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Redazione TirrenoNews

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Uccide per vendetta l’investitore della moglie

Giovedì, 02 Febbraio 2017 15:50 Pubblicato in Italia

Questa la nota di Francesco Gagliardi

Vasto. Il primo luglio del 2016 un ragazzo di appena 21 anni che viaggiava ad alta velocità e che non si era neppure fermato al semaforo rosso aveva investito una giovane donna che si era da poco sposata uccidendola quasi sul colpo.

Inutile il soccorso e il trasporto all’ospedale.

L’investitore non fece neppure un giorno di galera.

Era ancora libero di circolare liberamente, di andare al bar, di andare al cinema e al campo sportivo, di godersi la vita, in attesa del processo.

Il marito della donna, una bellissima ragazza di nome Roberta, non ha retto al dolore causatogli e vedendo il ragazzo scorazzare felice e contento per le vie del paese, senza alcun rimorso per aver causato la morte di una fanciulla, gli ha fatto perdere la testa.

E così l’altro giorno ha aspettato che il ragazzo uscisse da un bar e gli ha esploso alcuni colpi di pistola uccidendolo.

Ha voluto così vendicarsi senza aspettare il giudizio finale della Magistratura italiana, troppo lenta anche in questi tristi casi.

Dopo aver commesso l’omicidio l’uomo si è recato a visitare per l’ultima volta, cosa che faceva immancabilmente ogni santo giorno, la tomba della moglie deponendo sul marmo la pistola e dandole l’ultimo saluto:- Giustizia è fatta -.

Non voglio minimamente giustificare l’atto compiuto dall’uomo che evidentemente non ha saputo vincere il dolore per la grave perdita della cara mogliettina.

Non si uccide per vendetta.

Si viene sempre meno al 5° comandamento che dice:- Non uccidere -.

Però lasciare ancora impunito e completamente libero uno che ha ucciso e che a distanza di 7 mesi è rimasto ancora a piede libero non è una bella cosa.

Il ritardo dei processi a volte porta a questi tristi episodi .

I danneggiati si fanno giustizia da soli, sbagliando.

Riceviamo la nota stampa del commissario Emanuela Greco:

 

«È indubbio – evidenzia la dottoressa Greco – che le mareggiate che hanno avuto luogo nello scorso mese di gennaio hanno provocato non pochi danni e conseguenze per il territorio.

 

In data 1 febbraio, inoltre, è pervenuta una relazione della Delegazione di spiaggia della Guardia Costiera di Amantea dalla quale risulta che i marosi che si sono abbattuti sul litorale nepetino hanno generato un ulteriore innalzamento del livello di insabbiamento del fondale marino situato all’imboccatura del porto turistico: una circostanza che tuttora non consente l’ingresso e l’uscita delle unità navali presenti al suo interno.

 

Una questione che va affrontata in maniera rapida, considerando che molti pescatori non hanno forme reddituali alternative. In questa fase di restrizione economica non possiamo permettere che vengano meno le condizioni per poter lavorare in sicurezza e tranquillità.

 

Un ragionamento che assume ancor maggiore rilevanza se si considerano le preoccupazioni di coloro che hanno affrontato mutui e finanziamenti per mettere in acqua una barca e favorire così la crescita ed il benessere della propria famiglia.

Partendo da questo scenario e valutando tutte le possibili alternative abbiamo ritenuto doveroso tutelare le attività economiche e gli imprenditori che possono sopravvivere solo in presenza di un porto aperto e funzionante.

Di concerto con i sub commissari Ugo Dattis e Marco Ghionna, ho dato mandato al responsabile dell’Ufficio tecnico comunale affinché intervenga, in via di somma urgenza, per rimuovere il banco di sabbia posto all’ingresso dell’attracco, selezionando una ditta da individuare tra quelle inserite nella “White list” della Prefettura, fermo restando il rispetto degli obblighi di trasparenza e rotazione.

Al contempo abbiamo richiesto alla Regione Calabria di inserire il comune di Amantea tra quelli che hanno subito danni a seguito delle condizioni meteorologiche del 22, 23 e 24 gennaio scorso e di coprire le spese sostenute dall’ente per gli interventi legati a quell’emergenza.

A tal proposito mi sento di porgere un giusto ringraziamento al presidente della Regione Calabria Mario Oliverio, alla commissione bilancio dello stesso ente presieduta da Giuseppe Aieta ed al capo dipartimento della Protezione civile Carlo Tansi per l’attenzione che hanno inteso riservare al comune di Amantea così come a tutti gli altri centri interessati dalle recenti avversità.

Ma non è tutto.

È nostra ferma intenzione risolvere definitivamente la vicenda dell’insabbiamento: cercheremo di non lasciarci sfuggire l’occasione di utilizzare i fondi resi disponibili dai bandi regionali per l’adeguamento dei siti portuali.

Non bisogna dimenticare che molte altre infrastrutture di questo genere hanno brillantemente superato questo problema.

Cercheremo di compiere lo stesso percorso virtuoso».

Nessuno più della Commissaria prefettizia Dottoressa Emanuela Greco può comprendere la centralità della persona in ogni luogo ed in ogni occasione.

 

Tanto più quando si parla di garantire i servizi sanitari.

Ora se si avesse memoria si scoprirebbe che un tempo Amantea aveva una clinica privata che garantiva una parte dei servizi sanitari indispensabili, quali chirurgia e relativo pronto soccorso, ginecologia ed ortopedia.

 

E se si avesse memoria si ricorderebbe che Amantea era stata indicata tra le città per le quali era previsto un ospedale.

Un ospedale, invero, mai nato. Noi sappiamo perché non nacque, ma invitiamo tutti a cercare la risposta.

Poi la nascita della azienda sanitaria n 1 che offrì al territorio di Amantea i principali servizi sanitari territoriali.

 

Poi la perdita dell’azienda sanitaria e la nascita del distretto che in qualche modo mantenne l’autonomia gestionale dei servizi sanitari sul territorio.

Infine, la perdita del distretto, falsamente compensato dal poliambulatorio che, man mano, perse la sua supposta importanza.

Oggi il nulla o quasi.

E ci si affida allora alla Casa della Salute, l’ultima spiaggia della sanità territoriale.

Ma tutti attaccano Amantea ed il “suo” territorio e tutti vogliono distruggere la sanità pubblica, rubando medici e servizi, come in passato sono stati rubati servizi, macchinari e attrezzature.

E nessuno che abbia difeso la città ed i servizi sanitari.

 

Oggi Amantea non ha un elettromiografo, un mammografo , un telecomandato, un apparecchio per la risonanza magnetica aperta, un apparecchio per la Tomografia ad Emissione di Positroni, eccetera.

E così Amantea è costretta a viaggiare , a curarsi fuori regione, rubando, soldi e lavoro alla Calabria.

Impossibile, quindi, avere fiducia nei politici , quei politici che potevano fare e non hanno fatto, quei politici che vanno a curarsi fuori regione.

Difficile, anche, avere fiducia nel management sanitario scelto da quella stessa politica di cui non abbiamo detto tutto il male necessario.

Non resta allora che il popolo, posto che sia ancora capace di difendere i propri interessi, e lo Stato nelle sue componenti.

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