scorso gennaio, non ha denunciato quelli che esprimevano solidarietà alle vittime definendoli "clown", e le sue dichiarazioni in stile "ve lo avevo detto" sono state relativamente modeste.

Niente di tutto ciò, però, la avvicina a ciò che vuole - la presidenza della Francia nel 2017. Per ora i francesi l'hanno trattenuta dove la posta in gioco è più bassa. Nelle elezioni comunali dello scorso anno il Front National ha preso solo 11 comuni sui 36.000 dove si era candidato, per quanto anche quello fosse stato presentato come un risultato storico. Le attuali elezioni regionali non hanno effetto sugli elettori, e ciò spiega la bassa partecipazione al voto. Le regioni consegnano poteri solo su questioni come il trasporto pubblico, le scuole superiori e i finanziamenti all'arte e alla cultura. Il Front National non riuscirà a costruirsi come forza di governo entro le elezioni presidenziali di aprile e maggio 2017. Il voto sarà con ogni probabilità un voto di protesta, e questo continua ad avere senso finché l'establishment di ostina a trattare l'economia come se questa dovesse riaggiustarsi miracolosamente da sola, con il minimo sforzo da parte loro.

"Per il cittadino che sfoga la sua rabbia il voto al Fronte National è un voto 'utile'", ha scritto Alexis Brezet nell'editoriale su Le Figaro. "Nessun'altra scelta fa rumore quanto questa, nessun altro voto può dire più chiaramente a quelli che ci governano, o a quelli che li seguiranno: 'Proteggeteci, o chiederemo ad altri di farlo'".

Per battere il Front National, i partiti dell'establishment devono avere coraggio e chiarezza, due qualità che finora non hanno avuto. È un compito difficile, perché la stessa Le Pen non deve in fin dei conti fare molto sforzo - deve solo continuare a presentarsi come un'alternativa. A meno che non si siano decisivi miglioramenti economici - o un chiaro piano di opposizione dal centrodestra - i francesi potrebbero decidere di dare alla Le Pen una possibilità un po' più grande che quella di gestire il sistema delle scuole superiori.

disoccupazioneFrontNational

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