
Redazione TirrenoNews
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Per mia scelta non scrivo molto di “politica”. Non perché non mi interessi, anzi… ed ho anche precise idee in merito. Ma troppi ne parlano già. Siamo sommersi da opinionisti più o meno improvvisati, analisti più o meno competenti.
Oggi tuttavia sento l’irrefrenabile impulso, quasi un dovere, da cittadino, di esprimere il mio personale malessere, il mio disappunto, il mio desiderio di aria pulita, di una politica meno corrotta, di dibattiti sugli ideali e non sugli interessi. Avrei voglia di usare tutte le mie energie in una battaglia di recupero dei valori civili che stanno sul letto di morte. Avrei tanta voglia che si organizzasse una nuova Resistenza. Penso spesso a quella generazione di donne e di uomini che in nome di un ideale hanno combattuto a costo anche della loro vita. Auspico il recupero del senso della “cosa pubblica”, dell’idea che si deve concorrere al suo mantenimento proprio perché una sua parte appartiene a me. Forse dovremmo comportarci, come si fa con ciò che ci appartiene: la casa, l’auto e oggetti vari. Leggevo un post di Silvio Clemente su Facebook, nel quale lo stesso era convinto che dalle prossime elezioni verrà fuori la “migliore Giunta” perché eletta dal popolo. Di questo non era convinto, tanti anni fa, neanche un allenatore geniale e impetuoso come il triestino Nereo Rocco, l'indimenticabile “Paròn”, quando alla vigilia di una partita delicata tra il suo piccolo Padova e la grande Juventus, a un giornalista che gli augurava “vinca il migliore”, rispose convinto: “Speremo de no”. Considerato che “il sistema rappresentativo è una procura data a un certo numero di uomini da parte della massa del popolo, che vuole difesi i suoi interessi e al tempo stesso non ha il tempo per difenderli da sé” la delega della sovranità e, quindi, il conferimento di poteri mediante elezioni a soggetti politici esige idonei contrappesi. Tante, tantissime, troppe chiacchiere interne. E’ bene informare, si tratta del nostro paese ma in questi giorni regna la confusione, almeno da quello che si legge sul Gazebo di Campaiola. Chi sfiducia e abbandona la nave, chi se ne va, chi ritorna e ridiventa ancora una volta il protagonista della scena, ruolo in realtà mai abbandonato anche quando era dietro le quinte. A parte il mondo, cos’altro vorreste che finisse? Io qualche idea l’avrei: gli sparaballe, i corruttori, i dispregiatori del diritto, i terrorizzati dalla morte che frequentano giovinezze comprabili e mettono fard sulle rughe e capelli arancioni sulla pelata. I populisti che sanno parlare solo alla pancia e hanno l’impudenza di chiamarla cuore. Gli omini di burro che fanno la spola fra il Paese dei gonzi e quello dei balocchi, e se lo spread sale, dicono, chi se ne frega. I grilli sparlanti che furono comici e adesso affermano senza sorridere: sono così democratico ma così democratico che se qualcuno dei miei ha qualche dubbio in proposito vada pure fuori dalle palle (oh yes!). Vorrei che finissero anche quelli come me, che appena gli sparaballe, corruttori, dispregiatori terrorizzati populisti ritornano in scena ormai solo come maschere grottesche, gli ringhiano addosso, accampando la scusa che sono ancora pericolosi mentre sono soltanto funzionali al desiderio rassicurante di continuare a parlare e a indignarsi delle stesse cose. Però vorrei che finissero anche quelli tra di voi che hanno ricominciato a parlare indignandosi di loro. Parimenti, tuttavia, non vanno sottaciute le responsabilità di cittadini la cui propensione all’apatia e alla deresponsabilizzazione atrofizza ogni capacità di cognizione politica. Se, come sempre più sovente accade, essi votano rappresentanti nei quali non si riconoscono del tutto, ma da cui discordano meno rispetto ad altri, la delega conferita sulla base di una fiducia non piena dovrebbe indurli a una verifica più oculata su quanto viene loro presentato come scelta maggiormente vantaggiosa: esperti indipendenti dalla politica offrono a chi sia interessato, anche se non “addetto ai lavori”, critiche qualitativamente argomentate sull’operato dei pubblici decisori. Infine, alcuni media, troppo attenti a farsi portavoce delle contrapposte posizioni e poco impegnati a priori ad analizzarne nel dettaglio le implicazioni, hanno contribuito a rendere il voto non “stupido”, bensì “razionalmente ignorante”. I cittadini, poco avvezzi a pretendere dai propri rappresentanti trasparenza circa ragioni, atti e obiettivi misurabili delle loro proposte, non possono poi reclamare un diritto di ripensamento, lagnandosi del risultato di proprie scelte poco informate: l’eventuale “errore” (non si è mai troppo severi verso la propria persona) commesso può consentire loro, in prosieguo, una maggiore consapevolezza nell’esercizio delle prerogative democratiche di cui sono titolari. I cittadini, poco avvezzi a pretendere dai propri rappresentanti trasparenza circa ragioni, atti e obiettivi misurabili delle loro proposte, non possono poi reclamare un diritto di ripensamento, lagnandosi del risultato di proprie scelte poco informate: l’eventuale errore commesso può consentire loro, in prosieguo, una maggiore consapevolezza nell’esercizio delle prerogative democratiche di cui sono titolari. Come la tela di Penelope…
Beaumont sur Mer 25 april 2017 Gigino A Pellegrini & G el Tarik
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Scalea, torna a casa ubriaco e scaraventa la moglie incinta per le scale. Denunciato
Mercoledì, 26 Aprile 2017 11:40 Pubblicato in Alto TirrenoVisibilmente ubriaco torna a casa e maltratta moglie incinta.
La donna è stata picchiata e spinta giù dalle scale
Malmenato anche un amico della coppia intervenuto per evitare il peggio.
La moglie era al quarto mese di gravidanza
La donna è stata portata in ospedale ma al momento non è chiaro se i maltrattamenti subiti abbiano causato conseguenze sul nascituro
Dopo l’allarme, il 32enne si è allontanato velocemente dall’abitazione ma è stato rintracciato poche ore dopo mentre passeggiava sul lungomare del centro dell’alto tirreno ed è stato fermato
Per questo è stato accusato di maltrattamenti e lesioni personali.
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Cosenza. In via Popilia un incredibile furto con una ruspa
Mercoledì, 26 Aprile 2017 11:13 Pubblicato in CosenzaPeggio del Far west!
Ma forse solo perché in quel tempo non c’erano le ruspe!
Oggi ci sono ed allora i furti possono essere fatti anche con una ruspa.
La prova nella foto che mostra quello che resta del furto di un bancomat in Via Popilia
Ingenti i danni
Persone al momento non identificate hanno tentato letteralmente di sradicare nella notte il Postamat dall’ufficio postale di via Popilia, a Cosenza utilizzando una pala meccanica, ritrovata davanti la Posta addirittura ancora in moto.
L’incredibile furto in pieno centro è stato compiuto nel corso della notte.
I malviventi avrebbero prelevato del denaro, e non sarebbero scappati a mani vuote come invece si era appreso in un primo momento, dandosi poi alla fuga e facendo perdere le proprie tracce.
L’entità del bottino non è stata ancora quantificata anche perchè le banconote contenute all’interno della macchina bancomat, potrebbero essere state macchiate durante il furto da un dispositivo che, se manomesso, rilascia un liquido colorante.
Sull’episodio indaga la Polizia di Stato della Questura di Cosenza.
Stamattina i dipendenti all’apertura dell’ufficio hanno trovato l’amara sorpresa.
Il bancomat è stato ritrovato sul marciapiede e l’ingresso dell’ufficio postale è andato praticamente andato distrutto.
Sul posto è intervenuta la polizia di Cosenza che ha avviato le indagini e, oltre ad ascoltare i residenti, sta tentando di capire se nella zona ci siano delle telecamere di videosorveglianza che abbiano potuto riprendere qualcosa.