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Longobardi: I briganti calabresi e la storia mai scritta.

Lunedì, 14 Marzo 2016 18:31 Pubblicato in Italia

Winston Churchill scrisse che "In tempo di guerra la verità è così preziosa che bisogna nasconderla dietro una cor tina di bugie".

Sottintendeva , forse, che in tempo di pace, quindi, la verità dovesse essere saputa?.

 

E’ probabile ma sappiamo che non è sempre così, soprattutto se non si lotta per cercarla ed affermarla , questa verità!.

Lo conferma anche Arrigo Petacco ne “La nostra storia” quando ha detto che “Quando comincia una guerra, la prima vittima è la Verità”. Ma, poi, ripetendo il pensiero aristoteliano ha affermato che “ Quando la guerra finisce, le bugie dei vinti sono smascherate, quelle dei vincitori, diventano Storia”.

Eh, già Goering a Norimberga disse che “La storia la scrivono i vincitori”.

 

 

Insomma una delle cose più difficile da conoscersi è la verità. Per conoscerla occorre cercarla e diffonderla.

Ci è sembrata questa la ragione prima del convegno svoltosi in Longobardi nei giorni scorsi e nel corso del quale si è tentato di riaffacciare alla nostra attenzione la “VERA” storia dei briganti calabresi che subirono, insieme al meridione, l’eccidio da parte dell’esercito dei Savoia.

Ben al di là dei passionali interventi dei relatori ( Mannarino, Calderazzo, Parrotta , Santacroce, Cefalì, Gaudio) il convegno ha voluto contribuire a tenere viva la fiammella della dignità di un popolo, quello meridionale,

E non cercate la verità dagli storici perchè tanti di loro sono piegati al potere! Pochi sono quelli che hanno l’onestà di raccontare che “ gli inglesi mollarono il re di Napoli, la mafia e la camorra scesero in campo con Garibaldi e il re sabaudo, così come sarebbero scese in campo con gli americani che risalivano la penisola dalla Sicilia.( da “I conti con la storia di Paolo Miele)

Ogni tanto la verità emerge grazie a chi ha l’onestà di raccontarla!

Parliamo di Eugenio Scalfari che ebbe ad affermare che l’Unità d’Italia fu un’occupazione militare e non un’unione politica: «Non fu Unità! Fu occupazione piemontese, e se l’avesse fatta il Regno di Napoli, che era molto più ricco e potente, sarebbe andata diversamente. La mentalità savoiarda non era italiana. Cavour parlava francese. E gli italiani quel nuovo Stato l’hanno detestato.»

Parliamo di Anita Garibaldi ( pronipote di Giuseppe) che ebbe ad affermare, davanti ad uno sbigottito Bruno Vespa, che Ricciotti Garibaldi, secondogenito “ dell’eroe dei due mondi”, tornato dall’ Inghilterra dopo gli studi "Mio nonno tornato a Caprera, si indignò talmente tanto dello sfruttamento del Meridione da parte della nuova Italia, che andò a combattere con i Briganti".

 

Vediamo qualche nostro lettore storcere il naso vinto da uno “schizzinoso ribrezzo” per una storia non scritta , ma lo invitiamo a ricredersi.

I briganti falcidiati a migliaia non furono delinquenti ma eroi.

Ed al contrario i supposti eroi della Unità d’Italia appariranno nella loro vera efferatezza.

Il revisionismo storico porterà alla verità che diventerà poi patrimonio comune della gente.

Solo così la nostra dignità di popolo meridionale sarà salva.

Una equipe di circa 30 persone (vedi elenco a piè dell’articolo), ha redatto il “Piano regionale amianto calabria” presentato nei giorni scorsi.

 

Le aree inquinate sono state definite con il metodo della rilevazione iperspettrale fatta sulle aree regionali più esposte (parlano di dati certi con un livello di attendibilità molto elevato).

 

Secondo quanto dichiarato oltre il 10% dei tetti calabresi presentano materiali contenenti amianto.

Le aree oggetto d’indagine di rilevazione della presenza di amianto ammontano complessivamente a 453.550 ettari su base regionale.

In questo quadro si è estesa l’ indagine che ha riguardato il 94% delle superfici coperte regionali.

Sono rimaste escluse dalla rilevazione le aree a densità edilizia molto bassa, ossia le case sparse. Sono stati analizzati ben 1.044, 251 edifici su un totale di 1.205.951.

Da questi dati si evince che almeno un tetto su dieci in Calabria presenta amianto.

Diversificata la presenza sul territorio regionale

 

Dal lavoro fatto settore, diretto da Domenico Modaffari sono emersi casi di forte criticità come quelli riscontrati nel comune di Lamezia Terme, dove sono presenti circa 88 ettari di territorio inquinati da amianto , nel comune di Crotone con circa 57 ettari e nel comune di Reggio con oltre 30 ettari.

Diversificata anche la situazione da comune a comune

Non è dato sapere se il comune di Amantea abbia già avuto( o se richiesti) i dati relativi al suo territorio ( superficie inquinata, abitazioni inquinate, stato di usura dell’eternit, tipologie di inquinamento, eccetera)

Non sorprende, trattandosi della calabria, il fatto che i dati non siano stati posti un rete .

Ne sappiamo se lo saranno in futuro, così come previsto dalla stessa legge regionale.

 

Da sperare che trattandosi di dati ottenuti con soldi pubblici (parliamo di €489.418,80) qualche politico “buono”, posto che ancora ne esistano nella nostra regione, pretenda la pubblicazione.

Una pubblicazione che si impone, anche, per verificare la attendibilità del lavoro fatto.

Ognuno di noi sa se il fabbricato prossimo al suo sia o meno inquinato da eternit così che la pubblicazione dei dati generali permetterebbe di scoprire se sia o meno stato censito!

Ma soprattutto per permettere al comune( ove intenda farlo!) di controllare chi abbia tolto l’amianto senza rispetto della legge!!

 

Il nostro sito ha chiesto i dati cartografici e generali al competente ufficio regionale e se ci verranno dati li pubblicheremo!

Unità speciale Amianto (U.S.A.) (DGR. 201/2012):

Ing. Salvatore Epifanio (Dipartimento Politiche dell’Ambiente)

Dott. Edoardo Malacaria (Dipartimento Tutela della Salute)

Dott. Franco Falco,

Dott. Teresa Oranges,

Dott. Alessandra Spadafora (ARPACal)

con la collaborazione di:

ASP:

Dott. Curzio Ceniti (SPISAL ASP Catanzaro)

Dott.ssa Emma Anna Rita (SPISAL ASP Catanzaro)

Ispettore Mezzotero Ugo (Igiene Ambientale ASP Crotone)

Dott. Martino M. Rizzo (UOISP ASP Cosenza)

Dott. Sandro Giuffrida (UOISP ASP Reggio Calabria)

Amministrazioni Provinciali:

Dott.ssa Serinuccia Procopio (CZ)

Dott. Francesco Toscano (CS)

Ing. Giuseppe Germinara (KR)

Ing. Carmelo Barbaro (RC)

Dott. Giuseppe Postorin0 (RC)

Ing. Gianfranco Comito (VV)

Dott.ssa Teresa Valelà (VV)

Dipartimento Politiche dell’Ambiente:

Ing. Anna Garasto

Progetto Ambiente (DDS 1706/2013):

Dott.ssa Nicoletta Boldrini

Dott.ssa Antonella Costa

Dott.ssa Anna Maria Curcio

Ing. Mariangela Cristofaro

Ing. Giampiero De Stefano

Ing. Nicoletta M. Diano

Dott.ssa Alessia Filippone

Dott.ssa Loredana Lo Faro

Dott. Gianluca Pizzonia

Nessuna Lacrima

Domenica, 13 Marzo 2016 20:04 Pubblicato in Economia - Ambiente - Eventi

C’è una delinquenza come fenomeno criminale e un comportamento simile radicato nelle pieghe e nelle piaghe più profonde della società calabrese, confuso con tradizioni che di atavico e territoriale sembrano avere poco o nulla in comune.

 

Senza far sconti a niente e a nessuno bisogna prendere coscienza che certi atteggiamenti di tantissimi calabresi, sono accomunati da mancanza di rispetto sia verso la propria terra che verso i concittadini, in nome di un egoismo da clan.

 

Ne vengono fuori alcuni caratteri, ma sarebbe più puntuale parlare di simulazioni, che da secoli animano il teatro tragicomico Bruzio e che in parte chiariscono il sottosviluppo della regione.

A tale proposito rimane sempre non detta tutta la verità sul famoso sottosviluppo meridionale. Poco tempo fa il calabro-piemontese Eugenio Scalfari si è lasciato andare, in tarda età, sollecitato da Antonio Gnoli sul perché gli italiani non siano mai cambiati e restino sempre “diversi”, Scalfari ha sottolineato che il popolo meridionale detesta lo Stato sin dalla sua nascita, e per via dell’occupazione piemontese.

 

Dice Scalfari: “Non fu Unità! Fu occupazione piemontese, e se l’avesse fatta il Regno di Napoli, che era molto più ricco e potente, sarebbe andata diversamente.

La mentalità savoiarda non era italiana.

Cavour parlava francese.

E gli italiani quel nuovo Stato l’hanno detestato.”

 

Una verità che nel Mezzogiorno è nota da tempo. Va da sé che finché a scuola si insegneranno solo bugie, la strada resta in salita.

Resta il fatto che la società calabrese, pur evolutasi con gran fatica in questi ultimi 150 anni, porta con sé tracce di un mondo contadino fatto di omertà, di maschilismo, di machismo, di soprusi e violenza.

La fusione di queste sfaccettature determina comportamento malavitoso fatto da assoluta mancanza di rispetto per tutto ciò che non è proprio (ad es. l’accumulo o lo smaltimento abusivo di rifiuti nella terra del vicino o in quella demaniale); dalla totale mancanza di consapevolezza della storia dimostrato dagli scempi perpetrati anche di recente su siti archeologici di rilievo; dall’esterofilia dilagante che ha fatto della regione terreno privilegiato per tutto ciò che da fuori proviene: dalle nuove colture inadatte al territorio come l’eucaliptus capace di distruggere e rendere arido il terreno, ma anche le palme; rifiuti tossici interrati o inabissati nel profondo del mare.

A tutto questo si aggiunge la capacità dei calabresi di mortificare la loro terra attraverso infrastrutture incompiute. Una per tutte la Salerno-Reggio Calabria; case gigantesche simili a ruderi all’esterno, al set di una soap opera all’interno con punte di cattivo gusto riscontrabili nell’arredamento e non solo, dotate di cucine e salotti giganteschi che la famiglia preserva in eterno preferendo vivere in squallidi garage.

 

Durante una qualsiasi elezione, tutti i candidati dicono sempre che i voti della malavita non li vogliono, lo dicono pubblicamente, anzi lo urlano.

Poi, nelle ultime 48 ore al candidato viene il panico di non essere eletto e quindi fa i patti con gli innominabili e infrequentabili. Ovviamente nel momento in cui gli vengono consegnati i pacchetti di voti che spesso determinano chi sarà il sindaco.

I delinquenti, quindi vorranno quantomeno cogestire il comune. Interverranno sulle assunzioni da parte della Giunta, intervenendo sul piano regolatore, su altre faccende apparentemente meno importanti. Il comportamento malavitoso connaturato a gran parte della popolazione non è dunque da meno. L’odore di questo atteggiamento, lo si respira anche se si ha il naso chiuso.

E’ un quadro abbastanza desolante, eppure squallidamente vero. Elettori-clienti sempre pronti a bussare alle porte del politico di turno, caratterizzati da sacche di povertà materiale e soprattutto culturale, attraversati da pregiudizi e luoghi comuni duri a morire.

 

Il plotone di esecuzione sempre pronto a dare il colpo di grazia a coloro che osano disturbare nel ricordare che questa Terra un tempo si chiamava Magna Grecia, quando i Romani abitavano ancora nelle capanne e nelle grotte.

Una buona parte della popolazione di un qualsiasi Comune calabrese deve fare i conti con auto incendiate, familiari intimiditi, spari contro le case, devastazione delle proprietà, in un disastro che non sta negli eventi ma sta in ciò che si ripete ogni giorno e, ripetendosi, non fa più notizia.

Le liste di amministratori calabresi legati alla delinquenza sarebbero più di una, tanto da costituire un vero e proprio volumetto rilegato e custodito da qualche alto funzionario del Ministero degli Interni.  

 

Il numero dei disoccupati nel primo semestre del 2015 è rimasto pressoché stabile rispetto al periodo corrispondente del 2014, a fronte del calo delle forze di lavoro.

Il tasso di disoccupazione si è attestato intorno al 25%. La piccola escursione in questa vicenda di straordinaria corruzione e di degrado politico e amministrativo è ritmata ossessivamente dalla ripetizione di disfunzioni, trasgressioni, violazioni di norme e regolamenti, e pratiche arbitrarie di gestione. Quando la popolazione deciderà di mandare a spasso quei politici ed amministratori corrotti e dediti al malaffare, forse solo allora per la Calabria e i calabresi sarà un nuovo giorno, altrimenti questa “martoriata e dimenticata” Terra, figlia prediletta di tutti i Governi, ma sempre bistrattata e calpestata, resterà sottomessa e soggiogata a questa “longa manus” della criminalità, in cui, molti “politici e amministratori” si trovano a proprio agio. 

Beaumont sur Mer Marzo 2016                     Gigino A Pellegrini & G el Tarik

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