
Redazione TirrenoNews
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Siamo sulla A3 nel tratto tra Pizzo e Lamezia nelle prime ore di oggi 22 dicembre.
Un mezzo pesante che viaggiava in direzione Sa lerno avrebbe tamponato un camioncino che trasportava legna.
Il camioncino era guidato dal settantaseienne Bruno Ciconte che è morto sul colpo.
Il conducente del mezzo pesante ,invece, ha riportato lievi ferite.
Sul posto è giunto personale dell’Anas, quello della polizia stradale per la ricostruzione della dinamica, i Vigili del Fuoco ed il 118 per constatare il decesso ed ha prestato i primi soccorsi all’autista del mezzo pesante.
L’incidente non ha procurato ripercussioni alla circolazione
Nessuna chiarezza sulla dinamica dell’incidente tanto che il magistrato di turno, la dottoressa Agostino, ha disposto l’autopsia per accertare se la vittima sia morta a casa dell’impatto o per un malore.
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Processo Aemilia, 147 rinviati a giudizio. 2 assolti
Lunedì, 21 Dicembre 2015 19:35 Pubblicato in ItaliaSono 239 gli imputati ed oltre 200 i capi di impu tazione. Al centro della prima maxi inchiesta la ‘ndrangheta in Emilia Ro magna, che a gennaio ave va portato a 117 misure di custodia cautelare, il sodalizio ritenuto dagli inquirenti legato alla Cosca Grande Aracri di Cutro (Crotone) attivo dal 2004 e tuttora presente, con epicentro a Reggio Emilia. Nell’avviso di conclusione delle indagini notificato lo scorso giugno, gli inquirenti spiegano che l’associazione a delinquere che fa capo a Nicolino Sarcone, Michele Bolognino, Alfonso Diletto, Francesco Lamanna, Antonio Gualtieri e Romolo Villirillo ha commesso estorsioni, usure, e puntava ad “acquisire direttamente o indirettamente la gestione e il controllo di attività economiche”, anche nei lavori per il sisma del 2012, oltre che ad acquisire “appalti pubblici e privati, ostacolare il libero esercizio del voto” nel caso di elezioni dal 2007 al 2012 nelle province di Parma e Reggio Emilia.
Nell'inchiesta dei pm della dda Marco Mescolini, Beatrice Ronchi ed Enrico Cieri sono finiti anche politici di Reggio Emilia e Parma, poliziotti, carabinieri e giornalisti.
La prima fase del processo iniziata il 28 ottobre ha visto stamattina 21 dicembre nell'aula bunker allestita in Fiera di Bologna la conclusione.
Numerose, fra enti pubblici e associazioni, le parti civili. Pochissime invece le persone fisiche, vittime del clan, che si sono costituite parti civili. La paura, evidentemente, è stata più forte.
Il gup Francesca Zavaglia ha rinviato a giudizio 147 imputati sul totale di 239.
Fra i rinviati a giudizio Michele Bolognino, Palmo Vertinelli, gli imprenditori Bianchini di Modena, il calciatore Vincenzo Iaquinta (con una posizione marginale) e il padre Giuseppe.
Saranno processati in tribunale a Reggio Emilia con rito ordinario dal 23 marzo a Reggio Emilia.
Gli altri imputati che hanno scelto il patteggiamento o il rito abbreviato e verranno processati a gennaio, sempre nell'aula bunker della Fiera di Bologna, nella seconda fase dell'udienza preliminare.
Sono previste tre udienze a settimana ad iniziare dall’11 gennaio .
Fra loro, il boss Nicolino Grande Aracri, dell'omonimo clan cutrese, gli altri capizona della 'ndrina, e la fiscalista bolognese Roberta Tattini.
Molti gli imputati presenti in aula oggi.
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Confermato ergastolo a Brega Massone della Clinica Santa Rita
Lunedì, 21 Dicembre 2015 19:04 Pubblicato in ItaliaLa Clinica Santa Rita è stata definita come la clinica dell’orrore.
E Pier Paolo Brega Massone è stato l'ex capo del reparto di chirurgia toracica alla casa di cura Santa Rita.
Brega è stato accusato di quattro omicidi volontari in relazione alla morte di altrettanti pazienti da lui operati e di un'ottantina di casi di lesioni .
Oggi la Corte d'assise d'appello di Milano ha confermato la condanna all'ergastolo.
Ha solo ridotto la pena accessoria dell'isolamento diurno a un anno e 6 mesi.
I giudici hanno assolto Marco Pansera, un altro medico dello staff di Brega che era stato condannato a 26 anni, ed hanno anche ridotto la pena per l'ex aiuto Fabio Presicci da 30 a 25 anni.
"Non ero un serial killer, non ero una persona egoista, non volevo fare della mia professione un guadagno” ha affermato Pier Paolo Brega Massone, durante le dichiarazioni spontanee rese ai giudici della Corte d’Assise d’Appello prima che i magistrati si ritirassero in camera di consiglio.
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