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Redazione TirrenoNews

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Cleto è l’antica Petramala, in dialetto locale, ma anche l’antica Kletè, Κλητή, in greco antico.

 

Uno dei tanti paesini calabresi della collina appenninica che ha perso negli ultimi decenni la gran parte dei suoi abitanti; un po’ come la stessa Calabria.

Un paese dalla antica storia e dal futuro nebuloso.

Un paese dall’antico castello e dai bei palazzi antichi

Ora Cleto è diventato un set cinematografico.

Il regista Francesco de Fazio lo ha scelto come luogo dove girare il suo ultimo film.

 

Le riprese cono iniziate lunedì 6 marzo.

Il film si intitola Acherontia, un film dai contorni horror, che è ambientato interamente in Calabria .

Ci dicono che la trama del film è capace di tenere tutti col fiato sospeso fino alla fine, svelando man mano gli intrighi del paesino di Acherontia, il cui nome richiama oltre che una particolare specie di farfalla anche le antiche origini di alcuni borghi calabresi tra cui Cerenzia.

Un intreccio di leggende e rapimenti avvolgerà la giovane Alice recatasi ad Acherontia per svolgere delle ricerche per la sua tesi di laurea.

Acherontia fa riferimento al mitico fiume infernale sul quale Caronte svolge il lavoro di traghettatore di anime.

Ed Acherontia unito al termine Atropos è il nome di una grande farfalla notturna che richiama le cose sotterranee, la morte, non meno di quanto non faccia il suo aspetto.

 

Atropos infine è il nome della terza Moira, l’immutabile, l’inevitabile, colei che ha il compito di recidere il filo della vita umana.

La Acherontia la morte se la porta, in un certo senso, scolpita sul dorso, dove una macchia biancastra con due puntini neri disegna l’inequivocabile effigie di un teschio.

Proprio questa caratteristica del suo aspetto le è valsa la fama di porta-sfortuna: se Acherontia vola in casa tua, è probabile che sia portatrice di guerre, di pestilenze o, in una versione più “soft”, di morte e di gravi malattie.

Con tutto questo corredo, Acherontia ha ispirato generazioni di artisti, letterati, registi, tra cui de Fazio

Sul set, accanto a volti noti del cinema, ci saranno anche comparse Cletesi.

Sia fatta la Volontà….

Giovedì, 09 Marzo 2017 13:33 Pubblicato in Economia - Ambiente - Eventi

Quando la corruzione è frutto di un caso isolato, una necessità, un’irrefrenabile sete di potere o di denaro, essa è deprecabile, ma non è un problema.

Basta individuare quanto accaduto, isolarlo e cercare di fare il possibile per impedire che si ripeta.

 

Il problema vero comincia quando la corruzione diventa sistemica, quando lo scambio di favori, di cariche e di potere diventa il collante, il lubrificante che fluidifica l’intera macchina amministrativa.

Sto per tornare ad Amantea dopo 10 giorni di assenza.

La sensazione più immediata e malinconica è quella di una previsione sul prossimo futuro.

Sulle elezioni Comunali.

Un possibile disastro annunciato?

Per ora, mi limito a dire che tutti gli Amanteani, diciamo così, di strada e di piazza, dai contadini ai baristi, dai commercianti ai giovani con lavoro o senza e ai vecchi disincantati, ironizzeranno e imprecheranno sul fatto che si perderà, come sempre è accaduto in passato, una favolosa occasione di riscossa, comunque sarà un’operazione estranea a noi e alla città, sappiamo di essere pessimisti e peggio ancora indifferenti.

Ancora più demoralizzanti saranno le battute di alti personaggi che incontrerò, al livello sociale ed economico, sulle prossime elezioni.

Qualche anno fa lo scrittore Italo Calvino scriveva: “C’era un paese che si reggeva sull’illecito. Non che mancassero le leggi, né che il sistema politico non fosse basato su principi che tutti più o meno dicevano di condividere. Ma questo sistema, articolato su un gran numero di centri di potere, aveva bisogno di mezzi finanziari smisurati (ne aveva bisogno perché quando ci si abitua a disporre di molti soldi non si è più capaci di concepire la vita in altro modo) e questi mezzi si potevano avere solo illecitamente cioè chiedendoli a chi li aveva, in cambio di favori illeciti. Ossia, chi poteva dar soldi in cambio di favori in genere già aveva fatto questi soldi mediante favori ottenuti in precedenza; per cui ne risultava un sistema economico in qualche modo circolare e non privo d’una sua armonia”.

Al mio ritorno da Roma sentirò solo battute umoristiche tipo: “E’ previsto anche uno stand in piazza Commercio per illustrare la corruzione e il malaffare!”

Se le persone che amano Amantea e la rispettano decideranno di starsene al balcone a guardare, uscendo di scena, senza vigilanze e indirizzo morale, le elezioni future serviranno, come ci hanno raccontato le cronache degli ultimi anni – esclusivamente, a dare non solo pane ma anche formaggio alle solite corruttele, a intrallazzatori di ogni risma.

Amantea, gli Amanteani vorranno rispettare la tradizione mandando ad amministrare il paese persone, con tutte le forme d’illecito, da quelle più subdole a quelle più selvagge che si salderanno in un sistema avente una sua stabilità e compattezza e coerenza e nel quale moltissime persone potranno trovare il loro vantaggio pratico, senza perdere il vantaggio morale di sentirsi con la coscienza a posto?

Potranno, ancora una volta dirsi unanimemente felici molti Amanteani, non fosse per una pur sempre numerosa categoria di cittadini onesti ai quali non si saprà quale ruolo attribuire?

Al termine del racconto di Calvino un’insospettabile classe di individui conquista piano piano il proprio spazio, è quella della “controsocietà degli onesti” coloro che “non per qualche speciale ragione…. erano onesti per abitudine mentale, condizionamento caratteriale, tic nervoso.

Insomma non potevano farci niente se erano così, se le cose che stavano loro a cuore non erano direttamente valutabili in denaro, se la loro testa funzionava sempre in base a quei vieti meccanismi che collegano il guadagno col lavoro, la stima al merito, la soddisfazione propria alla soddisfazione d’altre persone”.

Gli Amanteani come me da oltre vent’anni, sono alla ricerca di questa controsocietà.

Roma 9 mar 2017 Gigino A Pellegrini & G el Tarik

Ancora una volta ci dobbiamo occupare di due gravi episodi che hanno sconvolto la coscienza dei calabresi e non solo.

In una scuola di Oppido Mamertina due insegnanti elementari sono state sospese dall’ insegnamento perché ritenute colpevoli di minacce e schiaffi agli alunni.

Le indagini sono state avviate dai Carabinieri nel mese di novembre dello scorso anno a seguito di diverse segnalazioni pervenute da parte dei genitori degli alunni di una quinta elementare.

I ragazzi e le ragazze quando rientravano a casa mostravano diverse lesioni sul corpo.

Molti di loro si rifiutavano addirittura di ritornare nella propria classe.

I militari dell’Arma hanno installato delle telecamere nascoste nell’aula scolastica dove le insegnanti svolgevano la loro attività di insegnamento e hanno monitorato i maltrattamenti perpetrati ai danni degli alunni.

In diverse occasioni le due maestre sono state filmate mentre percuotevano al volto gli alunni con violenti schiaffi, li maltrattavano, li spintonavano, si rivolgevano loro in modo brusco, li spingevano fuori dall’aula scolastica per essere poi costretti a rientrare in fila indiana.

Il provvedimento di sospensione dell’attività di insegnamento è stato emesso dal GIP presso il Tribunale di Palmi.

Le due maestre coinvolte in questa triste vicenda hanno rispettivamente 49 anni.

E’ mai possibile che nelle nostre scuole si verifichino episodi del genere e che ci siano insegnanti non all’altezza del grave compito che le famiglie e lo Stato hanno loro affidato?

Il guaio vero e serio è che da tantissimi anni non si svolgono più i famosi concorsi magistrali dove davvero avvenivano le selezioni.

L’altro episodio si è verificato sempre in Calabria a Soverato.

Un ragazzo di appena 13 anni è stato travolto da un treno in corsa mentre faceva un selfie con altri due compagni.

E’ morto all’istante. Si chiamava Leandro Celia( vedi foto)

Ha davvero dell’incredibile quello che è successo ieri in questa località calabrese conosciuta in tutta Italia. Il ragazzo è morto perché voleva mettere sullo sfondo un treno in corsa.

Gli altri due amici si sono salvati per miracolo e quando hanno visto il loro amico travolto dal treno si sono dati alla fuga.

Sono stati successivamente rintracciati dai Carabinieri ai quali hanno raccontato per filo e per segno quello che avevano combinato.

Guardate cosa hanno combinato questi ragazzi.

Morire per un selfie.

E’ una cosa assurda, è incredibile, è da pazzi.

E poi per un gioco perché non avevano altro da fare.

Possibile che a tredici anni non abbiano null’altro da fare?

Non sapevano giocare come facevamo noi nelle giornate di sole alla “mazza e allo striglio”?

Non sapevano tirare “lo struommulo” nelle vie e nelle piazze polverose?

Non sapevano tirare quattro calci ad un pallone di pezza come facevamo noi tanti anni fa?

Non sapevano far volare in alto “la cometa” costruita con carta velina come facevamo noi specialmente nei giorni un po’ ventosi?

Purtroppo questi passatempi, questi semplici giochi di una volta sono andati irrimediabilmente perduti.

Ai ragazzi di oggi è rimasto solo la noia, sono rimaste le playstation, i telefonini, le slot machines.

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