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Redazione TirrenoNews

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Il Poliambulatorio di Amantea ricorda Filiberto Credidio

Mercoledì, 17 Febbraio 2016 14:36 Pubblicato in Cronaca

Sono le tredici esatte di oggi 17 febbraio, quando il personale del Poliambu latorio di Amantea nella sua interezza si schiera nell’ampio cortile.

 Sono persone commosse ed addolorate.

Hanno voluto così ricordare con un minuto di silenzio l’amico e collega Filiberto Credidio, una bella persona che era sempre vicino a chi aveva bisogno .

Un medico che sorrideva e si prestava alle esigenze dei pazienti del Poliambulatorio, pronto ad intervenire e comunque a dare un parere, un suggerimento, a mettere una buona parola.

Queste stesse persone le abbiamo incontrato ieri, con i loro visi che esprimevano il dolore per la morte di un amico che mancherà a tutti, amici o semplici pazienti.

Qualcuno avrebbe addirittura voluto chiudere la struttura ben sapendo che Filiberto non avrebbe voluto ; lui aveva anteposto gli ammalati a tutto, anche alla sua persona.

Certo oltre al dolore anche l’amarezza per una morte improvvisa e la rabbia per una sanità che è stata incapace di salvare anche un suo medico.

E’ troppo presto per parlarne e domani forse sarà perfino inutile , ma a tanti, se non a tutti, la vicenda dell’amico Filiberto lascia domande senza risposte.

Non si poteva davvero far nulla per il dr Credidio o si sarebbe potuto salvare con una diagnosi più tempestiva e con una struttura ospedaliera specialistica?

 Difficile dare una risposta , anche perché i racconti del suo malessere e del suo ricovero presso il nosocomio di Paola sono confusi e le notizie si sovrappongono e si cancellano.

Una sola cosa resta certa e cioè che da domani non troveremo nelle grigie stanze del poliambulatorio il sorriso di Filiberto e la sua disponibilità per tutti.

Ed anche il dubbio su che cosa sia questa sanità che non salva nemmeno gli stessi medici!

Pochi minuti poi un caloroso applauso; quello che ognuno avrebbe voluto offrire a Filiberto da vivo.

Ma le case di Corso Umberto possono cadere?

Martedì, 16 Febbraio 2016 18:43 Pubblicato in Politica

Sono decenni che le amministrazioni comunali che si sono succedute sembrano aver dimenticato lo stato di grave pericolo delle case di Corso Umberto primo.

 

Era, infatti, il 1989 quando si pose in opera una paratia con pali a grosso diametro sulla attuale Via Nazionale e successivamente si provvide ad espungere in parte le acque che avevano pervaso i terreni sottostanti Corso Umberto Primo, al punto da abbassare le fondamenta di una delle case fronteggianti il corso e da indurre il crollo del manufatto del vecchio ufficio postale.

 

Ora, dopo quasi 30 anni , finalmente, una prima attenzione.

L’amministrazione , infatti, allarmata per il persistente ribaltamento della stecca di case poste su Corso Umberto Primo e per il persistente distacco delle stesse dal marciapiede, ha commissionato un approfondito Studio Geologico di tutta l’area che insiste tra Corso Umberto Primo e Via Nazionale, compreso, ovviamente, il Supportico Piazza.

Sono stati eseguiti 3 Sondaggi Geomeccanici a carotaggio continuo spinti fino alla profondità, rispettivamente, di 15-20-15 ml dal p.c, nonché 9 prove SPT ed inoltre sono state definite le velocità sismiche dei terreni ed individuate le eventuali cavità sotterranee.

 

In buona sostanza il dissesto è caratterizzato dalla presenza di una frana per slide con meccanismo di tipo “scorrimento rotazionale” condizionato dalla variazione piezometrica della falda e dalla scarsa a regimazione delle acque meteoriche.

In sostanza i tecnici nel denunciare la gravità della frana hanno proposto la realizzazione di trincee drenanti, di opere di regimazione delle acque meteoriche mediante canali di scolo e canali, il rifacimento della rete fognante e della rete idrica, il rifacimento della pavimentazione stradale per evitare che le acque meteoriche abbiano vie preferenziali di ingresso nelle zone potenzialmente in frana.

Una proposta simile a quella fatta quasi 30 anni fa , ma mai posta in opera e della quale non si è tenuto conto quando venne realizzato l’acciottolato attuale di Corso Umberto Primo : della serie quando la forma vince sulla sostanza!

E contemporaneamente una serie di micropali a valle dei fabbricati più dissestati in modo da rafforzare i terreni di fondazione degli edifici ( si parla di circa 9/10 ogni metro di cordolo, con profondità di infissione > 16 m dal p.c.) ed una serie di paratie di pali di grande diametro collegate in testa da paratie in c.a.. . Un grande lavoro.

 

I tecnici sono convinti che in tal modo si ridurrà il rischio che oggi preoccupa gli abitanti della zona.

Una preoccupazione forte, e di più! Una preoccupazione che è vinta dall’amore per il luogo e per la propria casa dove ci sono memorie e ricordi che, diversamente, si perderebbero. D’altro canto questa situazione perdura da molto tempo ed è diventata una seconda pelle, glabra quanto volete, ma sempre pelle alla quale ci si è abituati. Anche se tutti sperano che nulla succeda e che comunque si abbia il tempo di scappare e di salvarsi!

All’amministrazione di valutare la opportunità ,alternativa e forse dolorosa, di trasferire gli abitanti della zona in luoghi più sicuri in particolare quando i costi delle opere di messa in sicurezza siano superiore a quelli di realizzazione dei nuovi fabbricati e di demolizione degli attuali. La vita è ben più cara delle memorie.

 

Quello che però appare incredibile è che l’autorità di bacino con delibera n 7 del 29.1.2004 dispose il declassamento da R4 ad R2 della frana del rione Piazza di Amantea senza che l’amministrazione comunale obiettasse alcunché ed oggi si ritrovi a dover intervenire temendo il crollo della case!!!!!

I militari della Delegazione di spiaggia di Amantea, dipendente dalla Capitaneria di porto di Vibo Valentia Marina, hanno deferito all’Autorità Giudiziaria i titolari di quattro oleifici siti nel Comune di Falerna (CZ), dopo avere accertato, nei giorni precedenti, irregolarità in materia di smaltimento dei rifiuti solidi e liquidi dell’attività produttiva.

 

Da un controllo effettuato dalla Polizia Giudiziaria operante, è emerso, infatti, che i titolari dei quattro opifici realizzavano un illecito smaltimento di rifiuti, disperdendo nell’ambiente il percolato di sansa e le acque di lavaggio prodotte dal processo di molitura delle olive.

Presso i quattro frantoi è stata, inoltre, accertata la mancanza dei previsti registri di carico e scarico rifiuti non pericolosi.

Per tali infrazioni, il personale operante ha deferito all’Autorità giudiziaria competente i titolari dei quattro frantoi per i reati di illecito smaltimento di rifiuti e utilizzo agronomico delle acque di vegetazione e contestato la violazione amministrativa relativa alla mancata tenuta del registro carico e scarico rifiuti.

Per quest’ultima infrazione è prevista una sanzione amministrativa di oltre duemila euro.

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