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Redazione TirrenoNews

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Con la sentenza del Tar di Catanzaro è giunta a conclusione la vicenda del Centro Diurno per diversamente abili del comune di San Pietro in Amantea. Una vicenda emblematica della situazione della sanità e dei servizi sociali calabresi

La storia nasce tredici anni fa ed il centro diurno istituito con delibera n 134/2002 del DG dell’Asl n 1 di Paola( Ennio Lo Gatto) venne inaugurato proprio sabato 11 maggio 2002(vedi foto) dal dott. Tullio Lupi con (alla sua destra) il Sindaco di S. Pietro, Francesco Bruni, ed (alla sua sinistra) il dott. Ennio Lo Gatto, l'on.le Jole Santelli, il senatore Gino Trematerra, l'on.le Roberto Caruso e la dott.sa Franca Santelli)

Poinel marzo 2011 il Nucleo Antisofisticazione e Sanità dei Carabinieri (NAS) di Cosenza svolse un’ispezione nei locali, riscontrando l’espletamento di un’attività di tipologia diversa rispetto a quella originariamente concepita per l’apertura dell’istituto.

Riferivano gli ispettori che la struttura erogava solo servizi socio assistenziali e che essa svolgeva, quindi, attività sostanzialmente difformi rispetto a quelle autorizzate nel 2002.

I verbalizzanti rilevavano , pertanto, la necessità di sospendere l’erogazione dei fondi a carico della SSR e di procedere alla riconversione della struttura.

Il Commissario straordinario dell’ASP di Cosenza adottava la delibera n 1128 del 24.3.2011 , pubblicata all’albo pretorio lo stesso giorno, con all’oggetto “PRESO ATTO VERBALE COMANDO DEI CARABINIERI-NAS DI COSENZA,``CENTRO DIURNO PER DIVERSAMENTE ABILI`` SITO NEL COMUNE DI SAN PIETRO IN AMANTEA”, “con la quale veniva demandato al distretto del distretto sanitario di Amantea ( Tullio Lupi) , di concerto con la direzione sanitaria aziendale le procedure per la materiale disattivazione delle attività e prestazioni attualmente erogate dal centro”

Stranamente la giunta del comune di Amantea ( delibera n             127 del 12.5.2011, presenti Tonnara, Mazzei, Carratelli, Suriano, assenti Cappelli, Ruggiero,Vadacchino, Tempo) impugnava la detta delibera commissariale , adendo il TAR e chiedendo l’annullamento della stessa.

L’incarico veniva dato all’avvocato Giuseppe Carratelli del Foro di Cosenza.

Il ricorso veniva presentato il 23 maggio 2011 ed iscritto al n 655/ 2011.

Ad adiuvandum, si legge nella sentenza, intervenivano il comune di Belmonte Calabro, quello di Aiello Calabro, quello di San Pietro in Amantea, di Fiumefreddo Bruzio e di Longobardi.

Il TAR in camera di consiglio il 22 giugno 2011 rigettava la richiesta di sospensione degli effetti del provvedimento

Il ricorsi giungeva a giudizio il 24 aprile 2015.

Si scontravano in aula, da un lato, l’avvocato Giuseppe Carratelli , per conto ed interesse dei comuni di Amantea, Belmonte Calabro, Aiello Calabro, San Pietro in Amantea, Fiumefreddo Bruzio e Longobardi, il quale sosteneva che il verbale dei NAS fosse “contradditorio ed illogico nella parte in cui conclude testualmente :”Nello specifico il servizio di psicomotricità, già di per sé è da considerarsi attività sanitaria e collocherebbe la struttura nell’ambito di quelle che erogano prestazioni con tipologia socio-sanitaria; inoltre manca la figura dello specialista prescrittore in base alle cui indicazioni la psicomotricità esegue le proprie attività” , e dall’altro Nicola Gaetano per conto dell’azienda sanitaria provinciale il quale sosteneva che “nel centro si svolgono attività di giardinaggio, lavori di ceramica, lavori di carta pesta, pittura e lezioni di informatica”, come riferito dalla coordinatrice del centro.

In sostanza recita la sentenza che “Invero, dall’analisi della documentazione in atti risulta che il Centro svolgeva attività di psicomotricità ma senza che vi sia mai stata la nomina della figura medica di coordinamento e direzione dell’attività stessa”.

Ne è derivata la sentenza n 898/2015 con la quale il tribunale ha affermato “che nel centro non erano svolte attività sanitarie per cui deve ritenersi che non sussistono i requisiti necessari ai fini della erogazione delle prestazione del SSR”.

In sostanza “ Ne deriva l’infondatezza del ricorso che deve, pertanto, essere rigettato”

Il tribunale ha anche condannato il comune di Amantea, Belmonte Calabro, Aiello Calabro, San Pietro in Amantea, Fiumefreddo Bruzio e Longobardi al pagamento di 4.800,00 euro di spese di giudizio oltre accessori come per legge ed ha disposto la esecuzione a carico dell’autorità amministrativa.

Con molta oculatezza e correttezza l’avvocato Carratelli ha partecipato ai comuni ricorrenti di non ritenere che “Vi siano i presupposti per l’utile proposizione della impugnazione”.

Dopo 4 anni giunge a conclusione un procedimento che lascia molto amaro in bocca alle famiglie dei disabili .

Incontro uno degli ex vigilini delle strisce blu e gli chiedo se abbia spe ranza di essere riassunto dalla nuova società che le gestisce.

La risposte è sincera e cruda: “ Credo proprio di non avere speranze . Ma non solo io. Tutti noi. Sembra che noi costeremmo troppo. La nuova ditta cioè preferisce assumere nuovi dipendenti per poter contare sugli effetti del jobs act e spendere molto di meno”.

“Quindi le riserve poste dall’articolo11 del capitolato non avranno alcun effetto? “, aggiungo.

“NO!. Ho sentito un legale che mi ha detto di non contarci troppo”.

“ E non pensate di fare ricorso al TAR? “.

“Non so gli altri che, invero, hanno già fatto un esposto. Se loro riterranno di farlo, io , ovviamente, mi adeguerò. Sapete la speranza è l’ultima a morire e quand’anche si sappia che poi morirà, comunque, noi ci proveremo”.

Lo saluto e mi avvio ad andare via.

Poi mi richiama e mi dice: “ Comunque se volete e vi interessa vi do una news”.

“ Volentieri. Dimmi!”

“Mi hanno detto che sono stati chiamati i nuovi vigilini. Sono 6. Quattro sono di Amantea e 2 di fuori. Non so se i due sono dei paesi vicini ad Amantea o se vengono dal paese sede della nuova ditta. Avete visto che stanno sistemando le nuove emettitrici di ticket. Questo significa che ormai i servizi inizierà probabilmente dal prossimo anno 2016.”

“ Altro, per esempio problemi sul numero dei parcheggi e…………?”.

Sorride e poi aggiunge “ Come al solito siete informatissimo. Non subito , però, ma sembra che i parcheggi saranno contati e numerati .”

Ed infine alzando il pollice conclude : “Ma il reale problema saranno le contravvenzioni, se è vero, come si sospetta e si dice, che il loro numero aumenterà di parecchio…….”.

Pur restando ipotesi , queste voci, ne diamo notizia ma aspettiamo il loro eventuale realizzarsi.

Tutto ha avuto inizia un anno fa quando sulle alture di Cetraro i Finanzieri scoprirono una vera e propria raffi neria di dro ga. Migliaia di piante di marijuana, di cui oltre tre mila in fase di essiccazione e altre sessanta pronte per il travaso nonché circa due quintali di “erba” stipati in cinquanta balle, ciascuna contenente un quantitativo di stupefacente variabile tra i due e i cinque chilogrammi e migliaia di semi di pregiata qualità provenienti probabilmente dal mercato olandese.

Un sistema avanzatissimo per la produzione dello stupefacente

Un impianto “industriale” di essiccazione intensiva, completo di apparato di areazione perfettamente funzionante nonché di un sistema di illuminazione, capace di sfruttare al meglio anche la luce naturale – per mezzo appositi pannelli trasparenti installati al soffitto – integrato da lampade alogene oltre ad un impianto di irrigazione e di riscaldamento.

Ma non solo marijuana.

I finanzieri trovarono anche quattrocento grammi di cocaina, conservata sottovuoto, pronta per essere spacciata e sostanza in polvere utilizzata per il “taglio”; strumenti e contenitori necessari per il confezionamento dello stupefacente e tre ciclomotori di provenienza furtiva.

Le Fiamme Gialle in quella occasione sono cioè penetrate dove si conserva il “tesoro”.

Un tesoro da circa 10 milioni di Euro che gli affiliati alla Cosca Muto intendevano difendere con ogni mezzo.

Infatti le perquisizioni permettevano ai Finanzieri di rinvenire due pistole, un fucile a pompa, due carabine e migliaia di munizioni.

Ce n’era per far partire una attenta e minuziosa indagine affidata alla Direzione Distrettuale Antimafia di Catanzaro.

Peraltro oltre alle armi e alla droga i Finanzieri scoprivano quello che si è rivelato essere il “libro mastro” del Clan.

Un libro che registrava la vendita di grosse partite di stupefacenti, acquisti di materiale utile per la coltivazione e lo stoccaggio della marijuana e per il taglio della cocaina e, soprattutto, la spartizione dei proventi tra i quattro che compaiono sistematicamente in ogni appunto ove si procede alla spartizione degli “utili”.

E così stamattina la Guardia di Finanza di Cosenza, sotto la direzione del Procuratore Aggiunto della Dda Giovanni Bombardieri e del Sostituto Procuratore Antimafia Pierpaolo Bruni, ha proceduto oggi al fermo di: Michele Iannelli, 40 anni; Fabrizio Iannelli, 38 anni; Christian Onorato, 27 anni; Pierangelo Iacovo 26 anni.

Sono tutti legati alla cosca Muto, accusati di aver dato vita ad un imponente traffico di stupefacenti.

Contestualmente ai fermi, infatti, i Finanzieri hanno sequestrato un ingrosso e due punti vendita al dettaglio di frutta e verdura fittiziamente intestati ad alcuni prestanome, ma di fatto gestiti da Michele Iannelli alias “Tavolone”.

I quattro provvedimenti restrittivi sono stati necessari per evitare che gli indagati potessero darsi alla fuga mentre i tre decreti di sequestro d’urgenza delle ditte hanno avuto lo scopo di porre fine ad un’attività di riciclaggio che, oltre a ripulire i soldi della droga, garantiva ulteriori introiti alla consorteria, condizionando il mercato ortofrutticolo di una vasta area della provincia.

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